No all'oblio !!!!!

Dalla Organizzazione di Difesa Popolare
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A dodici anni dal massacro del Corpus Christi,
lo scrittore cileno Pedro Lemebel scrive:

       "Se sono nel tuo ricordo, sono parte della storia". Victor Jara
 

Probabilmente, come notizia spettacolo della passata dittatura, il massacro del Corpus Christi, anche chiamato “Operazione Albania” dalla CNI (Centrale Nazionale di Informazione), è stato uno dei fatti più ripugnanti che hanno commosso il paese con il suo doppio modo di fare notizia.

Da una parte, il giornalismo complice di “El Mercurio” e “Canal Trece”, dove appariva il giornalista accando ai cadaveri ancora tiepidi, facendo credere che questo era il saldo dello scontro a fuoco tra la sovversione armata e gli apparati di sicurezza che proteggevano il paese dall’estremismo.

Dall’altro lato, il racconto clandestino, nello zampillio di sangue color cioccolato del massacro, nella paraplegica contorsione dei dodici corpi sorpresi a man salva, annientati all’improvviso dal crepitare delle raffiche che bruciano la pelle, nell’assalto del battaglione che penetrò nelle case come una vampata, abbattendo porte e rompendo finestre, come branco di cani rabbiosi, come muta di iene sbavanti, come manipolo di coioti cechi con l’ordine d’uccidere, di squartare a colpi di fucile ogni ombra, ogni figura di uomo, bimbo o donna che, feriti, cercano a tastoni la via di fuga.

Lì, resa cieca da uno spillo di polvere da sparo alla tempia, la bimba apprendista guerrigliera, sembrava danzare, inchiodata una ed un’altra volta dal caldo ardore della mitragliatrice. Più in là, il giovane idealista non riuscì a bere dalla tazza che aveva in mano e cadde sul tavolo, in un’emorragia di sangue e caffe’ che inamidarono la sua camicia bianca, ancora più bianca nel fiume di crisantemi rossi che che uscirono dal suo petto.

Gelo e sangue condirono la zuppa di quella notte. Il gusto opaco dell’orrore inacidì la cena in quelle case delle dodici vittime. La madre dell’alunna piangendo non credette, il fratello del cittadino disse che era uscito presto, senza dire nulla. Il padre dell’universitario non volle fare dichiarazioni, i vicini commentavano a voce bassa l’orribile calamità.

E tutti noi che allora nuotavamo controcorrente nella lotta, sentimmo nuovamente la rabbia e poi la stoccata della paura, una paura senza fondo, una paura stomacale di presentire l’ombra degli stivali dietro la porta.

Si erano capaci anche di questo….. avevano pianificato freddamente quella notte di lupi e coltelli.

Si avvicinarono ai luoghi, allertando i vicini che non si affacciassero. Alcuni prima li rapirono e, dopo, li fecero apparire freddi e massacrati.  Altri li ammanettarono eccitandosi  a pali, attendendo. Probabilmente si spartirono le vittime nel vederle arrivare, e all’ordine di procedere, non ebbero sussulti nel bagnarsi di sangue, senza pietà, in questa orripilante esaltazione.

E, dopo aver ucciso i sopravviventi con un colpo di grazia, si rilassarono in questo silenzio tappetato di cadaveri, mettendosi a ridere, dandosi pacche sulle spalle, felicitandosi mutuamente per il successo dell’operazione.

Forse dopo questo fatto, il centinaio di uomini cileni, membri delle forze armate della CNI, un po’ stanchi, ritornarono alle loro case, salutarono la loro donna, baciarono i loro bimbi  e si sedettero a vedere i notiziari. Si, poterono mangiare rilassatamente e furono capaci di felicitarsi vedendo la fila di corpi contratti sfilare attraverso gli schermi. Si, quella notte dormirono profondamente e senza pastiglie, ed anche formicarono con la loro donna e nel momento di venire tornarono ad uccidere, eiaculando freddo sui corpi andati. Si, quella notte di uncini qualcuno di loro generò un figlio che oggi va per gli undici anni.

Si, il bimbo cammina per mano con questo ex della CNI, vicino alla via Pedro Donoso, Varas Mena o Villa Frei, ma non sa perché suo padre evita di passare per queste vie. Si oggi è nuovamente aperto il caso “Operación Albania”, qualcuno di loro è stato chiamato a depositare una dichiarazione, e prima di uscire ha paura di guardare negli occhi scuri di questo bimbo che domanda. Si, ha paura! Si, infine sente paura! Che sia questo l’inizio del giudizio, nell’innocenza che interroga come castigo senza fine !

A ricordo di Ignacio Valenzuela P., Patricio Acosra C., Julio Guerra O., Iván Enríquez G., Patricia Quiroz N., José Valenzuela L., Ricardo Rivera S., Elizabeth Escobar M., Manuel Valencia C., Ester Cabrera H., Ricardo Silva S., Wilson Henríquez G.

Santiago del Cile, 15 - 16 giugno 1999     Pedro Lemebel
 

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