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Pedretti's Tour 1998
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Luogo: Oakland-yard (California)
Soggetto: doppia in manovra composta da SD40 #6071 HLCX noleggiata dalla
UP e dalla UP SD60M #6132
Data: 28/7/98
Note: di ritorno dallo scalo intermodale del porto di Oakland -
Purtroppo passavano controsole
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Luogo: Oakland-yard (California)
Soggetto: doppia in manovra composta da SD40 #6071 HLCX noleggiata dalla
UP e dalla UP SD60M #6132
Data: 28/7/98
Note: di ritorno dallo scalo intermodale del porto di Oakland
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Luogo: Oakland Jack London Street (sede stradale e ferroviaria convivono
per circa 1,5 km)
Soggetto: B40W # 3852 (?) della Amtrak California che attraversa (per
tutta la lunghezza!) Jack London Street prima di arrivare alla stazione
di Oakland.
Data: 27/7/98
Note: E' proprio la mainline UP (ex SP) nord-sud che attraversa tutto il
Jack London Square!
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Luogo: Oakland-yard (Califonia)
Soggetto: SP B40 #8017 nello scalo di Oakland
Data: 28/7/98
Note: vista la carenza di macchine, la UP stava utilizzando in quei
giorni le macchine a trazione singola, con convogli di dimensioni
modellisticamente proponibili (introno ai 20 carri intermodali)
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Luogo: Oakland, First Street
Soggetto: Union Pacific SD40 #5994 e Chicago & Northwestern C44-9W #8719
trainano un treno di pianali vuoti per container della TTX attraverso First
Street, all'altezza di Jack London Square.
Data: 27/7/98
Note: curiosa la storia delle C44-9W della Chicago & Northwestern:
la societa'acquisto' complessivamente 165 unita' di queste potenti
locomotive(4.400 cavalli)
erano considerate dei grossi pesci nel piccolo stagno
della rete C&NW (circa 5.000 miglia, compresi i diritti di passaggio
concessi da altre amministrazioni) ma, a seguito della acquisizione
della C&NW da parte della Union Pacific (primi mesi 1994) e della
Southern Pacific, sempre ad opera della Union Pacific, ora queste
locomotive si trovano ad operare in un ... oceano di 36.000 miglia!
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Luogo: Oakland, First Street
Soggetto: B40W #2052 Amtrak California
Data: 27/7/98
Note: treno passeggeri dell'Amtrak California trainato dalla B40W # 2052
sempre attraverso First Street.
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Luogo: Oakland, First Street
Soggetto: UP SD40 #5994
Data: 27/7/98
Note: Stesso merci intermodale ... strada/rotaia visto dalla locomotiva in
testa: Union Pacific SD40 #5994.
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Luogo: Old Sacramento, museo ferroviario dello stato della California
Soggetto: F-unit della Santa Fe in livrea Warbonnet
Data: 19/7/98
Note: davanti alla locomotia a esimio rag. Giovanni Pedretti, a destra John
Rodgers.
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Luogo: Deserto del Nord Nevada, fra Winnemucca e Odgeon
Soggetto: treno merci eastbound di carri ci parti di auto in tripla trazione (due unita' UP e una SP) in controluce al tramonto
Data: 20/07/98
Note:
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Luogo: Newcastle (California)
Soggetto: linea a doppio binario del Donner Pass (versante ovest) con un treno in arrivo.
Data: 19/07/98
Note: in questo tratto di linea i treni in salita
viaggiano a sinistra: si puo' notare il binario di
destra scendere molto piu' ripidamente. In realta'
non si tratta di un doppio binario perche' le linee
furono costruite in tempi successivi.
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Luogo: Newcastle (California)
Soggetto: Eastbound manifest
Data: 19/07/98
Note: lo stesso treno di cui si intravedevano i fanali
nella foto precedente.
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Luogo: Havre (Montana)
Soggetto: un eastbound train sosta per il rifornimento
presso l'impianto di Havre, sulla mainline ex Great Northern
(ora BNSF) trainato da una SD70MAC nella livrea Warbonnet
della SANTA FE e una GE AC44W-9 nei nuovi colori BNSF
"heritage 2"
Data:
Note:
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Luogo: Miami
Soggetto: FP40H nella "sgargiante" (?) livrea del FUN
TRAIN
Data: 14/07/98
Note: se qualcuno vuole cimentarsi con l'areografo ...
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Luogo: Colfax (California)
Soggetto: alla testa di un eastbound manifest si trova
una GEAC44W-9 appena consegnata dalla General Electric
Data: 20/07/98
Note: mi e' stato detto che e' veramente difficile vedere
un treno BNSF nel cuore della rete ex-SP (ora UP), sulle
rampe del Donner Pass.
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Luogo: Reno (Nevada)
Soggetto: alla trazione dell'AMTRAK #6 (EASTBOUND CALIFORNIA
ZEPHIR) e' stata messa questa tripla: due GE unit e una
B40W-8
Data: 20/07/98
Note:
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Luogo: Malta (Montana)
Soggetto: Empire Builder (Westbound) in tutta la sua lunghezza
Data: 24/07/98
Note: il cartello sulla sinistra e' la sintesi del viaggio
Un viaggio allacinante
Carissimi lettori di imra,
spinto dal "buon" Stefano Curtarolo, ho intenzione di tediarvi con la
descrizione di un viaggio in giro per gli Stati Uniti di 14.500 (circa
...) in treno.
Ed allora, iniziamo.
Parte 0 -
1998 ©IMRA - The original text
is in the IMRA digests.
I biglietti di questo viaggio allucinante:
biglietto 1
biglietto 2
biglietto 3
biglietto 4
biglietto 5
biglietto 6
biglietto 7
La cartina di questo viaggio allucinante:
map
Parte 1 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #078
L'IDEA
Come puo' venire in mente una cosa simile? Semplicemente girando per siti
internet ed incappando su quello AMTRAK, la societa' governativa
statunitense che "dovrebbe" prendersi cura del trasporto ferroviario dei
passeggeri. Esistono varie combinazioni di viaggio con Amtrak, fra le
quali i cosiddetti RAIL PASS, biglietti a chilometraggio illimitato come
lo sono gli EUROPASS o simili. IL costo non e' certo proibitivo ed e'
legato alla combinazione scelta (per area geografica) e per durata. Ho
scelto il rail pass "nazionale", valido in tutti gli USA della durata di
15 giorni: costa 425 dollari. Si puo' trovare anche in Italia, purtroppo
pagando 15 dollari in piu'. Penso comunque non ci siamo problemi a
trovarlo negli USA. Una volta in possesso del rail pass l'unica
incombenza e' quella di prenotare il posto almeno il giorno prima della
partenza di ogni viaggio. La prenotazione si puo' benissimo fare per
telefono (1-800 USA RAIL), allo stesso ufficio che si interpella in caso
di rogne. Infatti, mi sono trovato di fronte a viaggi gia' "sold out"
(tutto esaurito!) quando il regolamento del rail pass assicura al
possessore comunque un posto: una telefonata al "Supervisor" di Amtrak
ed il posto viene trovato senza alccuna difficolta' ...
Acquistato il biglietto aereo di andata (MIAMI) e di ritorno (SAN
FRANCISCO), per seguire il viaggio e' opportuno forse prendere l'atlante.
L'itinerario e' stato il seguente:
DATA PARTENZA DATA ARRIVO ITINERARIO TRENO
14/7/98 12/7/98 MIAMI - ORLANO SILVER METEOR
14/7/98 17/7/98 ORLANDO - LOS ANGELES SUNSET LIMITED
17/7/98 17/7/98 LOS ANGELES - OAKLAND COAST STARLIGHT (NORTHBOUND)
20/7/98 21/7/98 COLFAX - DENVER CALIFORNIA ZEPHIR
22/7/98 23/7/98 DENVER - CHICAGO CALIFORNIA ZEPHIR
24/7/98 26/7/98 CHICAGO - PORTLAND CALIFORNIA ZEPHIR
26/7/98 27/7/98 PORTLAND - OAKLAND COAST STARLIGHT (SOUTHBOUND)
Bene, per chi non abbia idea di cosa voglia dire viaggiare in treno
negli USA, basti l'esressione (rubata al caro Manzoni) che Amtrak e' oggi
il vaso di terraccotta in mezzo ai vasi di ferro (UPRR, BNSF, NS, CSX)
che non hanno alcun interesse a veder viaggiare sulle loro linee un
treno passeggeri e, come ho potuto constatare, si comportano di
conseguenza. Svariate "commissioni" di indagine sono state istituite nel
corso degli anni '70 per cercare di capire dove "nascevano" le cause dei
cronici ritardi dei treni Amtrak, probabilmente anche le commissioni
sono ancora in ritardo ed i treni ... anche!
In tutto il viaggio ho comunque riscontrato un cortesia non comune da
parte dell'equipaggio Amtrak, cosa che contribuisce ad "addolcire" le
molteplici situazioni spiacevoli, sempre comunque generate da "ritardi"
ai piu' ingiustificati. Nel mio viaggio i ritardi sono oscillati fra i 50
minuti accumulati fra Portland e Oakland e le circa 12 ore fra Denver e
Chicago (ma il treno arrivato a Denver era gia' in ritardo di oltre 9
ore!).
Solo ancora un paio di avvertenze per chi si accingesse a viaggare con
Amtrak:
la prima: bisogna fare il check-in (come in aeroporto: il bagaglio
"grosso" va consegnato per il carico sul bagagliaio), attendere il
"foglio d'imbarco" sul quale vi scrivono la carrozza, ma non la
posizione, proprio il numero di matricola della carrozza (Ho visto gente
vagare sul marciapiede cercando la carrozza 6421);
la seconda: su tutti i treni c'e' aria condizionata "a chiodo", cosa che
sicuramente fa piacere di giorno mentre ci si gode il deserto dalla
vettura panoramica, ma che di notte crea problemi anche al piu' caliente
dei maschi latini (forse Amtrak vuole vendere qualche stock delle sue
coperte-souvenir a 7 dollari l'una?), per cui portarsi un maglione nel
bagaglio appresso e' indispensabile (dopo la prima notte ho fatto un raid
sul bagagliaio alla ricerca della mia valigia, tutti gli altri,
statunitensi, allo spaccio a comprarsi la copertina griffata Amtrak!).
Parte 2 -
IMRA©1998 - The original text is in the IMRA digest #078
MIAMI - ORLANDO
L'arrivo ad ore impossibili, vale a dire alle 6,30 di mattina in
stazione (ricordarsi: ero in vacanza) per il check-in mi lascia di
stucco: la stazione di Miami e' composta di tre binari tronchi, basta! Il
treno parte in perfetto orario (7,10) ma subito incontra alcuni problemi
di ... traffico, dovuti all'affollamento del tratto meridionale della
linea della CSX, linea a binario unico sulla quale transita il servizio
metropolitano del TRI-RAIL, i merci della CSX ed infine (proprio anche
come indice della considerazione del dispatcher), i convogli Amtrak.
Il convoglio e' tirato da una coppia GE UNIT, le locomotive piu' recenti
in servizio per i treni passeggeri Amtrak, dalla accattivante forma
aerodinamica (ma non ce ne e' bisogno, credetemi) e colorazione argento
con bande lonitudinali blu e rosse. Il viaggio prosegue "regolarmente"
fino a poco dopo OKECHOBEE (uno dei piu' buffi nomi che ho trovato, o
no?) dove una confluenza con la linea trasfersale della Florida aggiunge
traffico al nostro "budello" e quindi anche ritardo. L'arrivo ad Orlando
avviene con circa un paio d'ore di ritardo, ma penso che il treno
prosegue verso NEW YORK e mi viene improvvvisamente freddo. Ad Orlando
dispongo di qualche ora in attesa della coincidenza, me ne vado in
DOWNTOWN (circa 3 km dalla stazione, in posizione non certo strategica)
a vedere CHURCH STREET STATION, il quartiere sorto a ridosso della
vecchia stazione e proprio in centro alla citta' (i binari sono gli
stessi della nuova stazione, ma nessun treno ferma qua!). Comincio a
pensare che anche negli USA esistono seri problemi di materia grigia ai
responsabili del trasporto passeggeri su ferro ...
Parte 3 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #083
Non posso che iniziare e sottolineare quello che ho detto nella seconda
parte: la mainline che attraversa la Florita attraversa anche il centro
di Orlando, ma la stazione e' circa 3 km fuori dal centro! Cose da pazzi,
considerando che la stazione esiste ancora (con tanto di marciapiedi,
che negli USA sono una rarita'). Piccola gita in Orlando (solo qualche
ora) e poi di nuovo in stazione: il cielo non prometteva nulla di buono.
Infatti, all'ra prevista per la partenza il "mio" SUNSET LIMITED (il
treno n. 1 Amtrak), trisettimanale che collega Orlando con Los Angeles
non da' cenno di ... esistenza. Dopo circa un'ora vengo a sapere
(l'annuncio e' stato dato dopo mezzora, con la mia conoscenza di inglese
ce ne ho attacca un'altra per capirlo!) che il nostro treno non arriva:
ci sara' un bus che useremo per raggiungere il treno a New Orleans. Un p
... contrariato ... (inc...) salgo sull'autobus, in mezzo a turisti di
ritorno da Disney World e partiamo sotto il diluvio, causa dell'assenza
del nostro treno. Dopo qualche ora di viaggio ci fermiamo in una
stazione di servizio e (la fortuna e' cieca, la sfiga ci vede benissimo!)
si rompe una portiera del bus. Per cui, fra le 1 am e le 6 am abbiamo
aspettato in una stazione di servizio (dovrebbe essere circa a 50 miglia
da Tallahassee) la sostituzione del bus, proveniente da .. ORLANDO!
Arrivato il bus si riparte, con, ovviamente, l'aria condizionata settata
per pinguini, relative proteste e autista che (non proprio cortesemente)
dice che e' meglio che sia lui che guida a godere del massimo comfort...
Si medita una sommossa me poi la ragione (e i maglioni recuperati dal
bagalio) hanno il sopravvento. Come la storia insegna, le rogne
viaggiano in gruppo, per cui poco prima di Pensacola un TIR sbaglia la
mira del ponte sulla laguna e si becca la spalla in pieno, tutto questo
circa 500 metri davanti a noi. Un paio d'ore per verificare che negli
USA i giornalisti (televisivi) sono molto piu' veloci dei socccorsi e
poi, in un ingorgo non indifferente, il bus riparte verso ovest
(l'incidente si era verificato proprio in un passaggio obbligato sulla
Interstate 10, che attraversa gli Stati Uniti dalla Florida alla
California). Finalmente, nel primo pomeriggio, si arriva a New Orleans
e, dopo aver ricevuto le scuse di rito (praticamente ci hanno fatto
mettere in formazione nel salone della stazione di New Orleans e un
dipendente Amtrak, con megafono, si e' scusato a nome della compagnia
(americanate senza senso e prive di utilita' alcuna), mi sono sorbito la
coda per il check in prima di salire (finalmente) sul treno.
Pronti alla partenza per una cavalcata di due giorni nel sud degli USA
ma ...
Parte 4 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #091
Arrivati il pomeriggio di mercoledi' 15/7/98 alla stazione di New
Orleans, rimasi un po' sorpreso: alla sontuosita' dell'atrio viaggiatori
(tirato a specchio!) si contrapponevano marciapiedi in stato pietoso,
pensiline da ..."speriamo stiano su intanto che ci passo sotto" e
disorganizzazione e caos totale sul piazzale dei binari. Saliti sul
treno veniamo informati che c'e' un problema: le due GE units assegnate
al treno devono fare "il pieno" (sono circa 3.500 galloni ognuna), per
cui il viaggio inizia con un paio di ore di ritardo!.
Fantastica l'arrampicata del treno sul ponte di New Orleans sopra il
Mississipi: su questo doppio binario transitano treni a distanza di
blocco sino sull'altra sponda del fiume, dove dopo aver attraversato uno
scalo la linea diventa nuovamente a binario unico. Sui binari ex SP, ora
UP, il confort di marcia e' decisamente scadente: sono posati su
traverse di legno in spezzoni da circa 9 metri (10 yards) e spesso le
chiavarde che sorreggono il binario non hanno alcun chiodo che le fissi.
L'esperienza di viaggiare su un binario che sta in posizione per ...
gravita' e' sconquassante!
Goduta un ottima cena nella dining car (piccola considerazione sul
prezzo che si aggira intorno alle nostre 40.000.=: probabilmente optero'
per qualcosa di diverso le prossime giornate), mi reco nella carrozza
panoramica per godermi il passaggio del treno fra la rigogliosa
vegetazione del sud della Luisiana e del primo tratto del Texas. La
notte, passata sui sedili reclinabili della "coach class", e' decisamente
molto piu' confortevole di quella passata fra i sedili di un bus, l'aria
condizionata da brividi e una stazione di servizio nel nord della
Florida il giorno prima.
IL giorno successivo il vasto e selvaggio Texas mostra tutta la sua
potenza: sembra non finire piu', anche perche', complice un'ondata di
caldo eccezionale (si parlava di 120 gradi F), durante il pomerigio il
treno si ferma in pieno deserto: la dilatazione del binario e' tale da
non rendere "safety" la prosecuzione del viaggio, per cui si aspetta la
notte in piena linea, bloccando il gia' congestionato traffico della UP
nel sud del Texas. Infatti, attraversando il Texas, ho avuto la netta
sensazione che i problemi lamentati dalla UP nella prima meta' dell'anno
siano ben lontani dalla soluzione: siding riempiti sino alle traverse
limite da 2/3/4 treni merci, scali al limite della loro capacita' ed
ovunque, in generale, un senso di affollamento su questa linea a binario
unico che attraversa gli stati del sud sino alla California.
La notte fra il 16 ed il 17 di luglio passa via abbastanza facilmente,
anche se fanno un po' impressione le tendopoli messicane viste dal treno
(la zona e' illuminata a giorno!) che passa attaccato al confine
messicano per diversi chilometri nei dintorni di El Paso...
Purtroppo non riesco a vedere quasi nulla del New Mexico e dell'Arizona,
e la mattina mi sveglio praticamente in California. Ci sono concitate
consultazioni fra i conduttori: il motivo e' il ritardo del treno di
circa 8 ore che non ci consente di mantenere la coincidenza a Los
Angeles. La soluzione viene trovata: ad Indio i passeggeri diretti a
Nord scenderanno dal treno ed un autobus inseguira' il Coast Starlight
sino a San Luis Obisbo. Pazienza!
Proprio a Indio, sperduta localita' in mezzo a piantagioni di datteri,
ho assistito alla piu' incrdibile delle scene: il marciapiede di
stazione e' lungo a malapena come una carrozza, per cui il treno si
arresta con la prima carrozza in corrispondenza del marciapiede, quindi
riparte per arrestarsi pochi metri dopo e far scendere i passeggeri
della seconda e cosi' via! (avevo qualche dubbio sulla creativit?
statunitense, mi sono stati sciolti tutti in un colpo!).
Parte 5 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #095
Arrivato nella terra delle autostrade per eccellenza (california), non
mi poteva certo essere risparmiato un viaggio in autobus attraverso la
periferia nord di Los Angeles, fino ad arrivare al Pacifico nei pressi
di Santa Monica. Da Santa Monica fino a Santa Barbara la costa corre in
direzione est-ovest, tanto che gli statunitensi chiamano questa zona la
"riviera", paragonandola alla "nostra" riviera fra Francia ed Italia
(...). Indubbiamente lo scenario e' d'effetto, ma mi mancava il ...
treno. Passati Santa Barbara ci si addentra per qualche chilometro verso
l'interno fino a San Luis Obisbo, cittadina veramente molto ... carina
(sicuramente fra le migliori che ho visto in tutto il viaggio). Nella
stazione di San Luis Obisbo, dove rimane sempre una coppia di locomotive
SP in funzione di "helper" per affrontare la salita di Paso Robles.
Proprio fuori dalla stazione di S.L.O. inizia la salita con un tornante
a destra che permette di vedere quasi tutto il convoglio, che e'
trainato da due GE unit. Fantastica la sequenza di curve e controcurve
(in binario unico) salendo la passo. Il paesaggio, attraversato nel
tardo pomeriggio di venerdi' 17 luglio (!!!) e' molto bello: distese di
prati punteggiate di querce della California. Scene bucoliche che mi
hanno sicuramente placato i nervi: nonostante la galoppata in autobus
(interrotta da un paio di ..."spremute di traffico" come le chiamano
negli States) il treno aveva gia' qualcosa come 3 ore di ritardo, che
non hanno fatto altro che aumentare durante la discesa da Paso Robles
sino a Salinas e poi a San Jose' ed Oakland, dove ci siamo ... senza
fretta fermati con circa 5 ore di ritardo!. Una cosa interessante e'
stato assistere al cambio del personale di macchina, che ha terminato il
proprio turno fra San Jose' e Oakland (proprio in piena linea!) ed ha
atteso la sostituzione con il treno fermo in mezzo alla campagna (gli
statunitensi usano proprio il termine "dead"=spirato/morto per indicare
che il personale di macchina ha finito il proprio turno, coerentemente
tutto si ferma al momento ... avete mai visto una coppia di Ge unit
condotta da ...fantasmi?).
Bene, arrivato quasi nel cuore della notte ad Oakland non mi e' resto
altro da fare che cercare l'albergo presso il quale avevo prenotato
(Jack London Inn) che, fortunatamente, si trova a circa 300 m dalla
stazione e, aspettando l'assegnazione della camera, godermi lo
spettacolo dei treni passare in... strada a pochi metri dalla reception.
A proposito, mi e' stato detto che la strada di Oakland che ho
fotografato ed indicatod come Jack London Street e' in realta' First
Street, che attarversa Jack London Square.
Parte 6 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #097
Dopo oltre tre giorni di viaggio ininterrotto (partenza il martedi'
14/7, arrivo nella notte fra venerdi' e sabato), una notte in un letto
che non si muovesse era d'obbligo (e anche la doccia relativa...).
La mattina del sabato ho incontrato degli amici che mi sono passati a
prendere da Napa e mi ci hanno portato, non senza aver prima fatto una
capatina nello scalo di Oakland a vedere cosa ci fosse di nuovo o ... di
vecchio (SP GP9 in "blackwidow" schema). Napa e' situata a poche decine
di miglia a Nord di Oakland ed e' servita da una shortline connessa alla
ex rete SP intorno alla baia di San Francisco. Soprattutto Napa e'
famosa fra gli appassionati di ferrovie per la presenza di una linea
turistica lunga circa 20 miglia che unisce Napa a S. Helena e percorsa
dal Wine Train, trainato da una coppia in doppia trazione di FP4 della
ALCO, precedentemente immatricolate per la Canadian National. Durante
il 1988 La Napa Valley Railroads acquisto' tre di queste locomotive
(numerazione CN # 6775,6787,6790), revisionate e colorate in rosso
(vino, ovviamente!), giallo (champagne ...) e verde (vite ...) sono
state rinumerate rispettivamente # 71,72,73. IL servizio turistico e'
iniziato nel 1989 e prosegue tutt'ora con vistoso successo!. Le unita'
71 e 72 sono abitualmente destinate alla trazione del treno, mentre la
73 viene tenuta di scorta su di un tronchino di fianco alla stazione di
Napa, a dispozione per le emergenze e ... per le foto dei visitatori.
Senza andare a Napa, una foto delle FP4 si puo' trovare su "Trains" di
settembre '98, a pagina 38. La stazione e' un classico esempio di bazar
statunitense, dove si puo' trovare di tutto, dalle magliette alle
cartoline agli immancabili "certificati regalo". La ferrovia si snoda
verso nord serpeggiando nel fondovalle, affiancata dai vigneti dai quali
vengono ricavati i piu' famosi vini californiani. Ovviamente, provati!
Una visita al rinomato Napa Valley Model Railroad Club e' stata
d'obbligo: ho avuto modo di vedere un altro mondo anche
modellisticamente parlando: un plastico a L di circa 25 metri per 5, con
comando "cab control" e selettori telefonici (!) per l'alimentazione
delle sezioni. Ho avuto l'occasione di farci girare un convoglio Amtrak,
che, ovviamente, e' arrivato in ritardo!
Parte 7 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #103
Oltre all'impianto di Napa Valley ho avuto occasione di vedere quello
del Diablo Valley Railroad Club: impressionante per le dimensioni e per
i dettagli. L'impianto si trova in uno stabile dedicato delle dimensioni
di una nostra palestra!. Il quadro di comando si trova al I piano, dove
e' possibile vedere solo una parte del plastico, per cui i treni si
seguono su di un pannello sinottico luminoso posto sulla parte di fronte
(grande quasi quanto la parete di fronte). Per chi volesse sapere
qualcosa di piu' sui due plastici:
NAPA VALLEY
DIABLO VALLEY:
Il giorno successivo (domenica 19/7/98) sono stato molto cortesemente,
accompagnato a vedere il Museo Ferroviario Nazionale di Sacramento.
Nella capitale della California un intero quartiere e' stato ricostruito
in modo da ottenere l'aspetto che doveva presentare negli anni intorno
al 1860, quando inizio' la costruzione della prima transcontinentale ad
opera della Central Pacific (e di migliaia di lavoratori cinesi), il cui
ramo occidentale parti' proprio da Sacramento, che, fino al
completamento della ferrovia, rimase comunque il punto di arrivo del
Pony Express.
Su di uno slargo nella Old Sacramento sono esposti alcuni rotabili
"storici", fra i quali spicca per dimensione e colore una F unit della
Santa Fe il livrea "berretto di guerra", rosso, giallo ed argento.
Poco discosto uno switcher a vapore della Union Pacific scarrozza per
qualche chilometro lungo gli argini del fiume Sacramento i turisti e si
offre agli scatti dei "voraci" feramatori sulla piattaforma girevole del
museo.
Quello che e' contenuto all'interno del museo e' ... impressionante: una
cab forward della Southern Pacific, una Pacific della stessa compagnia,
carri e carrozze varie, oltre alla ricostruzione delle condizioni
ambientali (roccia, ripide pareti) nelle quali prestarono la loro opera
i lavoratori cinesi. Con riguardo tutto particolare ed in perfetto stile
americano (stile dei record!) viene ricordata la posa di 10 miglia di
binario avvenuta in un solo giorno, il 10 maggio 1869, pochi giorni
prima del congiungimento della linea Central Pacific (a cui e' poi
subentrata la Southern Pacific) con quella della Union Pacific, a
Promontory, nello Utah.
Uscito dal museo (aria condizionata ...) mi sono tuffato nella calura
opprimente di un pomeriggio di luglio e sono stato accompagnato a
Roseville, uno degli scali merci principali della SP, ora UP. Qui ho
visto lunghe teorie di carri pronte ad iniziare il loro viaggio verso
l'est e, quindi, la scalata al Donner Pass.
A circa 3/4 della lunghezza dello scalo, verso est, un tiangolo connette
lo scalo con la linea che si dirige a nord verso Duismuir, la linea cho
conduce verso l'Oregon ed e' chiamata "cascade line", ovvero la ferrovia
delle cascate (peccato che quando ci sono passato fosse notte fonda!).
Quelle che invece non mi aspettavo di vedere a Roseville erano le
attrezzature per la cura delle locomotive: impianto di rifornimento,
sabbiere (e relative ... dune nelle vicinanze!), officina (shop) e
impianto di riverniciatura, credo sempre al limite della capacita'
operativa, viste le recenti acquisizioni dell'amministraione
proprietaria (UP), che dal 1982 ha acquisito la Western Pacific, la Rio
Grande, la Chicago & Northwestern e la Southern Pacific. Nei tempi d'oro
del vapore vi era probabilmente il maggior concentramento di cab forward
di tutta la SP, che venivano impiegate sulla linea del Donner Pass,
costellata di tunnel.
Una "chicca" che difficilmente si trovera' su qualche rivista: ai tempi
dei Cabooses, quelli in carico all'officina di Roseville non riportavano
il nome dell'officina, ma il disegno di una rosa stilizzata sulla
fiancata!
Nel tardo pomeriggio, dopo un "inseguimento" ad un manifest diretto
verso nord sulla cascade line, ci siamo diretti verso il Donner Pass (in
auto), attraversando localita' omniconosciute dagli appassioanti di
"americano": Colfax, Cape Horn, Emigrant Gap, Norden e Truckee. Prima di
arrivare a Colfax la ferrovia e' a doppio binario, ma i binari furono
costruiti in tempi diversi, con pendenze piu' dolci riservate ai treni
diretti ad est, per cui a volte puo' accadere (ed e' molto curioso) che
in alcuni tratti i due binari si riavvicinino e danno allora
l'impressione di essere una linea a doppio binario, ma la circolazione
diventa in questo caso ... italiana: i treni, infatti, in quei tratti,
fra Roseville e Colfax, viaggiano sul binario di sinistra!
Arrivato comodamente dall'altra parte del Donner Pass in auto, prima di
ritirarmi in albergo ho visto la stazione di Truckee, punto di
riferimento per i mezzi spazzaneve che operano sul valico (il Donner
Pass e' uno dei punti piu' nevosi di tutta la Sierra: non e' infrequente
trovare d'inverno anche 5/6 metri neve). Al tempo del vapore era stata
costruita una racchetta (si, proprio una racchetta, non un triangolo o
una stella) per girare le locomotive helper, ora la racchetta viene
mantenuta in esercizio per girare i mezzi spazzaneve e gli
"snowspreaders" (alla lettera: divaricatori della neve).
Parte 8 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #105
Truckee si trova subito a valle del Donner Pass, sulle sponde del lago Donner e,
come penso tutti gli europei che hanno occasione di recarsi in aree lontano dai
luoghi abitati credano, la cosa sicuramente piu' bella e' il cielo di
notte!
La mattina successiva siamo tornati in auto sui nostri passi percorrendo
pero' la
vecchia statale del Donner Pass, non la "nuova" Interstate 80. La
statale corre
piu' vicino alla ferrovia, anche se i binari si allontanano,
addentrandosi in una valle
laterale (il posto e' conosciuto come la Stanford Curve, dal nome di uno
dei
"magnifici 4" fondatori della Central Pacific) un po' come succede a
Fleres sulla
linea del Brennero.
Doveroso il "pellegrinaggio" a Norden, dove guardando verso est si nota
l'ingresso,
preceduto da una galleria paravalanghe in legno della galleria di valico
(lunga circa 2 miglia). Nonostante l'ingresso della galleria
paravalanghe sia a doppio
binario, in realta' la linea e' a singolo binario, come pure la
galleria: il binario a
sinistra e' un siding! Ai tempi del vapore esisteva a Norden una
piattaforma
girevole completamente coperta da una costruzione in legno paravalanghe:
ora non vi e' traccia.
Intorno a mezzogiorno sono giunto a Colfax, dove ho tastato con mano
un'altra
curiosita' tipicamente jankee dell'esercizio ferroviario: su di un
tronchino dello scalo
erano parcheggiati dei carri cisterna bianchi con la scritta WATER a
grandi lettere ...
Ho pensato a dei mezzi antincendio, ma il clima della sierra, per quanto
torrido, non
credo richieda simili interventi: ne e' riprova la vegetazione
lussureggiante.
Interpellata la mia "guida", mi e' stato detto che sono carri tenuti
sempre pieni di
acqua che viene utilizzata per raffreddare, se necessario, i ceppi dei
freni incandescenti
dei convogli diretti ad ovest che terminano a Colfax la parte piu'
ripida della discesa!
Aspettando il mio California Zephir Eastbound, ho avuto l'occasione di
vedere una delle
rarissime apparizioni di un convoglio non UP (o Southern Pacific, o Rio
Grande, o Cotton Belt)
che transitano per il Donner Pass: un manifest della BNSF con in testa
una AC4400W della
General Electric, nuova di fabbrica (consegna aprile '98) nel nuovo
schema di coloritura
"heritage II", che assomiglia, ironia della sorte, allo schema del
DAYLIGHT (il treno passeggeri
in passato piu' prestigioso, ma gestito dalla concorrente Southern
Pacific!).
Il California Zephir arriva con circa 30 minuti di ritardo (avevo
scommesso un ritardo maggiore!)
e, una volta incarrozzato, mi godo il treno serpeggiare intorno a Cape
Horn, Emigrant Gap, Yuba Pass sino
su a Norden. La discesa sull'altro versante offre una stupenda vista
panoramica del Donner Lake, prima
di deviare verso la Stanford Curve.
IL convoglio, trainato da una doppia di GE units, con il rinforzo
(sempre in testa, comunque) di una
B40W dell'AMTRAK, viaggia senza problemi sull'altipiano del Nevada,
attraverso le citta' di Reno
e Winnemucca. Se si guarda la cartina, si nota che il Donner Pass e' la
via piu'diretta dalla California
verso le ampie zone endoreiche del Nevada e dello Utah, ma non e' quella
dal profilo altimetrico piu'
favorevole: poco piu' a nord esiste un'altra via di transito: il Feather
River Canjon. Le dure
"trasversali" si ricongiungono proprio a Winnemucca. Prima delle mega
fusioni degli anni '80 e'90,
la linea del Feather River Canjon era posseduta dalla Western Pacific,
mentre quella del Donner Pass
dalla Southern Pacific. Ora appartengono entrambe alla UP!
Parte 9 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #120
Dai piedi della Sierra, in direzione est, la "Overland Route" della
Southern
Pacific attraversa la vasta (e desolatissima) regione della Great Basin,
ovvero la vastissima (circa 600 miglia di viaggio!) zona endoreica
pressoche' desertica del nord Nevada e dello Utah, sino a Salt Lake
City.
Fu proprio in questo tratto che i lavoratori (la maggior parte cinesi)
della Central Pacific produssero il maggior sforzo, al fine di posare
quanto
piu' binario fosse possibile e far guadagnare, in tal modo, alla Central
Pacific, la proprieta' dei terreni confinanti. Non inganni il colore
uniforme
che si trova sulle cartine geofrafiche oppure il nome anglosassone di
Great
Basin: la zona ha un profilo altimetrico alquanto tormentato, tanto che
esistevano in passato ben 3 "helper district", ove i piu' lunghi
convogli,
oltre a richiedere un sussidio di forza motrice, venivano divisi in piu'
sezioni.
E' una delle zone "ferroviariamente parlando" piu' ricche di storia del
paese:
proprio nello Utah, a Promontory, venne posato l'ultimo tratto di
binario della
ferrovia transcontinentale.
Impressionante e' il traffico su questa dorsale, in buona parte ancora a
binario
unico, soprattutto ad est di Winnmucca, dove confluisce la linea
proveniente dal
Feather River Canjon. Come al solito, il nostro convoglio Amtrak viene
inserito
in uno "stuolo" di treni merci viaggianti nella stessa direzione, quindi
vi si
adegua anche per velocita' e il traggitto viene coperto con un ritardo
di circa
3 ore (rilevate la mattina presto passando per Salt Lake City). La
qualita' di
marcia e' migliore che su altre tratte, segno che il binario viene
curato
maggiormente che sulla transcontinentale di sud (la Sunset Route).
Bellissimi i
colori del tramonto nel deserto, in contrasto con le ombre dei rilievi
ed il
bianco delle distese di sale.
La mattina successiva, dopo essere transitati per Salt Lake City, si
imbocca la
linea appartenuta alla Denver Rio Grande & Western, che segue il corso
del
Green River fino a Grand junction e del Colorado poi, sino ad arrivare
alla
linea spartiacque attraversa da ... sotto il Moffat Tunnel.
Questa linea ferroviaria, appartenuta alla DRG&W, ora di proprieta',
come tutta
l'Overland Route, della UP, e' una delle piu' tortuose di tutti gli
States: il
tracciato serpeggia quasi sempre a fondovalle o si inerpica a mezza
costa
fra ripide pareti di rilievi da erosione, con multicolori roccie
sedimentarie
tagliate dalle acque nel corso dei secoli: sembra di essere in un
Grand Canjon in "miniatura", ma l'impressione e' sempre comunque
maestosa!
Mano a mano si sale verso il Moffat Tunnel, il tempo peggiora e con esso
anche il ritardo del nostro treno: mi viene spiegato che sotto la
pioggia
sono frequenti i piccoli smottamenti (sliding rocks) per cui si e'
costretti
a viaggiare a vista. Il Moffat tunnel, realizzato negli anni 20, ha
parecchio
accorciato (circa 25 miglia) il percorso verso Denver dalle localita'
turistiche
che si trovano sul versante del fiume Colorado (Aspen, Winter Park, Cold
Springs,
- che fantasia ste' americani!) e d'inverno la linea viene abitualmente
percorsa
da treni speciali). Denver e' ormai vicina, ma non ho evidentemente
fatto i
conti con il traffico della linea, il limitato numero di sidings (e' pur
sempre
una linea di montagna e, i tratti di doppio binario erano rari anche in
pianura ...) e le condizioni metereologiche che peggiorano, per cui la
discesa verso l'altipiano (con fantastica veduta dei ripidi versanti del
Sapporo
Canjon) avviene a passo d'uomo. Prima di arrivare sull'altipiano la
ferrovia,
allo sbocco della valle, compie due complete curve di 180 gradi per
guadagnare
quota: le curve sono due e la localita', probabilmente molto amata dai
feramatori statunitensi (che forse esagerano, ma solo di tanto in tanto
...)
viene chiama TEN CURVES! Misteri d'oltreoceano a parte, una curiosita'
ed uno
stupendo spunto modellistico mi sono arrivati dalla visione di una mezza
dozzina
di tramogge della DRG&W, poste all'interno della curva piu' alta, fuori
dal
binario e riempite di sabbia! Ho atteso circa 10 giorni per sapere cosa
fossero!
Con un pizzico di sadismo rivolgo l'invito a tutti i pazienti lettori ad
un
tentativo di spiegazione!
Parte 10 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #123
OK, vedo che nessuno ha avanzato ipotesi sulla strana sistemazione di
carri tramoggia pieni di sabbia all'interno di una delle "ten curves"
sulla ex linea Denver Rio Grande & Western del Moffat Tunnel, appena
fuori Denver.
Del resto anch'io ho dovuto aspettare qualche giorno prima di saperlo
...
Ebbene, alla fine della discesa dal Moffat Tunnel, si entra a Denver.
Secondo l'orario Amtrak avrei dovuto arrivare a Denver (alla
Union Station) intorno alle 7.30 di sera, ma verso la mezzanotte eravamo
ancora fermi nello scalo merci.
Il motivo della sosta nello scalo merci ci e' stato quasi subito
svelato:
alla stazione di Denver si accede con una manovra di ... regresso.
I treni passeggeri diretti ad est si fermano nello scalo, ed invertono
la marcia entrando in stazione con la coda, ovviamente dopo aver
lasciato transitare sui binari adiacenti una mezza dozzina di "unit
coal trains", che se ne sfilano a passo d'uomo (ma sono lungi anche
130/150 carri!)
Arrivato in stazione a Denver, mi sono dovuto preoccupare di fare le
prenotazioni per il giorno dopo (un attimo di panico: il treno per
Chicago era dato per sold out, solo una telefonata al Supervisor di
Amtrak mi ha levato dai casini ...) e, sistemata la prima rogna, ho
dovuto cercare di sistemarne una seconda. Ero in contatto con una
cara amica di Denver, che avrebbe dovuto ospitarmi per la notte, ma
complice il grave ritardo accumulato, non me la sono sentita di
tirarla giu' dal letto in piena notte, cosi' me ne sono andato in
Downtown (a Denver la stazione e' davvero molto vicina al centro, ma
e' inutile perche' vi partono due treni al giorno: uno diretto ad est
ed uno diretto ad ovest. Durante la stagione invernale si puo'
assistere a qualche corsa di treni speciali, ma in numero di 2/3 al
giorno!).
Nonostante tutto negli Stati Uniti le cose si risolvono (forse solo
grazie alla mancia promessa al taxista) e sono riuscito a trovare
un albergo...decente.
Trascorsa una bella giornata nell'aria tersa di Denver, verso sera
si e' scatenato il diluvio: black out dell'elettricita', strade
allagate e quant'altro. Mi reco in stazione in tempo per il
check in (circa alle 7 di sera) e trovo che tutto sommato si e'
animata: sono almeno 200 i viaggiatori che partono insieme a me
per la Wind City. Ma manca il ... treno!
Ci viene spiegato (a questo punto del viaggio comincio a capire gli
annunci al volo!) che l' EASTBOUND CALIFORNIA ZEPHIR e' stato fermato
prima del Moffat Tunnel e verra' fatto precedere da alcuni treni
merci, esistendo il serio pericolo di caduta massi.
Una notte sulle panchine di legno della Union Station di Denver non
e' certo quanto mi aspettassi da Denver (inserita nell'itinerario solo
per un motivo ...) e mi ha un po' smorzato la poesia per il proseguio
del viaggio. Intorno alle 5.30 di mattina arrivano le troupe delle
TV locali per documentare la situazione, con tanto di interviste
(anche a me!) di gente appena svegliata (o appena appisolata) che
rispondeva in modo non proprio affabile! Da noi ci si lamenta quanto
un treno ritarda di qualche quarto d'ora: in proporzione avremmo
dovuto mettere in scena una sommossa popolare!
Un po' intontito lascio Denver in treno la mattina presto (circa le
6.30) diretto verso Chicago. Il viaggio, sui binari della BNSF, e'
abbastanza confortevole, come pure sembrano, dopo un prolungato
contatto con il legno delle panchine del salone della Union Staion,
le poltrone reclinabili della coach class.
L'arrivo a Chicago e' previsto per le 15.00 del pomeriggio: a
quell'ora non siamo ancora entrati nell'ILLINOIS!
Si arriva a Chicago intorno alle 2 di notte e veniamo ricevuti
nella Travel Lodge della Union Station di Chicago e rinfocillati
(hot dogs e pepsi, lo raccomando a quell'ora). Faccio notare
che dopo una notte passata sulle panchine della stazione di
Denver e 12 ore di ritardo forse meritiamo di piu'. La mia
vena polemica viene premiata perche' i viaggiatori piu'
"caldi" vengono fatti accomodare in una saletta e smistati,
a spese dell'Amtrak, in diversi alberghi di Chicago: sono
fortunato e me ne capita uno sul lungolago che sicuramente
e' costato all'Amtrak per una notte piu' dei 425 dollari
del biglietto di tutto il mio viaggio!
E mi e' un po' ritornata la poesia per il viaggio ...
Parte 11 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #160
Ci eravamo lasciati a Chicago, dove ho gironzolato
un giorno per la downtown e, alla fine, ho dovuto
comprarmi una cartina per tornare alla Union Station
(infatti, forse complice la stanchezza, ho avuto
proprio a Chicago i problemi maggiori con l'inglese).
Mi aspetta un viaggio decisamente lungo: da Chicago a
Portland (a poche miglia dalla costa del Pacifico) sui
binari ora della BNSF, in precedenza divisi fra Great
Northern, Spokane Portland & Seattle e Northern
Pacific. Queste ferrovie erano possedute da un unico
magnate (Railroad titan lo definisce "trains"):
James J. Hill (1838-1916), figura classica dell'americano
che si e' fatto da se': da giovane lascio' il Wisconsin
per addentrarsi nella giungla della Chicago di meta'
ottocento e fiutare il business del nuovo mezzo di
trasporto. Tutta questa chiaccchierata per arrivare
al soprannome che gli affibiarono: Empire
Builder (=costruttore di imperi - economici, ovviamente,
stiamo parlando di statunitensi!). La stima verso
questo personaggio (anche se i biografi dicono che
alcune manovre non sono state fra le piu' chiare e
corrette) e' sopravvissuta ai decenni ed il treno che
collega Chicago con le sponde del Pacifico (e' infatti
composto di due sezioni: una diretta a Portland ed una
a Seattle che viaggiano agganciate sino a Spokane) e'
chiamato EMPIRE BUILDER.
La citta' di Chicago si perde in una sterminata periferia,
dove le carrozze Amtrak sono scosse periodicamente a
causa dei numerosi attraversamenti a raso delle linee
di cintura e delle altre linee che si diramano dalla
metropoli. Fino a Milwakee si costeggia il lago Michigan
(cosi' mi hanno detto, mi sono dovuto fidare anch'io
perche' in effetti il lago non l'ho mai visto) e poi ci
si addentra nelle colline del Wisconsin. Verso sera si
entra nel Minnesota e, costeggiando il corso del Mississipi,
arrivo (orami col buio) nelle Twin Cities: Minneapolis
e St Paul. Per tutto questo tragitto ho notato,
piacevolmente, che la qualita' di marcia ha raggiunto,
sulla linea di dorsale est-ovest della BNSF, gli
standard europei (meno male, mi pregusto una notte in
treno senza gli scuotimenti delle linee UP).
Il materiale rotabile e' abbastanza vario, ma appartiene
quasi esclusivamente alla BNSF, con pareccchie unita'
ancra nei vecchi colori, tanto che dopo un po' ci si
fa l'occhio ad accoppiate verde BN con livrea warbonnet
della SF (e non e' certo poco...). Interessanti sono
anche le unita' della SOO LINE (rosso, crema con scritta
SOO a caratteri giganteschi sulle fiancate). Purtroppo
non ho documentazione fotografica al riguardo (ero in
fase di molta, molta stanca e un po'... demoralizzato:
l'inglese del middle-west mi aveva completamente steso:
non capivo un c....!), per cui se qualcuno ha da
aggiungere o indicare siti dai quali si possono scaricare
foto di rotabili SOO lo faccia. Oltre alla livrea, curiosa
la storia del nome di questa compagnia (ora assorbita da
una delle due canadesi, non ricordo pero' quale). Infatti
il nome e' una storpiatura della Sault S.Marie-St. Paul.
Trascorro la notte in treno ed il giorno successivo mi
sveglio nel North Dakota che vuol dire solo una cosa:
spazio, spazio, spazio. Mi spiego meglio: grano, grano
grano, grano ... Il paesaggio si ripete in maniera
molto uniforme, cosi' anche gli impianti ferroviari: siding,
binario di raccordo, silos per il grano e qualche tramoggia
parcheggiato. Dal punto di vista ferroviario, nulla
di nuovo sino a dopo i tre quarti del montana, quando si
arriva ad Havre, cittadina che porta questo nome non in
onore al porto alla foce della Senna, ma per ricordare
una curiosa disputa avvenuta nel secolo scorso: tanto
cursiosa che non la ricordo (se qualcuno vuole farsi
avanti ...). Io, infatti, ad Havre avevo altro da
vedere: questa cittadina (meno di 6.000 abitanti) e'
la sede delle officine della ex Great Northern, per cui
mi sono fatto quattro passi per i marciapiedi, alla
ricerca di qualcosa di interessante. Ho notato che nello
scalo vengono ancora usati gli switcher, nuovi tramoggia
(in orribile colore marrone: quelli della BNSF hanno
fatto un corso accelerato presso le FS?) ed ho assistito
ad una parte del rifornimento di una coppia di BN-SF
(se aspettavo tutto il rifornimento il treno partiva
senza me!).
Risalito sull'Empire Builder mi sono goduto l'assalto
alle montagne. Qui un piccolo suggerimento: per chi
ancora non ha avuto la fortuna di farsi un giro sul
Bernina e programma un giro nelle ferrovie degli
states (penso, se sono ottimista, uno o due dei
lettori della lista), faccia prima il secondo:
potra' cosi' credere al "conductor" che gli
racconta che non esiste linea di montagna piu'
bella al mondo e tante altre cose.
Sinceramente le montagne del Montana mi hanno
deluso: l'unica persona entusiasta, fra un
gruppetto di europei che aveva fatto comunella,
e' stata una ragazza inglese di Stockton (dice
niente questo nome?), per forza, viste le montagne
inglesi... Decisamente non entusiasta, ma
emozionato dal pensiero delle distanze e del
deserto (parlando di esseri umani) della zona,
mi sono sistemato per la seconda notte sull'
Empire Builder (che avrebbero potuto chiamare
The Grain Meteor o via di questo passo, rende
molto meglio l'idea!).
Parte 12 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #181
Sull'Empire Builder, complice il viaggio ormai alla fine,
il binario posato in maniera decente, il posto a
fianco del mio libero, mi sono visto a malapena l'attacco
alle montagne del Montana. Rapito immediatamente da
un "salutare" sonno mi sono perso il taglio del convoglio
a Spokane, per risvegliarmi la mattina successiva sulle
sponde del Columbia River, sulla sponda di destra per la
precisione, dove serpeggia la linea della BNSF in discesa
verso Portland. La sponda di destra e' nello stato di
Washington, mentre quella di sinistra nell'Oregon.
Le differenze non finiscono ovviamente qui: quella
di sinistra appartiene alla UP, che vi instrata fior
di convogli merci "hot spot" di intermodali.
Si tratta di un paradiso per gli appassionati, anche se la
mia "guida", ritornato a S.F., mi ha detto che e' sempre
in agguato la legge dell'appassionato di treni:
si e' soliti aspettare qualche ora su di una sponda,
prendere il primo ponte vinti dalla disperazione perche'
non si vede un asse, andare sull'altra sponda (in senso
geografico e basta!) e "godersi" da lontano lo sfilare di
una serie di convogli (della serie: i dispatchers sono
senza cuore ...).
In effetti i convogli sull'altra sponda si vedono da lontano:
il Columbia River non e' altro che una sequenza di laghi
artificiali, per cui da una sponda all'altra ci sono
almeno (misurazione ad occhio di miope, cioe' io) 500 metri.
Mi sono anch'io goduto un colorato manifest scendere il
corso del Columbia River alla stessa nostra velocita':
ero un po' sconcertato dal fatto, ma almeno non potevano
fermarci per dargli la precedenza.
Le due sponde sono collegate di tanto in tanto da ponti
ferroviari (lift bridges) mobili, con una disposizione
"da plastico": alle estremita' i ponti si biforcano
e formano il piu' classico dei triangoli (ferroviari!).
Paesaggisticamente il corso medio (quello alto
neanche me lo sono ... sognato) del Columbia River e'
un po' squallidino: assomiglia molto di piu' ad
un fiume nel deserto che ad un fiume che attraversa una
delle zone che pensavo (evidentemente a torto), fosse
una delle piu' verdi degli Usa. Scendendo verso il Pacifico
le cose migliorano e, in effetti, Portland si e' rivelata
una citta' decisamente "verde" e, per quanto visto e
mangiato, vivibile.
Ho avuto anche la fortuna di incontrare a Portland
L'American Orient Express, che non sono pero' riuscito
a fotografare da vicino: l'accesso ai binari di stazione
e' consentito solo quando e' gia' giunto il treno che,
ovviamente, appena giunto, mi ha nascosto dalla vista
l'A.O.E.
Parte 13 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #181
Bene, perso l'A.O.E. (non c'era stato proprio
modo di accedere ai binari di stazione, ho chiesto
ma il personale Amtrak si e' dimostrato inflessibile
come quando non si usa l'apposito sgabellino nelle
operazioni di salita e discesa dalle carrozze), ho preso
per la seconda volta il Coast Starlight, questa volta
diretto a sud.
Il paesaggio arido della discesa del Columbia River
e' ora decisamente mutato: la campagna si rivela
rigogliosa ed il Coast Starlight viaggia praticamente
in un tunnel di vegetazione.
Dopo Eugene si imbocca la Cascade Line, completata nel
1926 in affiancamento alla Siskiyou Line, molto piu'
tortuosa ed acclive. Veramente bella la salita al
Cascade Summit, che offre in piu' di un'occasione la vista
della valle sottostante con i binari sui quali si e'
appena transitati. Come nella migliore tradizione SP, la
linea e' a binario unico, con frequenti siding. la
pendenza massima e' del 2,2% (se non ricordo male!).
L'imbrunire mi ha colto subito dopo il Cascade Summit,
per cui non mi sono potuto godere il passaggio da
Klamath Falls (da cui partiva, verso est per congiungersi
con l'Overland Route, la Modoc Line, che ora e' chiusa al
traffico.
E' l'ultima notte che trascorro sul treno e mi trovo a
contare le notti di viaggio: una in autobus e stazione
di servizio, una nel Texas ed una in Arizona (in treno),
una sulla Overland Route ad est di Winnemucca, una
(incidente di percorso ...?) sulla panchina della
sala d'aspetto di Denver Union Station, meta' notte
nell'Illinois prima di entrare a Chicago, una nel
Minnesota ed una fra Montana, Idaho e Washington State.
A questo punto del viaggio la mia schiena ha acquistato
una mobilita' tale da consentirmi di dormire "di pancia"
sui sedili reclinabili, ma i dolori del risveglio non
sono poi tanto ... elastici.
Mi risveglio ormai passato Roseville Yard, in vista di
Sacramento. Scorre velocemente il passaggio della pianura
californiana, sino al ponte sull'estuario del Sacramento
River (altro lift bridge) e poi, sulla sponda est della
baia di San Francisco, il treno serpeggia sino ad arrivare
ad Emeryville. Durante questo tragitto (circa un'ora) ho
assistito ad una cosa che impressiona noi "mediterranei":
la marea che si ritirava dalla Baia, forse piu' veloce
del Coast Starligth!
Fra Emeryville ed Oakland Jack London Station c'e' lo scalo
di Oakland, con annessi binari di servizio per l'AMtrak.
Infatti ci fermiamo per circa un'ora e mezza per i dovuti
rifornimenti (probabilmente anche alle Ge units che
trainano il convoglio) e poi ripartiamo, per percorrere
circa 2 - 3 miglia e fermarci in stazione.
Il viaggio in treno e' finito: ora ho a disposizione
quasi tre giorni per godermi una sana e robusta
dormita e la visita della Baia di San Francisco.
Parte 14 -
1998 ©IMRA - The original text is in the IMRA digest #181
Arrivato ad Oakland in tarda mattinata, mi sono messo alla ricerca di un
albergo "economico" (portafoglio, stomaco e schiena erano, nell'ordine,
le tre cose che stavano peggio). Trovato mi sono accordato con la mia
validissima "guida" per il giorno successivo e mi sono goduto una mezza
giornata di liberta'. Per chi avesse occasione di capitare da quelle
parti,
un'oretta di sosta sulle panchine di First Street e ci si gode il
passaggio
di 3-4 merci e di un paio di CALTRAINS (vedere le foto all'indirizzo
sopra indicato) che transitano a pochi metri dai marciapiedi, ovviamente
a passo d'uomo. Sono sicuramente poco normali per noi scene in cui una
AC44W viaggia parallela ad un pick-up, magari della General Motors :-).
Da non perdersi, anche se esula un po' dal discorso ferroviario, il
viaggio con il ferry da Oakland a San Francisco, con il passaggio
sotto il Bay Bridge e l'arrivo al Pier 1, dove una volta si
attestavano i ferry della S.P., che traportavano li' i passeggeri
arrivati
alla "vecchia" stazione di Oakland (che e' stata seriamente danneggiata
nell'ultimo terremoto, se non ricordo male 1986 o giu' di li') e
che non e' piu' usata (il fabbricato esiste ancora: lo si vede dal Bay
Bridge.
Un viaggio (ed una visita al relativo museo) sui cable car e' d'obbligo.
Il sistema di funzionamento di questi mezzi e' semplice: un cavo circola
sotto il piano stradale, sembre alla stessa velocita' ed e' affidato al
manovratore il compito di far presa, con una ganascia posta sotto il
mezzo,
in modo da farsi trascinare. E' per questo motivo che i cable car non
possono fermarsi in salita (e una serie di cartelli sulle strade
afferenti
ammoniscono del pericolo). Nei primi anni '80 questo mezzo di trasporto
venne
abbandonato, con la chiusura delle ultime 4 linee. Dopo vivaci
battaglie,
a furor di popolo, sono stati reintrodotti. In effetti si tratta di un
pezzo
di storia statunitense: i cable car sono la firma di San Francisco,
forse
ancora piu' che il Golden Gate.
Gironzolato un po' per shopping, il giorno successivo ho potuto
apprezzare
la versatilita' dei trasporti nella baia: dopo una orrenda colazione, in
preda alla tipica crisi d'astinenza di un italiano all'estero (di
caffe',
ovviamente, cosa stavate pensando?), mi sono preso la B.A.R.T.
(Bay Area Rapid Transit, una metropolitana) e, attraverso un tunnel
sotto la baia, in un quarto d'ora ero in Market Street (dove c'e' la
sede della SP!), uscito mi sono preso un filobus per arrivare verso
North
Beach, il quartiere italiano e li' ho potuto finalmente godermi il
meritato espresso! In meno di mezz'ora ero di nuovo a Oakland, dove
con John Rodgers ci siamo recati a scattare qualche foto nello scalo.
Dopo una giornata passata al di la' del Golden Gate (parco veramente
molto bello!), sono stato "introdotto" nel club locale, situato nel
cantinato di una scuola, con plastico che occupa quasi tutto lo spazio.
Nel pomeriggio ero passato nel negozio locale ed ho avuto, quindi,
l'occasione di provare una GP9 della LIFE LIKE in scala HO).
Senza piano dei binari sotto mano, ogni cinque minuti mi trovavo
a chiedere "Where is the GP9?" e quelli a ridere, ma io
non scherzavo!
Per i curiosi, il piano di binari si trova a:
http://www.jps.net/spassmo/ggmrc/route.htm
e allora le parole appena dette acquistano un significato!
Con l'augurio di ritrovare presto l'amico John Rodgers ed
altri appassionati californiani che si sono dimostrati molto
cortesi (magari sui binari europei...), ho salutato a
malincuore gli Usa, che mi hanno riservato una serie infinita
di avventure (ferroviarie ....), ma prima di partire
me la sono fatta spiegare la questione dei carri alla
BIG TEN CURVE!
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