Numero 7 - Ottobre/Novembre 1997

Editoriale

Il tocco di classe

La mappa del circondariato di Thendara

Editoriale

Che fine ho fatto? Spero ve lo siate chiesto in molti.
Ebbene come alcuni di voi sanno, Thayne è partito per un lungo viaggio, il cammino da fare è molto; scarso è il tempo
per la meditazione e il riposo. Il viaggio durerà una decina di mesi, gli umani lo chiamano Militare; Thayne lo considera
più che altro un rapimento legalizzato.

Per chi di voi ha già fatto il militare può capire il tempo che uno ha a disposizione. La posta elettronica riesco a leggerla
se va bene un paio di volte al mese e in caserma non posso certo portarmi il PC per fare la rivista.

Ho con me però carta e penna, non è certo la stessa cosa ma qualcosa prometto di fare.
Soprattutto in questo momento confido in voi. Confido nel materiale che mi invierete qualunque esso sia.
Ragazzi è per noi. Manteniamo vivo il D&D, aiutatemi a portare avanti un progetto in cui io credo, un progetto che
mi ha impegnato e che mi impegna tutt'ora. Non sto perdendo tempo ne sono certo. Ci credo.

...e che i Draghi ci proteggano.
Sempre.

Thayne.

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Il tocco di classe

"Il re vi riceve in una stanza abbastanza grande e vi chiede cosa desiderate"

"State attendendo fuori un portone in massiccio legno scuro riccamente intarsiato, svariate borchie rendono
l'aspetto del portale ancora più robusto e gli intarsi minuscoli sono esempio di ottima manifattura.
Ad un tratto il portone si apre senza alcun cigolio ruotando su cardini con precisione assoluta.
Vi viene fatto cenno di entrare e dopo pochi passi ammirate una stanza di medie dimensioni, 4 lampadari
composti ciascuno da numerose candele illuminano la stanza. Alle pareti lunghi drappi che dal soffitto sfiorano
il pavimento rappresentano il simbolo del reame, un grifone su sfondo dorato. Alle pareti laterali due grandi arazzi
coprono il freddo muro di pietra, arazzi rappresentanti lo stesso castello visto da due punti differenti.
Camminate su un tappeto in velluto posto al centro della stanza. Ai quattro angoli grandi bracieri di bronzo
scaldano l'atmosfera. Senza che ve ne rendiate conto, affascinati dalla bellezza della stanza arrivati ai piedi
di una figura possente seduta su un trono in alabastro. Il re della Grande Città: Amarcord II"

La differenza è notevole vero? Certo, non so se è possibile fare una tale descrizione per ogni cosa o persona che si
incontra poichè le avventure durerebbero giorni e le campagne anni interi! Nessuno toglie però che l'effetto che si
riesce ad ottenere è davvero lodevole.

Tutto questo non per rimarcare il solito ma importante discorso delle descrizioni, bensì di riflettere sulle abitazioni
o appartamenti dell'epoca.
Come erano composte? Cosa contenevano? In quanti ci vivevano? Erano comode?
Vediamo di rispondere un po' a tutti i possibili quesiti.

Come alcuni di voi già sapranno, il materiale più utilizzato per le abitazioni comuni era il legno. Economico, facile
da utilizzare abbastanza robusto. Un piccolo difetto: brucia. Un incendio in una abitazione medioevale poteva distruggere
un intero paese poichè vi era la mania di costruire le case molto vicine le une alle altre.
Una giusta via di mezzo era quella di costruire abitazioni le cui mura portanti siano di pietra e le altre mura in legno.
Meglio ancora se il legno veniva utilizzato solo per innalzare i muri divisori fra le stanze.
Abitazioni interalmente in pietra erano infine molto costose ma certo più robuste.

Erano fredde? Beh, certamente in inverno non vi erano i 19-20 gradi presenti nelle nostre abitazioni.
La fonte di riscaldamento era il fuoco. In quasi ogni stanza erano presenti grandi camini che venivano tenuti accesi
praticamente tutto il giorno. Dove non c'era il camino si sfruttavano i carboni ardenti posizionati in un braciere
metallico. Non so il materiale utilizzato ma date le caratteristiche necessarie doveva essere simile alla ghisa.
Per isolare pavimenti e pareti, i tappeti e gli arazzi non mancavano ed alle finestre, visto che le tapparelle erano
naturalmente assenti, si usavano spessi tendoni o "scuri" in legno.

La luce doveva essere un problema.
I candelabri certo non si contavano ma a pensarci bene delle candele normali dovrebbero consumarsi un po' in fretta.
certo non erano quelle che vendono oggi (...eh, non ci sono più le candele di una volta ;-) ) che durano al massimo un'oretta.
Dovevano essere molto più grandi, non tanto candele quindi ma veri e propri ceri. Anche le torce si consumano in fretta.
Ritengo quindi che le lampade ad olio fossero le più utilizzate. Probabilmente erano anche dotate di fogli metallici che aiutavano
a riflettere la luce.

I mobili principali erano cassapanche, credenze ed armadi ad ante (e che volete di più? il porta-cd?).
Non vi era un luogo dove riporre il cibo per conservarlo, tranne le cantine, ma il "grosso" veniva acquistato quotidianamente
al mercato. Alimentari come uova, formaggio, carni, burro, latte... non sempre serviva comprarli: le galline erano tenute in casa, e nelle stalle oltre i cavalli c'erano spesso un paio di caprette per il latte.
Le cantine fresche ed umide erano perfette per mantenere vino, birra, formaggi, carni essiccate o salate.

Non vi erano gabinetti e onestamente non so come facessero. Suppongo usassero dei vasini che svuotavano in contenitori
posti nelle stalle ma temo di dir castronerie. Se qualcuno avesse informazioni più precise, faccia il piacere di farmelo sapere!

L'acqua utilizzata era piovana, di pozzo o del torrentello in fianco casa. Si doveva prenderla ogni qualvolta serviva e spesso
veniva deposta in grandi brocche per poterla utilizzare in casa.

La mappa del circondariato di Thendara

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