L'arco come elemento d'unione tra due cicli mitologici greci
di Paolo Zarrilli
 
 
 
Tentare di tracciare un excursus tra le narrazioni mitologiche classiche che trattano di temi legati in qualche modo all'arco o alla figura di un arciere, è impresa improba che richiederebbe una trattazione lunga, probabilmente noiosa e senz'altro poco adatta a questa sede; di conseguenza ho preferito, innanzitutto, circoscrivere la narrazione agli aspetti ed ai miti forse meno noti al grande pubblico e, soprattutto, usare il tema dell'arco e dell'arciere come strumento per collegare tra loro due cicli fondamentali della mitologia greca: quello di Eracle e quello della guerra di Troia.

I due clicli in questione che, per alcuni aspetti, sono lontani tra loro, possono essere narrati quasi come una storia unica, se si vede nell'arco una sorta di percorso ideale, magari a volte esile, ma tuttavia efficace per tentare una specie di gioco che, assolutamente, non vuole avere nessuna pretesa scientifica ma semplicemente soddisfare in parte la curiosità degli appassionati e mettere in evidenza l'importanza di questo strumento in una cultura classica.
 
 
 
 
 
 
 

Cercando tra i miti che si riallacciano alla figura di Eracle, incontriamo Eurito che insegnò all'eroe l'arte del tiro con l'arco;egli era figlio di Menelao, a sua volta figlio di Apollo ed anch'egli arciere notevole.
Secondo la tradizione omerica, egli volle rivaleggiare in bravura nel tiro con lo stesso dio Apollo che lo uccise.
Stando al racconto dell'Odissea l'arco divino di Eurito, dono proprio di Febo, fu ereditato da Ifito, suo figlio, il quale lo regalò, come dono di ospitalità, ad Ulisse nel loro incontro a Messene .
Ulisse che in cambio donò ad Ifito una lancia ed una spada, adoperò proprio quest'arco per uccidere i Proci, al suo ritorno ad Itaca.
Eurito aveva anche una figlia di nome Iole, che fu proposta dal padre come premio di una gara di tiro con l'arco .
Eracle vinse la gara, ma Eurito si rifiutò di concedergli la figlia, temendo che l'eroe impazzisse,come già successo in passato, e uccidesse i figli che avrebbe potuto avere da Iole.
Eracle, allora , dovette conquistare con la forza la città di Ecalia, dove regnava Eurito, impadronirsi di Iole e portarla via come prigioniera .
 
 
 
 

Partendo da questa storia è possibile, attraverso altri personaggi e vicende mitiche, giungere a collegarsi al ciclo troiano, e tutto ciò avendo come filo conduttore l'arco.
Eracle, nella sua discesa agli inferi alla ricerca di Cerbero, incontrò Meleagro, figlio di Eneo re di Calidone, che gli chiese di sposare la sorella Deianira rimasta, dopo la sua morte, priva di appoggi e protezione. Appena ritornato sulla terra, Eracle si affrettò a mantenere la promessa fatta e sposò Deianira.
Dopo aver soggiornato abbastanza a lungo a Calidone ed aver avuto un figlio di nome Illo, la coppia decise di partire. Durante il viaggio, al passaggio del fiume, il centauro Nesso tentò di violentare Deianira, ma venne ucciso da Eracle. Tuttavia, morendo, dette alla giovane una droga, in cui vi era il sangue fuoriuscito dalla sua ferita, dicendole che si trattava di un filtro d'amore.

Quando Eracle si innamorò, come abbiamo visto, di Iole, Deianira, gelosa, tentò di risvegliare in lui l'amore; tinse una tunica con la droga ricevuta da Nesso e la inviò ad Eracle. Appena l'eroe la indossò il suo corpo fu devastato da terribili bruciature ed il dolore fu cosi insopportabile che, non potendo resistere, si recò sul monte Eta dove innalzò un alto rogo su cui salì, quindi ordinò ai suoi servitori di appiccare il fuoco, ma nessuno volle obbedire.
Soltanto Filottete si rassegnò ed obbedi; come ricompensa Eracle gli donò il suo arco e le frecce . Prima di morire, però, gli chiese di tenere segreto il luogo della sua morte. Filottete giurò di mantenere il segreto ma più tardi, pressato dalle continue domande, salì sull'Eta e battè con il piede la terra nel punto in cui era stato eretto il rogo. Così, pur senza parlare, violò il giuramento.
 
 
 
 

Filottete fu annoverato tra i pretendenti di Elena, quindi, partecipò alla spedizione contro Troia guidando un contingente di sette navi con quaranta arcieri, ma non vi giunse con gli altri capi .
Durante uno scalo a Tenedo fu morso al piede da un serpente nel corso di un sacrificio; proprio a quel piede con cui aveva indicato il luogo della morte di Eracle che, così, volle punirlo.
La ferita diventò ben presto infetta così da emanare un puzzo insopportabile tanto che Ulisse convinse gli altri capi ad abbandonarlo sull'isola di Lemno. Su quest'isola egli rimase per dieci anni sopravvivendo grazie all'arco ed alle freccie di Eracle con cui andava a caccia .
Secondo un'altra tradizione i greci lo avrebbero lasciato sull'isola affinchè potesse essere curato dal momento che a Lemno esisteva un culto di Efesto i cui sacerdoti avevano il potere di guarire le ferite provocate dai morsi dei serpenti. In effetti Filottete guarì grazie alle cure di Pilio a cui egli, in cambio, insegnò l'arte del tiro con l'arco .
 
 

 
 

Secondo l'indovino greco Calcante soltanto Elèno poteva rivelare le condizioni alle quali la citta di Troia avrebbe potuto essere conquistata.
Elèno è figlio di Priamo e gemello di Cassandra, ed acquistò anch'egli,come la sorella, il dono della profezia dal dio Apollo.
Dopo aver combattuto valorosamente durante la prima parte della guerra troiana, Elèno modifica il proprio atteggiamento dopo la morte di Paride -avvenuta  ad opera di una delle freccie di Eracle scagliate da Filottete- allorchè Priamo gli rifiuta la mano di Elena preferendogli Deifobo. Contrariato, Eléno si ritira sull' Ida abbandonando la lotta .
Ricordiamo, per inciso, che a sua volta Paride aveva ucciso Achille con una freccia la cui traiettoria era stata guidata dal dio Apollo; secondo altre tradizioni era stato il dio stesso, dopo aver assunto le sembianze di Paride, a scagliare la freccia contro l'eroe greco.
 
 

Ulisse riusci, allora, a catturare Eleno  e, un po' con la forza e un po' con la corruzione, si fece predire le condizioni atte a conquistare Troia.
Tali suggerimenti furono: che Neottolemo,  figlio di Achille, combattesse con i greci; che il Palladio, la statua miracolosa caduta dal cielo, fosse sottratta ai Troiani; ed infine, cosa che più ci riguarda , che Filottete ritornasse a combattere fra gli Achei e acconsentisse a portare loro l'arco e le frecce di Eracle.
Furono Neottolemo, Ulisse e Fenice a recarsi nell'isola di Lemno per convincere Filottete, ormai guarito dalla ferita al piede, a raggiungere Troia.

Ecco come due cicli mitologici, a prima vista lontani tra loro, possono essere uniti da un tema  -quale quello dell'arco- che, per quanto possa apparire tenue, ci ha offerto un prezioso ed interessante spunto per un breve excursus nel mondo classico.

 
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