Nella mitologia greco-romana le nove Muse, figlie di Mnemosine e Zeus, dall'Elicona proteggevano le arti e le scienze: Clio la storia, Euterpe la lirica e la musica, Talia la com media e la satira, Melpomene la tragedia, Tersicore la danza, Erato la poesia amorosa, Polimnia l'eloquenza, Calliope l'epica, Urania l'astronomia e la matematica. Lamberto Pignotti, che se esistesse l'Elicona degli artisti proteggerebbe la poesia visiva, ha incontrato 27 muse contemporanee che gli hanno suggerito altrettante citazioni poetiche. Da Duchamp in poi, del resto, è meglio citare che comporre, con l'aiuto di Erato e di Euterpe, una ...serie inedita di opere dedicata a poeti italiani compresi tra Duecento e Novecento... (che) riprendono un verso d'amore dei singoli poeti scritto sull'immagine di una fotomodella di oggi, allegoricamente vista come una possibile ispiratrice e musa dei giorni nostri. ... (Pignotti, 2001). Già nel '63 Gianni Toti scriveva ...siamo in pieno dentro la civiltà dei consumi, come è noto ormai a tutti, persino la televisione usa questi termini e poiché tutto si fabbrica e tutto si consuma, come è fede positiva dei credenti nella società affluente del benessere e del miracolo, anche la poesia entra nell'ingranaggio, sulla catena di montaggio scivolano le liriche illuminazioni e le creazioni umane e, pezzo per pezzo, rima per rima, immagine per immagine, verso per verso si avviano verso il prodotto finale e il consumo..., ma oggi il nemico da battere non sono solo i consumi. ...Consumo di cultura: niente più e niente meno che anche una funzione educativa e acculturante, che vuole riconciliare il pubblico con la poesia, sia pure attraverso un trauma iniziale, cioè attraverso un sincero conflitto con quanto una tradizione ormai esausta aveva indicato come categoria poetica perenne. Non esito a ripetere che la poesia visiva è poesia democratica... scriveva Miccini nel '66; da allora il consumo di poesia è forse aumentato, a scapito della qualità. La pubblicità è l'anima del consumo e ...Za donna è quella che fa le maggiori spese della pubblicità. In due sensi. Come soggetto: è lei che di preferenza il sistema consumistico prende di mira e vuol convincere. E come oggetto: è lei che lo stesso sistema vende simbolicamente come supermerce con imbonimenti di parole e di immagini... scriveva Pignotti nel '78, e le sue Muse Apocrife, esposte al Gabbiano della Spezia, vengono vendute da imbonitori di alto profilo, oppure, invertendo il senso, vendono versi di prima scelta. Dagli anni '60, quando le poesie visive furono definite "operazione '200, "neovolgare", "abbassamento del livello", "declassamento della cultura", i cambiamenti nella comunicazione sono stati radicali. Capovolgere il significato dell'informazione diffusa dai media, rispedire la merce, ossia la poesia, al mittente con un'operazione uguale e contraria a quella dei mezzi di comunicazione era infatti possibile prima dell'avvento di Internet, che ha intorbidato le chiare, fresche e dolci acque. Oggi il messaggio poetico circola forse più di quanto era possibile prevedere, accompagnato da splendide modelle: digitando occhi lucenti, gai e pien d'amore di Guido Guinizzelli si accede infatti a una pagina di siti non proprio stilnovistici come Attrici modelle Nude Joanne Erotismo Riviste Erotiche. Il verso appartiene a Vedut'ho la lucente stella diana, e la musa di colore potrebbe essere Urania, con regolamentari stelline intorno al capo; è un'altra Urania in versione Lolita a ispirare Questa rosa novella a Lapo Gianni: Ben dico una fiata / levando gli occhi per mirarla fiso, / presemi '1 dolce riso I e li occhi suoi lucenti come stella. Gli occhi come finestra sull'anima, lo sguardo come luce interiore guidavano poeti e santi nel medioevo, e sono il filo conduttore della ricerca poeticovisiva di Pignotti: Lei che m'ha ferito coi suoi dardi è il lamento di Guittone d'Arezzo, vittima di una musa bionda e spietata; una musa inquieta e inquietante colpisce Boccaccio con il vago sguardo degli occhi lucenti, e lenta mi sollevò quegli occhi al viso scrive D'Annunzio di una sosia di Liz Taylor. Una musa dall'aria assente fa dire a Montale ch'io fugga dal bagliore dei tuoi occhi: il bagliore è lo splendore falso e ingannevole, ma anche lo stato dell'occhio per cui la vista è offuscata da strie luminose. Un poeta guardato dalla sua musa è dunque un poeta in pericolo, mentre un poeta che guarda esprime soddisfazione, come Bonagiunta da Lucca, la cui donna tuttor più bella pare, Foscolo che dichiara in te beltà rivive, e Ungaretti: "...poi / socchiuderai le palpebre / vedremo il nostro amore reclinarsi / come sera / poi vedrò / rasserenato / nell'orizzonte di bitume / della tua iride / morirmi le pupille..." Ma l'amore non è solo sguardi, è anche dichiarazioni come quella di Alfieri a un'imitazione di Audrey Hepburn: è un nulla il dirti: "io t'amo". Cuore/amore è da sempre un binomio ben accetto, anche se non proprio originale: Jacopo da Lentini afferma dent'a lo core meo porto la tua figura e prosegue "In cor par ch'eo vi porti / pinta corno parete", ma figura non è solo un'immagine a fresco, è anche la disposizione delle proposizioni del sillogismo e un modo di esprimersi della retorica, è la forma delle parole. Trovommi amor del tutto disarmato I et aperta la via per gli occhi al core è il verso che una disinvolta musa-letterina suggerisce a Petrarca, con un'immagine che si presta a diverse interpretazioni, mentre Che dolce teco impallidisca anch'io, I Pallidetto amor mio! ispirato a Giovan Battista Marino da una musa glaciale, allude ad abbandoni amorosi barocchi ed esperienze sensoriali allargate (...perde l'alba vermiglia i suoi colori..., ...a le tue dolci e pallide viole..., ...Perde, vinta, la rosa...). Il cuore è vicino al seno, esibito con orgoglio dalla musa di Dante la quale "...Mostrasi sì piacente a chi la mira, / che dà per li occhi una dolcezza al core, I che 'ntender no la può chi no la prova;" e dalla musa di Carducci, definita d'amor dolce aurora, mentre è appena velato dalla musa che fa dire a Sacchetti tanta vaghezza al cor mi dava. Non mancano, fra le muse apocrife scelte da Pignotti, le bad girls come quella di Lorenzo il Magnifico più che mai bella e men che giammai fera, e di Gabriello Chiabrera o tu che ardi I con dolci sguardi (tu bruci, sì, ma anche osi), con lo sguardo della velina truccata da pantera, e le dark ladies come quella, davvero preoccupante, cui si rivolge Dino Campana: per il tuo ignoto poema I di voluttà e dolore. Nella poesia visiva il tema del consumismo ricorre quanto l'uso commerciale della figura femminile: una languida signora fa dire a Pier delle Vigne amore, in cui disio ed ho speranza I di voi, bella, m'ha dato guiderdone. Piero non si diede per vinto "guar-domi infin che vegna la speranza, / pur aspettando bon tempo e stagione;", ma la signora non gli portò molta fortuna. Canto che m'ardi e piaci I t'interrompano solo i nostri baci è l'invocazione di Torquato Tasso a una dama con parure in perle e diamanti, forse di bigiotteria, per concludere con Pascoli la cui musa, non freschissima, rise così, con gli angeli. E' una donna-oggetto, una cosa, la musa dormiente del Boiardo: lei sopra l'altre cose belle è bella , come la musa-cigno di Leopardi: ma non è cosa in terra I che ti somigli; e s'anco pari alcuna / Ti fosse al volto, agli atti, alla favella, / saria, così conforme, assai men bella. Non possono infine mancare le muse pubblicitarie, come quella di Chiaro Davanzati: e i pittori la miran per usanza I per trarre esempio di sì bella cera, colta dall'obiettivo a depilazione finita, e quella di Guido Cavalcanti Chi voi non vede I mai non può valere, perché tu vali, dice lo spot. La rassegna si conclude con Poliziano: lieta vaga gentil dolce vezzosa /piena di rose, piena di viole, / cortese saggia onesta e graziosa così deve essere come minimo la donna oggi, oltre che preparata, magra, intelligente, seducente e poli-funzionale. Se le donne avessero guardato con attenzione alla poesia visiva fin dagli anni sessanta, quel filo d'ironia le avrebbe salvate da molti eccessi, se lo avesse fatto la televisione, forse ci saremmo evitati il Grande Fratello, molte veline e altro, tuttavia l'operazione di Pignotti non consiste nell'impedire che il volgare e il consumismo dilaghino, ma nel rimandarli al mittente, dopo aver modificato con scritte in volgare e interventi a pennarello oro e argento le foto di 27 modelle.