Una risorsa idrica per l'area metropolitana  

Si è svolto nel gennaio scorso a Villa Castelletti a Signa il convegno I Renai: risorsa idrica per l'area metropolitana, a cui hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Signa Paolo Bambagioni, Cesare Arretini, presidente dell'ATO Medio Valdarno, Luciano Baggiani, presidente del Consiag, Oliviero Giorgi del consiglio d'amministrazione del Consiag.

Negli interventi (oltre che dei citati amministratori anche dei tecnici Sergio Paoletti e Maurizio Talocchini progettisti del piano di recupero dell'area dei Renai, Luciano Lazzeri, geologo esperto dell'area, Adriano Gambacciani, del Consiag e Osvaldo Griffini, dell'acquedotto di Firenze) si è affermata una visione comune che indica nei Renai un territorio di pregio ambientale da salvaguardare e una risorsa idrica strategica oltre che locale o di emergenza .

L'area dei Renai si colloca nella porzione sud-ovest dell'area metropolitana Firenze - Prato - Pistoia. Si tratta di una superficie di 270 ettari, essenzialmente pianeggiante, all'interno della quale si sono determinati, per effetto delle escavazioni di sabbia e ghiaia, protrattesi per circa un trentennio, una serie di laghetti artificiali, per una superficie complessiva di circa 63,5 ettari.

L'attività di escavazione è stata interrotta con ordinanza del sindaco nel 1978 e da allora l'area, viene utilizzata marginalmente per attività agricola e per il lavaggio degli inerti. L'area presenta dunque a fronte di enormi potenzialità legate all'aspetto ambientale e alla collocazione geografica, uno stato diffuso di degrado che si protrae ormai da quasi un ventennio.

Per le sue caratteristiche ambientali di pregio l'area è complessivamente soggetta alle norme del piano paesistico regionale, risulta altresì classificata come cassa di espansione del piano di bacino dell'Arno relativo alla riduzione del rischio idraulico, infine il piano regolatore delle attività estrattive non prevede alcuna prosecuzione dell'attività di cava se non finalizzate al recupero ambientale e funzionale delle cave dismesse. In conclusione per completare il quadro, occorre tener presente la funzione idropotabile dell'area sia per esigenze locali che per necessità più vaste. Una situazione dunque dove si potrebbero associare esigenze diverse, ma compatibili. Da qui prende le mosse il progetto per la realizzazione di un parco nato dall'interpretazione del restauro territoriale, come conservazione attiva dell'area e valorizzazione delle risorse, nel rispetto dei valori ambientali e paesaggistici dell'area stessa. Il progetto è stato inoltre elaborato in considerazione del più vasto ambito territoriale, fortemente antropizzato in cui i Renai sono inseriti: un parco metropolitano dunque in cui l'uomo, in accordo con le specie animali e vegetali presenti, deve trovare una giusta collocazione.

La progettazione ha inteso prima di tutto privilegiare la rinaturalizzazione dell'area attraverso la realizzazione di un grande invaso centrale con un andamento di sponda articolato, inserito all'interno di aree verdi, ma anche di aree lasciate all'uso agricolo, in modo da ricreare un effetto di naturalità che è la principale caratteristica dell'area oltreché la premessa per il futuro utilizzo a parco.

Il progetto si configura sostanzialmente come un piano attuativo di quanto stabilito dal piano regolatore delle attività estrattive che incentiva il recupero delle cave permettendo un'ulteriore escavazione del materiale escavato purché la quantità da commercializzare non superi il 30% di quanto escavato e l'utile d'impresa non sia superiore al 20% dei costi di recupero. Una volta recuperate, le aree di cava dovranno essere salvaguardate dal degrado anche con l'insediamento di attività ecocompatibili che assicurino la godibilità e la manutenzione dell'area senza aggravio per la collettività, quali le attività nautiche, sportivo-ricreative e, in zone circoscritte e controllate, anche di balneazione.

Il progetto prevede la possibilità di nuove escavazioni, per una superficie di circa 43,50 ettari. La superficie d'acqua passerà pertanto dagli attuali 63,5 ettari a circa 101; un'area di circa 3,5 ettari sarà posta fuori quota per ospitare le attrezzature stabili a servizio dell'area.

I progetti esecutivi del piano generale di recupero saranno riferiti ad aree che possano rappresentare lotti funzionali e dovranno, nel caso si richiedano attività di escavazione, prevedere la cessione gratuita al Comune dell'area escavata e di aree contermini sufficienti a consentire un utilizzo compiuto delle strutture.

Dal punto di vista idropotabile i Renai hanno un carattere polifunzionale potendo essere una fonte di approvvigionamento per i fabbisogni locali, una risorsa utile in caso di emergenza e rappresentare un importante tassello nello schema idropotabile dell'area metropolitana.

Verranno messi in esercizio alcuni pozzi che potranno produrre 30/40 litri/secondo per le esigenze del Comune di Signa, ma la funzione dei Renai dovrebbe essere diversa.

Le sempre più pressanti esigenze di sicurezza e continuità del servizio idropotabile richiedono la disponibilità di risorse idriche di diversa provenienza, derivanti sia da corpi idrici superficiali che sotterranei, in modo da disporre di un efficace riserva per sopperire a qualsiasi imprevista situazione di emergenza di carattere temporaneo (es. inquinamento di un corpo idrico) ed una elevata affidabilità delle fonti di approvvigionamento e dei sistemi di distribuzione idoneamente interconnessi al fine di far fronte a guasti accidentali o fuori servizio impiantistici.

I Renai vanno visti dunque non solo come risorsa locale e strategica di emergenza ma anche come bacino a servizio di una presa acquedottistica al fine di migliorare la qualità dell'acqua dal punto di vista microbiologico e chimico-fisico e garantire costanza e regolarità di funzionamento nel tempo degli impianti di potabilizzazione, sfruttando capacità di accumulo e di omogenizzazione della risorsa.







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