Tentare
di tracciare un excursus tra le narrazioni mitologiche classiche che trattano
di temi legati in qualche modo all'arco o alla figura di un arciere, è
impresa improba che richiederebbe una trattazione lunga, probabilmente
noiosa e senz'altro poco adatta a questa sede; di conseguenza ho preferito,
innanzitutto, circoscrivere la narrazione agli aspetti ed ai miti forse
meno noti al grande pubblico e, soprattutto, usare il tema dell'arco e
dell'arciere come strumento per collegare tra loro due cicli fondamentali
della mitologia greca: quello di Eracle e quello della guerra di Troia.
I
due clicli in questione che, per alcuni aspetti, sono lontani tra loro,
possono essere narrati quasi come una storia unica, se si vede nell'arco
una sorta di percorso ideale, magari a volte esile, ma tuttavia efficace
per tentare una specie di gioco che, assolutamente, non vuole avere nessuna
pretesa scientifica ma semplicemente soddisfare in parte la curiosità
degli appassionati e mettere in evidenza l'importanza di questo strumento
in una cultura classica.
Cercando
tra i miti che si riallacciano alla figura di Eracle, incontriamo Eurito
che insegnò all'eroe l'arte del tiro con l'arco;egli era figlio
di Menelao, a sua volta figlio di Apollo ed anch'egli arciere notevole.
Secondo la tradizione omerica,
egli volle rivaleggiare in bravura nel tiro con lo stesso dio Apollo che
lo uccise.
Stando al racconto dell'Odissea
l'arco divino di Eurito, dono proprio di Febo, fu ereditato da Ifito, suo
figlio, il quale lo regalò, come dono di ospitalità, ad Ulisse
nel loro incontro a Messene .
Ulisse che in cambio donò
ad Ifito una lancia ed una spada, adoperò proprio quest'arco per
uccidere i Proci, al suo ritorno ad Itaca.
Eurito aveva anche una figlia
di nome Iole, che fu proposta dal padre come premio di una gara di tiro
con l'arco .
Eracle vinse la gara, ma Eurito
si rifiutò di concedergli la figlia, temendo che l'eroe impazzisse,come
già successo in passato, e uccidesse i figli che avrebbe potuto
avere da Iole.
Eracle, allora , dovette conquistare
con la forza la città di Ecalia, dove regnava Eurito, impadronirsi
di Iole e portarla via come prigioniera .
Partendo
da questa storia è possibile, attraverso altri personaggi e vicende
mitiche, giungere a collegarsi al ciclo troiano, e tutto ciò avendo
come filo conduttore l'arco.
Eracle, nella sua discesa agli
inferi alla ricerca di Cerbero, incontrò Meleagro, figlio di Eneo
re di Calidone, che gli chiese di sposare la sorella Deianira rimasta,
dopo la sua morte, priva di appoggi e protezione. Appena ritornato sulla
terra, Eracle si affrettò a mantenere la promessa fatta e sposò
Deianira.
Dopo aver soggiornato abbastanza
a lungo a Calidone ed aver avuto un figlio di nome Illo, la coppia decise
di partire. Durante il viaggio, al passaggio del fiume, il centauro Nesso
tentò di violentare Deianira, ma venne ucciso da Eracle. Tuttavia,
morendo, dette alla giovane una droga, in cui vi era il sangue fuoriuscito
dalla sua ferita, dicendole che si trattava di un filtro d'amore.
Quando
Eracle si innamorò, come abbiamo visto, di Iole, Deianira, gelosa,
tentò di risvegliare in lui l'amore; tinse una tunica con la droga
ricevuta da Nesso e la inviò ad Eracle. Appena l'eroe la indossò
il suo corpo fu devastato da terribili bruciature ed il dolore fu cosi
insopportabile che, non potendo resistere, si recò sul monte Eta
dove innalzò un alto rogo su cui salì, quindi ordinò
ai suoi servitori di appiccare il fuoco, ma nessuno volle obbedire.
Soltanto Filottete si rassegnò
ed obbedi; come ricompensa Eracle gli donò il suo arco e le frecce
. Prima di morire, però, gli chiese di tenere segreto il luogo della
sua morte. Filottete giurò di mantenere il segreto ma più
tardi, pressato dalle continue domande, salì sull'Eta e battè
con il piede la terra nel punto in cui era stato eretto il rogo. Così,
pur senza parlare, violò il giuramento.
Filottete
fu annoverato tra i pretendenti di Elena, quindi, partecipò alla
spedizione contro Troia guidando un contingente di sette navi con quaranta
arcieri, ma non vi giunse con gli altri capi .
Durante uno scalo a Tenedo fu
morso al piede da un serpente nel corso di un sacrificio; proprio a quel
piede con cui aveva indicato il luogo della morte di Eracle che, così,
volle punirlo.
La ferita diventò ben
presto infetta così da emanare un puzzo insopportabile tanto che
Ulisse convinse gli altri capi ad abbandonarlo sull'isola di Lemno. Su
quest'isola egli rimase per dieci anni sopravvivendo grazie all'arco ed
alle freccie di Eracle con cui andava a caccia .
Secondo un'altra tradizione
i greci lo avrebbero lasciato sull'isola affinchè potesse essere
curato dal momento che a Lemno esisteva un culto di Efesto i cui sacerdoti
avevano il potere di guarire le ferite provocate dai morsi dei serpenti.
In effetti Filottete guarì grazie alle cure di Pilio a cui egli,
in cambio, insegnò l'arte del tiro con l'arco .
L'arco
e le freccie dell'eroe greco sono per noi, dunque, una sorta di ponte che
ci permette di transitare dai miti del ciclo di Eracle a quelli della guerra
di Troia.
Secondo
l'indovino greco Calcante soltanto Elèno poteva rivelare le condizioni
alle quali la citta di Troia avrebbe potuto essere conquistata.
Elèno è figlio
di Priamo e gemello di Cassandra, ed acquistò anch'egli,come la
sorella, il dono della profezia dal dio Apollo.
Dopo aver combattuto valorosamente
durante la prima parte della guerra troiana, Elèno modifica il proprio
atteggiamento dopo la morte di Paride -avvenuta ad opera di una delle
freccie di Eracle scagliate da Filottete- allorchè Priamo gli rifiuta
la mano di Elena preferendogli Deifobo. Contrariato, Eléno si ritira
sull' Ida abbandonando la lotta .
Ricordiamo, per inciso, che
a sua volta Paride aveva ucciso Achille con una freccia la cui traiettoria
era stata guidata dal dio Apollo; secondo altre tradizioni era stato il
dio stesso, dopo aver assunto le sembianze di Paride, a scagliare la freccia
contro l'eroe greco.
Ulisse
riusci, allora, a catturare Eleno e, un po' con la forza e un po'
con la corruzione, si fece predire le condizioni atte a conquistare Troia.
Tali suggerimenti furono: che
Neottolemo, figlio di Achille, combattesse con i greci; che il Palladio,
la statua miracolosa caduta dal cielo, fosse sottratta ai Troiani; ed infine,
cosa che più ci riguarda , che Filottete ritornasse a combattere
fra gli Achei e acconsentisse a portare loro l'arco e le frecce di Eracle.
Furono Neottolemo, Ulisse e
Fenice a recarsi nell'isola di Lemno per convincere Filottete, ormai guarito
dalla ferita al piede, a raggiungere Troia.
Ecco
come due cicli mitologici, a prima vista lontani tra loro, possono essere
uniti da un tema -quale quello dell'arco- che, per quanto possa apparire
tenue, ci ha offerto un prezioso ed interessante spunto per un breve excursus
nel mondo classico.