OGGETTO: PROPRIETÀ FONDIARIE – IMMOBILIARI E PACCHETTI TURISTICI PER ANNULLARE IL DEBITO PUBBLICO ARGENTINO CON SIMPATIA

 

On. Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi,

desidero esprimerLe tutto il mio apprezzamento per il modo e per la tempestività che ha prestato alla gestione della crisi finanziaria argentina, in qualità di Ministro degli Esteri. In generale, mi compiaccio per il Suo intento di delineare una politica estera, in grado di investire di valore e di prestigio il ruolo dell’Italia, nelle relazioni internazionali. In linea con questo orientamento intendo sottoporre alla Sua autorevole attenzione una possibile parziale soluzione dell’ingente debito pubblico dello Stato argentino nei confronti dei cittadini Italiani.

La proposta è molto semplice. Elaborare di comune accordo con le Autorità argentine un piano di conversione del valore nominale dei titoli del debito argentino in proprietà fondiarie o immobiliari in Argentina, oppure in pacchetti turistici da fruire in Argentina.

Ogni creditore italiano sarebbe libero di scegliere tra l’acquisizione di proprietà in Argentina o attendere la rinegoziazione del debito, alle aleatorie condizioni che verranno definite nel corso degli accordi che saranno intavolati in tempi ancora non prevedibili. È noto che l’Argentina gode di risorse naturali, già molto stimate, in passato dai nostri nonni (proprio mio nonno, una settantina di anni fa, progettava di trasferirsi in Argentina, per fondare un paese insieme a parecchi suoi concittadini).

Questo potrebbe essere un modo per corroborare la vecchia Amicizia tra i due Paesi, in maniera equa e senza danni economici per alcuno, anzi con benefici reciproci.

È difficile prevedere a priori, quanti sarebbero disposti ad accettare una simile proposta, ma si potrebbe svolgere un sondaggio preventivo tra i detentori dei titoli; gli aderenti affronterebbero una conversione del loro investimento, senza rischiare perdite in conto capitale e senza rimanere, ancora per anni, in attesa della definizione dei termini di ristrutturazione del debito (nuovi tassi d’interesse più bassi degli originari e dilazione del rimborso a un prezzo, molto probabilmente, inferiore a quello nominale), d’altronde l’operazione, dal punto di vista argentino equivarrebbe all’annullamento delle quote di debito detenute dagli aderenti.

Perché un italiano dovrebbe “acquistare” una proprietà in Argentina?

Coloro che hanno investito in questo Paese, a fini puramente speculativi, attratti dagli alti rendimenti, potrebbero ritenere vantaggioso un investimento fondiario o immobiliare in un Paese che ha molte potenzialità e che nel giro di alcuni anni potrebbe tornare a crescere a ritmi elevati; quanti hanno investito, ispirati ideologicamente dalla fratellanza tra i due popoli potrebbero veder garantita la fiducia prestata. Qualche imprenditore potrebbe vederne un’occasione per avviare un’attività agricola, artigianale o d’altro genere, parallela a quella svolta in Italia, a costi vantaggiosi; si  rammenti, infatti, che attualmente quei titoli scontano, sul mercato obbligazionario, una percentuale tra il 70% e l’80% del loro valore nominale.

Non dimentichiamo, inoltre, che gli Italiani sono un popolo di navigatori, con insediamenti distribuiti in tutto il mondo: quanti dei nostri concittadini hanno sognato la Patagonia o la calorosità latina che si respira in Buenos Aires? La passionalità del tango argentino accende i cuori di taluni, che potrebbero rivelarsi inclini ad avere una casa in un enorme e scarsamente popolato Stato, geograficamente lontano, ma affettivamente vicinissimo.

Con il tempo, quando la situazione socio-economico-politica si sarà stabilizzata, nell’ineludibile rispetto dell’ambiente, potrebbero sorgere nuovi insediamenti, urbanisticamente all’avanguardia: utilizzo di fonti energetiche pulite, tenore di vita medio-alto, sicurezza sociale, clima e ambiente ottimali.

Un aiuto economico concreto ai fratelli d’oltreoceano, che si tradurrebbe in ricchezza per la stessa Italia: società di costruzioni e di servizi italiane sarebbero coinvolte nelle opere di edificazione.

Non si tratterebbe di un nuovo flusso migratorio verso l’America Latina, in cerca di lavoro, ma di un’opportunità per rafforzare la presenza italiana in un Paese che ha spesso guardato con più entusiasmo e simpatia a questa parte dell’Atlantico, anziché a Nord dello stesso continente americano.

Sarebbe un modo per ampliare le prospettive della politica estera italiana, oltre la ristretta area mediterranea, imbastendo più strette relazioni con un popolo affine per tradizioni, lingua, usi e costumi, senza confliggere con gli interessi di altri Stati; anzi, sono frequenti gli inviti degli Stati Uniti a un maggior coinvolgimento del nostro Paese nelle vicende internazionali.

A chi non fosse interessato a immobilizzare risorse a migliaia di chilometri dal fulcro dei suoi interessi, si potrebbe proporre la conversione (“swap”) dei propri titoli in pacchetti turistici, alcune settimane di soggiorno gratuito presso strutture alberghiere argentine.

Una convenzione stipulata tra lo Stato italiano e l’Alitalia  potrebbe garantire biglietti di andata e ritorno a prezzi ridotti, con un palese beneficio per la Compagnia aerea che attualmente versa in uno stato di depressione, sia a causa della diffusa paura di volare, sia per ragioni di carattere puramente aziendale.

Chi pagherebbe i soggiorni? Sarebbe lo Stato argentino a sobbarcarsi le spese di alloggio dei turisti italiani nelle proprie strutture ricettizie, che ove fossero carenti potrebbero essere costruite e gestite da consorzi (“joint venture”) italo –argentini.

Nulla vieterebbe l’istituzione di catene alberghiere private o a parziale partecipazione pubblica, da privatizzare dopo cinque anni dalla loro istituzione.

Il costo sostenuto dall’Argentina sarebbe pienamente compensato dagli introiti classici del turismo, d’altronde la scoperta delle bellezze locali potrebbe tradursi nella nascita di un turismo affezionato e di sempre più stretti scambi culturali bilaterali; già son numerosi i giovani argentini di origine italiana che vengono a compiere studi universitari o post-universitari in Italia, si potrebbero elaborare programmi di collaborazione inter-Università per il ricoscimento di periodi di studio svolti in Argentina da studenti italiani.

E se l’iniziativa fosse un fallimento? Anche l’adesione di un solo investitore, sarebbe un successo, in quanto l’offerta pubblica di opzione non avrebbe grandi costi  per le Autorità dei due Paesi (all’inizio, soltanto i costi postali per l’invio di una lettera ad ogni creditore), mentre i non aderenti continuerebbero a detenere i propri titoli di debito.

Signor Presidente, mi permetta una constatazione dettata da una deformazione professionale, se l’iniziativa si traducesse in un volano economico, si realizzerebbe una fortunata equazione: più ricchezza = maggiori introiti fiscali.

Signor Presidente, La ringrazio per l’attenzione e Le porgo i più sinceri auguri di Buon lavoro… sempre nell’interesse della nostra Amata Patria.

 

Prima pagina