Ho
svolto il mio servizio civile presso il Ceis di Ravenna. Un centro che
opera oramai da parecchi anni a Ravenna nel recupero dei tossicodipendenti.
L'inizio
è stato traumatico, fortunatamente la mia conoscenza, fino ad allora
del mondo della droga, era inesistente. Non conoscevo nessuno che ne facesse
uso. Sono stato catapultato in una realtà che ignoravo totalmente.
Se
ci fate caso lo "sfattone" che fino a qualche anno fa bivaccava nelle
P.zze ( a Ravenna quella di San Francesco), non esiste più, solo
Bologna con P.zza Verdi è rimasta una tra le poche evidenti realtà.
Oggi il tossico, può veramente essere il nostro insospettabile vicino
di casa; molti hanno un lavoro, una famiglia, fanno una vita apparentemente
normale.
Per
quanto riguarda l'esempio di Ravenna, i ragazzi che giungono in comunità
hanno battuto la Loggetta e/o lo stabile ex-Callegari molto spesso solo
nel periodo precedente all'entrata in programma quando la loro intossicazione
alle droghe era totale e che ne facessero uso era oramai manifesto.
Nonostante
giornalmente cerchi di documentarmi su quanto accade nella nostra società
attraverso la lettura di quotidiani e settimanali, anche di cronaca locale,
consideravo, a torto, il problema droga limitato e oramai in crisi non
avendo più questo contatto. E mai questa idea poteva essere così
sbagliata. Non potete immaginare invece quanto questa realtà ci
sia vicina. Purtroppo.
A
differenza di quanto pensano in molti, il problema della droga non è
la famigerata dipendenza fisica, che viene superata in breve tempo sia
da soli oppure con l'aiuto delle strutture sanitarie attraverso la somministrazione
del metadone "a scalare" nelle quantità, ma è un problema
mentale.
Le
droghe trasformano la tua personalità, il tuo carattere, cambiano
la tua mentalità, tutta la tua giornata è incentrata sul
come procurarti i soldi per comprare la dose e farti; non esiste più
la ragazza, la famiglia, il lavoro, non importa più mangiare ma
solo come racimolare le 100.000 lire per 1/2 grammo da comprarti in Loggetta.
Dopo anni di questa vita, inevitabilmente si cambia, si mente a tutti ed
a se stessi per qualsiasi cosa pur di giungere allo scopo con la falsa
consapevolezza di essere abbastanza forti da poter smettere e/o gestirsi
come si vuole.
In
comunità, oltre oltre ad affrontare le problematiche che ti spingono
a piantarti una spada nel braccio, si cerca anche di far riacquistare il
coraggio di affrontare le proprie, anche piccole, responsabilità
e doveri quotidiani, anche i più banali ma che dopo un periodo di
completa anarchia si erano persi e molto spesso vengono visti come insormontabili.
Il
programma ha una durata che varia in relazione anche e soprattutto alla
volontà del ragazzo, in genere è comunque sui 2 anni e 1/2
- 3, seguendo un percorso che va da 6/8 mesi di accoglienza, a 12/14
mesi di comunità fino agli ultimi mesi di reinserimento sociale.
In tutto questo non bisogna dimenticare la famiglia che spesso è
anch'essa responsabile, coinvolgendo i familiari con riunioni e contatti
con gli operatori del centro.
Nei
mesi trascorsi nel centro ho potuto constatare che negli ultimi anni vi
è una percentuale molto alta di ragazzi che, nonostante finiscano
con successo il programma, ricadono successivamente rispetto magari a 8/10
anni fa.
Il
tipo di percorso è il medesimo, e allora perchè falliscono
così in tanti??
Mi
sono convinto che, come la società tutta è cambiata, anche
il drogato che ne fa parte, è inevitabilmente cambiato.
Quello
di 10 anni fa, molto probabilmente, viveva per strada, "sotto i ponti",
la famiglia lo aveva allontanato e magari nell'arco del programma poteva
convincersi che, se avesse fallito anche quell'ultima possibilità,
molto probabilmente avrebbe terminato la sua esistenza con un ago nel braccio.
Ora
invece la situazione è cambiata; molto spesso le famiglie sono lì,
presenti e inconsciamente il ragazzo in programma sa che molto spesso saranno
disposte ad accettarlo ad ogni sua nuova "cazzata".
Sommiamoci
pure che le stesse droghe sono cambiate; 2 anni di mix di acidi, trip,
LSD, micropunte, cocaina, eroina, crack anfetamine varie,devastano totalmente
il cervello come continui piccoli ictus, che non 8/10 anni di sola eroina.
Molti
dei ragazzi che ho conosciuto nel centro non immagino come potranno avere
un ruolo nella società, come potranno tornare a lavorare, a rifarsi
una vita se a 32/33 anni hanno la maturità di un adolescente. E
a vederli giocare con le sorpresine degli ovini Kinder o vederli fissare
il muro bianco mi lascia completamente amareggiato e consapevole che per
quanto ci si potrà sforzare i risultati saranno inevitabilmente
esigui.
E'
difficile cercare di raccontare questa realtà con le sue tante problematiche
cercando di sintetizzare al massimo le pagine, spero comunque di avervi
reso partecipi di questa mia esperienza.
Mentre
scrivevo queste pagine, è uscito un interessante articolo su "Io
Donna" inserto settimanale de "il Corriere della sera" che ho pensato di
allegare. Puoi leggerlo cliccando ->
ARTICOLO