Il Cacciatorpediniere Castore

presso Capo Spartivento (RC)

Introduzione:

Il cacciatorpediniere Castore appartiene alla Marina Militare Italiana e fu affondato durante la Seconda Guerra Mondiale.
Grazie alla collaborazione della Marina oggi ci è dato conoscere la storia di questa nave.
Il Cacciatorpediniere Castore in questione non è da confondere con la fregata Castore costruita nel periodo 1951/1956 dopo che le forze alleate della NATO decisero il 22 Dicembre del 1951 che anche l'Italia poteva costruire delle navi (cosa divenuta vietata con la resa del 1945).

Durante il secondo conflitto mondiale il Cacciatorpediniere Castore stava facendo la spola tra il porto di Brindisi e la Libia quando fu silurata da un sommergibile inglese (si dice che a quei tempi una spia inglese stesse sulle nostre coste proprio per segnalare il transito di navi italiane e che poi comunicasse via radio con sommergibili al largo delle nostre coste).
L'affondamento fu immediato in quanto colpita al centro della sagoma. La Marina dichiara per questo avvenimento la morte di ben metà dell'equipaggio (sessanta uomini su centoventi), compreso il capitano.
Oggi, giace a circa 29 metri di profondità al largo di Capo Spartivento (non darò dettagli maggiori per evitare opere di sciacallaggio) su un fondale di sabbia.
Le condizioni del mare a causa della vicinanza del Capo sono difficoltose per quanto riguarda l'immersione stessa; la corrente è spesso forte ed è necessario considerare una discesa in sicurezza con cimetta di aggangio alla cima dell'ancora. E' necessario infatti giungere sul posto dell'immersione in barca o gommone. Sul fondo la sagoma è visibile solo a distanza ravvicinata a causa della non perfetta limpidezza delle acque. I depositi sulle lamiere sono ovviamente altamente volatili e quindi è sempre meglio non agitarsi troppo.
La nave giace con la chiglia rivolta verso l'alto ed è separata in due tronconi ben distinti e separati da un tratto di fondale ricco di pezzi residui dell'esplosione. In generale il relitto è in buone condizioni anche se le aperture nello scafo risultano causa di continua erosione. Si deve quindi prestare attenzione a cosa si tocca (anche perchè sono ancora presenti proiettili da cannone), e si sconsiglia di entrare nella nave a causa della alta quantità di lamiere esposte.

Le mie impressioni:


Solitamente non ritengo di essere una persona facilmente influenzabile, eppure in questo caso devo riconoscere che si tratta di un relitto altamente emozionante. La sagoma scura, la discesa "in bandiera" a causa della corrente, le difficoltà per l'individuazione del posto, rendono quest'immersione altamente impegnativa e ricchissima di pathos.
Appena arrivati di solito ci occupiamo dell'ancora che essendo di solito "aggrappata" al relitto va assicurata con sicurezza in uno dei tanti buchi del relitto stesso. Sul gommone poi normalmente non rimane nessuno e quindi ci si sente completamente abbandonati a se stessi, cosa che per altro rafforza il carattere di un subacqueo, fornendogli quella sicurezza ed autonomia necessari per sentirsi a posto e avere una immersione sicura. Con questo non voglio assolutamente negare la necessità di un operatore a bordo in questa o in altre immersioni... sola che a noi succede così...
All'inizio delle nostre immersioni ci siamo divertiti a studiare ed osservare a fondo la poppa della nave con le sue eliche (per la verità se ne vede una sola) ed il suo timone. Questo troncone non è molto lungo e risulta schiacciato ed insabbiato. E' possibile fare un passaggio all'interno sfruttando un'apertura tra le lamiere a poppa ed uscendo dal troncone all'altezza del punto dell'esplosione, prestando attenzione alle munizioni di cui parlavo prima.
Ci sono ovviamente oblò di ottima fattura e vari residui degli accessori della nave un po' dovunque.
Superata questa fase iniziale di solito ci si sposta verso prua sorvolando unamare di detriti, residui della parte centrale della nave. Particolare attenzione va prestata alle reti a strascico attaccate un po' dovunque.
La prua è sicuramente la parte della nave con maggior fascino grazie al suo miglior stato di conservazione e alla linea spartiacque di prua. Proprio sulla prua è presente la classica stella in metallo che contraddistingue le navi da guerra. Lungo tutta la prua ci sono oblò ancora perfettamente conservati. Mentre grazie alla solita apertura a prua nelle lamiere è possibile effettuare un passaggio all'interno, cosa che sconsiglio vivamente a causa della difficoltà di passaggio dovuta a parti crollate. Si dice che all'interno si trovino inoltre molti resti quali scarpe e catenelle e armadietti, ma forse è solo leggenda dato che è anche risaputo che sono molti i subacquei della zona che so sono dati appuntamento su questo relitto.

Conclusioni:


Sicuramente è stata la mia esperienza più "viva" come genere di immersione su relitti a causa delle dimensioni del relitto stesso (lungo più di ottanta metri all'origine ed oggi forse anche di più). Tecnicamente ricordo che è buona norma usare una cimetta per la discesa e la risalita e che normalmente si superano i tempi dell'immersione senza decompressione. Infatti di solito noi ci vediamo costretti a risalire solo dopo 30/33 minuti dal momento dell'inizio della discesa, accumulando tempi di decompressione a -6 e a -3 metri di qualche minuto. E' un'immersione veramente bella ma impegnativa !

Scheda tecnica:


Nome relitto: Cacciatorpediniere Castore
Nazionalità: Italiana
Anno dell'affondamento: 1943/1944
Condizioni mare: cattive
Condizioni meteo: buone
Difficoltà: alta
Spettacolarità: alta




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