Ciclone

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Luglio 1997







Il Giro d'Italia torna ad essere vinto da un Italiano

Dopo sei anni, finalmente, il Giro d'Italia e' stato vinto da un Italiano. Nell'anno in cui tutti aspettavano Pantani e' arrivato invece Ivan Gotti, con la sua classica andatura ondeggiante, ha messo tutti in fila, dimostrando l'errore di coloro che lo sottovalutavano, mostrando oltre ad una notevole condizione atletica anche un grande carattere ed una tranquillita' invidiabile. E' forse lui l'erede piu' giusto di Chioccioli: fortissimo in salita, si difende a cronometro, riesce a recuperare le energie psicofisiche velocemente, e' il prototipo del classico corridore da corse a tappe. Per il momento ne ha vinto una delle piu' importanti,il Giro d'Italia, e si accinge a dare battaglia a tutti anche al Tour, sfidando tutti quelli che dicono che il ciclismo di oggi e' solo programmazione. Il ciclismo Italiano ha trovato il corridore che cercava, che seguisse la gloriosa generazione di Bugno e Chiappucci che tante soddisfazioni ci ha dato e continua a darci. Lui, insieme a Pantani, e a tutti gli altri corridori Italiani emergenti quali Savoldelli, Sgambelluri, Garzelli possono fare grandi cose sulle strade di Giro, Tour e Vuelta e forse anche del Mondiale. Speriamo che cio' accada, e che il nostro ciclismo riesca ad appassionarci ancora. Visto le premesse sembra che cio' possa accadere, stiamo a vedere.

Bugno alla Sei Giorni di Milano



Gianni Bugno Bugno cambia con Baffi e accende così il motore che si era spento alla fine di Lugano. Occhio alle sue affermazioni. <> Gianni è cambiato e se continua davvero così non c'è campione che tenga. <>. Fra qualche mese saremo davanti alla tv e ti aspetteremo in cima ai vertici mondiali.

Ritratto di Ivan Gotti

Ivan Gotti è nato a San Pellegrino il 28-3-1969 ed è professionista dal 1991, quando fu ingaggiato dalla Gatorade-Chateau d'Ax di Stanga e Gianni Bugno. Ha fatto grande esperienza al fianco del suo capitano anche se accusa il fatto che le attenzioni erano tutte per lui. Ricorda con rancore la quindicesima tappa del Giro'94 quando fu fermato per dare una mano a Bugno in crisi sul Mortirolo e una volta raggiunto fu staccato anche da lui. Però non vuole ricordare il passato e rimarca di non essere mai entrato in contrasto col 2 volte campione del mondo. Ora è lui il capitano della Saeco di Antonio Salutini e dopo la sua prima vittoria da proff. al Giro dello scorso anno ora vuole ampliare il suo palmares senza rubare lo spazio ai suoi compagni di squadra. Un campione che però deve ancora fare esperienza sul campo e deve conoscere i sacrifici e le giornate di crisi. La tappa di Cervinia ha messo in evidenza il suo carattere fragile ma allo stesso tempo convinto del fatto suo. Dopo l'arrivo è scoppiato in lacrime, ma si auto convinto che quel Giro sarebbe stato suo. Grazie Ivan per lo spettacolo che ci hai offerto e pensare che sono passati 6 anni dal Giro di Franco Chioccioli e 7 da quello di Gianni Bugno!!!

L'armata Mapei

L'armata Mapei ha dato il meglio di sè a questo Giro d'Italia e ha fallito comunque l'obiettivo di portare Tonkov in rosa sino a Milano. Tonkov ha vinto 3 tappe: San Marino, a cronometro, Terminillo ed Edolo. Hanno vinto anche Missaglia e Di Grande mentre gli altri sono rimasti a secco. Ci hanno provato Faresin, Bugno e Svorada che si è ritirato nelle prime tappe. Era una vara e propria armata se paragonata alla squadra di Gotti, eppure hanno tenuto la maglia solo per pochi giorni, sino a Cervinia. Sono saltate molte cose: la prima, forse, è quella di aver preso la maglia troppo presto e di aver spompato la squadra anzi tempo; la seconda riguarda la condizione reale di Pavel Tonkov che non è sembrato quello dello scorso anno specialmente a cronometro; la terza fa riferimento alla sfortuna di Falzes e alla sconcentrazione dell'ultima crono, causata dal repentino cambiamento della bici giudicata solo all'ultimo secondo inadatta perchè carenata posteriormente. Non bisogna trovare scuse e queste non lo sono, ma sta di fatto che Gotti ha vinto grazie all'abbandono di molti altri grandi.

Mario Cipollini



Durante il Giro del 1991 vinto da Franco Chioccioli, un suo compagno di squadra vinceva ben quattro tappe: il suo nome era Mario Cipollini, il forte velocista del mondo. Quest'anno Mario ha vissuto il Giro più bello della sua vita: il successo di squadra con Gotti, 5 vittorie di tappa personali che battono il record del '91, la nascita della figlia e la conquista della maglia ciclamino. Alla fine della grande corsa a tappe Mario era commosso e ringraziava tutti i suoi compagni squadra per avergli fatto vivere dei momenti indimenticabili. La sua condizione era eccellente tanto più che ha tenuto relativamente bene anche sulle montagne. Mario ha dovuto anche fare i conti con la giuria che stavano per sanzionarlo per un abbigliamento fuori dai canoni. Una salopet rosa e una bici ciclamino fatta arrivare durante il Giro dagli USA dall'azienda Cannondale hanno mandato su tutte le furie gli organizzatori. Per non parlare delle maniche piegate al contrario..... Mario si difende dicendo di non aver mai visto sul regolamento questi regolamenti.

Axel Merckx



Nel suo palmeres troviamo un trofeo Laigueglia e un Giro del Mediterraneo. Bene nelle corse di un giorno ma mai vincitore. Un'età molto giovane fa del Belga la più grande promessa del ciclismo fiammingo dopo Eddy Merckx. Axel Merckx non ha la classe del padre ma possiede più grinta del corridore della Mapei. Entrambi giovanissimi, possono vantare di grandi compagni di squadra al fianco dei quali matureranno senza grossi problemi. Il Giro del Lussemburgo è stata un'edizione piuttosto monotona che non ha chiarito nessun dubbio sulla condizione dei grandi in vista del Tour. Bene per Erik Zabel, vincitore della Milano-San Remo ma aldilà di questo bisognerà attendere il Giro della Svizzera che due anni fa ha visto il successo di Pavel Tonkov. Un risultato che aveva lanciato alla grande il corridore russo e speriamo che anche quest'anno possa avvenire la consacrazione di qualche altro campione. Ora occhi puntati su Olano che ha ben figurato al Giro del Delfinato, dove ha vinto la tappa dell'Izoard. Jalabert si nasconde e la stessa cosa fa Riis. Berzin vuole riscattare le delusioni del Giro e riconfermarsi ai livelli del 1994. Qualche problema per la partecipazione al Tour lo ha avuto l'Asics di Chiappucci che ha appreso la notizia dell'esclusione mentre era in allenamento per la corsa francese. Lo stesso dicasi per Silvio Martinello, ma forse per lui c'è più speranza. Il 29 Giugno avverranno i campionati nazionali in ogni parte del mondo e chissà che almeno in quell'occasione si possa vedere alla ribalta qualche bel pezzo grosso. Fin ora l'annata è stata discreta per i nostri corridori capeggiati da Bartoli, per la corse di un giorno e da Gotti, per le grandi corse a tappe. Tanti volti nuovi si affacciano nella scena mondiale, ma possiamo benissimo toglierci dalla testa l'idea di vedere un corridore vincente in tutto il periodo dell'anno. Gli specialisti non hanno intenzione di cambiare se il calendario non verrà ridimensionato.

Agnolutto



Francese ma con un nome italiano. Agnolutto conqista la maglia oro grazie ad una fuga nella quale guadagna oltre 10 minuti. Invano tentano di portargliela via ma il vantaggio è troppo grande. Oscar Camenzind, lo ricorderete senz'altro per il lavoro fatto al mondiale di Lugano per Gianetti, tenta di provare anch'egli la fuga solitaria, ma a Zurigo arriva secondo con un ritardo di poco superiore ai 2 minuti. Terzo è Jan Ullrich, secondo al Tour '96 e grande promessa del ciclismo tedesco. Un Ullrich che sta migliorando poco prima prima della corsa a tappe francese è un brutto biglietto da visita per Riis, suo compagno di squadra, e per il resto della compagnia. Alex Zulle cade e si frattura una clavicola. Incerto al Tour.

Il Ritiro di Nelson Rodriguez

Nelson Rodriguez, noto a tutti come Cacaito, si è ritirato all'inizio dell'anno. Di certo sarà stato un idolo per i Colombiani, un uomo che da solo riusciva a mettere in difficoltà uomini di alto rango. Bassissimo di statura, aveva avuto la sua giornata di grazia al Tour del 1994 vincendo la tappa che portava a Val Thoran e battendo il suo compagno di fuga Piotr Ugrumov. Ai mondiali di Duitama avrebbe voluto dare il meglio di sè, ma le attenzioni erano tutte su Rincon che in quell'anno, 1995, era arrivato quinto al Giro d'Italia di Rominger. Sempre scherzoso in gruppo, rimaneva sempre davanti nelle tappe di alta montagna ed era sempre il più battagliero. Gianni Savio ci disse che spendeva l'ira di Dio per fare le telefonate alla famiglia, tutta residente in Colombia. Ora gestirà un'attività da lui creata e potrà guardare il ciclismo come spettatore. Infine ricordiamo la Merano-Aprica del 1994, una tappa del Giro nella quale riuscì a rimanere con i grandi, a lottare al fianco di Pantani e Indurain sino al valico di Santa Cristina, posto poco dopo il Mortirolo.

Miguel Indurain



Un altro corridore che all'inizio di quest'anno si è ritirato è il grandissimo Miguel Indurain. A pochi giorni dall'inizio del Tour i favoriti restano gli stessi, ma lui non sarà per la primissima volta tra questi. E pensare che nel Tour dello scorso anno era il favorito numero 1 e che a sorpresa veniva battuto da Riis. In tanti avevano tentato di porre fine al suo dominio nella corsa francese: Chiappucci, Bugno, Rominger, Jaskula, Mejia, Ugrumov, Pantani, Zulle e Riis. Proprio quest'ultimo, che nel 1995 era arrivato terzo alle sue spalle, 12 mesi dopo lo batteva alla grande. Miguel era diventato il simbolo del Tour e più che per lo spettacolo che lui stesso offriva, la gente seguiva la corsa a tappe francese per coloro che ogni anno tentavano di batterlo, per come impostavano le tattiche per attaccarlo e per i duelli a due sulle grandi montagne. Indurain è stato il promotore di un modo nuovo di correre ed è stato colui che ha dato il via alla specializzazione. Un nome che faceva tremare gli avversari nelle corse e che faceva impazzire di gioia i loro organizzatori. Indurain era quasi sempre il favorito in tutte le corse: al Giro, al Tour, alla Vuelta, ai mondiali, ai nazionali e nelle grandi classiche. Un re del ciclismo che ha offerto tanto spettacolo e che valorizzava le imprese degli avversari. Davano più clamore le sue sconfitte e chi riusciva a metterle in pratica. Miguel era un gentiluomo capace di dare via libera ai corridori fuori classifica, che concedeva successi di giornata ai suoi avversari e che non si è mai montato la testa. Miguel ora gestirà i guadagni e crediamo che sarà un maestro assoluto anche nel gestirli.


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