Alla grande. Tutta una vita così, alla grande. Sin dai tempi del kart, trapiantato lontano da casa per vincere delle corse ed esorcizzare la nostalgia della famiglia lontana. Alla grande. Sin dai tempi delle prime monoposto: vittoria già alla terza gara, dodici addirittura nella stagione d'esordio. Alla grande. E la F. Ford 2000: ventun successi su ventisette corse. Alla grande. E il debutto in F.3? Primo! Alla grande. Poi ventidue corse e quattordici vittorie. Alla grande. E poi ancora la F. 1, la scelta rischiosa di un team piccolo, la Toleman, ma con un ruolo di prima guida.
Alla grande. E la Lotus, le prime pole position con la puntuale strizzata d'occhio a Gerard Ducarouge, progettista e complice di mille astuzie. Alla
grande.
Dieci anni nell'olimpo dei migliori, faccia a faccia con il coraggio disperato di Mansell, le mille astuzie di Prost, il mestiere e la lingua lunga di Piquet, dividendo con loro i titoli mondiali ma mai il dubbio su chi fosse il più bravo. Alla grande. Dieci anni partendo quasi sempre davanti, là dove per esserci serviva la zampata del campionissimo. Con il turbo o con l'aspirato, con l'elettronica e senza, con l'otto, col dieci, con il dodici cilindri. Alla grande. Dieci anni in movimento sull'asse Montecarlo-Portogallo-Brasile perchè non c'erano solo le corse, tante, e le prove, dippiù. Ma anche la famiglia, gli affari, gli amici e le donne, spesso diverse, sempre più belle. Alla grande.
Novantasei Gran Premi con un motore Honda dietro la schiena, trentadue vittorie, una ogni tre. Alla grande. Viaggi da e per il Giappone, mille inchini, mille sorrisi, molta pazienza e sei firme su contratti dagli ingaggi favolosi. Alla grande. Il sorriso felice del vecchio Soichiro e quello più triste, ma ammirato dell'altrettanto vecchio Ferrari. Il piacere di aver parlato con loro, di essere stato invitato e soprattutto ammirato da loro. Alla grande. La sfida impossibile con il Ford contro il Renault, attaccati alla pioggia o alle curve per veder premiato il talento e il coraggio. Cinque scommesse vincenti. Alla grande. Il braccio di ferro con Dennis, il lungo corro-non corro, il crollo di Ron. Alla grande.
Tutto pianificato nei particolari sin da fanciullo. Il nome che diventa un marchio brevettato, la carriera, i rapporti con la stampa, il tempo libero, la pasta in bianco. Ma anche la fede in Dio e le debolezze degli uomini. Ti mostravi come noi, ci parevi come Lui. Alla grande. Poi quell'ultima curva, rotonda come gli interrogativi di una stagione in contropiede e insidiosa quanto i rapporti in seno a una squadra alleata ma non amica. Il piede giù come sempre per fuggire dal mucchio e dai dubbi. Lo sguardo avanti e i rivali negli specchietti via via sempre più piccoli. Le solite cose, Ayrton, se soltanto la tua Williams avesse sterzato. Sarebbe stata ancora una volta una curva delle tue. Alla grande. Ma questa volta di grande c'è stata solo la nostra disperazione.
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Ad Ayrton Senna |