Pier Luigi Maffei
QUALE FUTURO PER IL LITORALE PISANO
Prendo spunto dal grido di allarme che viene dal Convegno che
si e tenuto a Palermo nell'ambito della Fiera del Mediterraneo sul tema "Difesa
delle coste dall'erosione", durante il quale è stato messo in evidenza che 800
chilometri di costa sono a rischio per fenomeni di erosione, per entrare nel
merito del Litorale Pisano e dire che esso non può ancora una volta subire ritardi
di importanti realizzazioni parlando, impropriamente, di interventi non del tutto
verificati sul piano della compatibilità ambientale.
Gli impianti urbanistici costieri sono insediamenti che l'uomo ha realizzato
per poter vivere a contatto con il mare, da esso traendone forme di sostentamento
oltre che di salutare soggiorno.
Detti insediamenti, specialmente quando caratterizzati dalla presenza di massicce
strutture ricettive e da attrezzature portuali, hanno comportato particolari
condizioni ecologiche sulla costa e nel retroterra e talvolta negativi fenomeni
di erosione della spiaggia.
Gli interventi non sono però in sé a priori positivi e/o negativi, costituendo,
quando ben affrontati e risolti sul piano tipologico e qualitativo, le condizioni
indispensabili per garantire la corretta godibilità non privatizzata di questo
bene naturale, così come fondamentale è assicurare una rete viaria di accesso
e penetrazione per il mezzo pubblico e privato, in equilibrio con la natura,
favorendo in qualche misura una corretta salvaguardia e conservazione delle risorse
naturalistico-ambientali.
Ogni opera che si va a proporre deve essere quindi verificata ai fini di una
adeguata protezione naturale della costa, dovendosi evitare forme di erosione,
di trasporto di materia e di deposito non controllati. Gli interventi non devono
cioè comportare turbative ecologiche.
Una delle condizioni per un corretto intervento è garantire la discontinuità
delle forme insediative, lasciando una alternanza di zone naturali, quasi una
sorta di estesi cannocchiali sul mare, e mantenendo zone umide a nastro parallele
alla costa, quali veri e propri filtri di protezione e polmoni rigeneratori dell'atmosfera.
In questa ottica la soluzione del porticciolo a mare, che si sostituisce ad un
preesistente insediamento produttivo, è senz'altro rispettosa dei criteri dogmatici,
anche se da sempre si è detto che solamente coloro che, come gli olandesi, hanno
grandi esperienze dirette sono in grado di suggerire soluzioni che evitino problemi
di erosione della costa, favorendo anzi con forme opportune, il ripascimento
dell'arenile.
Circa la dimensione ricettiva e la dotazione di attrezzature complementari alla
presenza dei posti barca non è poi tanto un problema di quantità, che deve essere
legata ad una corretta ed utile gestione, pena non raggiungere lo scopo prioritario
di dare nuovo slancio al litorale pisano, bensì di qualità di interventi, ivi
compresa la correttezza di una semplice trama viaria caratterizzata dalla presenza
di diffusi e non estesi punti di sosta, tali da tener separati i flussi meccanizzati
da quelli pedonali, per assicurare anche un corretto godimento visivo della Bocca
d'Arno, nel pieno rispetto delle caratteristiche naturali ed ambientali.
Non si tratta quindi di dover esaltare oltre il limite del lecito e del logico
la presenza di un "Parco" e di un ufficioso quanto inutile schema strutturale
Pisa-Livorno, che viene invocato solo e sempre a discapito delle esigenze di
Pisa, bensì di tener oggettivamente conto del fatto che un intervento può e deve
essere comunque occasione di qualificazione e di miglioramento delle condizioni
ambientali e che alte competenze pluridisciplinari possono essere garantite dall'Università
di Pisa tramite suoi docenti-ricercatori, che hanno continuativi rapporti internazionali
con chi questi problemi li ha già affrontati e brillantemente risolti.
© Giovanni
Armillotta, 2000