Pier Luigi Maffei
RICOMINCIARE DA DON STURZO
L’attuale
modello politico-istituzionale ha necessità di essere aggiornato sul
piano della pratica attuazione, ma, se guardiamo a fondo ai problemi di casa
DC, si scoprirà che certi ritardi derivano da deficienze di metodo e
comportamento più che di struttura. Anche a coloro che si dànno
tanto da fare per far credere che il distacco esistente fra società e
politica derivi dalla esistenza dei partiti, occorre far rilevare che a portare
alla disaffezione è l’uso improprio degli stessi da parte di chi guarda
al potere non come mezzo per realizzare una politica, bensì per raggiungere
risultati particolari e contingenti.
Del resto coloro me non si riconoscono nell’attuale
modello di partito non fanno altro che riproporre sotto nuove o vecchie denominazioni
analoghe strutture, trovando temporanee affermazioni per apporto di voti di
protesta, in risposta a cittadini delusi, talvolta disorientati dai mass
media e quindi incerti sul da farsi. A simili situazioni corrisposero nel passato
forme dittatoriali: oggi si va alla astensione dal voto o verso organizzazioni
che, rispetto ai partiti, hanno il difetto di avere una visione settoriale,
anziché globale dei problemi della nostra complessa società.
Non è certo la prima volta che nella
storia dell’umanità si ravvisa il presente come un momento di decadenza
di costumi e di crisi di valori, ma i segni di insoddisfazione stanno oggi a
dimostrare che ci sono il desiderio e la volontà di superamento dell’attuale
situazione per tendere nella piena solidarietà ad una crescita della
persona nella comunità.
Tradotto in termini politici questo significa
dover mettere tutto l’impegno nella costruzione di un progetto politico con
l’uomo al centro delle attenzioni, tramite la messa a punto di strumenti da
discutere in sede parlamentare, con cura alle nostre tradizioni e alle nostre
peculiarità, evitando di cadere nella banale copia di soluzioni tipiche
di altre realtà nazionali, legate a ben altre condizioni, o in compromessi
che non sono mai giustificabili nelle scelte di fondo.
Certo è che la gente richiede oggi
una classe politica più attenta a risolvere i problemi che a guardare
ai particolarismi e a dare risposta alle particolari esigenze, così come
richiede di non cadere nei modelli consumistici che portano a forme di vita
egoistiche, ma come poter parlare oggi in politica di solidarietà senza
rischiare di passare da predicatore anziché da politico?
La risposta è teoricamente semplice:
smettendo di parlare, e dando ognuno nell’ambito delle proprie competenze, nel
suo piccolo o grande spazio di operatività, esempio di corretto comportamento.
Molto si gioca infatti sul piano dei comportamenti. L’attuale critica situazione
non è infatti solamente un problema di uomini, ma è anche un problema
di uomini.
La "Centesimus Annus"
II nostro è tempo di ripresa del messaggio
sociale del Vangelo. In un’epoca caratterizzata dal consumismo occorre
recuperare la centralità dell’uomo, superando i sistemi tipici del socialismo
reale e del rigido capitalismo.
L’uomo non è un numero: la socialità
non è assicurata dallo Stato.
Non si possono assumere come fondamenti di
vita né il collettivismo, né il consumismo e l’efficientismo.
Dall’ "avere" (egoismo ed individualismo)
occorre tornare a considerare l’"essere" (altruismo e solidarietà), recuperando
la visione integrale dell’uomo, riscoprendo la spiritualità e la reale
solidarietà.
Non sono le strutture, ma l’adeguata scelta
delle funzioni che possono rimettere l’uomo al centro delle scelte.
Uomo-Amore è il binomio che sta a
monte di ogni successo umano. Ne viene di conseguenza una società più
giusta, attenta al superamento della povertà e dei diritti negati.
Questo obiettivi vanno perseguiti con coerenti
azioni da mettere alla base del metodo di far politica, anche se la politica
richiede razionalità oltre che sentimento.
Non è raccogliendo gli scontenti dei
partiti e mettendoli trasversalmente insieme che si può sperare di dare
nuovo valore alla politica.
Quello che conta è che ognuno favorisca
l’avvento nella propria famiglia partitica di un programma sul quale chiamare
a confronto tutti e che sia dato spazio a coloro che operano in coerenza di principi,
rompendo il collegamento tra affari e politica e consentendo di alzare il tono
nella costruzione del progetto politico.
Il nostro intento è quello di confrontarci
con chi fa del partito un momento di progettualità caratterizzata da obiettivi
ben definiti.
Non ci potrà essere partecipazione
degli iscritti e della gente se non ci sarà la ricerca di questi comportamenti
e non si renderanno concreti questi progetti.
II partito, strumento della democrazia rappresentativa,
non è in discussione. Sono in discussione metodi e persone.
© Giovanni
Armillotta, 2000