
B. Aller
6 piccoli movimenti con scherzo - olio su tela cm100x90 (2002)

L.
Battaglia
Senza titolo - acrilico su tela cm. 60x40 (2002)

H. Bedrossian
Arpa mesopotamica - tecnica saldatura cm. 30x40x116 (1996)

A. Bertolini
Senza titolo
terre e grafite su tela cm, 100x80 (2003)

L. Boille
Senza titolo
acrilico e pastello su tela cm100x80 (2002)

E. Consolazione
Senza titolo
bronzo cm. 50x60 (2002)

B. Conte
Buio pagine
pittura rilievo in legno cm. 64x42 (2002)

M. Cossyro
Bastone e rete
olio su tela e rete vegetale cm. 33x44x0,5 (1992)

A.P. Del Brocco
Apparente
tecnica mista cm. 100x84 (2003)

A. Di Giacomo
Vaso di pandora MMI
policarbonato, acrilico su pvc me, ecc. cm. 100x42x3 (2002)

V. Di Giosaffatte
Contrasto di senso
ceramica cm. 71 (2002)

M. Facchinetti
Senza titolo
terre pigmenti e acrilico su
tela
cm. 80x80 (2002)

I. Gadaleta
Virtuali
olio su tavola cm. 50x50x3 (2002)

D. L. Learn
Serie di resti
acrilico smalto colla cenere
su tela cm. 109,5x75,5 (2002)

F. Ligi
Macina
ferro cm. 250x250 (1999-2001)

S. Lombardo
Mappa di heawood
a dodici colori cm. 50x65
(1999)

J. Loparo
Archeo form III
tecnica mista cm. 76x51 (2002)

E. Montessori
Vortice
olio su tela cm. 70x108 (1998)

S. Nannicola
Installazione - (2003)

G. Napoleone
Simultaneo perenne
pittura su legno cm. 30x12 ( 2001)

A. Pace
Itinerario parallelo
filo e tempera su tela cm. 100x80 (2002)

E. Palumbo
Gesti che diventano luce...
tecnica mista su tela cm. 70x100 (2002)

G. V. Parisi
Torsione
legno dipinto cm. 106 (1987)

L. Pellegrini
Turbamento
tecnica mista cm. 80x40 (1994)

M. Rossetti
Paesaggi intcriori
tecnica mista cm. 30x40 (2001-02)

S. Ruta
Senza titolo
olio su tela cm. 90x90 (1992)
 G. Savelli
Senza titolo
acrilico su tela cm. 100x100 ( 1997)
 G. Sciannella
Miraggio
ceramica e pietra cm. 120x70 (2000)

P. Santoro
I fatti della vita
ferro saldato (1978)

F. Sorgi
geometrie post belliche
legno e ferro cm. 100x10x80 (2003)

A. Zanetti Righi
Senza titolo
acrilico su tavola cm. 100x100 (2000)

M. Zorìcic
Verso la luce e l'opposto
affresco crn. 100x100 (2000)

Manoscritto originale su carta igienica di Vlado Gotovac durante
la prigionia di Staragiladiska.
Traduzione:
L'ordine morale è modo per preservare (custodire) l'immortalità:
per volere divino si raggiunge! (XII) poiché la felicità degli eletti non esiste
senza corpo!
non dubitare che nelle mie poesie, la mente abbia detto quello
che ha potuto! tutte le difficoltà sono venute dopo ed io vi invito a condividerle
con me.

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PRESENTAZIONE
on sto qui a ripercorrere storicamente il
rapporto che nel tempo l'arte figurativa ha avuto con la letteratura, penso
che in questa occasione non occorra, non avendo intenzione di sviluppare il
mio contributo critico su tale accostamento di situazioni diverse, ma pur
sempre legate dall'afflato poetico. L'omaggio a Vlado Gotovac voluto da
questo gruppo di artisti, a Roma all'Accademia di Romania, si riferisce sia
naturalmente al suo prezioso messaggio il quale traccia un itinerario di
valorizzazione umanistica, attraverso le pubblicazioni, che ha a che fare
anche con il contatto con l'Italia, sia all'aspetto intimo della persona che
ha attraversato una vita certamente non facile. Omaggio che ha alla base un
modo di pensare che fa convergere i pittori e gli scultori verso il
principio comune di linea astratta. Sono artisti che in gran parte lavorano
da molti anni e che provengono dai territori fertili del secondo dopoguerra
-già abbastanza studiati dalla critica- testimoniando ambiti delicatissimi e
ideologicamente organizzati, i quali hanno portato personalità teoriche (Argan,
Bucarelli, Ponente, Vivaldi, ecc.) ad affrontare coscientemente
problematiche complesse che maggiormente negli anni '60 e '70 sono state
presenti nelle discussioni del settore, toccando pure l'inquietante contesto
della morte dell'arte che da Hegel ad Argan trova la sua ragione di
esistere. Osservando l'attualità mi riferisco alle ultime generazioni dove
l'individualismo ha il proprio prorompente sviluppo, data la crisi delle ben
definite linee di ricerca che prima hanno tracciato percorsi stilistici
perseguibili in gruppo è irrealizzabile però la suddivisione limpida
appunto di quelle che sono le principali motivazioni etiche ed estetiche che
portano all'esecuzione delle opere, all'interno di precisi filoni; è invece
facile verificare il personalissimo contributo, estremamente autonomo, che
ciascun artista da offrendo un messaggio visivo da ricondurre soprattutto al
bisogno interiore. Al di là di ogni personale giudizio in merito, certa è
l'improponibilità delle avanguardie, rievocate linguisticamente, come è
noto, solo da alcune derivanti nominalistiche (neoinformale, neofuturismo,
ecc.). Ciò è un dato di fatto che negli ultimi decenni ha portato alla
frammentazione di sostanziali punti vista, quindi all'intensissimo
soggettivismo, sia per noi introdotti nel campo dell'arte, sia in modo più
generico nella società. E qui per un chiarimento si fa appello a quel saggio
importante del 1979 che è "La condizione postmoderna" di Lyotard, in cui il
filosofo francese ha sottolineato che con la fine delle "grandi narrazioni"
il senso moderno di visione unitaria della realtà è crollato, favorendo
l'imponente pluralità delle forme del sapere. Affermo questo per
sottolineare innanzitutto la presenza di una certa instabilità dei valori
che offusca la mente di chi ora si avvicina impreparato, altresì, a contesti
culturali tesi a contribuire al miglioramento della vita. La mostra romana
risulta un contenitore importantissimo di esperienze valide, mi riferisco ad
un contenitore aperto all'intervento di coloro che entrandovi possono andare
in profondità, indagando la stratificazione del sensibile, ripercorrendo in
particolare significativi autori ormai storici -oltre ad alcune presenze più
giovani- che nel Novecento hanno lasciato un segno decisivo in termini di
qualità, E poiché l'oblio sembra sempre di più invadere il nostro
disordinato lasso di tempo, vi è il bisogno di ristabilire alcuni confini
mentali, di riportare alla luce parecchie espressioni messe
irresponsabilmente da parte, tentando di creare la condizione necessaria per
ridiscutere argomenti formulati nel secolo appena trascorso, solo in
apparenza interamente sviscerati e compresi. Bisogna tener presente poi il
rapporto con la critica e con il mercato che spesso cadono nella
superficialità, prendendo abbagli che lasciano il tempo che trovano nel
circuito della moda. Insomma intendo dire che è indispensabile avvicinarsi
attentamente al recente passato e rimanere adesso in stato di allerta per
essere capaci nella distinzione delle cose autentiche, cominciando dal
rifiutare il sistema che con falsità tende a far risultare tut-ti bravi, per
sfatare i luoghi comuni che viaggiano con l'uomo odierno che in tanti casi
si pone purtroppo ancora meno domande. Tornando all'esposizione ho
introdotto sopra il discorso dell'astrattismo che coordina i vari modi di
operare, facendo leva sulle atmosferiche sensazioni. Il fruitore può sì
avvicinarsi al singolo lavoro, ma volendo può rapportarli confrontandoli,
leggendoli perché no anche ritmicamente uno dopo l'altro come se fossero
pagine dello stesso libro. Passando così nell'osservazione dalla progettuale
razionalità geometrica alla morbidezza compositiva, dalla scansione di trame
segniche al colore affrontato con determinazione, dall'affascinante catarsi
minimalista alla non gratuita valorizzazione materica: situazioni visive
quindi suscettibili di modificare nel percorso io stato d'animo, tra la
piacevolezza e il turbamento, provocando comunque quel prezioso alone di
disorientamento del quale è custode ogni opera che si rispetti.
Antonello Rubini
PER NON DIMENTICARE VLADO GOTOVAC
na voce, quella di Vlado Gotovac, che fu pane, nutrimento per il popolo croato; una voce che romperà il silenzio e l'omertà ancora per molti anni. Alla memoria di questo poeta ed insigne uomo politico, fondatore del Partito Liberale Croato, è dedicata questa mostra, ideata da Achille Pace, indiscusso maestro dell'astrattismo italiano del dopoguerra. La mostra, che si svolgerà presso l'Accademia di Romania di Roma, si avvale della collaborazione dell'Ambasciata Croata che intende così rendere omaggio ad uno dei suoi figli che maggiormente hanno promosso l'immagine della Croazia nel mondo. In tutta la sua ricerca pittorica Pace si è servito del filo, simbolico ed ideale mezzo linguistico atto a ripercorrere l'esaltante itinerario poetico ed umano di questo protagonista della recente storia croata. La povertà di questo strumento riesce a ben evidenziare il personaggio che risulta essere stato di grande rigore morale e davvero poco incline a qualsivoglia effervescenza barocca.
A questo proposito andrebbero lette attentamente le sue liriche contenute nel volume "Muto modo dell'infinito" (Benucci Editore, Perugina 2001), alcune delle quali riportate nel presente catalogo. Dai suoi versi si evince un totale e radicale rifiuto per ogni forma di compromesso, nonché l'innata sua predisposizione al sacrificio, unica strada per la quale pervenire a traguardi ambiziosi come la libertà e la democrazia per il suo popolo. Si pensi alla detenzione subita, protrattasi per ben sei anni, senza mai lasciarsi sfiorare dalla tentazione di una richiesta di grazia o di riduzione di pena. Proprio questa tempra di uomo ascetico, preso unicamente dall'ideale della libertà della sua Croazia, è magistralmente espresso dalle opere di questi artisti che gli hanno voluto rendere un doveroso omaggio. Si hanno presenze ormai storiche come quelle di Boille, Conte, Cossyro, Gadaleta, Napoleone, Palumbo, Parisi, Santoro, oltre il già citato Pace, ed ancora dei più giovani Nannicola, Ligi, Aller, Consolazione, Bcrtoìini, Pellegrini, Facchinetti. Esemplari e rigorose nel loro sofferto itinerario lirico, queste opere per io più aniconiche danno luogo a tutta una serie di ideazioni e progetti strutturali in grado di significare l'aspirazione della società verso quei valori umanistici a cui sempre Gotovac fece riferimento in vita, in virtù anche
Della cultura classica appresa negli anni intensi trascorsi nel nostro Paese.
Leo Strozzieri
POESIA COME PRINCIPIO
a poesia di Vlado Gotovac non si lascia affrontare in quel modo in cui siamo abituati a leggere poesia. Esiste un Gotovac pubblicato nei libri da lui ideati, esistono scelte, esiste l'opera omnia, sono state, finalmente, pubblicate postume anche le poesie sparse. Se ci fermiamo un attimo davanti a una qualsiasi delle sue sillogi scelte, per quanto attentamente siano state composte, ci accorgeremo subito che il poeta vi è rappresentato in modo insufficiente. Generalmente parlando, qualsiasi scelta ad hoc rappresenta male la figura di Vlado Gotovac: si tratta di un caso raro di un poeta quasi impossibile da antologizzare in modo adeguato. Forse lo rappresenta in maniera dignitosa solo la conoscenza dell'insieme della sua opera: tanto più mi preme di cercare di evocare una caratteristica di Gotovac che lui non condivide, in realtà, con altri poeti croati, essendo essa solo sua. Non ci aiuta qui il trattenersi sui particolari, su una poetica più o meno abile, un'espressione più o meno datata che Vlado usava per scrivere quello che doveva scrivere. Non ci aiuta. Gotovac è uno dei rari poeti il cui valore si può intendere appena decifrando il suo rapporto con la poesia come pegno della vita nella sua totalità. Ammetto che si tratta di parole un
pò grosse, ma senza uno sguardo così Gotovac
come poeta rimarrebbe ininterpretabile, o almeno così mi sembra. Partendo, quindi, da questa impressione personale, tutto quello che vorrei dire in queste poche righe sarà dedicato non a una delle sue poesie, ma al suo rapporto con la poesia. Che è, almeno per me, un bene prezioso a cui non possiamo rinunciare. Talvolta mi sembra come se appena adesso io sia in grado di capire che cosa voleva Vlado Gotovac da se stesso come poeta. Già al suo primo apparire generazionale sull'orizzonte della poesia croata, era fuori del comune. Non scriveva delle proprie emozioni né le interpretava o cercava di trasmetterle necessariamente agli altri, benché parlasse spesso in prima persona e con tono confessionale Come se non avesse, nella poesia croata, un precursore a cui appoggiarsi. Si notava subito che lo interessavano tante altre cose, dal senso della storia al senso dell'esistenza umana nel suo complesso, quello che altrimenti, tra virgolette, viene chiamato "filosofeggiare". Quando scrisse, nel suo primo poema giovanile, Eco, "bisogna tentare un vivere concentrato", il verso riecheggio per tutta la Croazia, ma era difficile da capire a prima vista: nella nostra poesia, se non cantiamo del giovane corpo di donna o di nostra madre, o forse del paese nativo in primavera e le nostre credenze tradizionali - rimane tutto senza
eco, non ci sono referenze, o esiste un numero molto ristretto di persone che possono riconoscerlo come indirizzato a loro. Continuiamo ad aspettarci dalla poesia di parlare di emozioni riconoscibili sul piano quotidiano, e; se riusciamo a ottenerlo? parliamo di qualcuno come di un grande poeta, perché? ecco? ci ha "colpito". Lo diciamo solo perché un tale autore ci tiene davanti uno specchio in cui tutti risultiamo belli: le sue immagini, i suoi pensieri corrispondono precisamente a certi nostri impulsi nascosti, e un tale poeta viene percepito collettivamente e implicitamente come un "valore". Ma, perbacco, sentimenti del genere vengono trattati da qual-siasi cantante di grido. Non esigono più che se ne occupi la poesia. Quelli che con il loro poetare vorrebbero tare qualcos'altro, quelli che vorrebbero tentare uno sparo nello sconosciuto, li riconosciamo a stento, forse non affatto. Quando questi non ci accondiscendono al primo incontro, la maggior parte del pubblico dei lettori di poesia li respinge istintivamente: richiedono una fatica
di lettura troppo grande, un decifrare, un collegamento imprevedibile ragione cuore, e vengono sottaciuti. E temo che sia quello che sta accadendo e che è già accaduto in passato a
Vlado Gotovac. Riconosciuto come uno dei poeti chiave della sua generazione, di lui si
tace sempre di più. I filosofi del momento dicevano che era il miglior poeta tra i filosofi, quindi non un vero filosofo. 1 poeti gli dicevano che era il miglior filosofo tra i poeti, quindi non un vero poeta, perché non vendeva le emozioni menzionate, non era "originariamente emotivo" ma "intellettuale". I politici gli dicevano che disturbava i circoli del loro duro mestiere dedicato alla voglia di potere, con
filosofia e poesia. Tutti specialisti e specializzanti che credono che la vita sia un mero interesse all'efficacia. Tutti, nel contempo, dimenticavano la vera posizione del poeta quando viene meno ogni specializzazione, rimane la semplice sapienza umana del canto o del discorso. Che annuncia
alla "estetica", come anche al potere a ogni costo. Una cosa su cui le attività umane efficaci, sempre più simili a denti di tigre, non contano più. K così accadde che ogni deputato al Parlamento che aveva una causa da sostenere poteva permettersi di sputare sulle parole politiche di un Vlado Gotovac, perché noi, signori, siamo realisti, e nessuno capisce veramente che cosa voglia dire questo Gotovac; d'altra parte, come versatore canta di cose a noi del tutto sconosciute. Nessuno, in realtà, capisce più che cosa significa, per una cultura, avere oggi un poeta. Noi lo riconosciamo ancora: nel nostro ambiente relativamente ristretto, e
parte, come versatore canta di cose a noi del tutto sconosciute. Nessuno, in realtà, capisce più che cosa significa, per una cultura, avere oggi un poeta. Noi lo riconosciamo ancora: nel nostro ambiente relativamente ristretto, e va detto in suo favore, nessun talento e rimasto inosservato siamo un paese, una nazione troppo piccola
affinché questo non vada sentito subito. Un problema completamente diverso consiste nella questione di che cosa questo paese se ne fa, o farà dei suoi uomini di talento. Ritorno, quindi, a Vlado Gotovac, voglio tenerlo all'interno della poesia, perché, a prescindere dalle altre sue attività, Vlado era sempre rimasto, nella sua struttura interna, un poeta: quando lo incontravo, si stabiliva sempre tra di noi, dopo poche frasi, uno spazio poetico, Un dialogo limpido, un fattore decisivo per tutto quello di concreto o di reale che doveva o poteva essere fatto. Pertanto, lasciamo da parte, in questa occasione, le sue singole poesie, lasciamo anche le possibili
antologizzazioni o scelte della sua opera; lui aveva parlato sempre per raccolte, per cicli. Per lui, esisteva sempre come una reale certezza la sfera poetica, alta e sublime: il letto e il corso della storia dello spirito come nostro unico possibile candore e concentrazione davanti allo sfacelo, per lui, il pegno dell'onore, della musica e del valore della
parola stessa. Può suonare, per orecchi poetici di oggi, datato, patetico, ma io so che le poesie di Gotovac vanno sempre lette come un'intenzione, come un'annotazione, come segni elle ogni lettore deve, come un musicista, suonare dopo averli letti. Continuava a fare nota di questi segni, con le sue parole traduceva questa musica sublime nella nostra lingua croata. E la sentiva ininterrottamente. Se usiamo il termine "etere", Gotovac poteva anche mancare un colpo, una poesia concreta, una nota, e succedeva (più per vaghezza o incompiutezza che per inabilità). Ma una presenza dello spirito continua e viva, a dispetto di tutte le oscillazioni personali, forniva anche all'annotazione imperfetta uno stampo definitivo, quel sentimento, imprescindibile, di partecipazione alla grande poesia mondiale. Diventa perciò pressoché impossibile definire l'inizio e la fine dell'opera poetica di Gotovac. La sua poesia rimane aperta da ambedue i lati; testimonia continuamente di una corrente più grande e più forte di tutti noi, a cui ci associammo con le nostre forze personali, meno forti. E impossibile dire oggi che cosa potesse ricercare in lui una generazione più giovane, che non fa che contrariare il principio poetico difeso da Gotovac, ma il senso essenziale di che cosa fosse la poesia non lo abbandonava mai, era il
suo criterio e il suo appello, il suo controllo interno e la sua autocritica. Sommando oggi il secolo appena passato, sappiamo che Tin Ujevic ci insegnava non una poesia locale, ma la grande poesia universale di tutti i tempi. Un altro grande poeta croato, Antun Branko Simic, ci insegnò la severità dell'espressione e il valore esatto di ogni singola parola. Antun soljan ci insegnò come comportarsi tra la poesia universale e la realtà. Slavko Mihalic ci insegnò un nuovo sentimento diretto della lingua e della melodia del quotidiano, e
Danijel Dragojevic le possibilità di uno sguardo, di un'ottica del tutto inaspettata. Vlado Gotovac, uno di loro, e in questo senso uno dei miei maestri, ci insegnò che non dobbiamo dimenticare la prima e la vera, originaria vocazione della poesia, anche quando non siamo in grado di scriverlo in modo adeguato, ci ha ammonito di non dimenticare le dimensioni della grande e vera intonazione della poesia, il "presente fuori tempo" a cui è impossibile togliere la santità del tentativo di dire qualcosa di serio per tutti gli uomini seriamente vivi. Accorgendomi che le mie parole stanno per diventare troppo pretenziose e cosciente del fatto che le nuove generazioni nutrono pensieri del tutto diversi, più pratici, alquanto più semplici, teniamo nella memoria Vlado Gotovac come un testimone, un poeta
che cercava continuamente di inserire quello che è grande in quello che è piccolo, quello che è ampio in quello che è angusto, senza mai, neanche per un attimo, pensare di strappare le proprie radici.
Gotovac può essere letto solo come una partitura per una musica che tutti sentiamo, ma che tutti dobbiamo anche annotare di nuovo.
Nikica Petruk
Traduzione: Iva. Grgic
LO SVILUPPO DELLA POESIA DI SEMPRE
un abbozzo dell'itinerario poetico di Vlado Gotovac
attività poetica di Vlado Gotovac copre quasi un intero mezzo secolo (cominciando, appunto, nei primi anni cinquanta, e terminando con la morte avvenuta nel 2000). Si tratta di un arco imponente, di un periodo importantissimo per la letteratura e la poesia croata. Agli inizi si doveva ancora lottare per la libertà d'espressione (con i fautori del cosiddetto realismo socialista, cioè con la marcata tendenza all'impegno guidato dal partito unico, partito al potere) e la generazione formatasi nel secondo dopoguerra - alla quale Gotovac apparteneva - ha conseguito la metà dell'apertura culturale, particolarmente tramite la rivista principale Krugovi ("I Cerchi"). La sensibilità dei giovani di allora voleva e sapeva captare anche gli stimoli delle avanguardie storiche e delle diverse correnti attuali ed europee, dal surrealismo all'esistenzialismo, dall'ermetismo fino allo strutturalismo (appena sorto nel momento).
Sebbene Gotovac sia stato uno dei rappresentanti più in vista del gruppo di Krugovi, la sua fortuna critica e la sua posizione storica sono alquanto diverse da quelle degli altri. Anzitutto, il suo percorso creativo era bloccato per un lungo periodo, poco meno di due decenni complessivi di carcere e di pubblicazione proibita (tra il 1972 e il 1989). Ma anche prima e dopo la sua poesia si distingueva
già dalle correnti dominanti sia quelle del tipo di testimonianza personale che quelle basate sui valori tecnico-ludici. L'approccio specifico di Gotovac consisteva nell'ambizione di cogliere la tensione Intellettuale e passare dal simbolismo della parola all'energismo etico-libertario dell'espressione. La sua formazione Filosofica ha influito alquanto sulle sue scelte, particolarmente nella prevalenza dei termini fondamentali come lo sono, per esempio: luogo e spazio, eternità e l'infinito, vita e morte, mondo e stelle ecc. In un periodo ha subito anche una certa influenza eliotiana, e il poema Eco (1961) rappresenta il punto culminante della volontà esplicita di "usare i versi come i più adatti per scrivere la saggistica". Invece, la raccolta precedente Le poesie di sempre, con la quale esordì nel 1956, era imbevuta d'esistenzialismo, mentre con il Principio dell'opera (1966) comincia un particolare attivismo, la decisione di reagire alle tentazioni del quotidiano, che troverà il suo apice nei Frammenti di un outsider (che dal titolo stesso scoprirà la posizione anomala rispetto ai potenti e al governo).
La vasta erudizione di Gotovac si è fatta pure riecheggiare nelle poesie e nei cicli interni. Diversi testi sono stati dedicati alla storia o per lo più quella romana: con interesse peculiare per il periodo di decadenza e di crisi
(senz'altro con parallelismi e riferimenti ob-bligatori alla nostra epoca). L'ispirazione viene spesso dall'ascolto della musica classica (Bach, Mozart) o dalla vista delle opere figurative (Rublov,
Šimunovič). Naturalmente, molti versi sono stati concepiti come un dialogo con altri poeti e pensatori, quelli di casa (Ujevič, Novak,
Mihalič, Slamnig, Dragojevic) e quelli universali (da Platone a
Lutero a Mandelstam a Cvetaeva). Tuttavia, non si tratta mai di una mera rielaborazione (anche se in un caso lui stesso parla di rifacimento o delle "versioni a memoria" - ma è un'indicazione fuorviante e provocatoria). Indipendentemente dal motivo o dall'incitamento: Gotovac parla sempre con la propria voce, trova dei toni individuali e dei ritmi specifici.
La condanna a sette anni di reclusione, e a molti di più di silenzio pubblico coatto ha cambiato la vita di Gotovac ma non tanto la sua scrittura poetica. Continuava a lavorare anche in condizioni
difficilissime (quando gli era addirittura proibito) e non cadeva mai nella retorica o nel piagnisteo, ma conservava sempre l'interesse per le questioni fondamentali dell'esistenza. Neanche il suo lavoro di pubblicista (per il quale - a torto - ha subito la persecuzione) si abbassava mai alla rozzezza della diatriba o alla rudezza dell'invettiva, cercando invece di rimanere ai livelli generici
e teorici. Perciò tantomeno poteva permettere a se stesso di usare i versi per sfogarsi dai rancori o per esprimere il disagio o l'odio. Anzi, tutta la poesia scritta nell'isolamento imposto corrisponde agli ideali umanistici e prova la dignità dell'uomo e la forza morale dell'autore.
Negli anni di libertà Gotavac è riuscito a pubblicare tre nuove raccolte di versi e sette libri di opere scelte, e con il lascito postumo è uscito recentemente un denso volume, Lo sviluppo della- poesia- (2001), che contiene cinque raccolte intere appunto dalla fase carceraria. Così si presenta ai posteri come una voce viva, come uno che non ha esaurito le sue risorse inventive. Diversamente da molti suoi coetanei, che nel frattempo si erano stancati, canonizzati e diventati criticamente scontati, Gotovac - anche se
fisicamente è morto - spiritualmente è stimolante come mai prima, perché ci aiuta ad ambire ai valori non effimeri, ci costringe a comprendere la poesia come "l'idioma dell'assoluto".
Tonko Maroevic
RACCOLTE DI POESIE
Zapis
Svijet nije kao slìka: kad je jednom naslikana slikar moze nestati.
Svijet nije slika koja se moze zamijenitì za slikara.
Svijet je slika u kojoj gledamo slikanje, zamjenjivani za sliku, za kist i za sve sto je nevidljivo.
Svakim trenutkom te slike
prolazi krvavi put Slikarevog Srca.
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Annotazione
II mondo non è come un quadro: una volta dipinto, il pittore
sparisce.
Il mondo non è un quadro che può essere sostituito con un pittore.
Il mondo è un quadro nel quale guardiamo la pittura, scambiati per un quadro, per un pennello e per tutto ciò che è invisibile.
Ogni attimo del quadro è attraversato dalla strada insaguinata del
cuore del Pittore.
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Jedno slusanje J. S. Bacha
Cujem ono sto mogu:
Puno zemlje s plavim (jeskanjem lisine.
Iza toga ja ne idem
Dalje pocinju zvijezde.
Tko se jos tamo dobro osjeca, osim Mozarta?
Trazim rijeci - izgubljeni poziv na Ijubav,
Zamjenu za nemoguce.
A Ti, nasmijesen od Bozjih pouka,
Samujes li tako daleko,
Da ja to ne mogu cuti?
- S orgulja se spusta toliko neraziiimljive svecanosti!
- Sigurno je hladno poslije takvih nnota? ...
- O, kako je neduzno Tvoje drzanje uu Bozjem redu!
Ja podnosim ono sto mogu. Ostalo prepustam andelima. Oni preuzimaju nemoguce, Nadljudske Usine...
Ti ne poucava§,
Ti jednostavno nastavljas sani;
Sto je razumljiva obveza Tvog odnosa prema nebu.
-
Prvo je kao Lutherova jabuka, Drugo je oprastanje. -
A nas pustas da ovdje sjedimo, Na cvrstim stolicama zgode ... Znas koliko Ijepote mozemo izdrzatì.
Na kraju kao da u rukama drzimo
Kugle plave zemlje.
I odnekuda svijetli lisina:
Ti si pronasao rjeSenje,
Ali mi cujemo samo utjehu.
|
Un ascolto di J.S. Bach
Ascolto quel che posso:
Tanta terra con l'azzurro sfavillìo del silenzio.
Non vado al di là di questo,
Più in là cominciano le stelle.
Chi ci si sente ancora bene laggiù, oltre a Mozart?
Cerco le parole, uno smarrito invito all'amore, Sostituzione per l'impossibile.
E Tu, sorridente per gli insegnamenti di Dio, Vivi forse così solitario
Che non riesco a sentirti?
Dall'organo scendono tante solennità incomprensibili!
Fa freddo, non è vero, dopo tali note?... Quanto è innocente il tuo comportamento nell'ordine
divino!
Io sopporto quel che posso.
I1 resto lo lascio agli angeli.
Essi si addossano l'impossibile,
Silenzi sovrumani...
Tu non insegni,
Tu semplicemente continui da solo,
E questo è un comprensibile dovere del Tuo rapporto col ciclo.
Il primo è come la mela di Luterò,
I secondo è perdono.
E quanto a noi, ci lasci qui seduti
Sopra solide sedie di avventura...
Tu sai quanta bellezza possiamo sopportare.
Alla fine, è come se tenessimo nelle mani Le palle della terra azzurra.
Da qualche parte il silenzio riluce:
Tu hai trovato la soluzione
Ma noi ascoltiamo soltanto il conforto.
|
Vjezbe "trnoruza"
Izdrzao sani, ali ne znam
S kakvim promjenama...
Mozda sam zagubljen u mjesecmi.
Mozda nista ne prepoznajem.
Mozda govorim o svijetu kojeg vise nema.
Mozda je moj jezik samo moja zamka.
Mozda se nista nije promijenilo.
Mozda je u pitanju samo smutnja.
Mozda samo ono sto nije bilo.
Samo trenutak bez znakova.
Izdrzao sam, svejedno:
Na dnu tvog osmijeha vidim cvijet.
|
Esercizi del biancospino
Ho resistito, ma non so
con quali cambiamenti...
Forse mi sono smarrito nel chiarore lunare.
Forse non riconosco nulla.
Forse parlo di un mondo che più non esiste.
Forse la mia lingua è soltanto la mia trappola.
Forse nulla è cambiato.
Forse si tratta soltanto di confusione.
Forse soltanto di ciò che non è stato.
Soltanto un attimo senza contrassegni.
Ho resistito, nonostante tutto:
Vedo un fiore in fondo al tuo sorriso.
|
Ovdje je tako dobro:
Nema ni jedne upotrebljive rijeci.
Forma je samo vrtoglavica.
Slucajnosti su dosegle samo nepomicnost.
Ljudi vicu bilo sto -
Nema vise obavijesti.
Ovdje je uzaludno bdijenje i prazan san.
|
Qui si sta ottimamente:
Non c'è una sola parola utilizzabile.
La forma è soltanto la vertigine.
Le casualità hanno raggiunto la propria immobilità.
Le gente urla qualsiasi cosa,
Non ci sono informazioni.
La veglia e il sonno vuoto qui sono inutili.
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U povodu zvona
Što
čimi zvono
u z voniku dok zvoni
Ono poziva da se sjetimo
misli koje s nama ne stare
janjeta jednog i janjeta drugog
polja na kojem padaju mjesečari
plamena jednog i plamena drugog
onih koji nas podsjecaju pò svojoj volji golubice jedne i golubice druge
velike ozbiljnosti noci na gori
emine jedne i emine druge
rifeci koje su nedostupne tvari
kruha jednog i krufaa drugog
orgulja i glasova sto slave i nadaju se krayevstva jednog i kraljevstva drugog
tamjana u kojem lutarno
sna jednog i sna drugog
svih «odina svih djela svih plodova
zivota jednog i zivota drugog
svega sto prolazi postajuci cisto
Ijubavi jedne i Ijubavi druge
daljine sto je srce ne iscrpljùje
poziva jednog i poziva drugog
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A proposito delle campane
Che cosa fa la campana
scampanando nel campanile
Ci invita a ricordare:
i pensieri che non invecchiano con noi un agnello e un altro agnello
un campo su cui cadono i sonnambuli una fiamma e un'altra fiamma
coloro che vengono a trovarci di propria volontà una colomba e un'altra colomba
la grande serietà della notte sulla montagna un'oscurità e un'altra oscurità
le parole che sono sostanze inaccessibili un pane e un altro pane
organi e voci che festeggiano e sperano un regno e un altro regno
l'incenso in cui girovaghiamo un sogno e un altro sogno
tutti gli anni tutte le opere tutti i frutti una vita e un'altra vita
tutto ciò che passa diventando pulito un amore e un altro amore
la lunghezza che non strema O cuore un invito e un altro invito
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U Lepoglavi
Za zidom: borovi zblizeni samocom;
Tumaci sutnje s jarmom neprijateljskih zvijezda -
Uspravni. Uspravni. Uspravni.
Ponavljam i druge rijeci,
Ali samo rijeci Uspravni tumaci sutnje
Uzimaju u obzir Sve:
I mene i zid i otok,
U tami ugasle zvijezde.
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Nel carcere di Lepoglava
Lungo il muro: i pini uniti dalla solitudine,
Interpreti del silenzio con al collo il giogo delle nemiche stelle.
Eretti. Eretti. Eretti.
Ripeto pure altre parole, ma
Soltanto Eretti interpreta il silenzio
e Tutto in sé considera:
L'isola, il muro e me
Nel buio di una stella spenta.
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Svakodnevna prica
Stakor
- inace podlac iz bilo kojeg kanala, uvijek nedokuciv i uporan prostak -
izvlaci jednu tvoju nit i guta je.
Ali to je ona nit koja se ne moie prekinuti
i stakor najednom zastaje bez rjesenja.
U tom trenutku
- takav je njezìn trenutak .,, -naglo se pojavljuje macka,
- inace zagonetna i lukava,
uvijek nepredvidljiva prelja iz lame -zgrabi stakora i proguta ga; zajedno s tvojom niti.
Ali to je ona nit koja se ne moze prekinuti i sad prolazi kroz macku. Tako macka ostaje na rvojoj niti, koju bez prestanka gutanjem odmotava .. Uzalud.
Kakva podjela sudbina, na jednoj niti!
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Una storia ordinaria
Un topo di fogna
- peraltro abietto, da qualsiasi canale sbuchi, tipo volgare sempre impenetrabile e testardo -sfila e inghiotte un tuo filo.
Ma questo è quel filo che non si può spezzare
e il topo a un tratto si arresta senza una soluzione.
In quell'attimo
- il suo attimo è questo... -
ecco spuntare all'improvviso un gatto,
- peraltro scaltro e misterioso, sempre imprevedibile tessitore nell'ombra -
che ghermisce quel topo e poi lo inghiotte; insieme col tuo filo.
Ma questo è quel filo che non si può spezzare
e passa ora nel gatto. Così il gatto resta legato al tuo filo
che egli svolge inghiottendolo continuamente... Inutilmente.
Quale divisione di destini, su un filo solo!
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Groblje u Imotskom gdje leze moja majka i moj otac
Ovo groblje smrt nikad nije osvojila.
I danas je umjesto trulezi puno gustog plavelnila;
A zelenilo drevnih rupa u visinu se necujno dize,
Poskropljerio kruznim sjajem nevidljivih zvijezda.
Ptice goleme, u divHem snu pjevaju -
Okruzena novostima, golema gnijezda:
U nesvijesti se otapa led beskraja;
Nista se vise slucajem ne razdvaja -
To nije komfor kemije: Jedno na drugo pristaju
Ekstaza sklada i crno ucenje. Sve biva blize.
Nas troje zajednosklapamo ruke;
Koliko je stara ova zafiha cuda? - Iste cujemo zvuke,
Ista je blizina neizreciva.
Majka, otac i sin -
To vise nije nikakav redoslyed:
Susretljiv je beskraj, rastopio se led;
Molitva, patnja i cin -
Sve se ovdje za uskrsnuce priprema.
I svejedno je gdje smo nas troje:
Iste rijeci svugdje i najmanjem dronjku uzimaju svoje.
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II cimitero di Imotski
dove riposano mia madre e mìo padre
Questo cimitero non è stato mai conquistato del tutto
dalla morte.
Anche oggi, invece di marciume, è pieno di fìtto azzurro. C'è poi il verde delle vecchie fosse che silenzioso sì leva
in alto
Asperso da un splendore sferico di invisibili stelle. Enormi uccelli cantano nel sogno selvaggio-Nidi enormi accerchiati da novità: II ghiaccio dell'infinito si scioglie nel deliquio ; Non si separa più nulla per caso.
Questo non è il comfort della chimica: l'uno aderisce L'estasi dell'armonia e il nero insegnamento. Tutto è più
all'altra
vicino.
Noi tre assieme giungiamo le mani;
Quanto è antica questa riserva di miracoli? Ascoltiamo gli stessi
suoni,
La medesima vicinanza è indicibile. Madre, padre e figlio, Questa non è più alcuna graduatoria: L'infinito è premuroso, il ghiaccio si è sciolto. Preghiera, sofferenza e gesto: Tutto qui si accinge alla resurrezione. E non importa dove ci troviamo noi tre,
Le stesse parole ovunque si prendono la loro parte strappandola anche al più piccolo straccio.
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Vukovar iza rijeèi
TJzalud! - Ne mogu moje rijeci
U tminu Vukovara. U tminu tvrdave
S nepoznatim rijecima. Tminu novosti
Sa svojim zvijezdama. Gdje vlada
Bozja jednakost - ona s Pocetka
I ona s Kraja. Spojeni u jeziku
Nasih katakomba. Nijemi cvor Beskraja!
Carstvo gdje besmrtnost oblaci malu djecu
U svoje ratnike. Oni imaju takvu tradiciju:
Neunistìva prividenja svega sto nisu vìdjeli!
Mali podzemljari hrvatski
Pod razvalinama grada zamjenjuju cudo,
Sijedi cuvaju dragocjenosti svih mrtvih
Svojih.
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Vukovar dietro le parole
Inutile! Le mie parole non possono penetrare
Le tenebre di Vukovar. Le tenebre di una fortezza
Con le sue stelle. Penetrare là dove regna
L'eguaglianza divina, quella dell'Inizio
E quella della Fine. Congiunti nel linguaggio
Delle nostre catacombe. Muto nodo dell'Infinito!
Un regno in cui l'immortalità riveste i bambini
Nell'uniforme dei suoi guerrieri. Questa è una loro ti
Indistruttibili visioni di tutto ciò che non hanno visto
I piccoli abitatori croati del sottosuolo
Sotto le macerie della città sostituiscono il miracolo,
1 canuti vigilano sui gioielli di tutti i loro
Morti.
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& & &
Volevo fare qualcosa per la patria,
Ma mi sono svegliato
Pronunciando parole casuali...
- E' meglio sognare che esser desto per la Croazia,
E la cosa migliore è non rivelarlo.
Poi ammainare la bandiera
Accendere il fuoco sulla testa
Avviarsi spensieratamente verso la fiamma
Là dove non restano tracce
E nel nucleo regna il nero silenzio del fuoco.
Non ci sono più uomini pazzi né saggi;
Non c'è più nulla che stupisca o si lasci desiderare.
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_____________GLI ARTISTI
- B. Aller
- L. Battaglia
- H. Bedrossian
- A. Bertolini
- L. Boille
- E. Consolazione
- B. Conte
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M. Cossyro
- A. P. Del Brocco
- A. Di Giacomo
- V. Di Giosaffatte
- M. Facchinettì
- I. Gadaleta
- D. L. Learn
- F. Lìgi
- S. Lombardo |
- J. Loparo
- E. Montessori
- S. Nannicola
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G. Napoleone
- A. Pace
- E. Palumbo
- G. V. Parisi
- L. Pellegrini
- M.
Rossetti
- S. Ruta
- G. Savelli
- G. Sciannella
- P. Santoro
- P. Sorgi
- A. Zanetti Righi
- M. Zoricic |
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Presidente Croato Stipe Mesic in visita privata a casa di
Vlado Gotovac a Zagabria, un me-;e prima che morisse a Roma 7 Dicembre 2000.

Vlado Gotovac, sulla tomba dei genitori dove riposa madre Martin Madre Anna - Imotski Croazia
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