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Statte: breve Storia
(Approfondimento)

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Le fonti:
Le notizie riguardanti la Storia di Statte sono nella quasi totalità desunti dal volume "Il Feudo di Statte" del nostro concittadino, (da diversi anni non residente a Statte) prof.  Angelo Marinò  e che da queste pagine affettuosamente salutiamo.
Questa pagina è strutturata in undici settori nella colonna sinistra, mentre la colonna destra è riservata a piccole immagini ed ad una scheda "Come vivevano i contadini Stattesi all'epoca dei Feudatari".
Per chi desidera approfondire l'argomento legato al periodo dell'Autonomia ricordiamo che sul sito vi sono due pagine dedicate all'argomento: la prima è anche richiamabile cliccando qui mentre l'approfondimento su detto argomento è richiamabile dalla stessa pagina oppure cliccando qui.
Buona Navigazione

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Dolmen di Accetta grande
(foto (pubblicata su Polis) di W.Pappone)

 

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Archi dell'acquedotto romano

 

Le origini del nome Statte
Il prof. Lino Marinò nel suo libro "Il Feudo di Statte" analizza diverse ipotesi:
1° la campagna di Statius ufficiale romano;
2° statti: imperativo di stare per le sue belle colline e acque;
3° aquae statiae per la presenza delle acque del Triglio;
4° statio: residenza, città; diventato Statte nell'alto medioevo dopo le invasione barbariche visto che in questa lingua statte significava proprio luogo o posto.
Marinò propende per quest'ultima ipotesi, mentre l'altro storico stattese il prof. De Marco in un articolo di Polis sembra non privilegiarne alcune in modo particolare.
Gli antichi abitanti della zona
La presenza di grotte naturali, dei Dolmen, di numerose tombe, l'abbondanza delle acque del Triglio che si suppone scorresse lungo la gravina, sembrano confermare la presenza di antichi abitatori almeno nell'età megalitica.
Una tribù preistorica abitò la Piazza dei Lupi presso la zona delle acque del Triglio; raschiatoi di selce e un'accetta di rame documentano l'incontro tra due civiltà: quella neolitica e quella del rame; o meglio rappresentano una fase importante dell'evoluzione dall'età della pietra all'età del rame.
Il tutto si riferisce ad almeno mille anni prima della venuta di Cristo.
In epoca romana la contrada corrispondente all'attuale Statte fu abitata da cittadini romani o locali di ceto medio-alti.
Infatti il primo tratto di acquedotto (dalla valle del Triglio fino a Statte) fu costruito probabilmente intorno al 123 A.C. e, visto le difficoltà e gli alti costi di tale progetto, la  costruzione poteva essere giustificata  da un bisogno pubblico   (rifornire di acqua  templi e altri luoghi pubblici) e privato ( rifornire di acqua le ville di possidenti del tempo che avevano scelto Statte per la sua aria salubre e per la relativa vicinanza da Taranto).

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Scorcio di una delle gravine di Statte, le cui grotte hanno ospitato i primi abitatori della zona di Statte

Le origini del casale di Statte.
Le prime notizie "certe" del casale di nome Statte sono documentate in un Inventario del 1406 circa che includeva il casale Statte nei beni situati nei territori di Taranto.
La sua nascita medioevale però risale certamente ad un periodo precedente.
Si è concordi nel ritenere che dopo secoli di abbandono delle nostre campagne, queste furono ripopolate in seguito alla distruzione di Taranto avvenuta nel 927 ad opera dei Saraceni; in tale occasione molte famiglie tarantine trovarono un rifugio sicuro nelle grotte naturali delle gravine e dei canali. Fu ripopolato il Canale della Zingara (le grotte) e la zona della cappella rurale di S.Michele.
Delle vicende del casale intorno all'anno mille non si sono trovati documenti; dei primi feudatari che si ha notizia citiamo ad esempio Giuseppe De Stella che nel 1378 era proprietario solo della metà dell'intero casale.

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La masseria di Todisco.
Il castello di Statte probabilmente doveva avere un aspetto molto simile a questo.

I Primi Feudatari
Nel 1445 tutto Statte e l'intero casale fu concesso in feudo ai principi De Algericiis a cui probabilmente si deve la costruzione del castello (forse paragonabile ad una attuale masseria) che però andò ben presto in rovina.(Però gli ultimi resti erano ancora presenti circa 40 anni fa.)
In seguito, il casale di Statte, (come quello di Crispiano ed altri) fu completamente abbandonato; i contadini cominciarono a dimorare nelle masserie, forse a causa della minaccia dei turchi, ma anche per stare il più vicino possibile al luogo di lavoro.
Piccola scheda: 

La vita degli stattesi nel periodo dei feudatari.
Le prerogative del feudatario erano numerose: Egli aveva alle sue dipendenze tutti i contadini che abitavano nel casale o nelle masserie, i quali coltivavano le sue terre pascolavano i suoi greggi ecc. Oltre a pagare il censo per le terre che coltivavano e a dare al padrone parte del raccolto, pagavano il dazio, per il passaggio delle terre del signore, per l'uso delle fonti di acqua, pagavano infine una tassa di macellazione per ogni animale che veniva ucciso sul suo territorio.
Si riporta dal citato volume un sunto di un  contratto capestro del 1829 tra il feudatario dell'epoca ed un contadino:
Si concede a miglioramento per  anni otto gratis e senza pagamento alcuno un terreno macchioso, il contadino si impegna a smacchiare e a piantare a proprie spese venti alberi di ulivo per ogni tomolo; negli otto anni, i frutti della terra (ma quali? N.d.r) sono a beneficio del contadino ma alla fine degli anni otto (con le piante di ulivo ormai fruttifere N.d.r) il terreno suddetto ritornerà nella piena disponibilità (del feudatario N.d.r). Durante il tempo degli otto anni i contadini devono abitare nei locali esistenti nella masseria pagando l'affitto in vigore alla stipula del presente contratto.
Come fa notare Marinò, "le terre macchiose erano improduttive per cui concederle gratuitamente per otto anni e riaverle poi trasformate in fiorenti oliveti era un vero e proprio affare. Ciò che il contadino ricavava da quella terra era sempre di gran lunga sproporzionato al duro lavoro impiegato nella trasformazione".

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Lo stemma del casato De Blasi

 

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Scorcio del palazzo baronale di Statte

 

I feudatari De Blasi
Statte cominciò a ripopolarsi  con i feudatari De Blasi (nobili di Martina Franca) negli ultimi anni del secolo XVIII,  prima intorno alla masseria ed al palazzo baronale e successivamente  per l'ennesima volta presso il Canale della Zingara in cui furono scavate nuove grotte (il prezzo da pagare al signore si aggirava sulle 200 lire per l'autorizzazione a scavare una grotta, più 25 lire annue di canone.)
La frantumazione de latifondo"De Blasi"
Nel 1800 circa per la frantumazione dell'eredità della famiglia Blasi e con le conseguenti difficoltà economiche in seno alla stessa famiglia, il feudo di Statte fu parzialmente venduto ad altri proprietari: (De Sinno, Caliandro, Sebastio, Frascolla ed altri).
Il ripopolamento del feudo
Una spinta al ripopolamento furono i contratti di enfiteusi, derivati da una legge del 1806 che abolendo molti dei privilegi dei feudatari mise i contadini in una situazione lavorativa migliore e risvegliò quei sentimenti di libertà propri del risorgimento.
Tra i primi ad usufruire dei contratti di enfiteusi notiamo anche cognomi noti stattesi: Magazzino, Pichierri, Ruggiero, Fumarola, Donvito a cui si aggiunsero successivamente Frascella, Todaro, Pace, Mancini, Ettorre, Miccoli, De Marco, Caputo, Rondinelli, Carbotta, Russo, Marinò, Mosca, Longo, La Domada, D'Agostino, Colizzi, D'Ogna, Rossano, ed altri 40).
La nuova ricchezza che ne derivò, vide fiorire diverse attività: cavamonte, muratore, carrettiere, falegname, fabbro ferraio ecc.
In particolare le cave dei tufi divennero un bene di esportazione di Statte; a Taranto il borgo era in costruzione e da Statte partivano giornalmente per Taranto circa 90 traini, l'economia stattese cominciò lentamente a fiorire, anche però in questa attività lo sfruttamento del signore si faceva sentire pesantemente a causa dell'eccessivo canone che i cavamonti, giornalmente dovevano pagare.
L'identità stattese
L'avvenimento che sanzionò l'identità di Statte, fu la creazione il 21 Settembre 1859 di un ufficio sezionale di Stato Civile e da cui dipendeva anche Crispiano (che si staccò da Statte nel 1881).
Sorgono le prime scuole elementari, Statte assume un nuovo volto, avviandosi rapidamente verso una vita di libertà e di proficuo lavoro.  Intorno a 1890  gli abitanti di Statte erano circa 1800.
Il secolo XX
Siamo nel secolo XX, gli abitanti di Statte danno il loro contributo di sangue nelle due guerre mondiali ma pagano anche il loro tributo per la libertà e per la democrazia.
Il secondo dopoguerra, fu un periodo particolarmente difficile per gli stattesi che nel periodo bellico lavoravano principalmente nei Cantieri Tosi e nell'Arsenale.
Gli stattesi si ritrovarono nella quasi totalità senza lavoro;  l'emigrazione verso il Nord e verso l'estero fu notevole, così l'apertura del Centro Siderurgico rappresentò un'ancora di salvezza per le  numerose   famiglie senza reddito.
Venne anche l'inquinamento insieme all'abusivismo edilizio, quest'ultimo  derivato oltre che dalla pressione demografica anche dall'inefficienza e dalla miopia degli amministratori Tarantini che non avevano saputo dare un piano regolatore adeguato alle nuove esigenze.
Statte era un paese ormai moderno se non fosse per la mancanza totale dei servizi primari, acqua e fogna per primi.


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Chiesa Cuore di Gesù

 

La conquista dell'Autonomia
I tempi per Statte Autonoma erano ormai maturi; con una grande prova di orgoglio e di dignità gli stattesi vinsero la loro più bella battaglia: con un Referendum plebiscitario si pronunciarono per l'Autonomia, e nel 1993  fu eletto il 1° Sindaco: Orazio Marinò, (seguito dal 2° Angelo Gigante, quest'ultimo riconfermato nelle amministrative del 16 Aprile 2000 ma prematuramente scomparso il 26 Agosto dello stesso anno a causa di una grave malattia).
Alle elezioni che sono seguite (Maggio 2002) è stato eletto sindaco il Dott. Pino Mastromarino. Lo stesso,  si è dimesso nel Febbraio 2005, oltre un anno prima della scadenza naturale del suo mandato.
In attesa delle nuove elezioni amministrative l'amministrazione è stata retta dal commissario del governo dott.  Paglialonga.  Nelle ultime elezioni che  si sono tenute il 28 Maggio 2006 è risultato eletto Angelo Miccoli. In bocca al lupo ai neo eletti per un proficuo lavoro.
Siamo ormai arbitri del nostro futuro.

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Festa per la conquistata Autonomia

Prospettive:
La nostra economia, purtroppo, è ancora legata al reddito fisso derivante dal settore acciaio (dipendenti, pensionati e, soprattutto prepensionati); l'esperienza passata (Arsenale e Cantieri Navali) dimostra come sia pericoloso dipendere quasi esclusivamente da un solo soggetto economico ed è quindi indispensabile diversificare la nostra economia.
Noi siamo molto fiduciosi; l'Autonomia Comunale ha portato in Statte un nuovo vento di Imprenditorialità, sono sorti associazioni di giovani imprenditori, e parlando con loro ci si accorge che hanno idee chiare ed anche coraggio per metterle in pratica. Manca ancora purtroppo il nuovo piano regolatore: paesi a noi vicini insegnano che la propulsione viene proprio dall'edilizia.
Ed ora la cosa più importante: Gli abitanti di Statte hanno bisogno di aggregarsi; centro sociale e Biblioteca possono fare molto, ma abituarsi a fare la passeggiata in piazza come a Massafra e Crispiano è indispensabile. Per fare questo è però necessario disporre della piazza, di una villa e di un parco.
L'Amministrazione Comunale si impegni a dare priorità a queste realizzazioni, perché come si usa spesso dire Statte è fatta ora bisogna fare gli stattesi.
Auguri Statte

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Città:
La funzione principale di una città è di trasformare il potere in strutture, l'energia in cultura, elementi morti in simboli viventi di arte, e la riproduzione biologica in creatività sociale.(Lewis Mumford)
Pagina
Aggiornata
21-09-2006
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Leonardo Del Giudice Web Designer
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