Dedication to Ayrton

SAUDADE DE UM CAMPEÃO


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Nascere il primo giorno di primavera dovra' pure significare qualcosa.

Il destino disegna parabole speciali,ricche di chances,simili al prorompente esplodere dei germogli sugli alberi. Quasi una pole positon esistenziale. E' bello pensare che Ayrton Senna lo sapeva. 21 marzo,1960 San Paolo del Brasile. Il via di una storia personale che un giorno sarebbe stata di tutti. Una storia di passione, di talento, di sogni realizzati. Una corsa in pienezza nella vita senza sottrarsi ad un lucido confronto quotidiano con la morte. Fino ad una curva, una lieve variazione,come tante. Affrontata davanti a tutti,come sempre. Neanche a dirlo, in un giorno di primavera.

Ayrton, con te e' morta una parte di me stessa, ma vivra' per sempre il meraviglioso ricordo di una persona unica ed irripetibile che con la sua filosofia di vita mi ha insegnato molte cose, una persona che ho avuto la fortuna di conoscere e che mai potro' dimenticare. La tua stella brillera' nel cielo e nel mio cuore in eterno.
Giulia Mei
Rome, it europe - Sunday, January 21, 1996 at 10:01:20
Ole-oleleo la, ole-oleleo la, Senna, Sen-na, adeus.


Alla grande. Tutta una vita così, alla grande. Sin dai tempi del kart, trapiantato lontano da casa per vincere delle corse ed esorcizzare la nostalgia della famiglia lontana. Alla grande. Sin dai tempi delle prime monoposto: vittoria già alla terza gara, dodici addirittura nella stagione d'esordio. Alla grande. E la F. Ford 2000: ventun successi su ventisette corse. Alla grande. E il debutto in F.3? Primo! Alla grande. Poi ventidue corse e quattordici vittorie. Alla grande. E poi ancora la F. 1, la scelta rischiosa di un team piccolo, la Toleman, ma con un ruolo di prima guida. Alla grande. E la Lotus, le prime pole position con la puntuale strizzata d'occhio a Gerard Ducarouge, progettista e complice di mille astuzie. Alla grande. Dieci anni nell'olimpo dei migliori, faccia a faccia con il coraggio disperato di Mansell, le mille astuzie di Prost, il mestiere e la lingua lunga di Piquet, dividendo con loro i titoli mondiali ma mai il dubbio su chi fosse il più bravo. Alla grande. Dieci anni partendo quasi sempre davanti, là dove per esserci serviva la zampata del campionissimo. Con il turbo o con l'aspirato, con l'elettronica e senza, con l'otto, col dieci, con il dodici cilindri. Alla grande. Dieci anni in movimento sull'asse Montecarlo-Portogallo-Brasile perchè non c'erano solo le corse, tante, e le prove, dippiù. Ma anche la famiglia, gli affari, gli amici e le donne, spesso diverse, sempre più belle. Alla grande. Novantasei Gran Premi con un motore Honda dietro la schiena, trentadue vittorie, una ogni tre. Alla grande. Viaggi da e per il Giappone, mille inchini, mille sorrisi, molta pazienza e sei firme su contratti dagli ingaggi favolosi. Alla grande. Il sorriso felice del vecchio Soichiro e quello più triste, ma ammirato dell'altrettanto vecchio Ferrari. Il piacere di aver parlato con loro, di essere stato invitato e soprattutto ammirato da loro. Alla grande. La sfida impossibile con il Ford contro il Renault, attaccati alla pioggia o alle curve per veder premiato il talento e il coraggio. Cinque scommesse vincenti. Alla grande. Il braccio di ferro con Dennis, il lungo corro-non corro, il crollo di Ron. Alla grande. Tutto pianificato nei particolari sin da fanciullo. Il nome che diventa un marchio brevettato, la carriera, i rapporti con la stampa, il tempo libero, la pasta in bianco. Ma anche la fede in Dio e le debolezze degli uomini. Ti mostravi come noi, ci parevi come Lui. Alla grande. Poi quell'ultima curva, rotonda come gli interrogativi di una stagione in contropiede e insidiosa quanto i rapporti in seno a una squadra alleata ma non amica. Il piede giù come sempre per fuggire dal mucchio e dai dubbi. Lo sguardo avanti e i rivali negli specchietti via via sempre più piccoli. Le solite cose, Ayrton, se soltanto la tua Williams avesse sterzato. Sarebbe stata ancora una volta una curva delle tue. Alla grande. Ma questa volta di grande c'è stata solo la nostra disperazione.

Carlo Cavicchi (Autosprint)



Ad Ayrton Senna

San Paulo, Brasile 21 di Marzo

nascesti sereno d'amore cosparso.



D'innato talento per corse e motori,

eroe mai spento di gioie e dolori

Maestro si grande di vita e destino

umano, sincero, valente e divino.



Tre volte mondiale la vita hai lasciato,

rapito ad un sogno, da tutti osannato.



Ayrton, sei primo sul podio del cielo,

campione mai vinto di gloria e di zelo.

Mi manchi, mio Beco, amico perduto

sarai nel mio cuore per sempre un'aiuto.



Lassù la tua stella mi guarda dal cielo,

Adeus Ayrton, sei Magic davvero !!!!





Giulia  07. 03. 1996

                      



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