La scolaretta di Domenico Fiorentino
M
i ricordo di lui e dei suoi dipinti, da me sempre apprezzati.Perché non andare a trovarlo?
Ero curioso, d'altra parte, di sapere cosa avesse fatto di buono in questi ultimi anni...
Volgo lo sguardo in giro; vedo quadri dappertutto, sulle pareti, ammucchiati in un angolo del suo studio sulle sedie, sui tavoli: in ognuno di essi gli aspetti più inediti, più imprevisti di Sorrento e della Penisola.
Ma quel che maggiormente mi colpisce è la pennellata rapida, concisa, densa, l'energia delle sintesi coloristiche, il senso luministico, la vibrazione delle tonalità, il gusto della materia. Qualche volta mi ricorda Crisconio.
M
a sono vecchi dipinti.Q
uelli di oggi hanno un carattere ben distinto, sia dal punto di vista tecnico che poetico; e sono strade deserte e luminose dove scattano i " bianchi " degli intonaci delle case, boscaglie dove avverti la preziosità dei " verdi ", campagne aperte, spiagge solitarie e affollate da bagnanti, figure di bambini e di vecchie, di una rilevante forza plastica.M
a quello che mi ha molto impressionato, è un suo vecchio dipinto, di ampio respiro, di un impeto espressionistico notevole, in cui è rappresentata una bambina vestita di nero con le scarpette rosse, tutta intenta a scrivere.F
arebbe venire in mente Wlaminck o Derain o Matisse del periodo " Fauve ", tanta è la densità del colore e la forza della sintesi.(da "Napoli Notte., 25.26 marzo 1964, Piero Girace)