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La Garufeide 2

 

 

Garufeide 

Garufeide 3

La voce del padrone, ovvero il vittimismo padano.

Vuoi visitare Il miracolo di Civitavecchia?


Indice

L'istoria è nota

Simmetrie storiche

 

Antefatto

Le carriere

Il rinnovamento

La giunta nuova

 

Il miracolo

Il miracolo vero

Varianti sacre e svincoli pietosi

La ragione per cui

Disputa sul miracolo 1

Disputa sul miracolo 2

Altro miracolo 1996

 

L'anno del Garufa

Il mulino Assisi

Il conto al cliente

Le amicizie interrotte

La città razzista

Il pianto

Tu es Petrus

Er soprannaturale sbajato

Piove sur bagnato

L'estrazione

Il rogo della Fenice

C'è Fenice e c'è Traiano

La boa del petrolio

Orror vacui

Proposta del tifoso

Lui je vo' bene

E meno male

E' mejo che continua a nun fa' gnente

La zona a rischio 1

La zona a rischio 2

La zona a rischio 3

La zona a rischio 4

La zona a rischio 5

E' buona la legge otto

Er nove giugno a Santa Marinella

La banca dal volto umano

Risposta a "La banca dal volto umano"

Guida turistica

La moltiplicazione dei soldi

Contrasto tra il Notaro e Garufetta

Il controllo dei fumi

La rinascita del pallone

La ricaduta del pallone

Le tasse

L'albero di Natale

Un mare di petrolio

Ritorni

La secessione de nojartri

La frustrazione

Pietri

Democrazia

W L'Enel 1

W L'Enel 2

W L'Enel 3

 

Il nuovo nella scuola

Il nuovo che avanza nella scuola

Il nuovo avanza anche nella scuola 1

Il nuovo avanza anche nella scuola 2

Il nuovo avanza anche nella scuola 3

Il nuovo avanza anche nella scuola 4

Il nuovo avanza nella scuola 5

Ancora il nuovo

Contrari a salde intese

Modesta proposta

Come prima…Più di prima

Il nuovo a scuola

Il nuovo a scuola 2

 

E…per finire

La ballata del Garufa

 

 

 


 

Pietro il Magnifico

 


 

L'istoria è nota.

Già trovammo, or non è guari, taluni unti e maculati fogli che deciframmo e decidemmo, poi, essere esercitazione letteraria anonima circa un eroe che denominavasi tal GARUFA, da cui l'epos che la Accademia nominò, sine mora, GARUFEIDE.

Lo si disse all'apparir della prima compilazione: era, il luogo del ritrovamento, un ufficiolo politico, uno di quelli in cui, però, apprendesi il cammino regale del potere e della carriera. Il lettore sa che colà rinvenimmo i quinterni in istato miserando, ma tuttavia prodighi di indizi e di tracce. E tanto sufficit come sintesi di ciò che si è fatto. Ma chi, tra i dotti accademici, avrebbe menomamente creduto, o supposto, che detto ridottino, angusto e polveroso, si rivelasse pur fecondo ancora di reperti, di strofe, di spunti e di gioie?

Che altro sarebbe sortito fora? Gli è che quando si opera, come nel nostro caso, a guisa di notomista, in profondità, il mito mai è avaro di nuovi significati, di novelle apparenze, di sottili parusie, di ultime rivelazioni.

Noi altro trovammo. E ciò che trovammo, interpretammo, collazionammo, restaurammo, è diventato l'ulteriore sviluppo dell'affresco magnificante le gesta che GARUFA ha compiuto, e compie tuttora, in seno al consesso dell'Ottimo Consiglio. Nasce, così, alla luce, il seguito - noi diremmo: la Gionta - della vicenda che vede il protagonista ormai attestato nell'arce del potere sovrano. Esso si configura come metafora lucida e preclara d'un personaggio che, apparso dalle brume della leggenda, è diventato egli stesso leggenda e tale splenderà in saecula saeculorum.

L'ACCADEMIA

La presente edizione è, more solito, riservata a coloro che si cibano del pan de li angeli: la poesia. Ad essi il nostro ringraziamento per il plauso che se ne trarrà dalla lettura dell'opericciuola. Altro non si dica, in accordo col poeta che ammonisce:

Claudite iam rivos, pueri: sat prata biberunt.

 


 

Simmetrie storiche

 

Quanno se dice che la storia è un giro

mica se dice caccola! poi vede

che li fatti e l' eventi so' 'n raggiro

'n intreccio de rapporti da nun crede.

 

E nun lo dico tanto pe' vantamme,

solo pe' di' che snocciolo nozzioni.

La storia fila come fusse un tramme

che, percorrenno tutte le stazzioni,

 

ritorna ar capolinea e poi ripija.

Voi che faccia un esempio che comprova?

Quanno Leandro, insieme a la famija

decise de rifa' la città nova,

 

-ma sempre Citavecchia- questo è chiaro,

raccutinò er senato e i maggiorenti

e, sotto l' ombra, fattose riparo

-dato l' ordine e messi sull' attenti-

 

sotto i rami de cerqua secolare,

vinse i timori, vinse le paure

dicenno :-se ritorna tutti ar mare!

avremo case e mura più sicure.-

 

Doppo che ognuno 'ste parole intese,

nun ce fu un vile, nun ce fu un conijo:

scesero ar lido e fecero er paese

che fu detto dell' Ottimo Consijo.

 

Hai capito? se misero l' emblema

de 'na foja de cerqua!-me cojoni!

E' 'na pianta gajarda che, che nun trema,

che resiste a li venti, a li tifoni.

 

Correva l' ottocentottantanove.

Stamme a senti' : te spiego in quattro tratti

er meccanismo de raccordo, dove

se sardano li novi e antichi fatti.

 

Ho letto stamatina sur giornale,

che Pietro Magno, nostro condottiero,

-poi pure di' Garufa, è più normale-

ha dichiarato, con un tono fiero

 

"Nascerà, cittadini, io ve prometto,

la città der Dumila. In alto i cuori!

Sarà un segno grandioso, de rispetto,

omaggio ai nostri padri fondatori.

 

Affido ad un' esperta commissione

tutte le procedure e tutto er piano,

che studi ogni più stretta connessione:

porto, turismo, economia,... Pantano."

 

A questo punto me domanderai:

-Do' sta er raccordo che m' hai prospettato?

-Mo te lo illustro, cosicché‚ saprai

quello che nissun altro t' ha spiegato.

 

Leandro e Pietro Magno stanno pari,

essendo tutti e dua palazzinari;

la sola differenza che se coje

sta nell' uso che fanno delle foje.

Er primo, me capisci, quello antico,

mette la cerqua pe' 'nduri' le imprese;

er secondo pe' simbolo ci ha er fico

pe' coprisse le zone più fraintese.

Ecco così che er circolo è sardato,

quello che dissi te l' ho dimostrato.!-

 

 

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Antefatto


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Le carriere

 

Volava Bonaparte a generale

quanno le guerre, tra antre cose belle,

ner rende le cariere assai più snelle,

svertivano er turn over naturale.

 

Funzione analoga promozionale,

cor chiude capisquadra ne le celle

e scioje quer gregario che vo' eccelle,

svorge oggigiorno er codice penale.

 

Per cui s' ingorga mo la pipinara

d' umili portaborse e galoppini

ai blocchi de partenza de la gara

 

ch' assegna le portrone dei padrini.

Vinceranno rega', Napoleoni,

o malandrini ancora e, in più, cojoni?

 

 

Il rinnovamento

 

Er giorno che la mano del destino

deviò a mancina er vento der successo

er PiDiEsse candido ha concesso

lo scettro ar veterano Barbarino.

 

Ma subito è scoppiato un gran casino,

arzato da chi a l'urtimo congresso,

più generosamente s'era espresso,

per un rinnovamento ar vero fino.

 

Mo è forte sto rigurgito morale,

no perché è contro ad una scerta gretta

viziata in nuce dar proporzionale,

 

ma perché esprime in modo sostanziale

la rabbia di chi, a mette er novo in fretta,

scejeva, senza ride, Garufetta.

 

 

La giunta nuova

 

Doniamo a voi, dal mese di Gennaio

bianco stendardo e rosso gonfalone;

Grillo in corteo, Garufa in processione,

visite a Lourdes, Cinque Monti e saio.

 

Cemento armato, turbogas un paio,

miracolo di transustanziazione

dal coltivato a l' edificazione,

varianti, svincoli e ciascun sia gaio.

 

Villette nello stadio comunale,

mostra mercato del confessionale,

pellegrini alle Grazie, su in collina,

 

penitenti a Pantano, alla marina;

e per rifare ambiente ed aria sani

reggipetti e mutande pure ai cani.

 

 

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Il miracolo


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Il miracolo vero

 

Si uno pia in visione er bassopiano

che da la Scaja va fino ar Mignone,

esamina der sito ubicazione

e storia de l' insediamento umano,

 

costata che l' inverno adè un pantano

l' estate tutto sterpi e porverone

e sempre, co' la pioggia o er solleone,

ce fumano centrali a tutto spiano,

 

resta incantato a rimira' er portento

de Garufa e de Grillo che pe' amore,

co' spirito creativo e studio attento,

 

co' tigna e contro i segni der signore,

inventarono insieme l' intervento

adatto a fa' frutta' quello squallore.

 

 

Varianti sacre e svincoli pietosi

 

Ce so' fedeli estatici in ascesi

che vanno per il monno immacolati,

in cerca d' esse sempre più beati

e de un prodigio armeno tutti mesi.

 

Essi, giranno pe' luoghi scoscesi,

pe' valli oblique, pe' monti e pe' prati,

quanno che poi se fermano so' grati

a quelli che se mostrano cortesi.

 

Pe' questo Garufetta ha messo in mano

er piano de sviluppo a du' studiosi

che pe' sfrutta' er miracolo nostrano

 

e fa' svaga' i turisti religiosi,

predisporranno a pacchi, pe' Pantano,

varianti sacre e svincoli pietosi.

 

 

La ragione per cui

 

Essenno i contadini de Pantano

stufi de dissoda' terreni ingrati

decisero, cor tifo dei prelati,

de rivorta', pe' liberasse, er piano.

 

Garufa allora, inteso de l' arcano,

promise che, 'na vorta conquistati

er Pincio e i siti più fortificati,

avrebbe dato ai rustici 'na mano.

 

Ma poi, in difficorta' ner cambio d' uso

dar cortivato a l' edificazione,

pregò la madonnina de l' abuso

 

de fa' avveni' la transustanziazione;

e lei lo mannò fori co' l' accuso

danno principio a la lacrimazione.

 

 

Disputa sul miracolo 1

 

Er miracolo, adè sagra dottrina,

è opera esclusiva der Signore,

ché si er santo invocato è esecutore

la grazia adè d' origine divina.

 

Così a Pantano 'ndo' la Madonnina,

piagnenno sangue maschio dar dolore,

è stata eccezionale a sparge amore,

ma, quanto a precisione, un po' scarsina.

 

Quindi bisogna ammette che er mandante

o s' è sbajato oppure è un bontempone

che volle pia' per culo er supplicante;

 

ma nei du' casi, pe' definizione,

nun c' entra Dio e er sinodo indagante

ha da appura' chi commanno' l' azione.

 

 

Disputa sul miracolo 2

 

Er portento successo giù a Pantano

nun è sbajo né beffa da burlone;

metamorfosi e mimetizzazione

so' difatti caratteri der piano.

 

Quello che a noi ce po' sembra un poco strano

adè che a Lourdes, a Fatima e ar Mignone

li prodigi che er Padre ce propone

trascendono dar comprensorio umano:

 

Dio infatti prima fece piagne un gesso,

poi trasformò 'sto gesso in Sagra Donna

e le lagrime in sangue garantito;

 

ma a sbalordicce è ciò che fece appresso,

che agì sur sangue ed ecco la Madonna

se trasformò de botto in travestito.

 

 

Altro miracolo 1996

 

Garufa, a la campagna elettorale

quanno divenne primo cittadino,

pensava ad un comanno quinquennale

che je potesse fa' da trampolino

 

pe' 'n tuffo de prestigio nazionale.

Defatti, stesi i conti a tavolino,

calcolò che la carica locale

suppergiù con 'no scarto assai vicino,

 

durava paro paro ar parlamento.

J'è annata buca, perché er Quirinale

t' ha sciorto l' onorevoli anzi tempo,

così' lui c'è rimasto molto male.

 

Perché er partito, senza fa' 'n commento,

co' 'n finta e un passaggio laterale,

t' ha nominato abbate der convento

Barbaranelli. Ed era naturale!

 

Su 'sta vicenda c'è un risvorto strano.

Quanno Garufa vinse l' elezione

la Vergine se pianse sangue umano,

come a testimonia' l' indignazione.

 

Mo che er sor Pietro ha perso l' occasione

de fa' a modo suo 'n colpo de mano,

la Madonna, ner duomo de Pantano,

s'è messa a ride da 'a soddisfazione.

 

 

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L'anno del Garufa


 

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Il mulino Assisi

 

De quello che la giunta ha escogitato,

tranne forse er miracolo a Pantano,

er mejo è l' ave' messo in primo piano

lo stabile domenica sbragato.

 

Che meravia! la gente sur serciato

godeva a l' edificio che pian piano,

come si fosse spinto da 'na mano,

veniva giù; er turista era estasiato.

 

Ma a nun vanifica' l' esperimento,

ar fine de un turismo originale

e insieme a pote' mette in movimento

 

l' edilizia nell' area comunale,

bisognerebbe sceje un casamento

da rompe ogni domenica ar viale.

 

Il conto al cliente

 

Rispetto a l' efficienza religiosa

s'è comportato ancora da pecione,

er sindaco co' la dichiarazione

ch' ogni pubblicità pe' noi è gradita.

 

Difatti, co' la scerta coraggiosa

de di' a Toscani in faccia ch'è puzzone

la fede aveva corto l' occasione

d' ave' 'na ricaduta vantaggiosa.

 

Invece Garufetta co' 'st' uscita,

nun solo mo je nega ar sacro utente

de lava' l' onta pubblica subita,

 

ma ha ricevuto, conseguentemente,

da Benetton, pe' chiude la partita,

er conto da paga' come cliente.

 

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Le amicizie interrotte

 

Passato er carnevale a la rivista

de le sue pecorelle, er Bon Pastore

disse ar Garufa ch' è intrallazzatore

e ar civitavecchiese ch' è razzista.

 

"Er Grillo vola basso e ha corta vista-

rispose lui- e fa tutto 'sto rumore

mo proprio che c' è un piano innovatore

a Pantano, a Boccelle e su a la pista".

 

Purtoppo questi casi nun so' rari:

prima culo e camicia, affari insieme,

spartisse er pane ed antri alimentari,

 

vede prodigi e poi pe' cose sceme,

magari pe' l' occhietti de 'na strega...

ma a noi, tutto sommato, che ce frega?

 

 

La città razzista

 

Stamane sul giornale a colazzione,

ancora 'nsonnolito, nell'aprillo

m'è apparso ne la parte de Cammillo

'l vescovo! E sae chi in quella de Peppone?

 

Garufetta ch'a la televisione,

sonanno tutte le su trombe a squillo,

ha detto ne 'n servizio contro al Grillo,

ch'è 'ngià rincojonito e da pensione.

 

Lu' j'ha risposto che quello ch'ha letto

mai 'n potenza, e tantomeno in atto

pò esse mai che possa avello detto!

 

Quello che a tutte è chiaro più de 'n fatto

è 'l miracolo, che nun è più schietto;

'n se po più specula' e s'è rotto 'l patto.

 

 

Il pianto

 

Mi pare che tra Grillo e il Garufetta

non scorra più buon sangue come prima

e il Tempo stamattina in anteprima

ne da notizia con la sua civetta.

 

Dice Tidei: "E' ora che la smetta

Monsignor Grillo!!!" e questi per la rima

gli risponde: " Del popolo la stima,

mio caro Pietro, ti viene interdetta".

 

E per la prima volta oggi a Pantano

piange la Madonnina tristemente

lacrime vere, non di sangue umano.

 

Piange per una giunta inconcludente,

pel vicario di Cristo non cristiano...

piange per la città, per la sua gente.

 

 

Tu es Petrus

 

L' archimandrita nostro Gryllodoro,

stanco d' ave' continua tenzone

col primo cittadino, che nel foro

politico locale fa questione,

 

poiché l' impresa de porta' Pantano

a livello de Lurde e de Pompei

s' è impantanata, ed ogni sforzo è vano,

j' ha detto a brutto muso- Caro lei,

 

se vogliamo raccogliere, bisogna

spargere nei terreni le sementi

per sfamare il pecuglio del buon Dio.-

 

Garufa j' ha risposto - Gryllo sogna

se pensa de dirigere gli armenti,

ché pe' questa mansione ce so' io!-

 

 

Er soprannaturale sbajato

 

Quanno Garufa ottenne da Maria

la grazia de valorizza' Pantano,

nojartri pensavamo :"Ecco l' arcano

ch' a l' opulenza spianerà la via.

 

Poi m' ha detto jersera la mi' zia

ch' a Viterbo er demonio, di sua mano,

distribuisce sordi a tutto spiano,

in piazza, ner passeggio, a l' osteria.

 

"Mo, si trionfa 'st' ignominia- dico-

er soprannaturale nun c'è amico!

Perché, dato che 'n semo regazzini,

 

sapemo già che danno Dio e er nemico:

a noi la castità co' li santini,

a quelli culo e fregna e poi quatrini".

 

 

Piove sul bagnato

 

Becchetti ha detto che nun c' è questione

pe' fa' questa campagna elettorale,

pe' via ch' è benestante e liberale

e ci' ha risorse pe' quarsiasi azione.

 

Uguale pe' Mafarda, in relazione

ar fatto der suo reddito industriale

che je permette d' esse, bene o male,

fedele a l' ideale e a la nazione.

 

Loro so' bravi! e pure i cittadini

che, a libera' dar condizionamento

politici de razza e galoppini,

 

scersero er novo, cor cortese intento,

d' aggiunge a chi ci' aveva già i quatrini

li sordi de du' seggi ar parlamento.

 

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L' estrazione

Quarch' anno fa girava l' illazione

che un gruppetto fedele der partito

tra cui Fabrizio, amato e riverito,

vinceva appartamenti a l' estrazione.

 

Più de recente intesi 'na canzone

che Garufa, da giovane assistito,

veniva su a la nona risarcito

co' 'na casa a la tombola in sezione.

 

Si è vero, nu stupisce er risurtato

(ché quello è intervenuto pe' magia),

ma quanto, poverelli hanno penato,

 

pe' tene' a bada e, ar dunque, caccia' via

er senza tetto cor disoccupato

ch'ambivano a gioca' a la lotteria.

 

 

Il rogo della Fenice

 

Der rogo a la Fenice, la visione

(ché er nome stava lì a porta' scarogna)

diede 'na scossa ar monno che mo sogna

de mette mano a la ricostruzione.

 

Difatti, co' tranquilla decisione,

Cacciari poté di' :" So' 'na carogna

si er tutto nun è pronto a la bisogna

ner dumila senz' artra dilazione".

 

Quindi da noi la giunta s'è riunita

p' affronta' er caso e pote' da' 'na mano,

e costatato de la riuscita

 

de raccolte de fondi pe' attua' er piano,

deliberò, determinata e unita,

de brucia', vedi mai, pure er Traiano".

 

 

C'è Fenice e c'è Traiano...!

 

Amico caro, ascolta un momentino:

me so' letto l' arguto tuo sonetto

dove esponi un parere malignetto

sur cinema teatro cittadino.

 

In sintesi lo scritto tuo me dice

che Garufa, così come Cacciari,

dovrebbe corre ai debiti ripari:

'ncendia' er Traiano come la Fenice.

 

E' 'n' impresa rischiosa e nasce male.

Pensa un poco alla sillaba finale:

nella metrica antica a la Fenice

 

corrisponde, mettemo," vincitrice",

mentre er nome burino de Traiano

che voi che dica co' la rima in "ano"?

 

 

La boa del petrolio

 

Garufa che sperava che er partito

lo presentasse ar dunque a l' elezione

se tratteneva da la tentazione

de vennise nojartri, case e sito.

 

Ma appena che er confronto fu finito

cor crollo de la sua presentazione

buttò a l' ortiche la moderazione

e riprese a opera' ner vecchio rito.

 

E a mette in mostra tutta la potenza

pe' cementa' da Porvere ar Mignone

ci' ha Sensi p' omo de la provvidenza,

 

che, essenno de la costa già er padrone,

riempirà li voti co' coscienza

e in premio ci' avrà er mare in concessione.

 

 

 

Orror vacui

 

Garufetta, rega', nun è allancato;

er fatto de vole' mette cimento,

dapertutto, co' tigna e accanimento,

dipende dar discorso ch' è ammalato.

 

Pe' l' orror vacui smania assatanato

si vede un parco senza casamento,

'na piazza senza ruspe in movimento,

un buco aperto che nun è asfartato.

 

Dunque, rega', se mai va compatito;

ma è mejo sgama' er sito e l' ora esatta

che lui rimane come rimbambito

 

dai buchi 'ndo' la mente je s' infratta,

pe' daje ar cittadino impaurito,

come difesa, biancheria de latta.

 

 

 

Proposta del tifoso

 

Pe' da' a Sensi la boa da mette a mare,

chi vo' in cambio la metropolitana,

chi parcheggi underground in via Traiana,

chi discoteca e chi antre gioie rare.

 

Chi vole pure er porto interstellare,

chi solo l 'autostrada torfetana,

chi vo' soprelevata la mediana,

chi casinò e chi base militare.

 

Noi invece, pianno boa, damo quatrini

si lui riccoje i cocci de la "Vecchia",

Mondella, Castellano, Baldolini,

 

Ionni, Cardillo, Nela che 'n invecchia,

Ponzi Oliverio, Arcese, Piermartini...

e se li porta via da Cidavecchia.

 

 

Lui je vo' bene

 

Garufa l' antro giorno s'è incazzato

pe' via che Piendibene j' ha richiesto

d' avecce 'na verifica ar più presto

su edilizia sportiva e assessorato.

 

E aveva già risposto invelenato

a Boncompagni, p' ave' fatto er gesto

d' ave' da di' sur concordato onesto

co' l' Enele sur popolo inquinato.

 

Rega'! lui je vo' bene ar cittadino!

Je fa gesti' li canti co' li soni,

da spago ar pecionaro e ar galoppino,

 

delega teatrini e padelloni;

ma quanto a costruzioni co' quatrino,

nissuno j' ha da rompe li cojoni.

 

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E meno male

 

E meno male ch' oggi li francesi

se svagano coi fochi nucleari,

perché li verdi regolamentari

'n sapevano che fa' da mesi e mesi.

 

Ch' avenno dato ai civitavecchiesi

da respira' profumi e gas rari,

avenno ripulito spiagge e mari

e soddisfatto ai tanti impegni presi,

 

'n ci' avevano da fa', ne l' immediato,

antro che consenti' la nova usanza

de parcheggia' la machina ar mercato;

 

chi se grattava estatico la panza,

chi se faceva, pallido e sfibbrato,

li ditalini o le pugnette a ortranza.

 

 

A Giampiero Romiti

E' mejo che continua a nun fa' gnente

 

Ner passato l' impegno comunale

è stato de da' via, poco a la vorta,

la costa senza popolo in rivorta,

siccome a noi er degrado 'n ce fa male.

 

Ne stava fori er campo comunale,

ma er sindaco, a andrizza' 'sta cosa storta,

rigala a Sensi que'la zona morta

e imbonirà marina e antimurale.

 

De quello che farà quindi a Pantano

ce sbaverà estasiata assai la gente,

da quanto futuribile adè er piano;

 

per cui, Giampie', rifletti attentamente,

pe' vede er mare, armeno di lontano,

è mejo che continua a nun fa' gnente.

 

 

 

La zona a rischio 1

 

Che disgrazia da quanno i sindacati

esercitano in Tuscia egemonia

perché mo lo sviluppo e l' energia

saranno, armeno in parte, dirottati.

 

Garufa, ar vero, e i Verdi più aggiornati,

pe' scongiura' de dove' cambia' via,

volevano avocasse la magia

de porto metanifero e aggregati.

 

Ma che sta in Tuscia in cassa integrazione,

strappanno diga e zona de rispetto,

da Montarto l' aratro e l' ombrellone,

 

da 'sta città allontanerà er progetto

de raggiunge l' ambita condizione

de territorio a risico protetto.

 

 

 

La zona a rischio 2

 

Ché da tempo la giunta comunale,

d' accordo co' la mejo opposizione,

puntava a 'sto sistema assai speciale

pe' mette mano a la resurrezione.

 

La zona a rischio de babbo natale

ci' avrebbe dato a tutti er panettone,

finestre stagne contro la centrale,

scafandri da usa' fori der portone.

 

E perché ce dev' esse inquinamento,

a manna' bene in porto tutto er piano,

insieme a lo sviluppo der cimento,

 

s' è addoprato er comune a da' 'na mano

(pe' fa' der bene pure a tradimento)

a fa' fuma' centrali a tutto spiano.

 

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La zona a rischio 3

 

A 'sto punto ci' avemio tutto fatto:

Garufa benvoluto a le centrali,

li verdi finarmente razionali,

er popolo inquinato, ma distratto;

 

er tecnico felice e soddisfatto

dei costi e dei vantaggi materiali:

ché più so' danni e malattie mortali

più forte adè er comune a fa' er contratto.

 

Mancava pe' cerasa su la torta,

er porto metanifero e aggregati

che avrebbe fatto la città risorta

 

e noi sortanto un po' più avvelenati.

Ma 'sta speranza qui c'è stata torta

da Monfarcone che se l'è allanzati.

 

 

 

La zona a rischio 4

 

Garufa ieri a la televisione

disse che la discarica inquinata

lui in un anno ce l'ha disinnescata

di modo che potesse anna' in funzione.

 

Per cui mo aggiunge co' soddisfazione

che je vorrebbe dare 'na slargata

ar fine che dar monte a la spianata

ar mare ce sia un unico bidone.

 

E siccome noi semo tanto umani

da allanzasse, impaniati già ner vischio,

la monnezza de tanti artri italiani,

 

a raduna' Garufa farà un fischio,

merda de lumieraschi e torfetani

pe ave' li sordi de la zona a rischio.

 

 

La zona a rischio 5

 

Pe' facce da' la zona a rischio e i sordi

agì l'ambientalista Francescato

che sur proposito da lei avanzato

trovò Garufa e giunta assai concordi.

 

Montarto 'ndo' er degrado era a l'esordi

doveva esse protetto e risparmiato,

pe' porto metanifero e aggregato

c'erano qui le basi pe' l'accordi.

 

E mo che fanno er porto a Monfarcone,

co grave danno ar nostro litorale,

è un assessore verde a ripropone

 

la boa che fungerà da terminale,

ché co' Garufa, Sensi e er generone,

ce vo' dà zona a rischio e sordi uguale.

 

 

 

E' buona la legge otto

 

Garufa ch'è rimasto sbalordito

che sorte er fumo da le ciminiere

ricevera' da l'elemosiniere

de l'Enele er denaro pattuito.

 

Cor quale l'antro ieri ha stabilito

er piano de piazza' finte fioriere

e pini in plastica da qui a Allumiere

pe' risparmia' manutenzione ar sito.

 

Poi ce farà pia' scafandri a nolo,

perché a respira' l'aria ce fa male,

e rifugi da fa' ner sottosuolo.

 

Ma a noi ci'abbasta che, in modo informale,

ce compra du' vagoni de tritolo

e fa zompa' pe' l'aria la centrale.

 

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Er nove giugno a Santa Marinella

 

Er nove giugno, a Santa Marinella,

ce saranno de novo l' elezioni

pe' rinnova' l' incarichi e mansioni

pe' mette un sindaco de novo in sella.

 

Già se so' mossi mille schieramenti,

se riaffacciano già vecchi compari

-quelli der comitato de l' affari-

che senza freni e senza complimenti

 

ce faranno un discorso assai puntuale

su l' istanze, i problemi e sur sociale.

E per questo Garufa ha fatto, ieri,

 

'na capatina pe' vede si è er caso

-coi poli bianchi, rosci, verdi e neri-

de mette pure qui le mani e er naso.

 

 

 

La banca dal volto umano

 

Sur grave fatto de li sordi a strozzo

interviene ingrufato Garufetta

che attacca cor tortore e co' l'accetta

la banca perchè ha scerto er gioco zozzo.

 

Ché ,inguattati li sordi giù ner pozzo,

li nega a la persona che, costretta,

entra pe' forza ne la porta stretta

indove sarà poi presa per gozzo.

 

Per cui mo fonda un fondo umanitario

'ndo' lui risurta primo donatore

che presterà, co' tasso volontario,

 

li sordi pe' bon core e su l'onore

e a chi a restituilli è refrattario

je porge antri quatrini per amore.

 

 

 

Risposta a "La banca dal volto umano"

 

Che Garufa organizza fondazioni

pe' sarva' pori fii dai gravattari,

ce credo; che intervista li bancari

pe' scala' l'interessi a li padroni,

 

ce credo, ma nun credo a l'intenzioni

che lui ciavrebbe d'impiega' denari,

stavorta no pe' mette su l'affari,

ma pe' stupicce co' le bbone azioni.

 

Perché lui è bono e allora ha escogitato,

pe' trasferi' er problema ner sociale

e pe' sparti' co' tutti er risurtato

 

de rende 'sta città più solidale,

de fa' sarva' a nojartri lo strozzato

co' 'na speciale tassa comunale.

 

 

 

Guida turistica

 

Mo che vie' ner dumila l' anno santo,

verrà er romeo pe' visita' Pantano,

scavi romani, fonti der Traiano,

mulino Assisi, muro ar camposanto;

 

poi i bastioni, de 'sta città gran vanto,

er gallinaro de via Garigliano,

quartiere Faro, parco a San Gordiano,

palestra ner cortile ch' è 'no schianto;

 

Frasca, rocca, ospedale, Ficoncella,

depuratore, stadio comunale,

Torfa, Allumiere, Santa Marinella,

 

palazzo de lo sport, Pirgo, centrale,

cimento, arena Pincio, Madonnella,

Zampa d' agnello, ferrovia ar viale.

 

 

 

La moltiplicazione dei soldi

 

Garufa aggiusterà la Ficoncella

facendo 'na marea de vasche ar chiuso,

ché vo' benifica', com'è nell'uso,

chi assieme a lui assediò la cittadella.

 

Ma pe' fa' questo, l'impresa sorella

de la Frasca ha trattato a brutto muso

stornandoje i miliardi, ch' è deluso

ché 'n ce fa' manco pane e mortadella.

 

Mo nun se sa si questa distrazione

è dono pe' la "Terme dei Taurini"

che avrebbe da paga' l' operazione

 

o si vo' fa' er Garufa, coi quatrini,

p' accresceli ne l' immaginazione,

come, co' l'arioplani, Mussolini.

 

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Contrasto fra il notaro e Garufetta

La giunta al dunque è sterile mio caro Garufetta,

fa chiasso ed alza polvere, ma non procede in fretta,

imposta affari miseri di concezione gretta;

avrei voluto un primo cittadino

forzista o, almeno, di Aenne o missino.

 

Ulivo, quercia o ricino, chiarissimo notaro,

non eri tanto rigido quando ero a te più caro;

dimmi cosa ti puncica, chi ti fa il sangue amaro;

non voglio che per fatti d' elezione

s' adulteri la nostra relazione.

 

Che il rapporto s' adulteri, non è la mia intenzione,

ma occorron delle regole fra giunta e opposizione;

co' intento di proteggere sviluppo e occupazione

procedevamo uniti senza intoppo,

ma mo qualcuno pare che vo' troppo.

 

Giuro sulla santissima Madonna di Pantano:

'st' infamia che, incredibile, vai diffondendo invano,

è parte di un recondito studiato e astuto piano;

su l' affari (nu lo volevo dire)

sei tu che fai il notaro ad aver mire.

 

An vedi mo che sindaco! la coda ci' ha de paja;

rifletti per un attimo, agguanta quarche maja;

sei improvvido e pettegolo, più allocco di una quaglia;

nel cervello non t' è manco passato

che il colpo a te non era indirizzato.

 

Io sono il responsabile di ciò che fa la giunta,

fai finta d' esse ingenuo, ma colpisci di punta;

nun po' da troppi butteri la vacca essere munta;

se non ritiri questa tua impostura

io mi rivolgo alla magistratura.

 

More', non te la prendere sii più aderente al testo:

se tiri in causa il giudice io bene non ci resto,

ma coi tempi che corrono rifletti sul tuo gesto;

vedi mai che pe' fa' er precipitoso

t' esponi a un gioco più pericoloso.

 

Onore a te stimabile, sagace deputato,

mo riconosco l' abile nocchiero che sei stato;

vedi bene ineffabile, de nu scorda' er passato;

nun c' è trippa pe' gatti nel futuro

per chi s' ostina ancora a fare il duro.

 

Senti, caro il mio sindaco, la voi la boa pe' Sensi?

Lo voi con iter rapido lo stadio ed i consensi?

Odi a Pantano il sonito degli ori e degli incensi?

Nun poi spera' che tu te pii tutto

e l' antri invece resteno a l' asciutto!

 

S' altri a l 'asciutto restano nun incarca' la mano;

se ti comporti morbido, nun ce farai 'l sultano,

ma 'l prestigio che meriti tutto sarà nel piano:

basta che litighiamo sul giornale

per soddisfar la chiacchiera locale.

 

E' bono mo che er pubblico, composto da cojoni

sia soddisfatto in merito di scontri e opposizioni;

giriamo questo cinema pe' via dell' elezioni;

er ventidue, nemici più di prima.

ce spartiremo ar mejo onore e stima.

 

Se gli onori spartissimo friccicherebbe er core;

bastava che parlassimo pe' fa' torna' l' ardore;

magari nascondendoci vorrei rifar l' amore.

A lo letto ne gimo a la bon' ora

che chissa cosa n'è data in ventura.

 

 

 

Er controllo dei fumi

 

La giunta che er Garufa ora presiede,

coi Verdi a tene' su l'assessorato,

ha finarmente mo realizzato

quello ch'adera sogno o atto di fede:

 

un'isola ar pedone da nun crede,

ar Pirgo un progettino articolato,

e per Trajano infine s'è impegnato

a lavora' e a nun mettise più a sede.

 

Ma i mejo so' i controlli per davero

su impianti a gas pe' l'uso abituale

che chiuderà inflessibile e severo

 

si er fumo sballerà in percentuale,

ché da che c'è Garufa er fumo vero

'n'è più quello che vie' da la centrale.

 

 

 

La rinascita der pallone

 

Cor fatto che er pallone ha messo a posto

cor nomina' Caputo presidente

e Bebo factotum dirigente

Garufa ci'ha svortato a basso costo.

 

Che mo Caputo ch'è gajardo e tosto

metterà li quatrini der vincente,

Melchiorri l'esperienza der sergente

pe' caccia er fumo e cucina' l'arrosto.

 

Ma er mejo adè che er seguito è 'n affare;

ché Terme, forte, piazza der mercato,

Pirgo piscina, passeggiata a mare,

 

stadio, bastioni, boa e cemento armato

saranno, insieme a l'aula consigliare,

trattati in alluminio anodizzato.

 

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La ricaduta der pallone

 

Siccome che Caputo ha rilevato

che ne la mejo squadra cittadina

li conti fatti un po' a la malandrina

nascondono un ber buffo accumulato

 

e Sensi che, poretto, s'è spropriato

p'assicurasse tutta la marina

pe' via che la vo' rende più carina,

nun po' rifonne er debito lasciato,

 

Garufa, combattivo, ma avvilito

per il prestigio scosso da 'st'azione

ha escogitato er modo più pulito

 

de sarva', ar dunque, squadra e situazione,

mettendo mano ar fondo istituito

d'appoggio ar buffarolo e a lo straccione.

 

 

 

Le tasse

 

Scende in piazza l'onesto commerciante,

insieme all'artigiano e all'avvocato

per contrastar lo stato lestofante

da cui si sente supertartassato.

 

Senza neanche perdere un istante

alla giusta protesta s'è accodato

del Polo Liberale il Comandante

che alla folla urlante ha dichiarato:

 

"Se il ventuno d'aprile vincitore

sarà lo schieramento liberale

niente più tasse per l'imprenditore."

 

Dice Cipputi: "Allora è tutto uguale:

a pagare sarà il lavoratore...

per gli altri non pagar sarà legale".

 

 

 

L'albero di natale

 

Garufa vo' piazza' la boa ner mare

perché pe' lui adè fatto de turismo,

dato che religione e folklorismo

se dice che ci'allargano l'affare.

 

Che lui ce vo' inquina', pure si pare,

è solo 'na bucia der conformismo,

che nun considera modi e tempismo

pe' rende er mare più spettacolare.

 

Perché la boa, secondo er vero piano,

splendente come 'n arbero a natale,

diventerà più ancora der Trajano,

 

più de la ciminiera a la centrale,

co' in cima la madonna de Pantano,

la vera meravia der litorale.

 

 

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Un mare di petrolio

 

La darsena de l'ojo minerale

la vonno Agip e Snam e poi, a sorpresa,

l'Enel ch'adè disposta a fa' 'na spesa

pe' popolo e interesse portuale.

 

Invece vonno boa co' terminale

Italpetroli, che ispirò l'impresa,

Fina, Texaco, Shell, Esso e c'è intesa

co' sindaco e consiglio regionale.

 

E noi, co' tante aziende a scenne in gara

e i nostri a raccatta' 'ndo' cojo cojo,

godremo ar fine de la gioia rara

 

d'ave' darsena e boa: e da 'no scojo,

come Poppea ner latte de sumara,

se tufferà Garufa ner petrojo.

 

 

 

Ritorni

 

Ar tempo che fumava la centrale

ortre ar quatrino pe squajasse in fretta

nun c'era arcuna posizione netta

sur sito 'ndo' anna' fa' vita nromale.

 

Ma da quanno che er fumo è virtuale

siccome i verdi so' arroccati in vetta,

ar posto ci ha pensato Garufetta,

trasloco a gratis, che nun è venale.

 

Ché mo ch'avremo, a 'n fa' a nissuna ortraggio,

darsena e boa, pe' tutte le sorelle,

c'è tanto de petrojo già in viaggio

 

che, nun trovanno posto ar suo stoccaggio,

se venne dar Mignone a le Boccelle

e a noi ce rideporta su a Cencelle.

 

 

 

La secessione de nojartri

 

Vedenno che ar di là der Rubicone

la Lega aveva fatto assai seguaci,

Garufa, co' l'allievi più vivaci,

propose pure lui la secessione.

 

Venneremo corrente a profusione,

tasseremo, ma tra sorrisi e baci,

chi va in Sardegna e, senza esse rapaci,

chi da Roma vo' anna' ner settentrione.

 

Ci'avremo zona franca, petroliere,

casinò, discoteca, ipermercato,

scola de guerra, carri e cannoniere,

 

e poi giocanno, ner novello stato,

cor Torfa, cor Tarquinia e l'Allumiere,

capace che vincemo er campionato.

 

 

 

La frustrazione

 

Tra l'antre meravie che ci'ha promesso

Garufa vo' imbonicce er litorale

da la marina fino a l'Ideale

e senza arcun ritardo o compromesso.

 

Quarcuno dice, e certo nun è fesso,

che siccome er terreno comunale

è stato cementato ner totale,

vo' apri' nove occasioni de progresso.

 

Ma l'impurso proviene dar profonno:

quanno, cratura, pe' mattine intere

giocava su la spiaggia a asfarta' er monno,

 

raggiunto er mare poi, tutte le sere,

quello, ogni vorta, je mannava a fonno

ruspette, cantierini e betoniere.

 

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Pietri

 

Di Pietri il mondo ne ha covati tanti:

Simone amico del Signore e santi,

il vero zar di Russia, detto il Grande,

il Micca, minatore torinese,

 

Pietro da Tolfa, capo paesano.

ma il popol dice: chi noi oggi abbiamo?

Pietro il Magnifico, che c'è di strano?

Colui che col pensiero e con la mano

 

risolve controverse situazioni

usando sol parole e pochi fatti

per convincere il popolo dei gatti

 

che strumentalizzato ma raggiante

attende solo la benedizione

per affondar le mani a profusione.

 

 

 

Democrazia

 

Un giorno Garufa con fantasia

per demagogia non democrazia

convinto di trovarsi all'osteria

quando invece camminava per via

 

si mise a declama' una poesia.

Soldi, reliquie, ceri per Maria

perché a Pantano dice mamma mia

l'aria giuliva spande l'allegria.

 

La gente sentita la litania

convinta della storia di Maria

corre sull'ali della fantasia.

 

Rispettando il responso di Maria

la curia ringrazia la cortesia

del sacro fuoco della tasca mia.

 

 

 

W l'ENEL: chi cerca ajuto trova consijo

1

Me pare propio ch'è girato 'l vento!

Da quanno ha messo a traffica' Balilla

pe' un motivo o pe' 'n antro ognuno strilla

chi pe' la boa, chi pe' l'inquinamento.

 

Contro Garufa è bono ogni argomento,

la su' stella s'appanna e più non brilla

e lui a ogni passo si nun casca sguilla.

Povero Garufetta, mo te sento,

 

benchè co' case e ville, assae più umano

e si quarchi compagno fa la lagna

è solo invidia che tu mète 'l grano!

 

Po' esse vero ch'a quarchi magagna

da quanno che see 'n pista hae messo mano,

ma mae a sputa' nel piatto ndo' se magna!

 

2

Mo co' 'sta scusa dell'inquinamento

dall'aria che ce crepa le pormone

dovreste fa' la guerra, da fregnone,

all'Enel, che te da 'l mantenimento?!

 

Cavarca 'n po' la tigre, in sul momento,

fa fa' l'inchieste, sente l'oppignone

de questo e de quell'antro capoccione,

po' insabbia tutto come cambia 'l vento.

 

Ché si annamo a guarda' 'n po' pel sottile,

qui co' la luce ce campamo tutte

da l'eroe de giornata a chi è più vile.

 

E' vero che ce so' malattie brutte

e che la morte nun è mae gentile,

ma, si 'n ce fosse l'Enel, sae che lutte!

 

3

'Ndove le impieghereste l'operaie

avvezze ormae a pia' fior de mijone

senza arza' paja? E come le cojone

l'imprese senza apparte, che tu 'nguaje?

 

E dall'arto del pulpito 'ndo' abbaje

come 'n cane a la luna, da buffone

vedreste bottegante 'n ribellione

che te vonno appicca', si 'n te la squaje!

 

Lassa perde programme alternative

che 'n so' più bone pe' 'ncanta' le gente,

nun pensa' più a le morte, ma a le vive.

 

Quanno nun ci hae che mette sotto al dente

nun c'è da piagne lacrime votive

e si 'n lavore 'n te frega de più gnente!

 

 

 

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Il nuovo a scuola


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Il nuovo che avanza nella scuola

 

Quest' anno dalle ferie siam tornati

e del ministro l' ultima sorpresa

concertata coi noti sindacati

abbiam trovato; e, vista quell' intesa,

le maniche ci siamo rimboccati

per dedicarci, con totale resa,

ad una scuola a qualità totale

che rispecchi la logica aziendale.

 

Gli abiti vecchi è ora di cambiare!

dobbiam buttare via gli antichi vizi,

il sapere in soffitta rimandare

e rispettar la Carta dei Servizi.

Dobbiamo i tempi ormai cronometrare,

eliminare, ahimé! tutti gli sfizi

e par che tutti siano ormai a favore

d' un nuovo ritmo, d' un nuovo fervore.

 

Vigilanza, controllo capillare!

studenti e genitori hanno diritto

d' ora innanzi i docenti a denunciare:

pace non c' è per chi non fila dritto.

Si passano le notti a decifrare

risposte a test moderni di profitto

e, se nell' usar griglie sei costante,

puoi diventare un ottimo insegnante.

 

Niente più sprechi, niente tempi morti:

bisogna programmar, signori miei,

senza distrarci e stando bene accorti

a rispettar le attività del PEI.

Non si sa tutto ciò dove ci porti,

ma, se un progetto sulla carta crei,

del nuovo tu non devi avere tema:

diventerai... figura di sistema.

 

 

Il nuovo avanza anche nella scuola

I

Sarà pe' colpa mia, che mai me movo

e, si ho da beve, solo 'l vino bevo,

sarà che zappo l' orto e bestie allevo,

ma nun posso abbozza' ch' avanza 'l novo.

 

Presempio, del contratto sto rinnovo

nun me va proprio giù, ch' al medioevo

ce vonno ariporta', quanno 'n ci' avevo

p' arricchi' l' acqua cotta manco 'n ovo.

 

Quello che più de tutto m' arincresce

nun è che co' la scusa de le fasce

ce pìeno tutte a l' amo come pesce

 

e ce tajeno 'l sordo, ma che nasce,

pe' volontà del sindacato, e cresce

'na genia brutta ch' è tutta ganasce._

 

II

'L principio ispiratore del contratto

è de filosofia del tutto nova:

più le galline le faranno l' ova

no col sapé, ma co' furbizia e tatto.

 

S' è messo a corre ognuno come un matto

p' anna' a corse e corsette come prova

che documente che lu' s' arinnova

e ch' ha diritto a anticipa' lo scatto.

 

Chi fa 'l furbo e è tenace come 'n mulo

da caccia a presidenze e commissione

co' l' arte antica ch' è del leccaculo;

 

chi invece pe' modestia'n se propone

ringrazio Dio si porterà via culo

caricannose Cristo e lanternone.

 

III

Si a l' incentivo po' lève la coccia,

t' accorge che so' solo le molliche,

che dal piatto le cascheno al capoccia!

E mejo allora fa' come l' antiche:

 

blocca ogni attività, ferma la boccia,

ch'è come venne a gratise le fiche

o levasse 'l quatrino de saccoccia!

Ormae tanto ce so' corve co' piche

 

a becca' 'sto cadavere de scola,

ndove se sta a gusta' uno 'l presciutto

e tutte l' altre a rosica' la sòla!

 

Al sindacato, artefice de tutto,

sta fabbrica de sumare pe' la mola

riconoscente je porterà 'l lutto.

 

IV

Si però nun te ferme a mezza via

e allarghe l' occhio a tutto 'l concordato

nun poe nun apprezza' l' autonomia

e soprattutto 'l libbero mercato,

 

ch' è entrato ne la scola! A la mi fia,

ch' è ancora moccicosa, j' è arrivato

'n pacco de proposte pubblicato

d' ogne istituto d' istruzion de stato:

 

pure che nun capisse la lezione,

nun fosse bbona a scrive e manco a legge,

basta che garantisce l' iscrizione

 

e in classe nun ce cache e 'ce scurregge,

la scola le darà la promozione,

ma ha da esse viva a termine de legge!_

 

V

Ogni giorno, finita la lezione,

se sente lamenta' quarchi collega

perché 'sta scola 'n vale più 'na sega

e nun fa più nessuna selezione:

 

L' alunno sa 'ngià che la promozione

ormae nun c' è nessuno che la nega;

basta sta' fori de quarsiasi bega

e comportasse co' l' educazione.

 

Co' sto sistema in meno de vent' anne

stamo 'n media europea quanto a diploma;

ma 'n c'è chi è bono a calcola' le danne

 

de 'n popolino de bestie da soma,

mascherato de titole e de panne,

quanno se scoprirà ch' è in perizoma!

 

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Ancora il nuovo

 

Doppo 'na settimana de vacanza

pe' 'l corso integrativo 'sto ministro

co' 'n editto ch' adè de circostanza

rifà l' occhie a la scola mo col bistro!

Sotto elezzione 'n se pò gratta' la panza

chi vò 'l successo! E 'n pubblico sinistro

è 'n prezzo che 'n sostanza se pò regge

si a le sumare 'npare pure a lègge.

 

Ha varato ccosì 'na nova legge

o, pe' chiamalla mejo, direttiva

che tutte le magagne vò corregge

col bel principio de la scola attiva.

A me me pare propio che vanegge

chi spera che 'l malato sopravviva

traslocanno pe' sempre all' ospedale

piuttosto che co' cura adatta al male.

 

'N base a 'sta norma è sempre carnevale

e chi ngià nun fa gnente de mattina

potrà mo di' che nun studia' è normale

senza la protezione de mammina,

ché al doppo pranzo gioca a fa' 'l giornale,

se fa 'l tressette e po' 'na fumatina,

scoccia 'l compiutere e fa 'n po' de corte

a la compagna che je tocca 'n sorte.

 

Pure ch' ormae so' guase anime morte

e che pe'l professore 'n c' è 'na lira,

tutte l' Ente locale sieno accorte

a finanzia' 'sto gioco e a scansa' l' ira

de lo studente che protesta forte

si 'n se diverte e pia tutte de mira

quanno tra l' assemblee e l' autogestione

ce capita de mezzo 'na lezzione.

 

Pe' parte sua l' Amministrazione

stornerà quarche fonno de riserva

da spenne tutto ne la formazione

de 'ste regazze si pe' caso serva

pe' paga' tutta l' organizzazione

de bidelle e personale che se snerva.

Si 'l professore po' nun è d' accordo

se vede n' ha capito oppure è sordo!

 

E' certo ch' io ministro 'n do più 'n sordo

a chi pretenne de fa' selezione,

divento 'n cane idrofobo e lo mordo

a chi la vo da' ancora 'n ' istruzione!

A chi de questa po' adÞ propio 'ngordo

je voio da' piena soddisfazione:

pe' contratto sia data pe' mille ore,

a spese sue, a ciascun professore!

 

Quanno 'sto prof, leggennose nel core,

se scoprirà ch' invidia 'no scopino,

vorrà di' che, se non pe' vero amore,

almeno pe' bisogno j' è vicino!

Lassata l' istruzione, a bacche e more

s' adatterà, si capirà 'n tantino,

ché poco va nne 'sta democrazzia

quello che nun diventa mercanzia.

 

Allora scoprirà l' autonomia

e 'l valore del libbero mercato:

s' abbolirà pe' sempre 'sta pazzia

de 'na scola ch' è libbera e de stato;

s' affiderà a le moniche o a la zia,

o comunque a le grinfie de 'n privato,

la cura dell' alunne e 'l ministero

riscoterà le tasse e 'n parrà vero.

 

Cossì metterò 'n tappo al buco nero

che se magna le sòrde del Tesoro,

mannerò a spasso, senza fa' mistero

bidelle e altre amante del lavoro;

pure la storia lo dirrà chi ero

e la lira arifarà aggio sull' oro

quanno distrutta avrò tutta la scòla

e arifatto al bilancio tacco e sòla.

 

 

Contrari a salde intese

 

Mo ch' ha vinto a la grande l' elezione

Prodi ci' ha detto che vo fa' 'n governo

che dura de continuo estate e inverno

pe' cinqu' anni senz'artra interruzione..

 

Così D' Alema e pure Buttiglione

co' Fini e Berlusconi, mo a l' esterno,

giuravano, pe' Dio, sur Padre Eterno,

de da' continuità ne la nazione.

 

E pure Agnelli, Abete, er sindacato

tutti imploranti, pe' ajuta' l'imprese,

che fosse a lungo termine er mandato;

 

solo che noi, contrari a salde intese,

dato er contratto, quanno vie' firmato,

vorressimo vota' 'na vorta ar mese.

 

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Modesta proposta

 

Giorni fà me so' letto sur giornale

che, da quest'anno, nun c'è più er gravame

che 'no studente, pe' passa' l'esame

deva aspetta' er giudizio universale.

 

Dico de quer giudizio d'ammissione

con cui er consijo pò decide in blocco

de stoppa' er corso a 'no scolaro brocco

o daje la medaija de campione.

 

'Sto fatto m'ha destato malumore

perché riduce puro er superiore

a 'na specie d'ufficio comunale,

 

per cui propongo che ar certificato

de nascita, con iter contestuale

puro er diploma venga rilasciato.

 

 

Come prima... Più de prima

 

Ve ricordate l'urtime elezzioni?

Er presidente Dini, trionfante

assieme ai sindacati soddisfatti,

siglò er contratto novo. A conti fatti

guadambiassimo un frego de sordoni!

- o mejo - le speranze erano tante.

Nun era er caso de sta' a dubita',

davanti a 'st'evidente volontà!

 

Prima ancora ce furono li corsi

pe' fa' recupera' l'alunni borsi,

pe' da' 'na stimolata a li somari.

Se disse: - Co' 'sta bazza stamo pari

co tutti quanti l'artri intellettuali!

Viva er Governo, viva i sindacati!-

 

Venimo mo' a sape' da li giornali

che se trattò de farsa pantomima

perché er Ministro novo ci ha informati:

- La situazione torna come prima:

cor debito che corre sur paese

c'è da ridurre le più vane spese.

Er contratto è sospeso sine die,

pagheremo li corsi quanno è l'ora.

Queste so' intanto l'intenzioni mie:

Potressimo pagavve l'arretrato

co' li lupini e i titoli de stato!-

Se capisce! perché noi professori

p'ave' abboccato in tempo d'elezioni

un titolo l'avemo già acquistato:

quello de membri - o mejo - de cojoni.

 

 

Il nuovo a scuola

 

Der novo a scola so' protagonisti

li studenti che co' l' autogestione

hanno sperimentato l' emozione

d' esse docenti e in più pedagogisti.

 

E so' secondi solo ai giornalisti

che sur problema ci' hanno cognizione

pe' via che, stanno chiusi in redazione,

l' annusano senz' esse manco visti.

 

Ma i mejo so' l' alunni der liceo

che, essenno aristocratici a priori,

vorrebbero, tra un ballo ed un torneo,

 

da pari, esse der voto li gestori,

e solo a chi è comune e a chi è plebeo

lasciallo giudica' dai professori.

 

 

Il nuovo a scuola 2

 

Ma a questi j' ha tirato la volata

er preside che, edotto der contratto,

con equilibrio, amministrava er patto

tra la scola e l' utenza più avanzata.

 

Difatti mo a l' indomita nidiata

che pe' mesi, ner modo più compatto,

lasciava l' aula pe' 'n ave' contatto

co' la professoressa contestata,

 

assicurava co' discorsi chiari

che l' avrebbe difesa co' li denti

a l' esami da tutti i casi amari;

 

e ansiose de prova' i rinnovamenti,

l' antre terze, e d' ave' vantaggi pari,

vedranno de brucia' 'n po' de docenti.

 

 

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…E per finire


Torna alla prima pagina Vai a Pietro il Magnifico

 

 

La ballata del Garufa

Questo è er ballo de tutti coloro

che portaron con voti e passione

la corona de furgido alloro

ar monarca che regna in città.

 

Questo è er ballo der Garufa

che comincia e poi se stufa

un ber pegno ha da paga'. Rit.

 

Salutammo con canti e ovazioni

la vittoria sur polo sconfitto,

quer Caruso che via dai cojoni

da quer giorno per sempre sparì.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Direttore de ballo e de coro

fu er pastore der gregge locale.

Chi nun sa che fu lui, Gryllodoro,

che il trionfo predisse e sacrò?

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Tutti attorno je fanno corone:

Ciro, Carlo, millanta tifosi,

è 'na banda compatta che intona:

"Daje, fie', che noi semo con te".

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Pure er celo j'ha dato sostegno

perché infatti, a sanci' l'elezione,

de recente palese fu segno

de la vergin che sangue stillò.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

E da allora i miracoli, a fiotti,

so' piovuti da tutte le parti:

le campagne diventano lotti,

le cascine diventano bar.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Nella zona dell'agro pantano

cresce un fiume de fede sincera

che 'n accorto politico piano

nuovi impianti s'appresta a irriga'.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Sono ostelli, parcheggi, ristori,

sono piazze, basiliche, spazi,

pellegrini nostrani e de fori

con un flusso che mai cesserà.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

La questione più tosta e tirata

sta sur come gestisse er sistema:

da 'na parte la curia allancata

e dall'altra le guardie del re.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

E sur pelo der mare nostrano

c'è un progetto de fa' 'na stazzione

per trasbordo der gasse metano

da spartisse tra Ene e Italgas.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Cianno detto che tutto è normale:

è 'na boa che galleggia tranquilla,

nun c'è rischio che er bel litorale

se rovini o se possa inquina'.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Stamo attenti, nun famo li gonzi:

lo sapemo, pe' 'n fatto acquisito,

chi galleggia so' sempre li stronzi:

stamo attenti, 'n se famo incanta'.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Pietro magno è davero un torente

co' l'idee che je scappeno fori,

a rampazzi, così, come gnente,

senza soste, da fatte 'mbriaca'.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Lì, sur posto 'ndo' stava 'r mulino

-nun se sa si sia esploso o sia imploso-

crescerà 'n rigoglioso giardino

pe' portacce li cani a piscia',

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Sì, perché con decreto immediato,

ha ammonito chi gira cor cane:

-state attenti, da oggi è vietato

fa', pe' strada, pisciotta e popò.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Qui-consenti- Garufa se perde

se consuma l'impegno sociale

a sta appresso a li tipi de merde

de barboni, pastori e teriè!

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Già 'na vorta, co' libro e moschetto,

s'educava la gente ar pensiero.

Oggi, invece, co' sacco e paletto...

Mah, che voi che te dico di più?

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Sur Traiano, gioiello de l'arte,

da decenni ridotto a latrina

ha giurato : quest'anno se parte,

tutto cinema e gran varietà!

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Li quatrini, un problema? Ma annate!

Ho già pronto un disegno scafato

pe' raccoje i mijardi a palate.

Ve racconto li come e i perchè

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Visto che, a la Fenice, un ber foco

ha sbloccato er sistema bancario,

basterebbe 'na cosa da poco

pure qui. Vale a di' un ber falò.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

E che di' de quell'antro progetto-

beh, s'intende, l'affare der Pirgo?

E' 'n'impresa mondiale e va detto

che riscote l'unanimità.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Ha mannato i disegni a Novara,

'ndo' se stampeno mappe e cartine,

pe' propone, se è er caso, magara,

d'apporta' 'na variante: così

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

sulla striscia laziale costiera,

se vedrà co' la scritta a colori,

'n'isoletta de nova maniera:

ISLAND PIRGO chiamata sarà

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

dove ha in mente de facce 'n impianto

sullo stile dell'isole Avai:

grattacieli e foreste : 'no schianto

co' le noci de cocco e er caffè.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Tutto quanto sarà collegato

con 'n servizio d'aeri e de navi.

Nulla ar caso sarà delegato

pe' er turista che qui atterrerà.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Ma trapelano 'ntanto le imprese

che Garufa vo' mette in cantiere

e che, a monte de costi e de spese

lustro e vanto per tutti saran.

 

Questo è er ballo der Garufa...

Quarche esempio? se tratta de poco:

-l'atterraggio sur sole (de notte

che de giorno er bollore der foco

squajerebbe astronauti e startrec!)

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Segue a rota er traforo der mondo

p'abbrevia' le distanze e li tempi

e sfrutta' da quer pozzo profondo

li vurcani e la forza der gas!

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Poi- a nun di' ch'è 'na cosa da gnente-

teleferica a Torfa e Lumiera

pe' er trasporto de merce e de gente

con partenze ed arrivi in città.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

E p'ave' li sordoni a sostegno

già, cor vescovo, in breve ha avvisato

alle banche de dasse contegno

come sintomo de civirtà.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

che non prestino sordi ad usura,

che non chiedano tassi e interessi,

ché lo scopo e la loro natura

è forni' li quatrini e tacer.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

E così su siffatto tenore

par che sia tutti l'antri proggetti,

attestato perenne d'onore

che la storia futura dirà.

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

Già se sa che pe' fine mandato,

dar notaio ha lasciato deposto

che da subito venga ibernato

sì che in saecula possa restar

 

Questo è er ballo der Garufa...

 

bello e pronto; ancor che congelato,

a guida' li destini e le sorti

perché un sindaco fico e scafato

come lui la fortuna mai dié.

 

(Si scioglie il ballo e s'intona l'inno)

 

Tidei laudamus

te Petrum confitemur,

te aeternum baffum

omnis terra veneratur.

Te per semper sindacum

pidiessini et populares

certa et firma voluntate

incessabili voce

proclamant!

Amen

 

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La Garufeide 3

Vai alla Garufeide 2 Vai alla Garufeide


Visita Il miracolo di Civitavecchia

 

Indice 

Disneyland

Nippon

La fuga

Er novo in religione

L'obsolescenza

La noia allo zoo

La mensa d'oro

Nessuno ride più

La droga è una manosanta

La ferrovia al viale

Una modesta proposta

La sinistra gli albanesi

La lotta saracena

La breccia

 

 

 

 

 

Disneyland

 

Pe' fa' svaga' er turista più esigente

Garufa je vo' da' a la Ficoncella

Un parco giochi che rimette in sella

Li commercianti, la città e la gente.

 

'Ndo' er mejo sarà un treno a luci spente

ch'entrerà ne le terme, e 'nde 'na cella,

a fornica' co' Messalina bella,

apparirà Traiano fluorescente.

 

Ma a nojantri, che semo pure casti,

nun ci abbisogna 'sto divertimento:

pe' ride, mentre celebra li fasti

 

d'asfarto, de mattoni e de cimento,

ci abbasta che continua a fa' rimpasti

co' Gatti e Scotti de Rinnovamento.

 

Settembre 1996

 

 

 

Nippon

 

Dar Giappone, co' la televisione,

è arrivata 'na truppa assai affiatata,

l'antro ieri, pe' fa' 'na videata

su la Sagra Madonna der Mignone;

 

che l'ha ripresi tutti in processione:

Gregori, er vescovo, la mi' zi' Fata,

er sangue, la cratura immacolata,

zelanti de la sagra religione.

 

Perché, montato er tutto coi firmati

Sopra quarch'antro rito a loro estrano:

magie sataniche co' incappucciati,

 

ufisti e impositori de le mano,

faranno vede quanto so' intronati

l'indigeni dell'agro de Pantano.

 

Dicembre 1996

 

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La fuga

 

Pare che in Palestina Garufetta,

dopo ave' visto quarche logo santo

e ave' inzuppato un po' er muro der pianto,

fuggì improvisamente in tutta fretta.

 

Mo dice che adè corpa de 'na setta

Che lo seguiva e je rompeva tanto

Ch'a Tel Aviv lui se faceva vanto

D'ave' 'na posizione forte e netta.

 

Ma ar vero gira pure la versione

Che fu sgamato cor piccone in mano

Mentre smontava er tempio, d'inguattone;

 

ché co' Grillo e Carai ci aveva er piano,

pe' sviluppa' turismo e religione,

de rimontallo uguale giù a Pantano.

 

3 dicembre 1996

 

 

 

 

Er novo in religione

 

Ieri mattina, dopo colazione,

lessi ch'a Cidavecchia c'era un piano

pe' fa' 'n tempio più granne de Pantano

'ndo' mette un pezzo d'ogni religione.

 

Perché, visto che adesso è in costruzione

'na sintesi pe' uni' Bibbia e Corano,

cristiano, shintoista e mussurmano,

s'impone pure l'uso der mattone.

 

Per cui, contro ar parere der credente

Che disse che così se fanno affronti

A li principi sagri de la gente,

 

da veri libertari stanno pronti,

quarsiasi tempio a fa', indistintamente,

Correnti, Garufetta e Cinque Monti.

 

14 dicembre 1996

 

 

 

L'obsolescenza

 

Si pure nun sei tanto religioso,

hai da ammette ch'è stata eccezionale

la Madonna a manna' più de 'n segnale

simbolico intrigato e misterioso:

 

le lagrime de sangue de lo sposo,

er pianto in braccio ar vescovo locale,

e mo la poi vede' cor canocchiale

si ci hai l'animo puro e rispettoso.

 

Ma pure si Garufa la spupazza

E Grillo je concede grazie e cure

Nun ebbe un gran successo su la piazza

 

Nemmanco in mezzo a semplici e crature,

perché er modello novo che mo impazza,

ortre che piagne, caca e piscia pure.

 

3 gennaio 1997

 

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La noia a lo zoo

 

Mo pare che a la zo che sta a Varsavia,

rimurginanno morto attentamente,

sur fatto che le bestie ignobirmente

passino tutto er giorno ne l'ignavia,

 

preso 'no scimpanzè, pe' fa' da cavia,

e messo pe' tre ore a luci spente,

co' la tivvù, pe' scarica' la mente,

la vita sua da allora adè più savia.

 

Bella scoperta, degna de 'na cima,

che po risorve ai porpi e a l'ermellini,

incontro a noia, spazi stretti e clima;

 

ma quanto a novità, pe' bestie e affini,

ce sta da di' che noi amo fatto prima,

usannola pe' vecchi e regazzini.

 

31 gennaio 1997

 

 

 

La mensa d'oro

 

A la Scola de Guerra, ingiustamente,

l'accusano che, a rinnova' la mensa,

da un migliardo, risorse quarche lenza,

de danne quattro a sostene' l'ambiente.

 

E dopo s'aggiungeva, come gnente,

che a la piscina quarcheduno pensa,

che a soddisfa', sbrigannose, l'utenza,

veniva fatto un giro equivalente.

 

L'arti gradi risposero a l'assarto

Che 'n c'erino o che davino le terga;

e er subarterno, pe' spiega' lo scarto

 

ch'è servito a fa' d'oro 'na stamberga,

disse che prese l'ordine da l'arto,

come che fosse ar gabbio a Norimberga.

 

6 febbraio 1997

 

 

Nessuno ride più

 

Nessuno ride più ne 'sto paese:

nun ride er fornaretto a ben bon'ora,

nun ride er portuale si 'n lavora,

nun ride nonna mia quanno fa spese.

 

Nun ride Garufetta che s'arrese

A Gatti che però je ruga ancora,

nun ride Grillo che, allancato ognora,

vorrebbe fa' un corte 'na vorta ar mese.

 

Nun ride chi respira e chi va a mare

Perfino si 'n ce so' nove magagne

A rendice le cose anche più amare;

 

anzi, tanto de casa so' le lagne

che pure la Madonna a l'antri appare,

e a noi s'abbotta e poi se mette a piagne.

21 febbraio 1997

 

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  La droga è una manosanta

 

Tutti a di' che la droga è un gran casino,

ch'è un demonio che agguanta er giovinotto,

la regazza, facenno un quarantotto,

er bancario, er bidello, er regazzino.

 

Ma a guarda' un po' più a fonno, per benino,

pe' chi spaccia, de certo, è un terno a lotto

e nun va male manco ar poliziotto

che ci ha, comunque, un bon lavoro e fino.

 

Ma er guadagno di più spirituale

lo fa chi è abituato a fasse vanto

de combatte lo spirito infernale;

 

ché si 'n c'era er drogato a staje accanto

in questo monno solo materiale

nun c'era modo de diventa' santo.

 

28 febbraio 1997

 

 

 

 

La ferrovia al viale

 

Mo so' più de centa'anni che ar viale

ci hanno piazzato treni e ferrovia

che so' stati ner tempo la corsia

de lo sviluppo tecnico industriale.

 

Ma nonostante questo sia papale

chi adè retrogrado vo' porta' via

li binari che fanno la magia

de la marina e de l'antimurale.

 

Pe' questo Garufetta ar lungomare,

a preparacce ar mejo a l'anno santo

e sviluppa' er volume de l'affare,

 

acquisterà domani eterno vanto

mettenno, ortre ai binari, tra noi e er mare,

un'antra strada accanto a quella accanto.

 

8 marzo 1997

 

 

Una modesta proposta

 

Giornali a sta' a senti' e televisione

due so' li peggio cancri che ar modello

de questo stato danno assai l'ardello:

la mafia e de le tasse l'evasione.

 

La prima mette addosso er marmatrone

ar commerciante, ar sindaco, ar bidello,

quell'antra indebolisce sur più bello

lira e liquidità della nazione.

 

Ma si, pur non volendo fa' l'esosi,

ar fine de attuti' le nostre pene,

osanno fa' interventi coraggiosi

 

damo, pe' fa' le cose in fretta e bene,

l'apparto de le tasse a li mafiosi,

ci avremo onesti in più ed imposte in meno.

 

27 marzo 1997

 

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La sinistra e gli albanesi

 

A voi leghisti, fasci e arbergatori

che criticavio perché l'arbanesi

potevino sbarca' tranquilli e illesi

come che croceristi e viaggiatori,

 

e inortre che auspicavio guastatori,

carri, mine, brigate sassaresi,

zagaje, incrociatori ed archi inglesi,

galere, legionari ed incursori,

 

noi ve dicemo, co' parole chiare

che sete pecionari assai imbranati

che nun ci avete er senso de l'affari;

 

difatti, pe' evita' mo 'st'infirtrati,

voi li volevio solo butta' a mare,

nojartri invece l'amo speronati.

 

29 marzo 1997

 

 

La lotta saracena

 

Su l'arrembaggio in Puglia la marina

dice che chi guidava la vedetta,

siccome che voleva anna' in diretta,

faceva 'na manovra malandrina.

 

Ché quanno se trovava più vicina,

viranno a dritta da la linea retta,

metteva er fianco sotto a 'na corvetta

che 'n poteva evita' 'na toccatina.

 

Allora, pe' gioca' 'n po' a rimpiattino,

correnno tutti su l'antra fiancata,

la barca, ch'era come un sandolino,

 

se rivortava dopo 'na sbannata;

chi rideva nell'acqua cor vicino,

chi preferiva fa' 'na sangozzata.

 

30 marzo 1997

 

 

La breccia

 

A l'urtimo raduno de Pantano,

organizzato pe' sparti' le spoje,

chi voleva asfarta' 'ndo' coje coje

temeva de resta' co' un cazzo in mano;

 

perché pareva organizzato er piano

pe' soddisfa' l'attese co' le voje

no a quelli che potevino riccoje,

ma solo a li ministri der sovrano.

 

Ma Garufetta, presa la parola,

disse: "Rega', nun c'è da ave' pavura,

nun c'è problema a rifila' 'sta sola;

 

famo vota' ar consijo la procura

de 'na variante misera, una sola;

poi dilagamo in tutta la pianura."

 

8 aprile 1997

 

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La voce del padrone, ovvero il vittimismo padano

Questa parte del sito è in costruzione. Cercherò di spiegare da cosa derivano questi sonetti.

 


Indice

La lingua italiana I

La lingua italiana II

Un tanto ar mazzo

Sempre calci nel sedere

In fondo siamo fratelli

Pacifisti per forza

Il vittimismo

Ar mejo

La lega lombarda

Romagna (Romania, terra dei Romani)

I lombardi alla prima crociata

La consapevolezza della sconfitta

La secessione (sarà!?)

La volpe e l'uva

Non infierite, ragazzi!

Prude

Mai trattare male chi è sfortunato

La secessione negli States

Vae victis

Consigli per la crescita della lega

Le scoperte

Viva San Marco e 'l roi de Franza

Usi e costumi

Associazione per l'espulsione

Il latino stroppiato

Ce l'hanno duro

La lingua franca

L'è dura, neh!

 

 

 

 

Deromanizzazione

L'ideale padano 

Devono guardare la televisione 

S.N.Q.P. 

I Celti 

Artù 

La nazione 

I brasiliani non sono latini 

Fogazzi

A cazzo duro 

Pinin 

Le nazioni padane 

L'alter ego 

A chi giova Degni?

La decadenza della razza

Le nuove tradizioni 

Spagocci 

La guerra tribale 

 Perché i celti?

La civiltà gallica

I geni padani 

Le tribù padane 

La storia inventata 

I froci 

La discendenza colorata 

La secessione retrocede 

Le rime 

I celti transalpini 

La popolazione italiana 

Accuse ingiuste 

Tristi Senoni

Il razzismo della lega

La virata

Il sole delle Alpi

Il sole delle Alpi 2 

Antiche tradizioni 

Il confronto

Razzismo e intolleranza

L'altopiano

Lusiani

Gli spartani de noantri

Le usanze

Il sole delle Alpi 3

La provetta

Theo

Ancora Theo

La storia è come i pedalini

La Malpensa

L'Europa e la secessione

Fogazzi e miss Ausonia

Il razzismo

Una pipinara di stati

Le giravolte

Canè

I sacrifici umani

Madmax 

La distruzione dell'ambiente 

Perché froci? 

I Britanni

Avalon e Avellino

Gli stranieri ci guardano

I cavoli a merenda

Degni

I veri italiani

Degni ignorante

Le etnie

Er boss

Veneti e lombardi

Celti e sanniti

La marcia indietro

Berlusconi non compra

Lo scisma d'Aquileia

Non sono offeso

Er Porpotte padano

Degni solo

La coesione padana

Torino in provincia di Casablanca

C'è modo e modo

Siate creativi

Le tribù padane


Un giorno, girando per internet, ho incontrato il news group Lega nord. Spulciando nella discussione in corso, mi sono accorto che le opinioni degli scriventi erano riportate con notevole violenza verbale, tanto che spesso non si capiva neanche quale fosse l'opinione. Con una certa ingenuità, prendendo spunto da una discussione profonda sulle lingue della Padania, ho ritenuto di poter introdurre un po' di ironia nel group ed ho impostato il seguente sonetto:

 

La lingua italiana I

 

Da regazzino arcuni, ar settentrione,

dicevano che loro erano bravi

a parla' l'italiano e che noi, ignavi,

parlamio un cispadano un po' cafone.

 

A me me sorprendeva 'st'opinione

Perché ricerche, libri, scemi e savi

Dicevano che, fatti tutti schiavi

Je diero i nostri e lingua e educazione.

 

Per cui me risurtava proprio strano

Che quelli fossero dell'avvisaja

Che noi nun parlavamo l'italiano;

 

come si a un londinese mo j'abbaja

un canadese oppure 'n austragliano,

che lui nun parla inglese, ma zagaja.

 

!6 maggio 1998

 

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Questo sonetto non ha provocato reazioni, allora ho scritto il secondo rispondendo ad un certo ROZZ che aveva scritto: "Mi spiace che qualcuno si sia offeso per i termini "forti" che ho usato ma credo che per scuotere l'opinione ci sia bisogno di questi termini. Non me ne vogliate cari Terun del cazzo, ma è così. Avete rotto le balle con il vostro dialetto di merda, e credo che la pensi così tanta altra gente.

Ciao, senza rancore

Rozz, il Vendicatore".

 

La lingua italiana II

 

Ma pe' fortuna che Bossi e Maroni

Hanno aggiustato ar mejo er giocarello,

fissati come so' dentro al cervello

che so' cèrtici loro e noi terroni".

 

Per cui faranno fasci de nazioni,

faranno scrocia' er padre cor fratello,

ma poi , quanno è finito er carosello,

saranno limpide le situazioni.

 

Perché, dato che è estinto er padanese

E non diffuso ancora assai er padano,

dovenno sceje pe' 'r novo paese

 

un modo de parla' che sembri umano,

se piano er gaelico o er gallese

e noi ci avremo er misero italiano.

 

Altrettanto senza rancore, ciao, Giancarlo.

 

17 maggio 1997

 

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Questo secondo sonetto che, in definitiva a me sembrava piuttosto innocente, provocò invece una reazione "forte". Il Rozz rispose:

 

Cat' vena un cancor

Ti e cla vaca et to medra

Fiol ed putana e

Tero' 'd merda. 

 

Ciao Rozz (Padania)

 

Al quale risposi in questo modo: "Provo a farti vedere da quale latino volgare la tua strofetta proviene:

 

Quam te veniat unus cancer

Tibi et ecce illae vaccae de tua matre

Fiole de putana et

Terrio de merda.

 

C'è sicuramente qualche errore, ma ho dovuto procedere in fretta. Ma quando la smettete di parlare latino e cominciate a parlare cèltico?

 

Ancora senza rancore, Giancarlo".

 

Il resto è venuto da solo, perché anche io mi sono "incarognito" ed ho scritto cose che non avrei mai pensato che avrei scritto. Devo aggiungere che alla maggior parte dei concetti che ho espresso io non credo affatto e che i sonetti dovrebbero cercare di far innervosire i più bèceri tra i sostenitori della lega nord.

 

 

Un tanto ar mazzo

 

Tutti ce l'hanno mo co' li padani

Pe' via, dice, che vonno ne lo stato

Fa' 'n gran casino senza risurtato

Antro che rompe er cazzo a l'antri umani.

 

Ma io, dico, 'sti poveri cristiani,

trattati a carci in culo e ner costato,

pe' secoli, da clero e padronato,

vonno sorti' da l'esse subumani.

 

Quindi si, invece che in contraddizione,

je damo corda ne questo intrallazzo,

pe' tigna, forse, cambiano opignone;

 

e poi si, procedenno ne l'annazzo,

dovessero da insiste co' 'st'azione,

li rivennemo ai crucchi un tanto ar mazzo.

 

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Sempre calci nel sedere

In tempi un frego antichi li romani

Fecero tutti schiavi a sganassoni,

Mettennoli ar lavoro a pecoroni,

Senza pietà, li poveri padani.

 

In seguito i pontefici nostrani,

Co' la scusante de le devozioni,

Se fecero sborza', tutte in sordoni,

Le decime da conti e da villani.

 

E ai tempi nostri a fa' li padroncini

L'amo convinti mo co' l'intrallazzo

Così pagano tasse, 'sti cretini,

 

Se fanno er culo e ossequiano er palazzo;

Si no come facemio a anna' ai festini,

A magna' e beve e a sta' senza fa' un cazzo?

 

17 maggio 1998

 

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In fondo siamo fratelli 

 

Ce rompe che i padani se ne vanno

Pe' via che in fonno poi semo fratelli,

pure si so' crature e un po' ribelli

che si nu li controlli fanno danno,

 

e pure si un po' parlano alemanno,

si ne la media abbassano i livelli,

si rompono le palle co' l'ucelli

che l'amo sottomessi co' l'inganno.

 

Tutti, dall'Alpe alla balza di Scilla,

amo da vive qui senza imbarazzo,

pe' via che quelli, si sona la squilla

 

de nun manna' più tasse ner palazzo,

come famo a passa' la vita in villa,

a magna', a beve, a fotte e a nun fa' un cazzo?

 

18 maggio 1998

 

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Pacifisti per forza

 

'N avenno più la forza militare,

scornati e spalle ar muro, li romani

stavino lì a guarda' burgundi, alani,

strogoti, longobardi usa' lupare,

 

zagaje, fionne, zòccoli, porpare

pe' manna' a l'aria in poco tempo i piani

de mette i piedi e quindi poi le mani

sur monno intero, a scopo alimentare.

 

Allora, s'inventorno, ai loro fini,

che er papa adè er vicario der Padrone

der monno; er che permise, malandrini!

 

de staje, a chi ce crede a sto bidone,

franchi, padani, ispanici o burini,

pe' 'n antri e dumil'anni sur groppone.

 

19 maggio 1998

 

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 Il vittimismo

 

Siccome ar tempo buio(?) li lombardi,

dice, ch'erino oppressi dai germani

Dissero a tutti ch'erano italiani

E d'aiutalli, senza ave' ritardi.

 

Pe' questo allora, càccole e gaiardi,

se fecero ammazza': li siciliani,

li pugliesi e perfino li romani,

li marchigiani, i toschi, l'umbri e i sardi.

 

Dopo, co' l'esse stati messi sotto

Da le plutocrazie de l'epuloni,

fecero veni' duce, impero e botto.

 

E mo, pe' rompe ancora li cojoni,

e fa succede 'n antro quarantotto,

so' oppressi, pori ciuchi, dai terroni.

 

20 maggio 1998

 

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A Stefano che diceva che l'Italia era tutta bella "Er mejo" soprannome di Bottini rispose in sostanza se aveva il passaporto per entratre in "Padania". Stefano aveva fatto uno sforzo per avvicinarsi, ma era stato rudemente respinto. Questa rozzezza mi ha fatto un po' arrabbiare.

 

 

 

Ar mejo

 

Forse 'n è vero, ma disse un giornale

Che in Veneto un patito della lega,

siccome adè italiota, da bottega

cacciò la pizza in modo radicale.

 

Bona l'idea, ma pure un po' banale,

perché la vera cosa che ve frega

è che 'n avete lingua che v'aggrega

ch'è er primo requisito nazionale.

 

Hai voja, padanin, che mo t'allarghe:

er dio Po lo saluti in italiano,

hai voja a cambia' nomi su le targhe

 

pe' metteli in vernacolo padano:

è quello ch'ha imparato a cosce larghe

un'ava tua dar milite romano.

 

22 maggio

 

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L'impegno nel news group m'ha fatto scoprire che la lega lombarda, quando fu creata, si chiamava Societas Lombardiae, Marchiae, et Romaniae, e che la semplificazione moderna è probabilmente dovuta ai romantici lombardi (Berchet, per esempio).

 

 

La lega lombarda

 

Siccome er papa santo aveva in mente

De staje a tutto er monno sur groppone

Convinse, co' la sagra religione,

A appecorasse a lui ciascun credente;

 

e fatto un fascio granne de 'sta gente

je fece fa' la lega a ogni cojone

pronta a scrociasse e a fa' l'opposizione

contro quer Federico irriverente.

 

E la chiamò lombarda 'st'alleanza,

e fece fa' Alessandria a li padani,

dar nome suo Alessandro, in sudditanza;

 

e quelli ner combatte li germani,

scordarono che fecero 'sta danza

di sotto a la cappella dei romani.

 

23 maggio 1998

 

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Romagna (Romania, terra dei romani)

 

Romagna solatia, dolce paese,

sento frullare ancora nella testa,

cui tenne pure il passator cortese,

re della strada, re della foresta.

 

Dolce, mi offendo se qualcuno offese

Te che sei pronta, vedo, alla protesta,

anzi noi ti accogliamo a braccia tese

e vezzeggiandoti faremo festa.

 

Non so, tu sei tra chi che o Franza o Spagna

A noi, tutto sommato, che ce frega

Basta che sotto sotto poi se magna?

 

A me non me ne importa poi una sega,

Dicevo, solo, il nome, la Romagna,

Rievoca più Roma che la lega.

 

24 maggio 1998

 

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Nelle mie ricerche sull'argomento Padania, in un articolo scritto da Julius Bogatsvo, mi sono imbattuto nelle seguenti parole: "Tanto per curiosità diremo che i milanesi, i quali non volevano sentirsi da meno (dei genovesi), faranno anche loro una brava spedizione che partirà però nel 1100, a crociata finita, con alla testa l'arcivescovo Anselmo da Bovisio; una crociata che tuttavia sarà maciullata da greci e da turchi coalizzati, mentre lo stesso arcivescovo morirà nei pressi di Costantinopoli".

 

 

I lombardi alla prima crociata

 

Ar tempo che Goffredo de Bujone

Annette a rompe er cazzo a Solimano

C'erano i genovesi a da' 'na mano

A porta' truppe dietro guiderdone.

 

E pe' agguanta' più mejo l'occasione

Dissero a Como, a Varese, a Milano

Che c'era da spropria' più de un surtano

Ch'adera ormai ridotto a pecorone.

 

Ma dato che i lombardi erano in tanti

E assai poco d'accordo sur quoziente,

pe' fa' cagnara, cavalieri e fanti,

 

sbarcarono nei porti de l'oriente

ch'erano stati presi i loghi santi

e da sparti' 'n c'era rimasto gnente.

 

23 maggio 1998

 

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Qui mi sono sbagliato: non sapevo che il parlamento padano era stato trasferito dalla splendida Mantova in non so quale borgo selvaggio. L'errore mi è stato rimproverato da un solerte fan della lega ed io mi sono scusato per la mia ignoranza. 

 

 

La consapevolezza della sconfitta

 

Sul consiglio padan, bandiera nera.

Al castello di Mantova divina

Scorre il caffè, il mistrà, la nicotina,

nessuno sa se arriverà alla sera.

 

Le femmine, deposta l'aria fiera,

nascondono i figlioli giù in cantina;

i maschi, la camicia, stamattina,

non sanno se indossarla o rossa o nera.

 

Ma non temete, noi siamo clementi

Con chi sventolò qui la secessione,

come con i bambini impertinenti;

 

solo, come una giusta correzione,

pappine, du' sgridate, sciacquadenti,

Du carci in culo e quarche sganassone.

 

25 maggio 1998

 

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La secessione (sarà!?) 

 

Bossi, corpito dar voto padano,

che l'ha mannato dritto ner pallone,

ha detto che pe' mo la secessione

è rimannata, e che nun parla invano.

 

Difatti certo er popolo sovrano

Affonnerà er D'Alema e er Berluscone

Che ci hanno come squallida missione

De smista' a cazzo er traffico italiano.

 

Ma a me me pare come l'indovino

Che predice che tutto annerà a fonno

Perché l'essere umano è rozzo e impuro;

 

e poi, a chiamasse fori dar casino,

quanno che nun ce sta fine der monno,

la sposta de continuo ner futuro.

 

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Il rifacimento della notissima favola di Fedro è dovuto al fatto che in molti sul news  group sostenevano che il vero obiettivo della lega non era prendere voti.

 

La volpe e l'uva 

 

La vorpe, mentre se n'annava a spasso,

vide un gran pergolato e tra le foje

grappoli d'uva pronti da riccoje

succosi ch'a vedelli era 'no spasso.

 

E allora, ché lei stava troppo in basso,

sartò ché je venivino le doje

pe' impadronisse ar fine de le spoje,

ma nun riuscì e rischiò pure er collasso.

 

E mentre che, la lingua a pendoloni,

guardava quer prodigio de natura

che dondolava in arto tra i festoni,

 

come chi 'n ci ha de gnente arcuna cura,

disse: "Che rompimento de cojoni!

Quell'uva lì nun è manco matura."

 

27 maggio 1998

 

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Non infierite, ragazzi!

 

Rega', perché infierite sui poracci

Che ci hanno preso ieri la mazzata?

Perché ne que'la piaga spalancata

Insiste a mette dentro li ditacci?

 

Perché, invece de tralli da l'impacci

De 'sta disordinata ritirata,

je date giù sfottenno all'impazzata

mannannoje l'insurti e li mortacci?

 

Ma 'n ve fanno pietà i lamenti, i lutti,

i sospiri, le lacrime sincere,

le grida de dolore de 'sti putti,

 

quanno, lasciati i loghi der potere,

tristi, spossati, attoniti e distrutti

se fanno le bagnole ner sedere?

 

28 maggio 1998

 

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Se dici ad un esponente della lega che lui è un celta, finirà per sostenere che lui è il vero italiano. E' un aspetto poco studiato dell'anticonformismo padano.

 

 

Prude

 

Ragazzi, io ve capisco che ve prude

Er sito dove solo i giorni scorsi,

Avete ricevuto (ohimé, mai esporsi!)

Un trattamento, forse, troppo rude.

 

Capisco le disillusioni crude,

i vani, chilometrici discorsi,

lo smarrimento in corsi ed in ricorsi,

le verità purtroppo amare e nude.

 

Invece me sorprenne e me fa mesto

Che un popolo glorioso de padani

Alleato d'Annibale, ar più presto,

 

dopo appena du schiaffi, dorci e umani,

pe' tema de incassa' un domani er resto,

diventi un pipinaro de italiani.

 

29 maggio 1998

 

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Mai trattare male chi è sfortunato

 

La cosa padanin che 'n hai capito

Voleva di' che dopo de quer botto

Ch'hai fatto a l'elezioni, e mo sei cotto,

dicevo che su te s'è assai infierito.

 

Dicevo poi ch'adero un po' pentito

Pe' er riso da pisciasse pure sotto

Perché è la verità che avete rotto,

ma nun se sfotte er goio e l'impedito.

 

E pure adesso che te pare bello

che 'n sai manco la lingua de l'impero

p'esse ben introdotto ner palazzo,

 

nun me sento de ditte, meschinello,

perché so quanto punge a vorte er vero:

"Sta zitto tu, che nun capisci un cazzo."

 

2 giugno 1998

 

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La secessione negli States

 

Mio caro Dario, aperto a l'ideale,

a parte che l'idea de secessione

ne li states nu sta in costituzione

pure si tu me dici che è morale,

 

nun facevo un discorso siderale

su l'io, su la mia libera opinione,

su l'anima che va in elevazione,

ché quella è sempre sciorta e liberale.

 

No, io pensavo ar caso ben concreto,

si Mantova vole esse indipendente

dar novo stato, oppure anche Corneto,

 

si ce sta un comitato sedicente

che dà er permesso oppure mette er veto

o si ognuno po fa' come se sente.

 

6 giugno 1998

 

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Storicamente è certo che i Galli di Brenno presero Roma che si liberò con un forte riscatto. L'arrivo dei nostri di Furio Camillo, all'ultimo momento, è un invenzione dei Romani che, in questo modo, facevano quando volevano far dimenticare episodi poco gloriosi nei quali erano stati coinvolti. Io ho seguito la leggenda solo per sfottere. 

 

 Vae victis 

 

Un certo Brenno, barbaro artezzoso,

attaccò Roma e, steso ogni birillo,

appollaiato in trono, co' 'no strillo,

disse: "So' guai pei vinti", e adera esoso.

 

"Cor ferro, e no co' l'oro puzzoloso"

rispose ar cèrtico Furio Camillo

"Roma riscatta sé, e manco 'no spillo

te damo, brutto gallo pidocchioso!"

 

E così fece e poi je corse appresso

Con un'azzione ar vero un po' nefanda

Menanno a daje giù come un ossesso;

 

e li nipoti sui, de landa in landa,

spignenno 'sti sallazzari in eccesso,

li chiusero tra Scozia e verde Irlanda.

 

8 giugno 1998

 

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Consigli per la crescita della lega

 

Caro ragazzo rude e permaloso,

er mio consijo, forse un po' banale,

dato te l'ho, siccome l'ideale

nun è amato dar vorgo frettoloso.

 

Che rozzo, ingordo e assai peccaminoso,

amante de la carne e un po' bestiale,

potrebbe, co' un inghippo magistrale,

esse preso dar laccio lussurioso.

 

Rifletti, si la lega friulana

Tra balli, soni, canti, pranzi e cene,

In ogni festa cèrtico-padana,

 

Faceva balla' nudo su le scene,

Bossi, 'na volta ar più, a la settimana,

de certo oggi nu stava ne 'ste pene.

 

15 giugno 1998

 

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Le scoperte

Ogni giorno ci avemo 'na sorpresa:

che Fini, Berlusconi er poverello,

Maroni e Bassanini sur più bello

D'esse romani ci hanno la pretesa.

 

Che a Costa(?) j'hanno fatto grande offesa

Si no dava 'na pista a Pirandello,

Che la "lingua" parlata a Cinisello

Dell'italiano è mejo, e senza offesa.

 

Che le lumache, piatto assai gustoso,

sortanto in transpadania le magnate.

Ed ortre a fa' un appunto doveroso

 

quali misere scole frequentate,

Io vorrebbe sape', ché so' curioso,

Indove rimediate 'ste cazzate.

 

20 giugno 1998

 

 

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Viva San Marco e 'l roi de Franza

 

Ar tempo de le botte tra italiani,

ché allora se chiamavano a 'sto modo,

pure si nun ci avevano p'approdo

'no stato pe' terroni e transpadani,

 

pe' primi erano sempre i veneziani

contro i lombardi a mette a coce er brodo

e poi, co' l'uni o l'antri, a scioje er nodo,

toscani e regno entravano e romani.

 

E a Caravaggio, insieme a re Luigi,

marcianno su Milano (ch'era usanza)

tra spianate, paludi e cieli grigi,

 

cantaveno: "Ora è er Moro a fa' la danza-

li veneti decisi a fa' prodigi-

viva viva San Marco e 'l roi de Franza",

 

ma a riempi' la panza

invece che chioggiotti e veronesi,

furono li spagnoli e li francesi.

 

21 giugno 1998

 

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Usi e costumi

 

Siccome so' abitudini romane

Mo quanno che ce sta la secessione

Sarà varata lì l'abolizione,

Da parte de l'autorità padane,

 

de taja' pe' le nozze torte sane

pe' spartisse li sposi un mozzicone

o de portà la sposa sur groppone

ortre la soglia co' 'no sforzo immane.

 

E poi siccome pure che le terme

So' state 'n'invenzione, co' le tasse,

der popolo romano ch'adè verme,

 

que'li conducatori de le masse,

appena che le bocce stanno ferme,

aboliranno pure de lavasse.

 

23 giugno 1998

 

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Associazione per l'espulsione

 

A me personarmente si se danno

Er veneto, l'arbese, er varesotto,

de certo nun ce piagnerei a dirotto,

anzi nun me parrebbe poi un gran danno.

 

Nun fosse che ce mettono in affanno

Quelli che a Bossi nun vonno sta sotto

A nord da Ventimiglia a Ponte Rotto

Perché nun sanno bene indove vanno.

 

E nonostante dico a 'sti poracci,

de consenti' a dumila secessioni

pe' tojice a nojartri da l'impacci:

 

"Rega', fate fini' 'sti tormentoni,

votatelo, sciojetelo dai lacci,

ch'a noi ci ha frantumato li cojoni".

 

23 giugno 1998

 

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Il latino stroppiato 

 

Ché 'n c'entrino, rega', co' l'italiano

Le lingue de la Gallia Cisalpina

Nun è certo scoperta sopraffina,

ché noi l'avemo detto a lungo invano.

 

Perché ner tempo annato er cispadano,

inconscio dell'origine divina

strillava sia de sera o de mattina,

che lui italiano e ogni antro era africano.

 

Ma si questo problema adè risorto,

nun se capisce di 'n do' vie' er casino

che chi è romano vonno vede morto,

 

perché margrado chi je sta vicino,

la lingua che se parla in ogni porto,

certo è un po' stroppiatella, ma è latino.

 

25 giugno 1998

 

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Ce l'hanno duro 

 

A legge l'interventi qui postati

Nun se capisce quale è la ragione

Che li padani so' 'n'antra nazione

De chi sta fori dai reticolati.

 

Ché mejo de nojartri sciamannati

Parlano l'italiano a perfezione,

magnino carbonara e zabajone,

ojo, vino e caffè da sprocedati.

 

Ce l'hanno duro e pronto ad ogni lotta

Come che tutti l'ànteri italiani,

e come noi so' fii de 'na mignotta.

 

E magnano lumache 'sti padani

Come sardi, pugliesi, zi' Carlotta,

nojartri, l'ottentotti e l'austragliani.

 

27 giugno 1998

 

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La lingua franca

 

Dato che nun esiste più er padano,

e che hanno da inventasse er padanese

pe' capisse er chioggiotto e er ticinese

se devono servi' de l'italiano.

 

E pure si lo parlano assai strano

Come si fosse er vandalo o l'inglese

Ce resta er fatto che in ogni paese

La lingua è che distingue er gruppo umano.

 

E quindi, come pe' li lumieraschi,

È li che casca l'asino ai padani,

Che o so' monzesi o cimbri o bergamaschi

 

o crucchi o torinesi o veneziani,

o forlivesi o certici o comaschi,

o devono abbozza' d'esse italiani.

 

28 giugno 1998

 

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L'è dura, nèh!

 

Mo pare è ner dumila e dieci e otto

Che se farà, rega'! La secessione

Pe' via che nun ce sta a disposizione

'na lingua pe' trentino e varesotto.

 

E poi che se so' accorti che er risotto

Lo magnino in qualunque sia regione

E pe' fonda' 'na nova(?) tradizione

nun bastano er gazebo e er bussolotto.

 

E a me che rimiranno già l'evento

De levamme 'ste piàttole dai panni

Passavo la mia vita assai contento

 

Pe' la prossima uscita da l'affanni,

m'arriva de Ducario l'intervento

che devo da aspetta 'n antri e vent'anni.

 

29 giugno 1998 

 

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Deromanizzazione 

 

Dovenno fa’ deromanizzazione,

pe’ via che la curtura l’ha intronati,

faranno li leghisti delegati

‘na scola che rifonna la nazione.

 

‘Ndo’ dicono che l’urbanizzazione

è stata ‘na trovata da insensati,

come che quanno vennero impiegati

pietre e mattoni pe’ la costruzione.

 

E dopo ‘sti studenti giù a Verona,

(E guai si ‘na cratura se la squaja)

li portano cor sacco e la corona;

 

‘ndo’ sbragata, p’esempio e rappresaja,

l’arena, costruiranno ne la zona

capanne cèrtiche de fango e paja.

 

2 luglio 1998

 

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L'ideale padano 

 

Mentre che leggo nove su ‘sto gruppo

Trovo dichiarazioni d’ideali

Altissimi, vivissimi, corali,

tanto che ogni cantone me ci intruppo.

 

Ma quanno vado a scioje ‘sto sviluppo

De chiacchiere le più spirituali,

d’intenti ar vero mistici e sacrali

nun trovo sugo bono pe’ l’inzuppo.

 

Ché interrogati i singoli e le masse,

intervistati i peggio e quelli bravi,

‘n c’è niente a fruga’ dentro a le matasse

 

che riescono a propone scemi o savi,

ortre che insiste a nun paga’ le tasse

e manna’ l’antri via o tenelli schiavi.

 

3 luglio 1998

 

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Devono guardare la televisione 

 

Ho letto stamattina sur giornale

Che un granne der pensiero e de l’azione

Ha detto che co’ la televisione

S’incivilizza l’omo settoriale.

 

Perché ce sta ‘no scambio curturale

Che manna ne le case, a l’occasione,

l’aspetti più moderni e ogni rione

è un pezzo de villaggio universale.

 

E io, leggenno i scritti de la lega

Che pare che er razzismo adè un valore,

che chiudono la storia ne la bega

 

tra cèrti e un fantomatico oppressore,

vorrebbe, pe’ ‘n subi’ più questa sega,

che guardano di più er televisore.

 

4 luglio 1998

 

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S.N.Q.P. 

 

Co’ ‘sti sonetti sfotto li padani

E me diverto assai ner fa’ sto gioco,

ma quanno ce ripenso, pure poco,

me fanno un po’ pietà ‘sti rafagani.

 

Ch’è pe’ nevrosi che covano piani

De fa’ lillipuziano er patrio loco

Perché ci hanno paura più der foco

A guarda’ spazi aperti e un po’ lontani.

 

E è solo pe’ scampa’ da offese e torti

Che stanno stretti come pecorelle

Co’ amici, co’ parenti e co’ consorti;

 

e che, ignoranno l’antre pure belle,

p’esse sicuri vonno ave’ rapporti

sortanto co’ le madri e le sorelle.

 

6 luglio 1998

 

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I celti

 

Che mo so’ cèrtici i settentrionali

Fa parte de quer nucleo d’opinioni

A cui solo i scagnozzi de Maroni

Je ponno crede ed esse solidali.

 

Ché quanto a li caratteri razziali

So’ misti co’ i latini, co’ i schiavoni,

co’ i longobardi, l’unni, i borgognoni,

i curdi. i marocchini e li laziali.

 

E quanto poi a l’insieme de parole

Ch’adoprano laggiù savi e cretini,

a me ch’ho freguentato un po’ le scole,

 

me pare che i padani, l’argentini,

li sardi, li francesi, anche si dole,

si vonno esse quarcosa, so’ latini.

 

8 luglio 1998

 

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Artù 

 

Sfojanno dentro ar gruppo de la lega

Tra relazioni splendide e cazzate

Ar tempo bono vengono postate

Perle che er comprendonio ce s’annega.

 

Tra cui, pure si poi nun me ne frega,

pare ch’adè un razzista chi menate

fa contro de le nobili pensate

de chi tie’ aperta a Bossi la bottega.

 

E inortre a ricconta’ che adè gentaja

Composta da chi ar sud adè frustrato

È proprio, e certo er tizio nun se sbaja,

 

uno che, invece de Mario o Donato,

ha scerto, come nome de battaja,

Artù, pe’ dimostra’ che ‘n’è sonato.

 

9 luglio 1998

 

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La nazione

 

Chi s’inventò er concetto de nazione,

ché lo sapeva ch’era nebuloso,

cercò de da’ parametri e a ritroso

de costruinne stato e evoluzione.

 

E così fecero Bossi e er leone

Che nun ci hanno ‘na lingua e adè curioso

Er tentativo cèrtico e pietoso

De dasse ‘na coerente tradizione.

 

E dato che nun c’è na razza pura

De questi agitatori de le masse

Ch’avrebbe una medesima curtura,

 

solo ideale de ‘ste terre grasse

Ade’ de l’omo nero la paura

E l’obbiettivo de ‘n paga’ le tasse.

 

14 luglio 1998

 

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I brasiliani non sono latini 

 

Er Benedetti amico dei più fini

Ha detto che va be’ pe’ li francesi,

ma che li brasigliani portoghesi

d’America nun ponno esse latini.

 

E je risposero novi postini

Che c’erino rimasti assai sorpresi

Che nun sapevano ‘sti tirolesi

D’America latina e affari affini.

 

Ma nun è corpa sua, poro animale (*),

si nun conosce cosa tanto piana:

la lega, ormai, pe’ orgoglio nazionale,

 

in ogni carta sud americana

ci ha messo, in dimensione cubitale,

la nova scritta AMERICA PADANA.

 

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Fogazzi 

 

Fogazzi fra li poveri padani

oppresi, presi a carci, bistrattati,

rinchiusi ne le carceri e menati

da tutti l’infamoni de italiani,

 

è quello che dai schiaffi disumani

de noi incredibili morammazzati

ottenne, poveraccio, i risurtati

d’esse rinchiuso insieme co’ l’insani.

 

Ma poi ch’essenno chiuso ogni ospedale

de matti s’è trovato in imbarazzo,

l’amici, da un consurto dottorale

 

j’hanno trovato questo de sollazzo.

E mo che pe’ curasse da ‘sto male

ci ha la tastiera, nun rompemo er cazzo.

 

15 luglio 1998

 

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A cazzo duro

 

Cari padani tristi e esacerbati

Pe’ i tanti insurti dei meridionali,

che pena a vede tutti sti rivali,

solo pe’ davve giù, coalizzati!

 

A voi che mai nei tempi già passati

Citaste i pregiudizi più razziali;

a voi che mai diceste criminali

a chi messaggi aveva qui impostati.

 

Ma su! nun v’abbacchiate pe’ li stenti,

nun state sempre a piagne pe’ ‘r futuro

de’ li padani miseri e innocenti,

 

uscite a l’aria aperta da lo scuro:

Ché contro a l’ingiustizia a strigne i denti

È bono, e ad affrontalla a cazzo duro.

 

17 luglio 1998

 

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Pinin 

 

Caro Pinin, l’elenco ch’hai impostato

Dimostra che li geni de la gente

Ne ‘sto paese dorce e inconcludente

So’ proprio degnamente mescolati.

 

E quindi, come metti i risurtati,

Cor capo tuo ch’è esempio pe’ l’ambiente,

A cazzo e fica nu je frega gnente

De simboli de razza da esartati.

 

E si tu pensi d’esse assai padano

Ché la famia adè tutta registrata,

Se vede che ner tempo assai lontano

 

Che l’ava tua veniva assoggettata

Er legionario siculo o campano,

Invece de scopalla, l’ha inculata.

 

18 luglio 1998

 

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Le nazioni padane 

 

Prima ner nord aderino padani,

Poi dato che dei gruppi se so’ offesi,

ce stanno i bergamaschi, i tirolesi,

i certi, i vicentini, l’occitani,

 

i franco provenzali, i varsugani,

i cimbri, i triestini, i milanesi,

i crucchi, i vardostani, l’udinesi,

i froci, i romagnoli e i friulani.

 

E poi tant’artri, che lottano a fonno

p’entra’ ne queste classificazioni.

Così, guardanno er tema ner profonno,

 

in futuro, pensanno a ‘sti pecioni,

Sarà preso per culo in tutto er monno

Chi parlerà de popoli e nazioni.

 

19 luglio 1998

 

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L'alter ego 

 

Er Degni cor Durando, l’alter ego,

ce dissero ne ‘st’urtime giornate

insurti co’ parole invelenate

usanno mo violenza e mo sussiego.

 

A cui je fu risposto, nu lo nego,

co’ assai mortacci trucidi a palate,

per cui je se so’ unite, assatanate,

masnade già parate pe’ ‘st’impiego.

 

E adè un continuo mo, mattine e sere,

e me dispiace che semo civili

e pe’ gioca’ ci avemo le tastiere;

 

ché sa’ che gusto si, come i Shwaili,

ci avemio carri armati, cannoniere,

oppure solo semplici fucili!

 

21 luglio 1998

 

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A chi giova Degni?

 

A De’, ne tutta questa settimana

Hai fatto ner niusgruppo più bordello

De quanto chi ci aveva der cervello

Pensava fosse cosa degna e sana.

 

E co’l’agi’ da fio de ‘na puttana

Hai messo in crisi in pieno er giocarello

De chi dentro a la lega bello bello

Seguiva ner contrasto la via piana.

 

Ma mo, guarda, te chiedo con ardore

De smettela de metteli a la prova

Perché ci ho er sentimento dentr’ar core

 

che prima o poi j’arriva su la nova

Che a vede chi adè ar vero er corpitore

Bisogna scopri’ in merito a chi giova.

 

23 luglio 1998

 

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La decadenza della razza 

 

Er fatto che oramai la razza vera

der nord adè sparita e nun ci ha eredi

de vede da l’eventi, (nun ce credi?)

che rendino la vita lì più nera.

 

Perché l’esterni, si, mattina e sera

Rompono palle a li padani medi

Ma i sassi su le machine so’ arredi

Dovuti a gente meno forestiera.

 

E poi che so’ mischiati a noi terroni

loro, ‘na vorta belli come putti,

se vede si vai giù in quele regioni

 

e noti( mamma mia!) quanto so’ brutti

li capi: l’ineffabili Maroni,

Bossi, Borghezio, Formentini e Gnutti.

 

24 luglio 1998

 

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Le nuove tradizioni

 

Su ar nord, cercanno nove tradizioni,

hanno trovato ar fine la tartana,

er kirt co’ la zampogna artoterrana,

la corsa dentro ar sacco o coi bidoni.

 

E soddisfatti mo de ‘ste invenzioni.

quanno escono a la fine da la tana,

ce dicono fiacci de puttana

siccome se grattamo li cojoni.

 

Ma noi ch’amo da fa’ si l’antenati,

Invece de gioca’ cor latte in mano,

passavano la vita indaffarati

 

a organizza’ ‘n impero disumano

e dopo chiesa, vescovi e prelati

pe’ daje in culo ar cèrtico padano?

 

25 luglio 1998

 

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Spagocci 

 

Spagocci ne le pagine postate

Farcite d’acqua calla e d’aria fritta

Nun ci ha inserito citazione scritta

De nessun’opera de le citate.

 

Ma tutte sia banalità o cazzate

S’addensano a li certi a da’ la dritta

Che ‘sta nazione afflitta e derelitta

Deve fa’ aggregazioni separate.

 

Per cui, dopo ave’ fatto a l’italiano

Du’ palle come l’ernia der marchese,

vorranno fa’ divide, ortre ar padano,

 

pe’ fa’ ‘no stato cèrtico, l’inglese,

er turco, lo spagnolo, er catalano,

l’austriaco, lo svizzero, er francese.

 

27 luglio 1998

 

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La guerra tribale 

 

Ho letto l’antro giorno sur giornale

Che in Africa, ner continente nero

Pe’ fa’ cagnara er modo più sincero

È ancora quello classico tribale.

 

E questo qui dimostra in generale

L’arretratezza de ogni masnadiero

Che mette su così, mannaggia er clero,

conflitti a rompe palle e a fa’ der male.

 

Ma quanno che j’ho chiesto spiegazione

Mulumba m’ha risposto senza affanni:

"Da noi tribù ce n’è, qui er settentrione

 

co’ fràffole, bucie, menzogne e inganni

co’ le tribù vo’ fa’ la secessione

Che se so’ estinte ormai da dumil’anni."

 

28 luglio 1998

 

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Perché i celti?

 

Nei giorni scorsi ar fine ci ho capito

Perché hanno scerto i celti li padani

Tra tutte le tribù de rafagani

Ch’hanno carcato a eserciti quer sito:

 

perché in millenni c’è solo quer mito

de lotte contro ar resto de l’umani

in cui, veneti fori e cenomani,

quer popolo sarebbe stato unito.

 

E allora poi co’ atteggiamento duro

Ché lì ‘n alligna imbrojo né intrallazzo,

pe’ collega’ er passato cor futuro,

 

fatte l’analisi a ciascun regazzo,

(niente più forni) e a chi ‘n è celta puro

je sterilizzeranno e fica e cazzo.

 

29 luglio 1998

 

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La civiltà gallica

 

Ho letto sopra i libri che li Galli

Aderino masnade de briganti,

Su li lavori agricoli ignoranti

E ar massimo allevavano cavalli.

 

Che stanno rintanati ‘nde le valli,

de le caverne aderino abitanti

e poi sacrificavano a li santi

crature e loro a daje co’ li balli.

 

E mo che so’ sortiti da le tane

Ché generosi li nostri ascendenti

Je diedero maniere un po’ più sane,

 

Ci hanno la faccia pure i discendenti

De queste scimmie assai meno che umane

D’esse razzisti e d’essene contenti.

 

30 luglio 1998

 

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I geni padani

 

Notanno che sortiti dar paese

Quell’antri aderino sia biondi o mori

Bruttini, belli, bassi, arti e i colori

Der certa erino uguali ar catanese,

 

E che er dialetto carso o ticinese

Pe’ quanti poi so’ stati l’invasori

Prima de li romani e successori

Adè latino e pure er torinese,

 

Dovenno fa’ ‘no stato nazionale

Li certici hanno dato ‘na mazzata

A ‘sti criteri d’ordine banale

 

Pe’ fa’ coi geni ‘na scerta sensata,

ché vedennose solo ar canocchiale

poi ricconta’ quarsiasi sia cazzata.

 

30 luglio 1998

 

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Le tribù padane 

 

Ner nord Italia ce so’ i tirolesi,

i senoni, i trentini, i valbrembani,

i francoprovenzali, i subumani,

i bergamaschi, i rezi, i ticinesi.

 

I ladini, i sloveni, i piemontesi,

i langaroli, i liguri, i reggiani,

i varsughesi, i mori, i parmigiani,

i franchi, i longobardi, i veronesi.

 

E allora, a governa’ ‘sti disgraziati

Che ‘n ci hanno gnente che po sembra uguale

Bossi ha trovato i Galli i più appropriati

 

A rappresenta’ un provvido ideale:

perché so’ stati l’urtimi arrivati

a vive accatastati a la tribale.

 

31 luglio 1998

 

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La storia inventata

 

Che Bossi voja fa’ la secessione

Pe’ nun paga’ le tasse de lo stato

Nun è ‘n’operazione de gran fiato,

ma posso ben capi’ la sua intenzione.

 

Che voja fa’ ‘na nova spartizione

De tasse per accresce er guadagnato,

pure si er conto fatto adè sbajato,

è sciocca, ma prevista situazione.

 

Ma che la secessione ar dunque incarza

Pe’ via che i più dementi dei padani

S’inventano papié de storia farza

 

Sui certi, dumil’anni e più lontani,

De certo, questa, rega, adè ‘na farza

degna dei mejo comici italiani.

 

31 luglio 1998

 

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I froci 

 

A senti’ ciò che dicono qui in rete

So’ cèrtici li froci transpadani:

Insubri, Boi, Taurini, Cenomani

Ché più imbriachi so’, più ci hanno sete.

 

E ci hanno, immaginamo, facce liete

Ner di’ che d’antenati subumani

So’ degni fii rincojoniti e insani,

stolidi, disperati e senza mete.

 

Ma poi, si guardi a fonno ne li scritti

De questi broccoli peracottari

Che parlano de Veneti, de Pitti,

 

de Galati e de Remi da Kazari,

sospetti che antenati de ‘sti guitti,

invece de li Galli, so’ i Sumari..

 

31 luglio 1998

 

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La discendenza colorata 

 

Ho letto su li post qui impostati

Che tra li froci c’è preoccupazione

Perché l’effetti de l’immigrazione

So’ de cambia’ a li fii li connotati.

 

Mo a me me pare che ‘sti risurtati

Avvengono si fanno le zozzone

Le donne che laggiù ner settentrione

Ci hanno costumi assai morigerati.

 

Ma pure si gentili le signore

Volessero pia’ da l’arbanese,

dar lìbico e dar lèttone er tortore,

 

niente paura, ‘n ce saranno offese,

che certo questo mischio de colore

mantiene er fenotipo padanese.

 

1 agosto 1998

 

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La secessione retrocede 

 

Ha detto ‘stamattina er capobanda

Dei cèrtici annidati ar settentrione

Ch’è mejo nun parla’ de secessione

Pe’ nun fini’ ner modo de l’Irlanda.

 

E poi che ‘n è interesse de ‘sta landa

Pe’ fa’ più liberale ogni regione

De strigne ‘na più stretta relazione

co’ chi ch’adè padrone de la Standa.

 

Ma a me ‘n piacino certo ‘sti intrallazzi

Che mannino pe’ l’aria i nostri piani

De seguita’ co’ frivoli sghignazzi:

 

perché ‘n sanno che di’ mo li padani

Arturo, Teo, Pancrazio co’ Fogazzi,

Degni, Pinin, Spagocci co’ Lusiani.

 

2 agosto 1998

 

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Le rime 

 

Volenno tira’ su de ‘n po’ er lombardo

Dannoie ‘na sparmata de prestigio,

Mettenno Bossi corna e ermetto frigio,

Scoprì ch’annava in rima co’ codardo.

 

E poi pure a di’ er vero co’ buciardo,

e si cor tempo antico sei più ligio

e scenni un po’ più giù der cielo grigio,

Cecco je disse a Dante begolardo.

 

Allora, preso spunto da ‘st’ozzione,

dar cilindro tirò fori padano

che dava ar senatùr assai emozione

 

perché faceva rima con umano,

ma ‘n s’accorgeva ar dunque ne l’azione

che tra antre rime c’era pure l’ano.

 

2 agosto 1998

 

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I celti transalpini

 

Stamane ne la Gallia transarpina

Ho letto sopra un cèrtico giornale

Che, dato che lì è sempre carnevale,

gioca er ribelle de la cisarpina.

 

Che mentre che ce sfilano in vetrina

Sur niusgrup ogni sorte d’animale

Che vo’ la secessione regionale

Lui se l’incula e senza vaselina.

 

E quanno che domanno ai borgognoni

Perché prennono in giro li padani

Che so’ galli da assai generazioni,

 

risponnono che lì, tra i gallicani,

Li bretoni so’ cèrtici e cojoni,

loro latini, sveji, savi e umani.

 

3 agosto 1998

 

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I patrioti 

 

Ner mentre se sfasciava er giocarello

De indipendenza, certi e secessione

Pe’ merito de Bossi er gran buffone

C’è chi nu ne vo’ usci’ da ‘sto bordello.

 

E che vo’ prenne er mitra cor cortello,

che insiste, che ricerca l’occasione,

pe’ fa’, come ch’adè, l’insurrezione

fosse anche in un villaggio o in un ostello.

 

Ed ecco perché ieri ar signor Male

Che disse che romana adè Torino

Rispose co’ interesse per locale

 

Incarognito e trucido er Bendino

Ché cèrtiche in maniera radicale

Aderino sia Chieri che Poirino.

 

3 agosto 1998

 

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La popolazione italiana

 

L’Italia ar tempo suo fu popolata

Dall’Africa der nord e dai Barcani

E dopo longobardi, goti, alani,

je diedero ar composto ‘na mischiata.

 

E poi ‘sta storia qui è continuata

‘gni vorta che li popoli nostrani

usavano pe’ gode culo e mani

e la progenie adera rifiutata.

 

Così mo che ce sta la situazione

De novo che a li nati so’ casini

In questa polimorfica nazione

 

ancora ce s’addensano ai confini,

No pe’ invade, ma pe’ sostituzione,

barcanici, polacchi e marocchini.

 

3 agosto 1998

 

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Accuse ingiuste

 

Nun so come che dicono ‘sta cosa

Contro quei disgraziati de padani

Che tutto er giorno in modi disumani

Producono né mai nun ci hanno posa

 

Pe’ tutta quest’Italia verminosa

Invasa ignobirmente da italiani

Che adoprino sortanto ormai le mani

Pe’ grattasse sia er cazzo o la pelosa.

 

Nun so come che fanno, ma i giornali

Je danno de ladroni e de buciardi

Perché quanto a le regole sociali

 

Nun paghino le tasse, ‘st’infingardi,

Un po’ a tutte le genti nazionali,

ma soprattutto ai poveri lombardi.

 

5 agosto 1998

 

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Tristi Senoni

 

Ho letto Levy Strause sopra a un testo

‘ndo’ dice che i servaggi, anche i più sani,

nun vonno riconosce a l’antri umani

un modo de procede bono e onesto.

 

Anzi ce aggiunge che in ogni contesto

Fori de la tribù so’ disumani,

ci hanno tre nasi, a vorte, e quattro mani,

so’ bestie da ignora’ o da facce er pesto.

 

E io che ‘n inquadravo quei banali

Che tutti i santi dì fanno concerti

Su quanto li terroni so’ animali,

 

scoprivo dai messaggi de l’esperti

che tra tanti milioni de normali

ce so’ pure i bastardi de li Certi.

 

6 agosto 1998

 

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Il razzismo della lega

 

Di fronte a le scoperte de la lega

So’ màmmole i teorici nazisti

Che tutti insieme ai nostri, de razzisti,

Je fanno ar dunque assai più de ‘na sega.

 

Ché quelli la Germania ‘na congrega

Dicevano ch’adera de gran cristi,

questi che qui in Italia li suddisti

cor centro mo so’ eredi de ogni bega.

 

Inortre rivortorno in que’le valli

La storia co’ discorsi un sacco ameni:

ché a senti’, dice, Piazza co’ Cavalli,

 

li peggio so’ i nipoti de l’Elleni,

li mejo che ci ha i geni de li Galli,

in mezzo chi discenne dai Tirreni.

 

6 agosto 1998

 

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La virata 

 

Che Bossi fece ieri ‘na virata

Sui temi sacri de l’indipendenza

Perché ner norde ponno fanne senza

È stata, so’ d’accordo, ‘na trovata.

 

E poi, fra un po’, co’ voce assatanata,

dirà da Brescia, Bergamo o Piacenza

che li padani veri hanno licenza

de fasse ‘na nazione liberata.

 

Perché deve gioca’ ne la tenaja

De tutte quante le popolazioni

Che sanno che a secede ce se sbaja,

 

e i pochi ma incredibili cojoni

che je se smove ar mejo la frattaja

si pensino a casini e secessioni.

 

8 agosto 1998

 

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Il sole delle Alpi

 

Dice de Giusti, da quarche giornata,

Che er "Sole de le Arpi" adè diffuso

Su tutta l’arta Italia e a brutto muso

Risponne a chi, pe’ lui, dice cazzata.

 

Perché si questa icona fu applicata

A Napoli adè certo che quest’uso

O fu portato oppure adè ‘n abuso

De la camorra in quer sito insediata.

 

Ma ‘n sa che di’ che sta su l’Eufrate,

ner teatro de posa de Costanzo,

su l’ombrellone aperto ne l’estate,

 

sopra l’Atlante berbero e romanzo,

sur fiume Azzurro in camere interrate,

e su la tenna mia in sala da pranzo.

 

9 agosto 1998

 

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Il sole delle Alpi II

 

Sur sole de le Arpi in ogni giorno

In quarsivogliasiasi situazione

Ritrovo questa rappresentazione

Pure si sfoio li giornali porno.

 

L’ho visto quindi ieri su a Livorno,

in Messico e sull’isola Assunzione,

in Cile, in India, a Gèrico, a Crotone

a Melbourne e de l’Africa sur corno.

 

E poi siccome a me le mie signore

Comprarono le tenne, senza nesso,

per arreda’ la casa co’ l’amore

 

da un certa che ar mercato fa er commesso,

a copia’ Bossi in quanto ar tricolore,

A casa mia sta pure dentro ar cesso.

 

10 agosto 1998

 

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Antiche tradizioni 

 

Ner settecento riccontò Baretti

In un libro famoso: "Gli italiani"

Che i nobili, ar teatro, veneziani

Sputavano sui vili dai parchetti.

 

E che ‘sti disgraziati, poveretti,

pe’ rimane’ quer giorno ancora sani

ar massimo dicevano: "Villani!"

e se pulivano coi fazzoletti.

 

E mentre che leggevo co’ attenzione,

Pensanno a quei merletti e a que’li stucchi,

capii perché più in là Napoleone,

 

co’ appena un po’ de imbroji e un po’ de trucchi,

Senza d’ave’ ‘na granne opposizione,

Donava la repubblica a li crucchi.

 

11 agosto 1998

 

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Il confronto 

 

Fogazzi incavolato pe’ la posta

Che ner niusgruppo jeri j’ho mannato

Me disse ar dunque, offeso e inarberato,

Ch’ero razzista infame da batosta.

 

Ma io me dico: "Si tu senza sosta

Racconti che sei Certa illuminato

E l’antri so’ monnezza der creato

Sei scemo si ‘n t’aspetti una risposta."

 

E nun è corpa mia si sei stranito

E, scertolo come avo dei padani,

metti a confronto er Gallo impecorito

 

Co’ Elleni, co’ Tirreni e co’ Romani

Che furono, e se sa, ner monno avito,

Tra i più gajardi e tosti de l’umani!

 

12 agosto 1998

 

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Razzismo e intolleranza

 

La cosa più peggiore de la lega

Nun è che vole fa’ la secessione

Ché questo da un ber po’ adè un tormentone

Che noi je dimo: "E noi chi se ne frega!"

 

Nun è nemmeno che quella ci annega

La voja de veni’ ner settentrione

Pe’ magna’, beve e visita’ le zone

Che stanno ormai a pia’ ‘na brutta piega.

 

No er peggio adè che ar vero a ‘sto viaggio

Co’ fràffole da reggise la panza,

Co i Certi, er Sole e ar Po er pellegrinaggio

 

Se prova a costrui' pna fratellanza

Che aggrega li più idioti der villaggio

Pe’ scatena’ razzismo e intolleranza.

 

13 agosto 1998

 

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L'altopiano

 

Quanno che bazzicai sia Schio che Asiago

Ci avevo ‘na regazza a nome Rita

Che un giorno me portò pe’ fa’ ‘na gita

Sopra ar Pasubio e me sentivo un drago.

 

E mentre che in rifugio ar dunque pago

De lei, der panorama e de la vita

(Facioli e pasta dopo la salita)

Un conoscente suo chiedeva spago.

 

E quanno de sta’ lì la mia ragione

Seppe (che a detta sua ero romano)

Nun ce voleva sta’ a la mia versione

 

E disse ch’era tanto, tanto strano;

e io pensanno: "Guarda che cojone"

risposi: "Nun ci avemo er papa invano".

 

14 agosto 1998

 

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Lusiani

 

E’ ben rappresentata da Lusiani

La lega pe’ l’ambiguità reale

che mette in ogni azione materiale

Per imbroja’ terroni co’ patani.

 

Difatti lui t’aggiunge, pe’ i suoi piani,

in ogni post, che pare un memoriale,

o che de chiacchiera’ più a gnente vale

o un discorsetto fatto da spartani.

 

Pare che da le chiacchiere è assai offeso

E noi amo da arza’ ‘na porta stagna

Contro la lingua sua che ormai ci ha steso;

 

e quanto a Sparta tra furbizia e lagna

s’era pe’ lei e per Peloponneso

li Persi adesso stavino in Ispagna.

 

14 agosto 1998

 

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Gli spartani de noantri

 

Ogni quarvorta che da piccoletto

Quarcuno era entusiasta dei Spartani

Sentivo dentro movimenti strani

Come che fosse crisi de rigetto.

 

Perché ‘sti valorosi er loro petto

No pe’ difenne li diritti sani

Ma per opprime iloti ed antri umani

Rischiavano e pe’ ave’ un guadagno netto.

 

E quanno che li sento adesso poi

Che parlano de loro li legari

Me penso che ‘sti cuccioli de Boi

 

Vorranno fa’ ‘no stato ‘ndo li pari

saranno loro kalokagathòi,

e sotto iloti extracomunitari.

 

15 agosto 1998

 

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Le usanze

 

A me a consideraje le ragioni,

me parino i leghisti tutti scemi

che vojono determina’ l’insiemi

pe’ fanne, pe’ eguaglianza, le nazioni.

 

Ché io nun so de funghi e de covoni,

a la Lumiera ‘n sanno che so’ i remi,

io nun distinguo l’erba da li semi

e loro le ricciole dai mozzoni.

 

E quindi a esamina’ costumi e l’usanze

Pe’ stabili’ aggregati pe’ l’umani

Li lumieraschi mo faranno istanze

 

Pe’ ‘nna’ co’ l’ungheresi e co’ i padani

E noi che nun badamo a le distanze,

s’aggregheremo coi polinesiani,

 

16 agosto 1998

 

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Il sole delle Alpi III

 

Er sole de le Arpi dei padani

È omologo a la svastica tedesca,

e i Certi co’ manovra puttanesca

so’ quelli che so’ stati ‘già l’Ariani.

 

Poi come che già fecero i germani

Co li giudii co’ forni e doccia fresca

Vonno er permesso de ‘nna’ a caccia e pesca

De Curdi, d’arbanesi e siciliani.

 

E a l’urtimo a fa forte la nazione,

‘na vorta eliminato er musurmano

che ci ha arto tasso de riproduzione,

 

(e invece ‘n fa crature più er padano)

pe’ sarva’ er sangue danno un guiderdone

A chi metterà ar monno quache umano.

 

16 agosto 1998

 

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La provetta

 

Bossi ce l’ha co’ preti e bon pastore

Perché volenno chiude a l’immigrati

S’accorse de ottene’ li risurtati

Che fra un po’ da La Spezia su ar Cadore

 

S’estinguerà er verace abitatore

Perché l’umani pure innamorati

S’attastano, se scopano ingrifati,

ma ‘n vonno ave’ li frutti da l’amore.

 

Allora lui chiedenno la licenza

De pote’ fa’ li fii ne la provetta

Tra donne mejo tra Magra e Livenza

 

E mejo capintesta de la setta,

Wojtila ch’è polacco, ma è ‘na lenza,

rispose :"A Bossi, e fatte ‘na peretta".

 

17 agosto 1998

 

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Theo

 

Seguendo er magistero de Maroni

Er legarolo detto Theo er Pendino

scoprì che in piemontese c’è er latino

È ‘n’invenzione farza dei terroni.

 

E questo ha messo in crisi i sapientoni

Dar grande nord siti ar mondo andino,

da la Nova Zelanda a l’Appennino

che davino tutt’antre spiegazioni.

 

E pe’ mostra’ che inortre ne la zona

Mai li romani ci hanno fatto cove,

con un’idea fantastica e marpiona,

 

pe’ Bossi che lì Regna e Tutto Move,

Sbragheranno l’arena de Verona

Pe’ scancella’ così tutte le prove.

 

17 agosto 1998

 

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Ancora Theo 

 

Ha detto mo ineffabile er Pendino

Che ‘n’era corpa sua si ha dato sòle,

che adè er trenta per cento de parole

de la parlata sua che ‘n’è latino.

 

E aggiunse servizievole e carino

Che, dato che ‘n ha frequentato scole,

e certo mo un pochetto un po’ je dole,

ci ha fatto ‘na figura da cretino.

 

Ma s’è corretto adesso ‘sto gaiardo

Dicenno che dar franco-provenzale,

Quele parole, e poi dar savoiardo

 

Derivano, de ambiente dialettale.

Perché que’le du’ lingue er longobardo

Ci hanno p’origine o l’arto vortale.

 

18 agosto 1998

 

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La storia è come i pedalini

 

Ieri ho comprato un libro giù a la Standa

Indove Roma che er Tevere bagna

‘n se sa si mo deriva da Romagna

oppure da la Svizzera Romanda.

 

Perché questa parola in ogni landa

Che sia pianura cèrtica o montagna

Ricorre dar mar Nero a Francia e Spagna

E forse adè attestata anche in Ruanda.

 

Ma la scoperta che più ce dà orgojo,

Dovuta a le ricerche dei padani,

Adè che mo Rutelli a que’lo scojo

 

Che è er sito der comune a li romani

Je diede, astuto, er nome Campidojo

Pe’ ricopia’ li certi americani.

 

19 Agosto 1998

 

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La Malpensa 

 

Sur fatto ch’è successo a la Marpenza

Io, si ho da di’, nun ci ho capito gnente,

meno che qui quarcuno è inconcludente

e che ogni canchero se crede lenza.

 

Però de un fatto mo se pia coscienza

in questo monno zozzo e decadente:

che er vittimismo qui der residente

nun era ‘na ridicola credenza.

 

Difatti prima aderino i romani

Co’ l’italioti succubi e scortesi

A opprime notte e giorno li padani,

 

adesso so’ li crucchi, li danesi,

li bergi, li francesi, i catalani,

l’iberici, i britanni, l’irlandesi,

 

li greci e l’olandesi,

e Bossi pe’ secede, ne ‘sta mano,

dovrà secede dar consesso umano.

 

19 agosto 1998

 

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L'Europa e la secessione

 

Adesso che l’Europa ci ha inglobato

Fa ride quarsivoja secessione

Ner senso che ogni popolo o nazione

De contro vo’ trovasse in questo stato.

 

Ma pure si che questo risurtato

Ciononostante resta er tormentone

Di chi, leghista, è pure un po’ cojone,

quarche suggerimento je va dato.

 

E er primo adè che pe’ sembra’ diversi

fra Novi e Trento e fra Torino e Reggio

Da noi che semo truci, gronchi e persi,

 

er Certa nun è articolo de preggio,

perché da tutti i dati che so’ emersi,

der greco e der romano era un po’ peggio.

 

20 Agosto 1998

 

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Fogazzi e miss Ausonia

 

Fogazzi ha detto che la miss Ausogna

Annata fino a Alassio a fa’ vacanza

Adè felice perché in que’la stanza

Nessuno a esse razzista se lo sogna.

 

E questo dimostrò che ‘sta vergogna

Nun è certo der popolo ‘n’usanza,

ma, come già sapemio, è in minoranza

tra chi, tra li nordisti ci ha la rogna.

 

Si ‘n so’ razzisti li settentrionali

Però ciò nun vor di’ che ‘n so’ razzisti

Nemmeno de la Lega li sodali;

 

e anzi io penso che so’ stati visti,

tra quelli più cretini e madornali,

ne ‘sto niusgruppo un po’ de niusgruppisti.

 

21 agosto 1998

 

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Il razzismo 

 

Perché er razzismo possa ave’ ragione

Bisogna, primo, che ce so’ le razze,

cosa che pe’ promisquità de mazze

ormai ‘n sostiene più manco un cojone.

 

Secondo, stabilita ‘sta questione,

ci hanno da sta’ che vivono in terrazze

che vivono più in basso ne le piazze,

che stanno ne la stiva e ner gavone.

 

E questo è quello che corpisce ar core

Le nobili speranze dei ragazzi

Che portano la Lega con ardore;

 

perché, senza terribili imbarazzi,

Come se fa’ a di’ razza superiore

Presempio a Teo e Cané cor bon Fogazzi?

 

22 Agosto 1998

 

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Una pipinara di stati 

 

Essenno un po’ sparuto er continente

L’Europa ci ha uguarmente assai più stati

De tutti l’antri insieme, ma ‘sti dati

Nun so’ tenuti in conto da la gente.

 

Soprattutto ner secolo presente

Indove tutti l’omimi incazzati

Invece de pensa’ a granni aggregati

Vonno fa’ ogni villaggio indipendente.

 

E quindi è bona qui ogni secessione,

che renderà ciascuno più contento

lancianno in arto er nome de nazione;

 

e er mejo de sicuro è de ‘st’evento,

che, invece de’ un governo sur groppone,

Ne avremo da ducento a quattrocento.

 

23 agosto 1998

 

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Le giravolte

 

Prima se congregò co’ Berlusconi

Pe’ rimedia’ li voti per palazzo,

poi, visto che ‘n contava ar dunque un cazzo,

rompeva ar polo libero i cojoni.

 

E mo che so’ vicine l’elezioni

Lui ricomincia a tesse l’intrallazzo,

di modo de pote’ riave’ er codazzo

de deputati da que’le regioni.

 

E poi er problema dei confederati

Sarà de vede si possono fotte

Ancora pe’ quattr’anni l’aggregati

 

Facenno crede in giro che so’ lotte

er chiacchiera’ de Certi e novi stati

E l’anna’ a rompe palle a le mignotte.

 

24 agosto 1998

 

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Canè

 

Cané ch’è inteligente e razionale

Mo vole butta’ fori i musurmani

Perché, dice, so’ scherzi da villani

Quelli che fanno e fanno pure male.

 

E qui me pare che, in modo informale,

vo’ supera’ de un po’ l’americani

che dicono: "Li popoli so’ umani,

so’ i terroristi a fa’ ‘sto carnevale".

 

E io, si devo di’, so’ fra li tanti,

che, contro ‘sta politica nefanda,

nun so’ né cacasotto né esitanti;

 

ma poi amo da caccia’ da ogni antra landa

cattolici, ortodossi e protestanti

pe’ i fatti in Jugoslavia e in verde Irlanda.

 

25 Agosto 1998

 

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I sacrifici umani

 

Tra tutti li caratteri dei Certi

De cui ‘n fanno menzione li padani,

Che pure de la storia ‘n so’ inesperti,

c’è che sacrificavano l’umani.

 

E pure che, schifanno ‘sti concerti,

usarono ogni modo li Romani

pe’ mette fori legge ‘sti reperti

de popoli bestiali e disumani.

 

Ma mo pare che ci hanno l’intenzioni,

Pe’ daje a le radici assai più spazzi

e rinnova’ l’antiche tradizioni,

 

de usa’ pei sacrifici li terrazzi:

li sacerdoti Bossi co’ Maroni,

Er chirichetto lo farà Fogazzi.

 

25 agosto 1998

 

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Madmax 

Ieri o ier l’artro Mademax, me pare,

me mannò un post indove c’era scritto

che l’irlandesi ci hanno er bon diritto

de usa’ le bombe, i mitra e le lupare.

 

Mo, a parte che ner più recente affare

C’è solo lui che je rimasto dritto

Er cazzo e che ce sbava a quer delitto,

certo non fu obiettivo militare.

 

E si adè un atto giusto ammazza’ inglesi

E invece nun se po a l’americani

Sogna de applica’ i metodi irlandesi,

 

Perché è vittima oppressa, a l’italiani;

e mentre vede corpi uccisi e offesi,

s’è preso già l’ucello fra le mani.

 

26 agosto 1998

 

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La distruzione dell'ambiente

 

Li froci ne li tempi der passato,

(che solo loro aderino italiani)

er loro territorio da villani

l’hanno ridotto ar dunque in triste stato.

 

Er Po portava solo percolato,

l’aria affogava tutti li cristiani,

e pe’ fa’ piste a poveri e surtani

sull’Arpi adera tutto disboscato.

 

E mo co’ queste scerte assurde e insane

Se trovano composti ar giorno odierno,

come crature assai puerili e vane;

 

ché er merito dei sordi è tutto interno,

de la merda suina e de le frane

La corpa è tutta e solo der governo.

 

27 agosto 1998

 

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Perché froci?

 

Siccome a Roma ner secolo scorso

Pe’ apostrofa’ tedeschi co’ francesi

La gente, tanto i trucidi e i cortesi,

a frocio proprio, ahimè, fece ricorso,

 

e dato che ner norde più de un torso

tra quelli ch’hanno li cervelli lesi

dice ch’è mejo franchi o tirolesi

che italici e c’intigna co’ assai porso,

 

mo, pe’ distingueli da l’italiani

quelli che di laggiù ci arzino voci,

ci hanno comportamenti subumani,

 

rifiutano amicizia e d’esse soci,

ce chiamano terroni e so’ padani,

da ‘sto momento qui saranno froci.

 

28 agosto 1998

 

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I britanni 

 

Ho letto che li cèltici britanni

Pe’ eroe eponimo hanno preso Bruto

Che cor popolo suo sopravvissuto

Lo portò in Inghirterra tra l’affanni.

 

Ma er bello è che, e nun pare ce so’ inganni,

d’Enea era pronipote e in assoluto

cugino a Romolo che risoluto

fondava Roma circa ne quell’anni.

 

E questo a me me pare singolare:

che i certi veri, pe’ sembra’ più umani,

s’inventano ‘ste parentele rare,

 

e quelli finti che so’ li padani

vorrebbero esse Cèrti, ma ‘n me pare

che so’ parenti mia, manco lontani.

 

29 agosto 1998

 

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Avalon e Avellino 

 

Er bardo Taliesin, certa verace,

ci assicurò che l’Avalo arturiana

voleva di’ in favella arto brittana

isola pe’ le mele assai ferace.

 

E poi scoprimmo che contro la pace

Er certa fece un’alleanza strana

Con ir sannita e la forza romana

Guasi se dimostrò ch’era mendace.

 

E questi dati ed antri dati a iosa,

tirate l’addizioni a tavolino,

ce fanno sospetta’ che ne la rosa

 

de siti presentati dar destino,

significanno poi la stessa cosa,

L’isola d’Avalone adè Avellino.

 

30 Agosto 1998

 

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Gli stranieri ci guardano 

 

Avenno conosciuto un provenzale

quanno che me trovavo ad Avignone

Mentre stamio a magna’ zuppa e bujone

Me disse dei problemi ner locale.

 

Ch’aderino lo stato assai centrale,

La lingua de Bernardo e Gujermone,

la voja de arriva’ a la secessione,

e io annuivo sempre solidale.

 

Ma invece a me nun me fregava gnente,

de le sue lamentele e dei suoi piani

de fa’ ‘no stato novo indipendente,

 

Invece inglesi, franchi, americani,

che parlano co’ er legadipendente,

So’ pronti a prenne l’armi pe’ i padani.

 

31 agosto 1998

 

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I cavoli a merenda

 

Dopo una lunga e provvida vacanza

ecco che, come i cavoli a merenna,

ce se consegna a noi, imprevista strenna,

er Degni che je dole un po’ la panza:

 

perché artrimenti ‘n se spiega la danza

che ha cominciato su omini de penna,

su cose che pedestramente accenna

e poi lascia cade’ co noncuranza.

 

E poi ci ha er tono da vate impazzito

che dice ar monno cose sacre e vere

perché chi sta a senti’ è rincojonito;

 

per cui o ha visto er firm Quinto Potere,

o er sole de Croazia l’ha intontito,

o ci ha la faccia ch’è come er sedere.

 

31 agosto 1998

 

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Degni 

 

Mio caro Degni, tu nun ce sei stato,

ma in questa calla estate ch’è a le spalle,

siccome me rompevano le palle,

decisi de di’ frocio a chi, sonato,

 

me dice a me terrone e, invelenato,

vomita parolacce, dice balle,

abita rintanato in quarche valle

e pensa d’esse er mejo der creato.

 

E questo no perché è omosessuale

Er trucido nordistico zozzone,

ma perché a Roma prima adera tale

 

er Franco cor Tedesco e è tradizione

che chi se la dovesse prenne a male

abbasta che rinuncia a di’ terrone.

 

1 settembre 1998

 

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I veri italiani

 

Quann’ero ‘na cratura i longobardi

Che mo je piace a di’ che so’ padani

Dicevano ch’aderino italiani

E invece noi sortanto dei buciardi.

 

E avevano ragione ‘st’infingardi,

perché fino dai secoli lontani

‘gni vorta che se parla su ‘sti piani

nun so’ i napoletani, i toschi o i sardi,

 

e manco i veneziani e i romagnoli,

i liguri, i romani e l’abbruzzesi;

no, fii de quelli ch’erano pignoli

 

e vonno esse tedeschi co’ francesi,

veridici italiani, e loro soli,

so’ proprio i longobardi e i piemontesi.

 

2 settembre 1998

 

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Degni ignorante 

 

Ortre che a posta’ un mare de cazzate,

er Degni è pure indomito ignorante,

che nun sarebbe poi cosa eclatante

si ‘st’ignoranza ce la dasse a rate.

 

E invece tutti i giorni, inverno e estate,

i piemontesi, dice, so’ giganti,

a l’ustasha mo er papa li fa santi

e certa ade’ er dialetto de Lambrate.

 

Poi che a Torino ce cascò Fetonte,

che i froci so’ parenti a li germani,

ch’a Aosta parlano come in Piemonte,

 

che quelli de Trieste so’ padani,

ma quelli, si vai a ben guarda’ le fonti,

che afflissero i Croati so’ italiani.

 

3 settembre 1998

 

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Le etnie 

 

Pure si l’etnie poi so’ cazzate,

indove che se sente ‘st’impressione,

si un gruppo umano cambia posizione,

conserva lingue e tradizioni usate.

 

Come che nei barcani ‘ndo intrecciate

So’ genti assai diverse pe’ nazione

Che dopo tanto de separazione

So’ sempre serbe, burgare o croate.

 

Ma qui da noi inortre ar caso umano

De li tedeschi e poi de l’arbanesi

Chi da la zona sua corre lontano

 

Adè inghiottito dar novo paese:

Presempio che ‘r mi zio nacque a Milano

Li fii so’ invece civitavecchiesi.

 

7 settembre 1998

 

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Er boss 

 

Avenno Bossi, er boss de giù, sgamato

Che a nord se so’ inventati l’italiani,

e inortre che ner diventa’ padani

s’accede assai più in fretta ar burinato,

 

nun me fo meravia si ner privato

e dopo pure in pubblico ai sui ariani

dirà che loro so’ i veri romani,

come successe ad anteri in passato.

 

Ma ‘n adè er caso d’ave’ ‘st’opignone,

lombardi, piemontesi o cappadoci,

che li romani ci hanno abitazione

 

sui sette colli e so’ tra loro soci

a l’ombra der superbo cupolone,

e l’antri so’ burini o armeno froci.

 

8 settembre 1998

 

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Veneti e lombardi

 

Ar nord mo pare che Bossi e Maroni

Vonno fa’ ‘n’alleanza co’ Cossiga

E i Veneti che insieme fanno liga

La vonno co’ Tremonti e Berlusconi.

 

E pare che sur fa’ la secessione

So’ stati mo un po’ tutti messi in riga,

ché ‘n hanno più da rompe ormai la "figa"

e a l’omini l’ucello e li cojoni.

 

A quanto pare quindi a li presenti,

pe’ fa’ contento er voto moderato,

se mette la mordacchia a l’insorgenti;

 

ma a nun secede più pe’ un novo stato,

n’è chiaro a che, tra tanti concorrenti,

la lega avrebbe da esse er più votato.

 

9 settembre 1998

 

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Celti e sanniti 

 

‘Na vorta, ner trecento avanti Cristo,

li Galli e più preciso li Senoni

‘ncontrarono i Sanniti, già terroni,

pe’ anna’ contro i romani a daje un pisto.

 

E mo ‘n ce frega si ‘sto doppio misto,

nato pe’ rompe a Roma li cojoni,

finì dopo, a la fine, a pecoroni

co’ coda tra le zampe, ignudo e tristo.

 

Quello che importa ar tempo der presente

Adè che Bossi mette tutti in riga

Giuranno, trasportato da la gente

 

Sopra ‘no scudo come che in lettiga,

che questo adè er più sacro precedente

pe’ unisse co’ Mastella e co’ Cossiga.

 

11 settembre 1998

 

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La marcia indietro

 

Io penso che la lega sur momento

Sta a fa’ su novo stato e secessione

‘na marcia indietro dorce da marpione

perché ch’ha riflettuto su l’evento.

 

Ed ha scoperto che ‘sto movimento

Alligna ‘ndo er concetto de nazione

È più arretrato e spinta de l’azione

È er sangue, er clan tribale, er sentimento.

 

E adesso che perfino er papa santo

Lanciato er sasso mo inguatta la mano,

e pe’ i barcani, dice, ha pianto tanto,

 

ce sta sortanto er Degni pie’ montano

che dice che in Croazia adè ‘n incanto

a sta’ sotto ar tedesco e a l’italiano.

 

16 settembre 1998

 

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Berlusconi non compra niente

 

A Bossi che j’ha detto ch’ha comprato

Li bosse de la liga der nordeste

Berlusca j’ha risposto cose oneste

Che lui nun compra e Bossi è screanzato.

 

Perché lui quanno poi l’hanno indiziato

D’avecce truffardine e mani leste

Ha sempre avuto morto più de un teste

Che l’ha completamente scagionato.

 

E pure quanno che sembrò sicuro

Ch’ava comprato con un ber presente

L’impunità p’adesso e per futuro,

 

personarmente lui nun comprò gnente,

ma ci ha pensato, e lui n’era a l’oscuro,

er socero, er fratello e l’intendente.

 

17 settembre 1998

 

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Lo scisma d'Aquileia

 

L’urtima che mo ho letto ieri sera

È che pe’ trova’ unita e separata

La val padana Bossi e un camerata

Hanno trovato ormai ‘na cosa vera.

 

Ch’adè ‘no scisma fatto ne ‘n’antr’era

Ad Aquileia quanno ‘sta cazzata

Che manco giù a Venezia fu adottata

Durò da la mattina fino a sera.

 

E questi innominabili sapienti

Mo stanno a "sfrucuja" ne que’la zona

Mentre che de la "liga" i dissidenti

 

Da Padova a Monselice a Verona

decidono che pe’ esse indipendenti

Bisogna fa’ ‘no stato pe’ persona.

 

19 settembre 1998

 

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Non sono offeso

 

Pe’ da’ ‘n augurio truce ed insurtante,

‘na parte de li froci transpadani

dice, ridenno o seria, a l’antri umani:

"Va in mona", e niente è offesa più pesante.

 

E io, da quanno so’ svejo e pensante

me so’ sempre poi chiesto si so’ insani

oppure solo goji, idioti o strani

mannannoce ne ‘ste contrade sante.

 

Perché quello sarebbe proprio er loco

‘ndo ognuno metterebbe più de un cero

pe’ stacce rintanato, pure poco;

 

quindi nun me spiego ‘sto mistero

a meno che da me, detto pe’ gioco,

so’ invece "lori" froci per da vero.

 

21 settembre 1998

 

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Il Porpotte padano

 

Ha detto ieri sera Comencini

Che Bossi adè un po’ peggio de Porpotte

Perché li legaroli, giorno e notte,

je piace d’ave’ granni li destini.

 

E quindi, quanno ‘n ponno esse divini,

s’immaginino fino a fasse sfotte,

d’esse grandiosi figli di mignotte

e invece so’ sortanto Ridolini.

 

Ché prevedevo ar dopo secessione

Che se spartivano senza riguardi,

E invece, e ce rimasi da cojone,

 

mo er Veneto secede dai Lombardi

prima che tutti insieme ‘sta nazione

lasciassero pe’ luoghi più gajardi.

 

22 settembre 1998

 

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Degni solo

 

Ne ‘sto niusgruppo ar vero a me me pare

Che scrive solo Degni vero o finto

E poi che je risponne per istinto

Chi a lui je vole fa’ da contrartare.

 

So’ quindi lettere peracottare

Che vanno da San Pavolo a Corinto

A la sindone santa, si è un dipinto

A le spiagge croate, si c’è er mare.

 

E a lui che tutto er monno ha provocato

Je arrivano risposte occhio per dente

che dicono de quanto adè sonato;

 

ma io sospetto, ché so’ deficiente,

Che si ‘n ce fosse er Degni assatanato

Nessuno avrebbe ormai da di’ più gnente.

 

2 ottobre 1998

 

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La coesione padana

 

Un po’ de tempo fa, che je dicevo

che veneti, lombardi e piemontesi

nun erino mai stati assai coesi

dar tempo più lontano e più primevo,

 

e che più de recente ar medioevo

e poi ar rinascimento ‘sti paesi

continuarono, cerebrolesi,

a dasse botte senza mai un sollievo,

 

i froci de la lega inviperiti

risposero che aderino colossi

fusi siccome i fiumi ner Po uniti;

 

ma poi se dimostrò ch’erino fossi

perché, mo quasi in secco e assai straniti

hanno da sceje o Comencini o Bossi.

 

ottobre 1998

 

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Torino in provincia di Casablanca

 

Pori ragazzi, io li compatisco,

loro razzisti sempre da operetta,

convinti che insurta’ è cosa corretta,

sicuri che bisogna evade er fisco,

 

ognora a di’ mortacci contro Visco

fedeli e genuflessi a Cipolletta,

dicenno Africa Cartanisetta

infino a Roma e insiste come un disco,

 

se trovano storditi a l’improvviso,

e si nun è così poco ce manca,

a fa’ a la sorte mala bono er viso

 

e a sopporta’ co’ faccia idiota e stanca

che, invece che a ridosso der Monviso,

Torino de provincia è Casablanca.

 

ottobre 1998

 

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C'è modo e modo

 

A vede ‘sto niusgrup d’assatanati,

de trucidi e de fii de ‘na mignotta

ch’usino ogni parola più corrotta

per insurta’ li froci certizzati,

 

me vie’ da’ di’ che so’ pori esartati

perché magnino er pane, la caciotta,

la coratella, i sfrizzi e la ricotta

quanno ce so’ er caviale e l’affettati.

 

Presempio dite a Degni ch’è ignorante

mostranno gnente spirto creativo,

Perché potevio dije delirante,

 

buciardo, mezzo morto, mezzo vivo,

fumato, schizofrenico, aberrante,

mignotta, cacacazzo e lavativo.

 

14 ottobre 1998

 

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Siate creativi

 

Dicono, pe’ insurta’, li transpadani

Fiol de vaca o ar massimo va’ in mona,

ma noantri che stamo in antra zona

ci avemo modi vari e più villani.

 

Pe’ comincia’ co’ i morti, a l’antri umani,

mettemo li mortacci pe’ corona,

e in culo poi mannamo ogni persona

a piallo pure quelli che so’ sani.

 

Pe’ i fii ci avemo de ‘na sgricilata

De ‘na rotta ner culo, de na porca,

de ‘na mignotta fracica e spanata,

 

de ‘na cattura ucelli co’ la sorca,

de ‘na contessa ar culo sdilabbrata,

e ‘n’antra mijardata anche più sporca.

 

14 ottobre 1998

 

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Le tribù padane

 

Ho chiesto ner passato assai sovente

Che succedeva si li padovani,

li milanesi oppure i valbrembani

volevino ‘no stato indipendente

 

da quello bello, florido e splendente

che mo faranno rapidi i padani

che, come dice Bossi ai valligiani,

nun hanno ar monno mai contato gnente;

 

e mai nessuno ‘na soddisfazione

m’ha dato, sia tra furbi o tra i cretini,

su questa importantissima questione;

 

ma mo che se po’ fa’ senza casini

la secessione da la secessione

l’ha dimostrato ar monno Comencini.

 

20 ottobre 1998

 

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