NOTIZIE
FLASH
Ieri risoluzione solenne con lapprovazione del Santo Padre
La Conferenza Episcopale esorta il
Governatore della Banca dItalia, Carli, ad abbassare ulteriormente i tassi di
interesse.
Secondo fonti governative non trattasi di
ingerenza, in quanto il governo della moneta è da un pezzo sottratto alla politica. Altri
fanno notare che Guido Carli è morto da un pezzo.
Capire
lAntifona
Finalmente, lItalia interviene
militarmente in Albania.
Così una autorevole fonte degli Esteri:
"E anche quei Greci lì, che si diano una regolata!"
Il vocabolario
Fidel Castro e l'inconscio
Difficoltà con l'uno l'altro, per Pizzati di Repubblica.
L'11 dicembre 97, Carlo Pizzati si occupa, per Repubblica,
del quarantennale della Revolucion Cubana, e del relativo discorso di Fidel. Dal
resoconto si capisce poco, di quello che Castro avrebbe detto. Particolarmente oscuro
l'accenno all'Euro: Fidel parla di management di capitale a lungo termine,
prevede che l'euro e il dollaro si faranno la guardia. "Farsi la guardia"
è una metafora (o meglio: un luogo comune) e può voler dire molte cose. Il Nostro non
sembra però rendersene conto. Ma per fortuna abbiamo altre fonti: non il Corriere
(Caretto, Fidel sfida ancora il capitalismo, 3/1/99) che trascura
del tutto il passaggio sull'Euro, ma Le Monde (Jean-Michel
Caroit, L'Eglise et l'Etat ont salué la naissance de l'euro, 4/1/99): Cuba
est le pays latino-américain qui a salué avec le plus d'enthousiasme la naissance de
l'euro, présenté comme un contrepoids au dollar qui atténuera les conséquences de
l'embargo imposé par les Etats-Unis (Cuba è il Paese latino-americano che ha
salutato con il maggiore entusiasmo la nascita dell'Euro, presentato come un contrappeso
al dollaro capace di attenuare l'embargo imposto dagli Stati Uniti).
Ma fin qui, è mancanza di chiarezza. Sui motivi, abbiamo le nostre ipotesi, che
esporremo tra poco. Più sotto, però, il Nostro afferma che Il presidente cubano
ricorda poi che, nonostante i quarant' anni, anche lui è inamovibile. E pochi ne
dubitavano. "Anche colui che parla da questo balcone non è lo stesso di quel giorno,
è solo un po' meno giovane, ma è uno che si veste, che pensa e che sogna esattamente
allo stesso modo da allora". Come a dire, se vi illudete ch'io possa cambiare,
trovatevi un'altra illusione.
Fidel sarà pure inamovibile, ma in compenso Pizzati denuncia sicure
difficoltà col vocabolario: è chiaro che qui lui intendeva non tanto
"inamovibile", quanto piuttosto "immobile", o
"irremovibile", con buona pace del vocabolario, come dicevano gli anziani
professori di liceo.
Ma se abbiamo scomodato Freud, è perché certe omissioni, certe oscurità, non accadono
probabilmente a caso. Perché l'accenno all'Euro è così soffuso di oscurità, di
reticenza? Il fatto che Castro (e il governo cubano) considerino così positivamente
l'Euro deve infastidire profondamente il Nostro il quale, come molti dei suoi colleghi di
Redazione, è fanaticamente europeista, fanaticamente anticastrista, e per giunta,
manicheo. Trova quindi imbarazzante l'idea che Castro sia favorevole all'Euro. Come ogni
manicheo, crede che chi non è con lui, è contro di lui, e viceversa. L'inconscio gli ha
quindi giocato un brutto tiro: gli inibisce la possibilità di esprimere chiaramente un
concetto imabarazzante. E questo imbarazzo è anche la probabile origine di tanto
caliginosa esposizione. Si confronti, per contrasto, la luminosa chiarezza dei resoconti
dello stesso Caroit, nel medesimo numero di Le Monde (Fidel
Castro fête simplement les quarante ans de son arrivée au pouvoir), di un giornale
cioè che non può certo essere accusato di simpatie per Castro.
Ma la CASAGIT (mutua privata dei giornalisti) lo passa o non lo passa, lo psicanalista? |
Bestiario della
Stampa
Il ruolo culturale delle Forze Armate Italiane in Albania
Ma non hanno che compiti di Polizia
Così, in piena notte, autorevolmente precisa lo speaker di "TG3
Edicola" del 23 gennaio 99.
I fatti sono noti. Ma dato che la stampa italiana non ama dilungarsi in tediosi
racconti, li ripetiamo qui: un gruppo di Albanesi armati ("scafisti") sequestra
un funzionario di polizia Albanese e, usandolo come ostaggio, si fa restituire a Saseno,
armi in pugno, sei gommoni sequestrati.
Fin qui, sembrano tutti d'accordo. Ma gli scafi sequestrati (con l'appoggio della Finanza
italiana, di stanza a Valona, e forse anche all'isola di Saseno, erano o non erano
custoditi dalle Forze Armate Italiane?
Curioso, ma la materia è controversa, e vi sono pareri contrastanti.
Lo speaker notturno (o giornalista?) di TG3 l'edicola, ad
esempio, appartiene alla schiera di coloro che fanno di Saseno una isola presidiata da
"Forze italiane, Finanza e Marò" (la famosa "decima MAS"?). Ma come
sarebbe, i fegatosi Marò si arrendono a qualche centinaio di straccioni scafisti, sia pur
armati di kalasnikov? C'è un motivo, per il Nostro, e serio: le truppe italiane non sono
intervenute "perché non hanno che compiti di Polizia". La Polizia, infatti, da
che mondo e mondo, e come tutti sanno, non ha compiti di intervento. Vi càpita mai di
assistere allo slalom tra il traffico sul filo dei cento all'ora di un'autopattuglia a
sirene spiegate? Bene, spero non siate seguaci di quelle credule credenze plebee che
attribuiscono tutto questo alla smania di intervenire, (o addirittura di prevenire, come
ritengono i più ingenui fanatici), in presenza di reati. Essi accorrono in realtà
disperatamente, per tempestivamente assistere alla scena, e non perdere nemmeno uno dei
particolari da registrarre nei loro voluminosi libroni, copiosa testimonianza storica da
tramandare ai posteri in esaurienti e vividi resoconti. Un po' (o molto) come gli
amanuensi delle abbazie medievali, ai quali dobbiamo peraltro grandissima parte delle
conoscenze sul nostro passato.
Domenico Castellaneta (Repubblica 23/01/99, Valona,
"scafisti" all'assalto) è dello stesso parere, quanto alla presenza dei
militi italiani. Anzi, la cosa ha da essere certa, almeno per la Finanza, viste le
virgolette: I militari italiani non hanno reagito perché "la sovranità è del
governo albanese - ha detto il col. Fabrizio Lisi, comandante del contingente della
Guardia di Finanza in Albania - e nessuno di noi italiani poteva reagire".
Il Colonnello Fabrizio Lisi deve però essere un buontempone, a sentire il Ministero della
Difesa italiano, secondo quanto cita il Castellaneta stesso (che in questo articolo
ricorda molto il dottor Stranamore, il quale, mentre parlava, tentava di strangolarsi con
la sua stessa mano sinistra, in questo impedita dalla accanita resistenza della sua mano
destra). Infatti, nel fervore della scrittura, deve avere dimenticato la sua affermazione
in apertura di articolo secondo la quale ... il ministero della Difesa italiano
smentisce che ci fossero i marines del battaglione San Marco. Forse, se ci fossero
stati i Marò, la sovranità non sarebbe stata del governo albanese, e le truppe italiane
non si sarebbero limitate a "compiti di Polizia"?. (A quali compiti si sarebbero
limitati? Ci domandiamo con un brivido lungo la schiena)
Ma da cosa è stata poi provocata tutta questa baraonda? Ma da una prima, dura,
operazione per tentare di applicare la nuova legge anti-gommoni, come avrebbe, tra
virgolette, affermato il ministro dell'Interno albanese Petro Koci, secondo La
Stampa (Molinari e Tessandori, Gli scafisti beffano i militari italiani,
24/01/99). Il quale Koci, dietro tutta la sicumera di una affermazione del genere,
deve celare ben altri dubbi, a voler credere al Corriere sempre
del 24: «Ho trascorso due giorni a Tirana - spiega [il capo della Polizia di
Valona sequestrato, Sokol Kociu, all'Edicola del TG3 passato però come
"Questore di Tirana" ] - per avere il permesso di sequestrare quei gommoni.
Il premier Majko e il ministro dell'Interno, Petro Koci, avevano molti dubbi, molte paure.
Ho impiegato ore per convincerli che l'unica possibilità era quella di lavorare con la
Missione interforze italiane».
Ma cosa recita, infine, questa "legge antigommoni?". Non lo sappiamo.
Possiamo però dedurlo sempre dal resoconto del buon (fatelo pure essere cattivo!)
Castellaneta di Repubblica: i gommoni sono stati posti sotto
sequestro in base alla nuova legge varata dal Parlamento albanese che vieta alle barche
con motori sotto i 70 cavalli e i 32 chilometri orari di velocità di allontanarsi oltre
le due miglia.
La saggia legge dice: se non avete potenza e velocità sufficienti per sfuggire alle
guardie costiere, vi è fatto divieto anche solo di provare a trasportare clandestini
paganti oltre due miglia. Ma i saggi "scafisti" (con le virgolette, chissà
perché), come ci dice lo stesso Castellaneta-Stranamore più avanti nello stesso pezzo,
infatti, prudentemente non si limitano ai 70 cavalli. Per diventare scafisti sono
necessari 80-90 milioni per acquistare un mezzo di 8 metri, solitamente comprato nel
Salento. Il gommone è equipaggiato con due fuoribordo da 200-225 cavalli. Dunque,
tutto a posto con la legge albanese, si direbbe. I gommoni posseggono ben 400-450 cavalli,
e dunque, secondo la detta legge, potrebbero ben superare le due miglia, senza tema di
sequestri (quelli sequestrati dovevano essere dunque di poveri pezzenti, come al solito).
Anzi, otto metri di gommone con 400 cavalli possono anche decollare, ad occhio e croce,
anche pieni di gente, come un tappeto volante. Ma allora, tutto questo ambaradam, per cosa
poi? Per sequestrare gommoni non adeguati alle norme di sicurezza sull'espatrio
clandestino?
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