La Garufeide 2
La voce del padrone, ovvero il vittimismo padano.
Vuoi visitare
Il miracolo di Civitavecchia?
Varianti sacre e svincoli pietosi
E' mejo che continua a nun fa' gnente
Er nove giugno a Santa Marinella
Risposta a "La banca dal volto umano"
Contrasto tra il Notaro e Garufetta
Il nuovo che avanza nella scuola
Il nuovo avanza anche nella scuola 1
Il nuovo avanza anche nella scuola 2
Il nuovo avanza anche nella scuola 3
Il nuovo avanza anche nella scuola 4
Il nuovo avanza nella scuola 5
Pietro il Magnifico
L'istoria è nota.
Già trovammo, or non è guari, taluni unti e maculati fogli che deciframmo e decidemmo, poi, essere esercitazione letteraria anonima circa un eroe che denominavasi tal GARUFA, da cui l'epos che la Accademia nominò, sine mora, GARUFEIDE.
Lo si disse all'apparir della prima compilazione: era, il luogo del ritrovamento, un ufficiolo politico, uno di quelli in cui, però, apprendesi il cammino regale del potere e della carriera. Il lettore sa che colà rinvenimmo i quinterni in istato miserando, ma tuttavia prodighi di indizi e di tracce. E tanto sufficit come sintesi di ciò che si è fatto. Ma chi, tra i dotti accademici, avrebbe menomamente creduto, o supposto, che detto ridottino, angusto e polveroso, si rivelasse pur fecondo ancora di reperti, di strofe, di spunti e di gioie?
Che altro sarebbe sortito fora? Gli è che quando si opera, come nel nostro caso, a guisa di notomista, in profondità, il mito mai è avaro di nuovi significati, di novelle apparenze, di sottili parusie, di ultime rivelazioni.
Noi altro trovammo. E ciò che trovammo, interpretammo, collazionammo, restaurammo, è diventato l'ulteriore sviluppo dell'affresco magnificante le gesta che GARUFA ha compiuto, e compie tuttora, in seno al consesso dell'Ottimo Consiglio. Nasce, così, alla luce, il seguito - noi diremmo: la Gionta - della vicenda che vede il protagonista ormai attestato nell'arce del potere sovrano. Esso si configura come metafora lucida e preclara d'un personaggio che, apparso dalle brume della leggenda, è diventato egli stesso leggenda e tale splenderà in saecula saeculorum.
L'ACCADEMIA
La presente edizione è, more solito, riservata a coloro che si cibano del pan de li angeli: la poesia. Ad essi il nostro ringraziamento per il plauso che se ne trarrà dalla lettura dell'opericciuola. Altro non si dica, in accordo col poeta che ammonisce:
Claudite iam rivos, pueri: sat prata biberunt
.
Quanno se dice che la storia è un giro
mica se dice caccola! poi vede
che li fatti e l' eventi so' 'n raggiro
'n intreccio de rapporti da nun crede.
E nun lo dico tanto pe' vantamme,
solo pe' di' che snocciolo nozzioni.
La storia fila come fusse un tramme
che, percorrenno tutte le stazzioni,
ritorna ar capolinea e poi ripija.
Voi che faccia un esempio che comprova?
Quanno Leandro, insieme a la famija
decise de rifa' la città nova,
-ma sempre Citavecchia- questo è chiaro,
raccutinò er senato e i maggiorenti
e, sotto l' ombra, fattose riparo
-dato l' ordine e messi sull' attenti-
sotto i rami de cerqua secolare,
vinse i timori, vinse le paure
dicenno :-se ritorna tutti ar mare!
avremo case e mura più sicure.-
Doppo che ognuno 'ste parole intese,
nun ce fu un vile, nun ce fu un conijo:
scesero ar lido e fecero er paese
che fu detto dell' Ottimo Consijo.
Hai capito? se misero l' emblema
de 'na foja de cerqua!-me cojoni!
E' 'na pianta gajarda che, che nun trema,
che resiste a li venti, a li tifoni.
Correva l' ottocentottantanove.
Stamme a senti' : te spiego in quattro tratti
er meccanismo de raccordo, dove
se sardano li novi e antichi fatti.
Ho letto stamatina sur giornale,
che Pietro Magno, nostro condottiero,
-poi pure di' Garufa, è più normale-
ha dichiarato, con un tono fiero
"Nascerà, cittadini, io ve prometto,
la città der Dumila. In alto i cuori!
Sarà un segno grandioso, de rispetto,
omaggio ai nostri padri fondatori.
Affido ad un' esperta commissione
tutte le procedure e tutto er piano,
che studi ogni più stretta connessione:
porto, turismo, economia,... Pantano."
A questo punto me domanderai:
-Do' sta er raccordo che m' hai prospettato?
-Mo te lo illustro, cosicché‚ saprai
quello che nissun altro t' ha spiegato.
Leandro e Pietro Magno stanno pari,
essendo tutti e dua palazzinari;
la sola differenza che se coje
sta nell' uso che fanno delle foje.
Er primo, me capisci, quello antico,
mette la cerqua pe' 'nduri' le imprese;
er secondo pe' simbolo ci ha er fico
pe' coprisse le zone più fraintese.
Ecco così che er circolo è sardato,
quello che dissi te l' ho dimostrato.!-
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Antefatto
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Le carriere
Volava Bonaparte a generale
quanno le guerre, tra antre cose belle,
ner rende le cariere assai più snelle,
svertivano er turn over naturale.
Funzione analoga promozionale,
cor chiude capisquadra ne le celle
e scioje quer gregario che vo' eccelle,
svorge oggigiorno er codice penale.
Per cui s' ingorga mo la pipinara
d' umili portaborse e galoppini
ai blocchi de partenza de la gara
ch' assegna le portrone dei padrini.
Vinceranno rega', Napoleoni,
o malandrini ancora e, in più, cojoni?
Er giorno che la mano del destino
deviò a mancina er vento der successo
er PiDiEsse candido ha concesso
lo scettro ar veterano Barbarino.
Ma subito è scoppiato un gran casino,
arzato da chi a l'urtimo congresso,
più generosamente s'era espresso,
per un rinnovamento ar vero fino.
Mo è forte sto rigurgito morale,
no perché è contro ad una scerta gretta
viziata in nuce dar proporzionale,
ma perché esprime in modo sostanziale
la rabbia di chi, a mette er novo in fretta,
scejeva, senza ride, Garufetta.
Doniamo a voi, dal mese di Gennaio
bianco stendardo e rosso gonfalone;
Grillo in corteo, Garufa in processione,
visite a Lourdes, Cinque Monti e saio.
Cemento armato, turbogas un paio,
miracolo di transustanziazione
dal coltivato a l' edificazione,
varianti, svincoli e ciascun sia gaio.
Villette nello stadio comunale,
mostra mercato del confessionale,
pellegrini alle Grazie, su in collina,
penitenti a Pantano, alla marina;
e per rifare ambiente ed aria sani
reggipetti e mutande pure ai cani.
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Il miracolo
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Si uno pia in visione er bassopiano
che da la Scaja va fino ar Mignone,
esamina der sito ubicazione
e storia de l' insediamento umano,
costata che l' inverno adè un pantano
l' estate tutto sterpi e porverone
e sempre, co' la pioggia o er solleone,
ce fumano centrali a tutto spiano,
resta incantato a rimira' er portento
de Garufa e de Grillo che pe' amore,
co' spirito creativo e studio attento,
co' tigna e contro i segni der signore,
inventarono insieme l' intervento
adatto a fa' frutta' quello squallore.
Varianti sacre e svincoli pietosi
Ce so' fedeli estatici in ascesi
che vanno per il monno immacolati,
in cerca d' esse sempre più beati
e de un prodigio armeno tutti mesi.
Essi, giranno pe' luoghi scoscesi,
pe' valli oblique, pe' monti e pe' prati,
quanno che poi se fermano so' grati
a quelli che se mostrano cortesi.
Pe' questo Garufetta ha messo in mano
er piano de sviluppo a du' studiosi
che pe' sfrutta' er miracolo nostrano
e fa' svaga' i turisti religiosi,
predisporranno a pacchi, pe' Pantano,
varianti sacre e svincoli pietosi.
Essenno i contadini de Pantano
stufi de dissoda' terreni ingrati
decisero, cor tifo dei prelati,
de rivorta', pe' liberasse, er piano.
Garufa allora, inteso de l' arcano,
promise che, 'na vorta conquistati
er Pincio e i siti più fortificati,
avrebbe dato ai rustici 'na mano.
Ma poi, in difficorta' ner cambio d' uso
dar cortivato a l' edificazione,
pregò la madonnina de l' abuso
de fa' avveni' la transustanziazione;
e lei lo mannò fori co' l' accuso
danno principio a la lacrimazione.
Er miracolo, adè sagra dottrina,
è opera esclusiva der Signore,
ché si er santo invocato è esecutore
la grazia adè d' origine divina.
Così a Pantano 'ndo' la Madonnina,
piagnenno sangue maschio dar dolore,
è stata eccezionale a sparge amore,
ma, quanto a precisione, un po' scarsina.
Quindi bisogna ammette che er mandante
o s' è sbajato oppure è un bontempone
che volle pia' per culo er supplicante;
ma nei du' casi, pe' definizione,
nun c' entra Dio e er sinodo indagante
ha da appura' chi commanno' l' azione.
Er portento successo giù a Pantano
nun è sbajo né beffa da burlone;
metamorfosi e mimetizzazione
so' difatti caratteri der piano.
Quello che a noi ce po' sembra un poco strano
adè che a Lourdes, a Fatima e ar Mignone
li prodigi che er Padre ce propone
trascendono dar comprensorio umano:
Dio infatti prima fece piagne un gesso,
poi trasformò 'sto gesso in Sagra Donna
e le lagrime in sangue garantito;
ma a sbalordicce è ciò che fece appresso,
che agì sur sangue ed ecco la Madonna
se trasformò de botto in travestito.
Garufa, a la campagna elettorale
quanno divenne primo cittadino,
pensava ad un comanno quinquennale
che je potesse fa' da trampolino
pe' 'n tuffo de prestigio nazionale.
Defatti, stesi i conti a tavolino,
calcolò che la carica locale
suppergiù con 'no scarto assai vicino,
durava paro paro ar parlamento.
J'è annata buca, perché er Quirinale
t' ha sciorto l' onorevoli anzi tempo,
così' lui c'è rimasto molto male.
Perché er partito, senza fa' 'n commento,
co' 'n finta e un passaggio laterale,
t' ha nominato abbate der convento
Barbaranelli. Ed era naturale!
Su 'sta vicenda c'è un risvorto strano.
Quanno Garufa vinse l' elezione
la Vergine se pianse sangue umano,
come a testimonia' l' indignazione.
Mo che er sor Pietro ha perso l' occasione
de fa' a modo suo 'n colpo de mano,
la Madonna, ner duomo de Pantano,
s'è messa a ride da 'a soddisfazione.
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L'anno del Garufa
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De quello che la giunta ha escogitato,
tranne forse er miracolo a Pantano,
er mejo è l' ave' messo in primo piano
lo stabile domenica sbragato.
Che meravia! la gente sur serciato
godeva a l' edificio che pian piano,
come si fosse spinto da 'na mano,
veniva giù; er turista era estasiato.
Ma a nun vanifica' l' esperimento,
ar fine de un turismo originale
e insieme a pote' mette in movimento
l' edilizia nell' area comunale,
bisognerebbe sceje un casamento
da rompe ogni domenica ar viale.
Rispetto a l' efficienza religiosa
s'è comportato ancora da pecione,
er sindaco co' la dichiarazione
ch' ogni pubblicità pe' noi è gradita.
Difatti, co' la scerta coraggiosa
de di' a Toscani in faccia ch'è puzzone
la fede aveva corto l' occasione
d' ave' 'na ricaduta vantaggiosa.
Invece Garufetta co' 'st' uscita,
nun solo mo je nega ar sacro utente
de lava' l' onta pubblica subita,
ma ha ricevuto, conseguentemente,
da Benetton, pe' chiude la partita,
er conto da paga' come cliente.
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Le amicizie interrotte
Passato er carnevale a la rivista
de le sue pecorelle, er Bon Pastore
disse ar Garufa ch' è intrallazzatore
e ar civitavecchiese ch' è razzista.
"Er Grillo vola basso e ha corta vista-
rispose lui- e fa tutto 'sto rumore
mo proprio che c' è un piano innovatore
a Pantano, a Boccelle e su a la pista".
Purtoppo questi casi nun so' rari:
prima culo e camicia, affari insieme,
spartisse er pane ed antri alimentari,
vede prodigi e poi pe' cose sceme,
magari pe' l' occhietti de 'na strega...
ma a noi, tutto sommato, che ce frega?
Stamane sul giornale a colazzione,
ancora 'nsonnolito, nell'aprillo
m'è apparso ne la parte de Cammillo
'l vescovo! E sae chi in quella de Peppone?
Garufetta ch'a la televisione,
sonanno tutte le su trombe a squillo,
ha detto ne 'n servizio contro al Grillo,
ch'è 'ngià rincojonito e da pensione.
Lu' j'ha risposto che quello ch'ha letto
mai 'n potenza, e tantomeno in atto
pò esse mai che possa avello detto!
Quello che a tutte è chiaro più de 'n fatto
è 'l miracolo, che nun è più schietto;
'n se po più specula' e s'è rotto 'l patto.
Mi pare che tra Grillo e il Garufetta
non scorra più buon sangue come prima
e il Tempo stamattina in anteprima
ne da notizia con la sua civetta.
Dice Tidei: "E' ora che la smetta
Monsignor Grillo!!!" e questi per la rima
gli risponde: " Del popolo la stima,
mio caro Pietro, ti viene interdetta".
E per la prima volta oggi a Pantano
piange la Madonnina tristemente
lacrime vere, non di sangue umano.
Piange per una giunta inconcludente,
pel vicario di Cristo non cristiano...
piange per la città, per la sua gente.
L' archimandrita nostro Gryllodoro,
stanco d' ave' continua tenzone
col primo cittadino, che nel foro
politico locale fa questione,
poiché l' impresa de porta' Pantano
a livello de Lurde e de Pompei
s' è impantanata, ed ogni sforzo è vano,
j' ha detto a brutto muso- Caro lei,
se vogliamo raccogliere, bisogna
spargere nei terreni le sementi
per sfamare il pecuglio del buon Dio.-
Garufa j' ha risposto - Gryllo sogna
se pensa de dirigere gli armenti,
ché pe' questa mansione ce so' io!-
Quanno Garufa ottenne da Maria
la grazia de valorizza' Pantano,
nojartri pensavamo :"Ecco l' arcano
ch' a l' opulenza spianerà la via.
Poi m' ha detto jersera la mi' zia
ch' a Viterbo er demonio, di sua mano,
distribuisce sordi a tutto spiano,
in piazza, ner passeggio, a l' osteria.
"Mo, si trionfa 'st' ignominia- dico-
er soprannaturale nun c'è amico!
Perché, dato che 'n semo regazzini,
sapemo già che danno Dio e er nemico:
a noi la castità co' li santini,
a quelli culo e fregna e poi quatrini".
Becchetti ha detto che nun c' è questione
pe' fa' questa campagna elettorale,
pe' via ch' è benestante e liberale
e ci' ha risorse pe' quarsiasi azione.
Uguale pe' Mafarda, in relazione
ar fatto der suo reddito industriale
che je permette d' esse, bene o male,
fedele a l' ideale e a la nazione.
Loro so' bravi! e pure i cittadini
che, a libera' dar condizionamento
politici de razza e galoppini,
scersero er novo, cor cortese intento,
d' aggiunge a chi ci' aveva già i quatrini
li sordi de du' seggi ar parlamento.
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L' estrazione
Quarch' anno fa girava l' illazione
che un gruppetto fedele der partito
tra cui Fabrizio, amato e riverito,
vinceva appartamenti a l' estrazione.
Più de recente intesi 'na canzone
che Garufa, da giovane assistito,
veniva su a la nona risarcito
co' 'na casa a la tombola in sezione.
Si è vero, nu stupisce er risurtato
(ché quello è intervenuto pe' magia),
ma quanto, poverelli hanno penato,
pe' tene' a bada e, ar dunque, caccia' via
er senza tetto cor disoccupato
ch'ambivano a gioca' a la lotteria.
Der rogo a la Fenice, la visione
(ché er nome stava lì a porta' scarogna)
diede 'na scossa ar monno che mo sogna
de mette mano a la ricostruzione.
Difatti, co' tranquilla decisione,
Cacciari poté di' :" So' 'na carogna
si er tutto nun è pronto a la bisogna
ner dumila senz' artra dilazione".
Quindi da noi la giunta s'è riunita
p' affronta' er caso e pote' da' 'na mano,
e costatato de la riuscita
de raccolte de fondi pe' attua' er piano,
deliberò, determinata e unita,
de brucia', vedi mai, pure er Traiano".
Amico caro, ascolta un momentino:
me so' letto l' arguto tuo sonetto
dove esponi un parere malignetto
sur cinema teatro cittadino.
In sintesi lo scritto tuo me dice
che Garufa, così come Cacciari,
dovrebbe corre ai debiti ripari:
'ncendia' er Traiano come la Fenice.
E' 'n' impresa rischiosa e nasce male.
Pensa un poco alla sillaba finale:
nella metrica antica a la Fenice
corrisponde, mettemo," vincitrice",
mentre er nome burino de Traiano
che voi che dica co' la rima in "ano"?
Garufa che sperava che er partito
lo presentasse ar dunque a l' elezione
se tratteneva da la tentazione
de vennise nojartri, case e sito.
Ma appena che er confronto fu finito
cor crollo de la sua presentazione
buttò a l' ortiche la moderazione
e riprese a opera' ner vecchio rito.
E a mette in mostra tutta la potenza
pe' cementa' da Porvere ar Mignone
ci' ha Sensi p' omo de la provvidenza,
che, essenno de la costa già er padrone,
riempirà li voti co' coscienza
e in premio ci' avrà er mare in concessione.
Garufetta, rega', nun è allancato;
er fatto de vole' mette cimento,
dapertutto, co' tigna e accanimento,
dipende dar discorso ch' è ammalato.
Pe' l' orror vacui smania assatanato
si vede un parco senza casamento,
'na piazza senza ruspe in movimento,
un buco aperto che nun è asfartato.
Dunque, rega', se mai va compatito;
ma è mejo sgama' er sito e l' ora esatta
che lui rimane come rimbambito
dai buchi 'ndo' la mente je s' infratta,
pe' daje ar cittadino impaurito,
come difesa, biancheria de latta.
Pe' da' a Sensi la boa da mette a mare,
chi vo' in cambio la metropolitana,
chi parcheggi underground in via Traiana,
chi discoteca e chi antre gioie rare.
Chi vole pure er porto interstellare,
chi solo l 'autostrada torfetana,
chi vo' soprelevata la mediana,
chi casinò e chi base militare.
Noi invece, pianno boa, damo quatrini
si lui riccoje i cocci de la "Vecchia",
Mondella, Castellano, Baldolini,
Ionni, Cardillo, Nela che 'n invecchia,
Ponzi Oliverio, Arcese, Piermartini...
e se li porta via da Cidavecchia.
Garufa l' antro giorno s'è incazzato
pe' via che Piendibene j' ha richiesto
d' avecce 'na verifica ar più presto
su edilizia sportiva e assessorato.
E aveva già risposto invelenato
a Boncompagni, p' ave' fatto er gesto
d' ave' da di' sur concordato onesto
co' l' Enele sur popolo inquinato.
Rega'! lui je vo' bene ar cittadino!
Je fa gesti' li canti co' li soni,
da spago ar pecionaro e ar galoppino,
delega teatrini e padelloni;
ma quanto a costruzioni co' quatrino,
nissuno j' ha da rompe li cojoni.
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E meno male ch' oggi li francesi
se svagano coi fochi nucleari,
perché li verdi regolamentari
'n sapevano che fa' da mesi e mesi.
Ch' avenno dato ai civitavecchiesi
da respira' profumi e gas rari,
avenno ripulito spiagge e mari
e soddisfatto ai tanti impegni presi,
'n ci' avevano da fa', ne l' immediato,
antro che consenti' la nova usanza
de parcheggia' la machina ar mercato;
chi se grattava estatico la panza,
chi se faceva, pallido e sfibbrato,
li ditalini o le pugnette a ortranza.
A Giampiero Romiti
E' mejo che continua a nun fa' gnente
Ner passato l' impegno comunale
è stato de da' via, poco a la vorta,
la costa senza popolo in rivorta,
siccome a noi er degrado 'n ce fa male.
Ne stava fori er campo comunale,
ma er sindaco, a andrizza' 'sta cosa storta,
rigala a Sensi que'la zona morta
e imbonirà marina e antimurale.
De quello che farà quindi a Pantano
ce sbaverà estasiata assai la gente,
da quanto futuribile adè er piano;
per cui, Giampie', rifletti attentamente,
pe' vede er mare, armeno di lontano,
è mejo che continua a nun fa' gnente.
Che disgrazia da quanno i sindacati
esercitano in Tuscia egemonia
perché mo lo sviluppo e l' energia
saranno, armeno in parte, dirottati.
Garufa, ar vero, e i Verdi più aggiornati,
pe' scongiura' de dove' cambia' via,
volevano avocasse la magia
de porto metanifero e aggregati.
Ma che sta in Tuscia in cassa integrazione,
strappanno diga e zona de rispetto,
da Montarto l' aratro e l' ombrellone,
da 'sta città allontanerà er progetto
de raggiunge l' ambita condizione
de territorio a risico protetto.
Ché da tempo la giunta comunale,
d' accordo co' la mejo opposizione,
puntava a 'sto sistema assai speciale
pe' mette mano a la resurrezione.
La zona a rischio de babbo natale
ci' avrebbe dato a tutti er panettone,
finestre stagne contro la centrale,
scafandri da usa' fori der portone.
E perché ce dev' esse inquinamento,
a manna' bene in porto tutto er piano,
insieme a lo sviluppo der cimento,
s' è addoprato er comune a da' 'na mano
(pe' fa' der bene pure a tradimento)
a fa' fuma' centrali a tutto spiano.
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A 'sto punto ci' avemio tutto fatto:
Garufa benvoluto a le centrali,
li verdi finarmente razionali,
er popolo inquinato, ma distratto;
er tecnico felice e soddisfatto
dei costi e dei vantaggi materiali:
ché più so' danni e malattie mortali
più forte adè er comune a fa' er contratto.
Mancava pe' cerasa su la torta,
er porto metanifero e aggregati
che avrebbe fatto la città risorta
e noi sortanto un po' più avvelenati.
Ma 'sta speranza qui c'è stata torta
da Monfarcone che se l'è allanzati.
Garufa ieri a la televisione
disse che la discarica inquinata
lui in un anno ce l'ha disinnescata
di modo che potesse anna' in funzione.
Per cui mo aggiunge co' soddisfazione
che je vorrebbe dare 'na slargata
ar fine che dar monte a la spianata
ar mare ce sia un unico bidone.
E siccome noi semo tanto umani
da allanzasse, impaniati già ner vischio,
la monnezza de tanti artri italiani,
a raduna' Garufa farà un fischio,
merda de lumieraschi e torfetani
pe ave' li sordi de la zona a rischio.
Pe' facce da' la zona a rischio e i sordi
agì l'ambientalista Francescato
che sur proposito da lei avanzato
trovò Garufa e giunta assai concordi.
Montarto 'ndo' er degrado era a l'esordi
doveva esse protetto e risparmiato,
pe' porto metanifero e aggregato
c'erano qui le basi pe' l'accordi.
E mo che fanno er porto a Monfarcone,
co grave danno ar nostro litorale,
è un assessore verde a ripropone
la boa che fungerà da terminale,
ché co' Garufa, Sensi e er generone,
ce vo' dà zona a rischio e sordi uguale.
Garufa ch'è rimasto sbalordito
che sorte er fumo da le ciminiere
ricevera' da l'elemosiniere
de l'Enele er denaro pattuito.
Cor quale l'antro ieri ha stabilito
er piano de piazza' finte fioriere
e pini in plastica da qui a Allumiere
pe' risparmia' manutenzione ar sito.
Poi ce farà pia' scafandri a nolo,
perché a respira' l'aria ce fa male,
e rifugi da fa' ner sottosuolo.
Ma a noi ci'abbasta che, in modo informale,
ce compra du' vagoni de tritolo
e fa zompa' pe' l'aria la centrale.
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Er nove giugno a Santa Marinella
Er nove giugno, a Santa Marinella,
ce saranno de novo l' elezioni
pe' rinnova' l' incarichi e mansioni
pe' mette un sindaco de novo in sella.
Già se so' mossi mille schieramenti,
se riaffacciano già vecchi compari
-quelli der comitato de l' affari-
che senza freni e senza complimenti
ce faranno un discorso assai puntuale
su l' istanze, i problemi e sur sociale.
E per questo Garufa ha fatto, ieri,
'na capatina pe' vede si è er caso
-coi poli bianchi, rosci, verdi e neri-
de mette pure qui le mani e er naso.
Sur grave fatto de li sordi a strozzo
interviene ingrufato Garufetta
che attacca cor tortore e co' l'accetta
la banca perchè ha scerto er gioco zozzo.
Ché ,inguattati li sordi giù ner pozzo,
li nega a la persona che, costretta,
entra pe' forza ne la porta stretta
indove sarà poi presa per gozzo.
Per cui mo fonda un fondo umanitario
'ndo' lui risurta primo donatore
che presterà, co' tasso volontario,
li sordi pe' bon core e su l'onore
e a chi a restituilli è refrattario
je porge antri quatrini per amore.
Risposta a "La banca dal volto umano"
Che Garufa organizza fondazioni
pe' sarva' pori fii dai gravattari,
ce credo; che intervista li bancari
pe' scala' l'interessi a li padroni,
ce credo, ma nun credo a l'intenzioni
che lui ciavrebbe d'impiega' denari,
stavorta no pe' mette su l'affari,
ma pe' stupicce co' le bbone azioni.
Perché lui è bono e allora ha escogitato,
pe' trasferi' er problema ner sociale
e pe' sparti' co' tutti er risurtato
de rende 'sta città più solidale,
de fa' sarva' a nojartri lo strozzato
co' 'na speciale tassa comunale.
Mo che vie' ner dumila l' anno santo,
verrà er romeo pe' visita' Pantano,
scavi romani, fonti der Traiano,
mulino Assisi, muro ar camposanto;
poi i bastioni, de 'sta città gran vanto,
er gallinaro de via Garigliano,
quartiere Faro, parco a San Gordiano,
palestra ner cortile ch' è 'no schianto;
Frasca, rocca, ospedale, Ficoncella,
depuratore, stadio comunale,
Torfa, Allumiere, Santa Marinella,
palazzo de lo sport, Pirgo, centrale,
cimento, arena Pincio, Madonnella,
Zampa d' agnello, ferrovia ar viale.
Garufa aggiusterà la Ficoncella
facendo 'na marea de vasche ar chiuso,
ché vo' benifica', com'è nell'uso,
chi assieme a lui assediò la cittadella.
Ma pe' fa' questo, l'impresa sorella
de la Frasca ha trattato a brutto muso
stornandoje i miliardi, ch' è deluso
ché 'n ce fa' manco pane e mortadella.
Mo nun se sa si questa distrazione
è dono pe' la "Terme dei Taurini"
che avrebbe da paga' l' operazione
o si vo' fa' er Garufa, coi quatrini,
p' accresceli ne l' immaginazione,
come, co' l'arioplani, Mussolini.
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Contrasto fra il notaro e Garufetta
La giunta al dunque è sterile mio caro Garufetta,
fa chiasso ed alza polvere, ma non procede in fretta,
imposta affari miseri di concezione gretta;
avrei voluto un primo cittadino
forzista o, almeno, di Aenne o missino.
Ulivo, quercia o ricino, chiarissimo notaro,
non eri tanto rigido quando ero a te più caro;
dimmi cosa ti puncica, chi ti fa il sangue amaro;
non voglio che per fatti d' elezione
s' adulteri la nostra relazione.
Che il rapporto s' adulteri, non è la mia intenzione,
ma occorron delle regole fra giunta e opposizione;
co' intento di proteggere sviluppo e occupazione
procedevamo uniti senza intoppo,
ma mo qualcuno pare che vo' troppo.
Giuro sulla santissima Madonna di Pantano:
'st' infamia che, incredibile, vai diffondendo invano,
è parte di un recondito studiato e astuto piano;
su l' affari (nu lo volevo dire)
sei tu che fai il notaro ad aver mire.
An vedi mo che sindaco! la coda ci' ha de paja;
rifletti per un attimo, agguanta quarche maja;
sei improvvido e pettegolo, più allocco di una quaglia;
nel cervello non t' è manco passato
che il colpo a te non era indirizzato.
Io sono il responsabile di ciò che fa la giunta,
fai finta d' esse ingenuo, ma colpisci di punta;
nun po' da troppi butteri la vacca essere munta;
se non ritiri questa tua impostura
io mi rivolgo alla magistratura.
More', non te la prendere sii più aderente al testo:
se tiri in causa il giudice io bene non ci resto,
ma coi tempi che corrono rifletti sul tuo gesto;
vedi mai che pe' fa' er precipitoso
t' esponi a un gioco più pericoloso.
Onore a te stimabile, sagace deputato,
mo riconosco l' abile nocchiero che sei stato;
vedi bene ineffabile, de nu scorda' er passato;
nun c' è trippa pe' gatti nel futuro
per chi s' ostina ancora a fare il duro.
Senti, caro il mio sindaco, la voi la boa pe' Sensi?
Lo voi con iter rapido lo stadio ed i consensi?
Odi a Pantano il sonito degli ori e degli incensi?
Nun poi spera' che tu te pii tutto
e l' antri invece resteno a l' asciutto!
S' altri a l 'asciutto restano nun incarca' la mano;
se ti comporti morbido, nun ce farai 'l sultano,
ma 'l prestigio che meriti tutto sarà nel piano:
basta che litighiamo sul giornale
per soddisfar la chiacchiera locale.
E' bono mo che er pubblico, composto da cojoni
sia soddisfatto in merito di scontri e opposizioni;
giriamo questo cinema pe' via dell' elezioni;
er ventidue, nemici più di prima.
ce spartiremo ar mejo onore e stima.
Se gli onori spartissimo friccicherebbe er core;
bastava che parlassimo pe' fa' torna' l' ardore;
magari nascondendoci vorrei rifar l' amore.
A lo letto ne gimo a la bon' ora
che chissa cosa n'è data in ventura.
La giunta che er Garufa ora presiede,
coi Verdi a tene' su l'assessorato,
ha finarmente mo realizzato
quello ch'adera sogno o atto di fede:
un'isola ar pedone da nun crede,
ar Pirgo un progettino articolato,
e per Trajano infine s'è impegnato
a lavora' e a nun mettise più a sede.
Ma i mejo so' i controlli per davero
su impianti a gas pe' l'uso abituale
che chiuderà inflessibile e severo
si er fumo sballerà in percentuale,
ché da che c'è Garufa er fumo vero
'n'è più quello che vie' da la centrale.
Cor fatto che er pallone ha messo a posto
cor nomina' Caputo presidente
e Bebo factotum dirigente
Garufa ci'ha svortato a basso costo.
Che mo Caputo ch'è gajardo e tosto
metterà li quatrini der vincente,
Melchiorri l'esperienza der sergente
pe' caccia er fumo e cucina' l'arrosto.
Ma er mejo adè che er seguito è 'n affare;
ché Terme, forte, piazza der mercato,
Pirgo piscina, passeggiata a mare,
stadio, bastioni, boa e cemento armato
saranno, insieme a l'aula consigliare,
trattati in alluminio anodizzato.
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Siccome che Caputo ha rilevato
che ne la mejo squadra cittadina
li conti fatti un po' a la malandrina
nascondono un ber buffo accumulato
e Sensi che, poretto, s'è spropriato
p'assicurasse tutta la marina
pe' via che la vo' rende più carina,
nun po' rifonne er debito lasciato,
Garufa, combattivo, ma avvilito
per il prestigio scosso da 'st'azione
ha escogitato er modo più pulito
de sarva', ar dunque, squadra e situazione,
mettendo mano ar fondo istituito
d'appoggio ar buffarolo e a lo straccione.
Scende in piazza l'onesto commerciante,
insieme all'artigiano e all'avvocato
per contrastar lo stato lestofante
da cui si sente supertartassato.
Senza neanche perdere un istante
alla giusta protesta s'è accodato
del Polo Liberale il Comandante
che alla folla urlante ha dichiarato:
"Se il ventuno d'aprile vincitore
sarà lo schieramento liberale
niente più tasse per l'imprenditore."
Dice Cipputi: "Allora è tutto uguale:
a pagare sarà il lavoratore...
per gli altri non pagar sarà legale".
Garufa vo' piazza' la boa ner mare
perché pe' lui adè fatto de turismo,
dato che religione e folklorismo
se dice che ci'allargano l'affare.
Che lui ce vo' inquina', pure si pare,
è solo 'na bucia der conformismo,
che nun considera modi e tempismo
pe' rende er mare più spettacolare.
Perché la boa, secondo er vero piano,
splendente come 'n arbero a natale,
diventerà più ancora der Trajano,
più de la ciminiera a la centrale,
co' in cima la madonna de Pantano,
la vera meravia der litorale.
La darsena de l'ojo minerale
la vonno Agip e Snam e poi, a sorpresa,
l'Enel ch'adè disposta a fa' 'na spesa
pe' popolo e interesse portuale.
Invece vonno boa co' terminale
Italpetroli, che ispirò l'impresa,
Fina, Texaco, Shell, Esso e c'è intesa
co' sindaco e consiglio regionale.
E noi, co' tante aziende a scenne in gara
e i nostri a raccatta' 'ndo' cojo cojo,
godremo ar fine de la gioia rara
d'ave' darsena e boa: e da 'no scojo,
come Poppea ner latte de sumara,
se tufferà Garufa ner petrojo.
Ar tempo che fumava la centrale
ortre ar quatrino pe squajasse in fretta
nun c'era arcuna posizione netta
sur sito 'ndo' anna' fa' vita nromale.
Ma da quanno che er fumo è virtuale
siccome i verdi so' arroccati in vetta,
ar posto ci ha pensato Garufetta,
trasloco a gratis, che nun è venale.
Ché mo ch'avremo, a 'n fa' a nissuna ortraggio,
darsena e boa, pe' tutte le sorelle,
c'è tanto de petrojo già in viaggio
che, nun trovanno posto ar suo stoccaggio,
se venne dar Mignone a le Boccelle
e a noi ce rideporta su a Cencelle.
Vedenno che ar di là der Rubicone
la Lega aveva fatto assai seguaci,
Garufa, co' l'allievi più vivaci,
propose pure lui la secessione.
Venneremo corrente a profusione,
tasseremo, ma tra sorrisi e baci,
chi va in Sardegna e, senza esse rapaci,
chi da Roma vo' anna' ner settentrione.
Ci'avremo zona franca, petroliere,
casinò, discoteca, ipermercato,
scola de guerra, carri e cannoniere,
e poi giocanno, ner novello stato,
cor Torfa, cor Tarquinia e l'Allumiere,
capace che vincemo er campionato.
Tra l'antre meravie che ci'ha promesso
Garufa vo' imbonicce er litorale
da la marina fino a l'Ideale
e senza arcun ritardo o compromesso.
Quarcuno dice, e certo nun è fesso,
che siccome er terreno comunale
è stato cementato ner totale,
vo' apri' nove occasioni de progresso.
Ma l'impurso proviene dar profonno:
quanno, cratura, pe' mattine intere
giocava su la spiaggia a asfarta' er monno,
raggiunto er mare poi, tutte le sere,
quello, ogni vorta, je mannava a fonno
ruspette, cantierini e betoniere.
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Di Pietri il mondo ne ha covati tanti:
Simone amico del Signore e santi,
il vero zar di Russia, detto il Grande,
il Micca, minatore torinese,
Pietro da Tolfa, capo paesano.
ma il popol dice: chi noi oggi abbiamo?
Pietro il Magnifico, che c'è di strano?
Colui che col pensiero e con la mano
risolve controverse situazioni
usando sol parole e pochi fatti
per convincere il popolo dei gatti
che strumentalizzato ma raggiante
attende solo la benedizione
per affondar le mani a profusione.
Un giorno Garufa con fantasia
per demagogia non democrazia
convinto di trovarsi all'osteria
quando invece camminava per via
si mise a declama' una poesia.
Soldi, reliquie, ceri per Maria
perché a Pantano dice mamma mia
l'aria giuliva spande l'allegria.
La gente sentita la litania
convinta della storia di Maria
corre sull'ali della fantasia.
Rispettando il responso di Maria
la curia ringrazia la cortesia
del sacro fuoco della tasca mia.
W l'ENEL: chi cerca ajuto trova consijo
1
Me pare propio ch'è girato 'l vento!
Da quanno ha messo a traffica' Balilla
pe' un motivo o pe' 'n antro ognuno strilla
chi pe' la boa, chi pe' l'inquinamento.
Contro Garufa è bono ogni argomento,
la su' stella s'appanna e più non brilla
e lui a ogni passo si nun casca sguilla.
Povero Garufetta, mo te sento,
benchè co' case e ville, assae più umano
e si quarchi compagno fa la lagna
è solo invidia che tu mète 'l grano!
Po' esse vero ch'a quarchi magagna
da quanno che see 'n pista hae messo mano,
ma mae a sputa' nel piatto ndo' se magna!
Mo co' 'sta scusa dell'inquinamento
dall'aria che ce crepa le pormone
dovreste fa' la guerra, da fregnone,
all'Enel, che te da 'l mantenimento?!
Cavarca 'n po' la tigre, in sul momento,
fa fa' l'inchieste, sente l'oppignone
de questo e de quell'antro capoccione,
po' insabbia tutto come cambia 'l vento.
Ché si annamo a guarda' 'n po' pel sottile,
qui co' la luce ce campamo tutte
da l'eroe de giornata a chi è più vile.
E' vero che ce so' malattie brutte
e che la morte nun è mae gentile,
ma, si 'n ce fosse l'Enel, sae che lutte!
'Ndove le impieghereste l'operaie
avvezze ormae a pia' fior de mijone
senza arza' paja? E come le cojone
l'imprese senza apparte, che tu 'nguaje?
E dall'arto del pulpito 'ndo' abbaje
come 'n cane a la luna, da buffone
vedreste bottegante 'n ribellione
che te vonno appicca', si 'n te la squaje!
Lassa perde programme alternative
che 'n so' più bone pe' 'ncanta' le gente,
nun pensa' più a le morte, ma a le vive.
Quanno nun ci hae che mette sotto al dente
nun c'è da piagne lacrime votive
e si 'n lavore 'n te frega de più gnente!
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Il nuovo a scuola
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Il nuovo che avanza nella scuola
Quest' anno dalle ferie siam tornati
e del ministro l' ultima sorpresa
concertata coi noti sindacati
abbiam trovato; e, vista quell' intesa,
le maniche ci siamo rimboccati
per dedicarci, con totale resa,
ad una scuola a qualità totale
che rispecchi la logica aziendale.
Gli abiti vecchi è ora di cambiare!
dobbiam buttare via gli antichi vizi,
il sapere in soffitta rimandare
e rispettar la Carta dei Servizi.
Dobbiamo i tempi ormai cronometrare,
eliminare, ahimé! tutti gli sfizi
e par che tutti siano ormai a favore
d' un nuovo ritmo, d' un nuovo fervore.
Vigilanza, controllo capillare!
studenti e genitori hanno diritto
d' ora innanzi i docenti a denunciare:
pace non c' è per chi non fila dritto.
Si passano le notti a decifrare
risposte a test moderni di profitto
e, se nell' usar griglie sei costante,
puoi diventare un ottimo insegnante.
Niente più sprechi, niente tempi morti:
bisogna programmar, signori miei,
senza distrarci e stando bene accorti
a rispettar le attività del PEI.
Non si sa tutto ciò dove ci porti,
ma, se un progetto sulla carta crei,
del nuovo tu non devi avere tema:
diventerai... figura di sistema.
Il nuovo avanza anche nella scuola
I
Sarà pe' colpa mia, che mai me movo
e, si ho da beve, solo 'l vino bevo,
sarà che zappo l' orto e bestie allevo,
ma nun posso abbozza' ch' avanza 'l novo.
Presempio, del contratto sto rinnovo
nun me va proprio giù, ch' al medioevo
ce vonno ariporta', quanno 'n ci' avevo
p' arricchi' l' acqua cotta manco 'n ovo.
Quello che più de tutto m' arincresce
nun è che co' la scusa de le fasce
ce pìeno tutte a l' amo come pesce
e ce tajeno 'l sordo, ma che nasce,
pe' volontà del sindacato, e cresce
'na genia brutta ch' è tutta ganasce._
'L principio ispiratore del contratto
è de filosofia del tutto nova:
più le galline le faranno l' ova
no col sapé, ma co' furbizia e tatto.
S' è messo a corre ognuno come un matto
p' anna' a corse e corsette come prova
che documente che lu' s' arinnova
e ch' ha diritto a anticipa' lo scatto.
Chi fa 'l furbo e è tenace come 'n mulo
da caccia a presidenze e commissione
co' l' arte antica ch' è del leccaculo;
chi invece pe' modestia'n se propone
ringrazio Dio si porterà via culo
caricannose Cristo e lanternone.
Si a l' incentivo po' lève la coccia,
t' accorge che so' solo le molliche,
che dal piatto le cascheno al capoccia!
E mejo allora fa' come l' antiche:
blocca ogni attività, ferma la boccia,
ch'è come venne a gratise le fiche
o levasse 'l quatrino de saccoccia!
Ormae tanto ce so' corve co' piche
a becca' 'sto cadavere de scola,
ndove se sta a gusta' uno 'l presciutto
e tutte l' altre a rosica' la sòla!
Al sindacato, artefice de tutto,
sta fabbrica de sumare pe' la mola
riconoscente je porterà 'l lutto.
Si però nun te ferme a mezza via
e allarghe l' occhio a tutto 'l concordato
nun poe nun apprezza' l' autonomia
e soprattutto 'l libbero mercato,
ch' è entrato ne la scola! A la mi fia,
ch' è ancora moccicosa, j' è arrivato
'n pacco de proposte pubblicato
d' ogne istituto d' istruzion de stato:
pure che nun capisse la lezione,
nun fosse bbona a scrive e manco a legge,
basta che garantisce l' iscrizione
e in classe nun ce cache e 'ce scurregge,
la scola le darà la promozione,
ma ha da esse viva a termine de legge!_
Ogni giorno, finita la lezione,
se sente lamenta' quarchi collega
perché 'sta scola 'n vale più 'na sega
e nun fa più nessuna selezione:
L' alunno sa 'ngià che la promozione
ormae nun c' è nessuno che la nega;
basta sta' fori de quarsiasi bega
e comportasse co' l' educazione.
Co' sto sistema in meno de vent' anne
stamo 'n media europea quanto a diploma;
ma 'n c'è chi è bono a calcola' le danne
de 'n popolino de bestie da soma,
mascherato de titole e de panne,
quanno se scoprirà ch' è in perizoma!
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Ancora il nuovo
Doppo 'na settimana de vacanza
pe' 'l corso integrativo 'sto ministro
co' 'n editto ch' adè de circostanza
rifà l' occhie a la scola mo col bistro!
Sotto elezzione 'n se pò gratta' la panza
chi vò 'l successo! E 'n pubblico sinistro
è 'n prezzo che 'n sostanza se pò regge
si a le sumare 'npare pure a lègge.
Ha varato ccosì 'na nova legge
o, pe' chiamalla mejo, direttiva
che tutte le magagne vò corregge
col bel principio de la scola attiva.
A me me pare propio che vanegge
chi spera che 'l malato sopravviva
traslocanno pe' sempre all' ospedale
piuttosto che co' cura adatta al male.
'N base a 'sta norma è sempre carnevale
e chi ngià nun fa gnente de mattina
potrà mo di' che nun studia' è normale
senza la protezione de mammina,
ché al doppo pranzo gioca a fa' 'l giornale,
se fa 'l tressette e po' 'na fumatina,
scoccia 'l compiutere e fa 'n po' de corte
a la compagna che je tocca 'n sorte.
Pure ch' ormae so' guase anime morte
e che pe'l professore 'n c' è 'na lira,
tutte l' Ente locale sieno accorte
a finanzia' 'sto gioco e a scansa' l' ira
de lo studente che protesta forte
si 'n se diverte e pia tutte de mira
quanno tra l' assemblee e l' autogestione
ce capita de mezzo 'na lezzione.
Pe' parte sua l' Amministrazione
stornerà quarche fonno de riserva
da spenne tutto ne la formazione
de 'ste regazze si pe' caso serva
pe' paga' tutta l' organizzazione
de bidelle e personale che se snerva.
Si 'l professore po' nun è d' accordo
se vede n' ha capito oppure è sordo!
E' certo ch' io ministro 'n do più 'n sordo
a chi pretenne de fa' selezione,
divento 'n cane idrofobo e lo mordo
a chi la vo da' ancora 'n ' istruzione!
A chi de questa po' adÞ propio 'ngordo
je voio da' piena soddisfazione:
pe' contratto sia data pe' mille ore,
a spese sue, a ciascun professore!
Quanno 'sto prof, leggennose nel core,
se scoprirà ch' invidia 'no scopino,
vorrà di' che, se non pe' vero amore,
almeno pe' bisogno j' è vicino!
Lassata l' istruzione, a bacche e more
s' adatterà, si capirà 'n tantino,
ché poco va nne 'sta democrazzia
quello che nun diventa mercanzia.
Allora scoprirà l' autonomia
e 'l valore del libbero mercato:
s' abbolirà pe' sempre 'sta pazzia
de 'na scola ch' è libbera e de stato;
s' affiderà a le moniche o a la zia,
o comunque a le grinfie de 'n privato,
la cura dell' alunne e 'l ministero
riscoterà le tasse e 'n parrà vero.
Cossì metterò 'n tappo al buco nero
che se magna le sòrde del Tesoro,
mannerò a spasso, senza fa' mistero
bidelle e altre amante del lavoro;
pure la storia lo dirrà chi ero
e la lira arifarà aggio sull' oro
quanno distrutta avrò tutta la scòla
e arifatto al bilancio tacco e sòla.
Mo ch' ha vinto a la grande l' elezione
Prodi ci' ha detto che vo fa' 'n governo
che dura de continuo estate e inverno
pe' cinqu' anni senz'artra interruzione..
Così D' Alema e pure Buttiglione
co' Fini e Berlusconi, mo a l' esterno,
giuravano, pe' Dio, sur Padre Eterno,
de da' continuità ne la nazione.
E pure Agnelli, Abete, er sindacato
tutti imploranti, pe' ajuta' l'imprese,
che fosse a lungo termine er mandato;
solo che noi, contrari a salde intese,
dato er contratto, quanno vie' firmato,
vorressimo vota' 'na vorta ar mese.
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Giorni fà me so' letto sur giornale
che, da quest'anno, nun c'è più er gravame
che 'no studente, pe' passa' l'esame
deva aspetta' er giudizio universale.
Dico de quer giudizio d'ammissione
con cui er consijo pò decide in blocco
de stoppa' er corso a 'no scolaro brocco
o daje la medaija de campione.
'Sto fatto m'ha destato malumore
perché riduce puro er superiore
a 'na specie d'ufficio comunale,
per cui propongo che ar certificato
de nascita, con iter contestuale
puro er diploma venga rilasciato.
Ve ricordate l'urtime elezzioni?
Er presidente Dini, trionfante
assieme ai sindacati soddisfatti,
siglò er contratto novo. A conti fatti
guadambiassimo un frego de sordoni!
- o mejo - le speranze erano tante.
Nun era er caso de sta' a dubita',
davanti a 'st'evidente volontà!
Prima ancora ce furono li corsi
pe' fa' recupera' l'alunni borsi,
pe' da' 'na stimolata a li somari.
Se disse: - Co' 'sta bazza stamo pari
co tutti quanti l'artri intellettuali!
Viva er Governo, viva i sindacati!-
Venimo mo' a sape' da li giornali
che se trattò de farsa pantomima
perché er Ministro novo ci ha informati:
- La situazione torna come prima:
cor debito che corre sur paese
c'è da ridurre le più vane spese.
Er contratto è sospeso sine die,
pagheremo li corsi quanno è l'ora.
Queste so' intanto l'intenzioni mie:
Potressimo pagavve l'arretrato
co' li lupini e i titoli de stato!-
Se capisce! perché noi professori
p'ave' abboccato in tempo d'elezioni
un titolo l'avemo già acquistato:
quello de membri - o mejo - de cojoni.
Der novo a scola so' protagonisti
li studenti che co' l' autogestione
hanno sperimentato l' emozione
d' esse docenti e in più pedagogisti.
E so' secondi solo ai giornalisti
che sur problema ci' hanno cognizione
pe' via che, stanno chiusi in redazione,
l' annusano senz' esse manco visti.
Ma i mejo so' l' alunni der liceo
che, essenno aristocratici a priori,
vorrebbero, tra un ballo ed un torneo,
da pari, esse der voto li gestori,
e solo a chi è comune e a chi è plebeo
lasciallo giudica' dai professori.
Ma a questi j' ha tirato la volata
er preside che, edotto der contratto,
con equilibrio, amministrava er patto
tra la scola e l' utenza più avanzata.
Difatti mo a l' indomita nidiata
che pe' mesi, ner modo più compatto,
lasciava l' aula pe' 'n ave' contatto
co' la professoressa contestata,
assicurava co' discorsi chiari
che l' avrebbe difesa co' li denti
a l' esami da tutti i casi amari;
e ansiose de prova' i rinnovamenti,
l' antre terze, e d' ave' vantaggi pari,
vedranno de brucia' 'n po' de docenti.
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…E per finire
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Questo è er ballo de tutti coloro
che portaron con voti e passione
la corona de furgido alloro
ar monarca che regna in città.
Questo è er ballo der Garufa
che comincia e poi se stufa
un ber pegno ha da paga'. Rit.
Salutammo con canti e ovazioni
la vittoria sur polo sconfitto,
quer Caruso che via dai cojoni
da quer giorno per sempre sparì.
Questo è er ballo der Garufa...
Direttore de ballo e de coro
fu er pastore der gregge locale.
Chi nun sa che fu lui, Gryllodoro,
che il trionfo predisse e sacrò?
Questo è er ballo der Garufa...
Tutti attorno je fanno corone:
Ciro, Carlo, millanta tifosi,
è 'na banda compatta che intona:
"Daje, fie', che noi semo con te".
Questo è er ballo der Garufa...
Pure er celo j'ha dato sostegno
perché infatti, a sanci' l'elezione,
de recente palese fu segno
de la vergin che sangue stillò.
Questo è er ballo der Garufa...
E da allora i miracoli, a fiotti,
so' piovuti da tutte le parti:
le campagne diventano lotti,
le cascine diventano bar.
Questo è er ballo der Garufa...
Nella zona dell'agro pantano
cresce un fiume de fede sincera
che 'n accorto politico piano
nuovi impianti s'appresta a irriga'.
Questo è er ballo der Garufa...
Sono ostelli, parcheggi, ristori,
sono piazze, basiliche, spazi,
pellegrini nostrani e de fori
con un flusso che mai cesserà.
Questo è er ballo der Garufa...
La questione più tosta e tirata
sta sur come gestisse er sistema:
da 'na parte la curia allancata
e dall'altra le guardie del re.
Questo è er ballo der Garufa...
E sur pelo der mare nostrano
c'è un progetto de fa' 'na stazzione
per trasbordo der gasse metano
da spartisse tra Ene e Italgas.
Questo è er ballo der Garufa...
Cianno detto che tutto è normale:
è 'na boa che galleggia tranquilla,
nun c'è rischio che er bel litorale
se rovini o se possa inquina'.
Questo è er ballo der Garufa...
Stamo attenti, nun famo li gonzi:
lo sapemo, pe' 'n fatto acquisito,
chi galleggia so' sempre li stronzi:
stamo attenti, 'n se famo incanta'.
Questo è er ballo der Garufa...
Pietro magno è davero un torente
co' l'idee che je scappeno fori,
a rampazzi, così, come gnente,
senza soste, da fatte 'mbriaca'.
Questo è er ballo der Garufa...
Lì, sur posto 'ndo' stava 'r mulino
-nun se sa si sia esploso o sia imploso-
crescerà 'n rigoglioso giardino
pe' portacce li cani a piscia',
Questo è er ballo der Garufa...
Sì, perché con decreto immediato,
ha ammonito chi gira cor cane:
-state attenti, da oggi è vietato
fa', pe' strada, pisciotta e popò.
Questo è er ballo der Garufa...
Qui-consenti- Garufa se perde
se consuma l'impegno sociale
a sta appresso a li tipi de merde
de barboni, pastori e teriè!
Questo è er ballo der Garufa...
Già 'na vorta, co' libro e moschetto,
s'educava la gente ar pensiero.
Oggi, invece, co' sacco e paletto...
Mah, che voi che te dico di più?
Questo è er ballo der Garufa...
Sur Traiano, gioiello de l'arte,
da decenni ridotto a latrina
ha giurato : quest'anno se parte,
tutto cinema e gran varietà!
Questo è er ballo der Garufa...
Li quatrini, un problema? Ma annate!
Ho già pronto un disegno scafato
pe' raccoje i mijardi a palate.
Ve racconto li come e i perchè
Questo è er ballo der Garufa...
Visto che, a la Fenice, un ber foco
ha sbloccato er sistema bancario,
basterebbe 'na cosa da poco
pure qui. Vale a di' un ber falò.
Questo è er ballo der Garufa...
E che di' de quell'antro progetto-
beh, s'intende, l'affare der Pirgo?
E' 'n'impresa mondiale e va detto
che riscote l'unanimità.
Questo è er ballo der Garufa...
Ha mannato i disegni a Novara,
'ndo' se stampeno mappe e cartine,
pe' propone, se è er caso, magara,
d'apporta' 'na variante: così
Questo è er ballo der Garufa...
sulla striscia laziale costiera,
se vedrà co' la scritta a colori,
'n'isoletta de nova maniera:
ISLAND PIRGO chiamata sarà
Questo è er ballo der Garufa...
dove ha in mente de facce 'n impianto
sullo stile dell'isole Avai:
grattacieli e foreste : 'no schianto
co' le noci de cocco e er caffè.
Questo è er ballo der Garufa...
Tutto quanto sarà collegato
con 'n servizio d'aeri e de navi.
Nulla ar caso sarà delegato
pe' er turista che qui atterrerà.
Questo è er ballo der Garufa...
Ma trapelano 'ntanto le imprese
che Garufa vo' mette in cantiere
e che, a monte de costi e de spese
lustro e vanto per tutti saran.
Questo è er ballo der Garufa...
Quarche esempio? se tratta de poco:
-l'atterraggio sur sole (de notte
che de giorno er bollore der foco
squajerebbe astronauti e startrec!)
Questo è er ballo der Garufa...
Segue a rota er traforo der mondo
p'abbrevia' le distanze e li tempi
e sfrutta' da quer pozzo profondo
li vurcani e la forza der gas!
Questo è er ballo der Garufa...
Poi- a nun di' ch'è 'na cosa da gnente-
teleferica a Torfa e Lumiera
pe' er trasporto de merce e de gente
con partenze ed arrivi in città.
Questo è er ballo der Garufa...
E p'ave' li sordoni a sostegno
già, cor vescovo, in breve ha avvisato
alle banche de dasse contegno
come sintomo de civirtà.
Questo è er ballo der Garufa...
che non prestino sordi ad usura,
che non chiedano tassi e interessi,
ché lo scopo e la loro natura
è forni' li quatrini e tacer.
Questo è er ballo der Garufa...
E così su siffatto tenore
par che sia tutti l'antri proggetti,
attestato perenne d'onore
che la storia futura dirà.
Questo è er ballo der Garufa...
Già se sa che pe' fine mandato,
dar notaio ha lasciato deposto
che da subito venga ibernato
sì che in saecula possa restar
Questo è er ballo der Garufa...
bello e pronto; ancor che congelato,
a guida' li destini e le sorti
perché un sindaco fico e scafato
come lui la fortuna mai dié.
(Si scioglie il ballo e s'intona l'inno)
Tidei laudamus
te Petrum confitemur,
te aeternum baffum
omnis terra veneratur.
Te per semper sindacum
pidiessini et populares
certa et firma voluntate
incessabili voce
proclamant!
Amen
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Vai alla Garufeide 2 Vai alla Garufeide
Indice
Disneyland
Pe' fa' svaga' er turista più esigente
Garufa je vo' da' a la Ficoncella
Un parco giochi che rimette in sella
Li commercianti, la città e la gente.
'Ndo' er mejo sarà un treno a luci spente
ch'entrerà ne le terme, e 'nde 'na cella,
a fornica' co' Messalina bella,
apparirà Traiano fluorescente.
Ma a nojantri, che semo pure casti,
nun ci abbisogna 'sto divertimento:
pe' ride, mentre celebra li fasti
d'asfarto, de mattoni e de cimento,
ci abbasta che continua a fa' rimpasti
co' Gatti e Scotti de Rinnovamento.
Settembre 1996
Dar Giappone, co' la televisione,
è arrivata 'na truppa assai affiatata,
l'antro ieri, pe' fa' 'na videata
su la Sagra Madonna der Mignone;
che l'ha ripresi tutti in processione:
Gregori, er vescovo, la mi' zi' Fata,
er sangue, la cratura immacolata,
zelanti de la sagra religione.
Perché, montato er tutto coi firmati
Sopra quarch'antro rito a loro estrano:
magie sataniche co' incappucciati,
ufisti e impositori de le mano,
faranno vede quanto so' intronati
l'indigeni dell'agro de Pantano.
Dicembre 1996
Pare che in Palestina Garufetta,
dopo ave' visto quarche logo santo
e ave' inzuppato un po' er muro der pianto,
fuggì improvisamente in tutta fretta.
Mo dice che adè corpa de 'na setta
Che lo seguiva e je rompeva tanto
Ch'a Tel Aviv lui se faceva vanto
D'ave' 'na posizione forte e netta.
Ma ar vero gira pure la versione
Che fu sgamato cor piccone in mano
Mentre smontava er tempio, d'inguattone;
ché co' Grillo e Carai ci aveva er piano,
pe' sviluppa' turismo e religione,
de rimontallo uguale giù a Pantano.
3 dicembre 1996
Ieri mattina, dopo colazione,
lessi ch'a Cidavecchia c'era un piano
pe' fa' 'n tempio più granne de Pantano
'ndo' mette un pezzo d'ogni religione.
Perché, visto che adesso è in costruzione
'na sintesi pe' uni' Bibbia e Corano,
cristiano, shintoista e mussurmano,
s'impone pure l'uso der mattone.
Per cui, contro ar parere der credente
Che disse che così se fanno affronti
A li principi sagri de la gente,
da veri libertari stanno pronti,
quarsiasi tempio a fa', indistintamente,
Correnti, Garufetta e Cinque Monti.
14 dicembre 1996
Si pure nun sei tanto religioso,
hai da ammette ch'è stata eccezionale
la Madonna a manna' più de 'n segnale
simbolico intrigato e misterioso:
le lagrime de sangue de lo sposo,
er pianto in braccio ar vescovo locale,
e mo la poi vede' cor canocchiale
si ci hai l'animo puro e rispettoso.
Ma pure si Garufa la spupazza
E Grillo je concede grazie e cure
Nun ebbe un gran successo su la piazza
Nemmanco in mezzo a semplici e crature,
perché er modello novo che mo impazza,
ortre che piagne, caca e piscia pure.
3 gennaio 1997
Mo pare che a la zo che sta a Varsavia,
rimurginanno morto attentamente,
sur fatto che le bestie ignobirmente
passino tutto er giorno ne l'ignavia,
preso 'no scimpanzè, pe' fa' da cavia,
e messo pe' tre ore a luci spente,
co' la tivvù, pe' scarica' la mente,
la vita sua da allora adè più savia.
Bella scoperta, degna de 'na cima,
che po risorve ai porpi e a l'ermellini,
incontro a noia, spazi stretti e clima;
ma quanto a novità, pe' bestie e affini,
ce sta da di' che noi amo fatto prima,
usannola pe' vecchi e regazzini.
31 gennaio 1997
A la Scola de Guerra, ingiustamente,
l'accusano che, a rinnova' la mensa,
da un migliardo, risorse quarche lenza,
de danne quattro a sostene' l'ambiente.
E dopo s'aggiungeva, come gnente,
che a la piscina quarcheduno pensa,
che a soddisfa', sbrigannose, l'utenza,
veniva fatto un giro equivalente.
L'arti gradi risposero a l'assarto
Che 'n c'erino o che davino le terga;
e er subarterno, pe' spiega' lo scarto
ch'è servito a fa' d'oro 'na stamberga,
disse che prese l'ordine da l'arto,
come che fosse ar gabbio a Norimberga.
6 febbraio 1997
Nessuno ride più ne 'sto paese:
nun ride er fornaretto a ben bon'ora,
nun ride er portuale si 'n lavora,
nun ride nonna mia quanno fa spese.
Nun ride Garufetta che s'arrese
A Gatti che però je ruga ancora,
nun ride Grillo che, allancato ognora,
vorrebbe fa' un corte 'na vorta ar mese.
Nun ride chi respira e chi va a mare
Perfino si 'n ce so' nove magagne
A rendice le cose anche più amare;
anzi, tanto de casa so' le lagne
che pure la Madonna a l'antri appare,
e a noi s'abbotta e poi se mette a piagne.
21 febbraio 1997
Tutti a di' che la droga è un gran casino,
ch'è un demonio che agguanta er giovinotto,
la regazza, facenno un quarantotto,
er bancario, er bidello, er regazzino.
Ma a guarda' un po' più a fonno, per benino,
pe' chi spaccia, de certo, è un terno a lotto
e nun va male manco ar poliziotto
che ci ha, comunque, un bon lavoro e fino.
Ma er guadagno di più spirituale
lo fa chi è abituato a fasse vanto
de combatte lo spirito infernale;
ché si 'n c'era er drogato a staje accanto
in questo monno solo materiale
nun c'era modo de diventa' santo.
28 febbraio 1997
Mo so' più de centa'anni che ar viale
ci hanno piazzato treni e ferrovia
che so' stati ner tempo la corsia
de lo sviluppo tecnico industriale.
Ma nonostante questo sia papale
chi adè retrogrado vo' porta' via
li binari che fanno la magia
de la marina e de l'antimurale.
Pe' questo Garufetta ar lungomare,
a preparacce ar mejo a l'anno santo
e sviluppa' er volume de l'affare,
acquisterà domani eterno vanto
mettenno, ortre ai binari, tra noi e er mare,
un'antra strada accanto a quella accanto.
8 marzo 1997
Giornali a sta' a senti' e televisione
due so' li peggio cancri che ar modello
de questo stato danno assai l'ardello:
la mafia e de le tasse l'evasione.
La prima mette addosso er marmatrone
ar commerciante, ar sindaco, ar bidello,
quell'antra indebolisce sur più bello
lira e liquidità della nazione.
Ma si, pur non volendo fa' l'esosi,
ar fine de attuti' le nostre pene,
osanno fa' interventi coraggiosi
damo, pe' fa' le cose in fretta e bene,
l'apparto de le tasse a li mafiosi,
ci avremo onesti in più ed imposte in meno.
27 marzo 1997
La sinistra e gli albanesi
A voi leghisti, fasci e arbergatori
che criticavio perché l'arbanesi
potevino sbarca' tranquilli e illesi
come che croceristi e viaggiatori,
e inortre che auspicavio guastatori,
carri, mine, brigate sassaresi,
zagaje, incrociatori ed archi inglesi,
galere, legionari ed incursori,
noi ve dicemo, co' parole chiare
che sete pecionari assai imbranati
che nun ci avete er senso de l'affari;
difatti, pe' evita' mo 'st'infirtrati,
voi li volevio solo butta' a mare,
nojartri invece l'amo speronati.
29 marzo 1997
Su l'arrembaggio in Puglia la marina
dice che chi guidava la vedetta,
siccome che voleva anna' in diretta,
faceva 'na manovra malandrina.
Ché quanno se trovava più vicina,
viranno a dritta da la linea retta,
metteva er fianco sotto a 'na corvetta
che 'n poteva evita' 'na toccatina.
Allora, pe' gioca' 'n po' a rimpiattino,
correnno tutti su l'antra fiancata,
la barca, ch'era come un sandolino,
se rivortava dopo 'na sbannata;
chi rideva nell'acqua cor vicino,
chi preferiva fa' 'na sangozzata.
30 marzo 1997
A l'urtimo raduno de Pantano,
organizzato pe' sparti' le spoje,
chi voleva asfarta' 'ndo' coje coje
temeva de resta' co' un cazzo in mano;
perché pareva organizzato er piano
pe' soddisfa' l'attese co' le voje
no a quelli che potevino riccoje,
ma solo a li ministri der sovrano.
Ma Garufetta, presa la parola,
disse: "Rega', nun c'è da ave' pavura,
nun c'è problema a rifila' 'sta sola;
famo vota' ar consijo la procura
de 'na variante misera, una sola;
poi dilagamo in tutta la pianura."
8 aprile 1997
La voce del padrone, ovvero il vittimismo padano
Questa parte del sito è in costruzione. Cercherò di spiegare da cosa derivano questi sonetti.
Indice
Romagna (Romania, terra dei Romani)
I lombardi alla prima crociata
La consapevolezza della sconfitta
Mai trattare male chi è sfortunato
Consigli per la crescita della lega
Viva San Marco e 'l roi de Franza
La lingua franca
L'è dura, neh!
Devono guardare la televisione
Torino in provincia di Casablanca
Un giorno, girando per internet, ho incontrato il news group Lega nord. Spulciando nella discussione in corso, mi sono accorto che le opinioni degli scriventi erano riportate con notevole violenza verbale, tanto che spesso non si capiva neanche quale fosse l'opinione. Con una certa ingenuità, prendendo spunto da una discussione profonda sulle lingue della Padania, ho ritenuto di poter introdurre un po' di ironia nel group ed ho impostato il seguente sonetto:
Da regazzino arcuni, ar settentrione,
dicevano che loro erano bravi
a parla' l'italiano e che noi, ignavi,
parlamio un cispadano un po' cafone.
A me me sorprendeva 'st'opinione
Perché ricerche, libri, scemi e savi
Dicevano che, fatti tutti schiavi
Je diero i nostri e lingua e educazione.
Per cui me risurtava proprio strano
Che quelli fossero dell'avvisaja
Che noi nun parlavamo l'italiano;
come si a un londinese mo j'abbaja
un canadese oppure 'n austragliano,
che lui nun parla inglese, ma zagaja.
!6 maggio 1998
Questo sonetto non ha provocato reazioni, allora ho scritto il secondo rispondendo ad un certo ROZZ che aveva scritto:
"Mi spiace che qualcuno si sia offeso per i termini "forti" che ho usato ma credo che per scuotere l'opinione ci sia bisogno di questi termini. Non me ne vogliate cari Terun del cazzo, ma è così. Avete rotto le balle con il vostro dialetto di merda, e credo che la pensi così tanta altra gente.Ciao, senza rancore
Rozz, il Vendicatore".
Ma pe' fortuna che Bossi e Maroni
Hanno aggiustato ar mejo er giocarello,
fissati come so' dentro al cervello
che so' cèrtici loro e noi terroni".
Per cui faranno fasci de nazioni,
faranno scrocia' er padre cor fratello,
ma poi , quanno è finito er carosello,
saranno limpide le situazioni.
Perché, dato che è estinto er padanese
E non diffuso ancora assai er padano,
dovenno sceje pe' 'r novo paese
un modo de parla' che sembri umano,
se piano er gaelico o er gallese
e noi ci avremo er misero italiano.
Altrettanto senza rancore, ciao, Giancarlo.
17 maggio 1997
Questo secondo sonetto che, in definitiva a me sembrava piuttosto innocente, provocò invece una reazione "forte". Il Rozz rispose:
Cat' vena un cancor
Ti e cla vaca et to medra
Fiol ed putana e
Tero' 'd merda.
Ciao Rozz (Padania)
Al quale risposi in questo modo
: "Provo a farti vedere da quale latino volgare la tua strofetta proviene:
Quam te veniat unus cancer
Tibi et ecce illae vaccae de tua matre
Fiole de putana et
Terrio de merda.
C'è sicuramente qualche errore, ma ho dovuto procedere in fretta. Ma quando la smettete di parlare latino e cominciate a parlare cèltico?
Ancora senza rancore, Giancarlo".
Il resto è venuto da solo, perché anche io mi sono "incarognito" ed ho scritto cose che non avrei mai pensato che avrei scritto. Devo aggiungere che alla maggior parte dei concetti che ho espresso io non credo affatto e che i sonetti dovrebbero cercare di far innervosire i più bèceri tra i sostenitori della lega nord.
Tutti ce l'hanno mo co' li padani
Pe' via, dice, che vonno ne lo stato
Fa' 'n gran casino senza risurtato
Antro che rompe er cazzo a l'antri umani.
Ma io, dico, 'sti poveri cristiani,
trattati a carci in culo e ner costato,
pe' secoli, da clero e padronato,
vonno sorti' da l'esse subumani.
Quindi si, invece che in contraddizione,
je damo corda ne questo intrallazzo,
pe' tigna, forse, cambiano opignone;
e poi si, procedenno ne l'annazzo,
dovessero da insiste co' 'st'azione,
li rivennemo ai crucchi un tanto ar mazzo.
In tempi un frego antichi li romani
Fecero tutti schiavi a sganassoni,
Mettennoli ar lavoro a pecoroni,
Senza pietà, li poveri padani.
In seguito i pontefici nostrani,
Co' la scusante de le devozioni,
Se fecero sborza', tutte in sordoni,
Le decime da conti e da villani.
E ai tempi nostri a fa' li padroncini
L'amo convinti mo co' l'intrallazzo
Così pagano tasse, 'sti cretini,
Se fanno er culo e ossequiano er palazzo;
Si no come facemio a anna' ai festini,
A magna' e beve e a sta' senza fa' un cazzo?
17 maggio 1998
Ce rompe che i padani se ne vanno
Pe' via che in fonno poi semo fratelli,
pure si so' crature e un po' ribelli
che si nu li controlli fanno danno,
e pure si un po' parlano alemanno,
si ne la media abbassano i livelli,
si rompono le palle co' l'ucelli
che l'amo sottomessi co' l'inganno.
Tutti, dall'Alpe alla balza di Scilla,
amo da vive qui senza imbarazzo,
pe' via che quelli, si sona la squilla
de nun manna' più tasse ner palazzo,
come famo a passa' la vita in villa,
a magna', a beve, a fotte e a nun fa' un cazzo?
18 maggio 1998
'N avenno più la forza militare,
scornati e spalle ar muro, li romani
stavino lì a guarda' burgundi, alani,
strogoti, longobardi usa' lupare,
zagaje, fionne, zòccoli, porpare
pe' manna' a l'aria in poco tempo i piani
de mette i piedi e quindi poi le mani
sur monno intero, a scopo alimentare.
Allora, s'inventorno, ai loro fini,
che er papa adè er vicario der Padrone
der monno; er che permise, malandrini!
de staje, a chi ce crede a sto bidone,
franchi, padani, ispanici o burini,
pe' 'n antri e dumil'anni sur groppone.
19 maggio 1998
Siccome ar tempo buio(?) li lombardi,
dice, ch'erino oppressi dai germani
Dissero a tutti ch'erano italiani
E d'aiutalli, senza ave' ritardi.
Pe' questo allora, càccole e gaiardi,
se fecero ammazza': li siciliani,
li pugliesi e perfino li romani,
li marchigiani, i toschi, l'umbri e i sardi.
Dopo, co' l'esse stati messi sotto
Da le plutocrazie de l'epuloni,
fecero veni' duce, impero e botto.
E mo, pe' rompe ancora li cojoni,
e fa succede 'n antro quarantotto,
so' oppressi, pori ciuchi, dai terroni.
20 maggio 1998
A Stefano che diceva che l'Italia era tutta bella "Er mejo" soprannome di Bottini rispose in sostanza se aveva il passaporto per entratre in "Padania". Stefano aveva fatto uno sforzo per avvicinarsi, ma era stato rudemente respinto. Questa rozzezza mi ha fatto un po' arrabbiare.
Forse 'n è vero, ma disse un giornale
Che in Veneto un patito della lega,
siccome adè italiota, da bottega
cacciò la pizza in modo radicale.
Bona l'idea, ma pure un po' banale,
perché la vera cosa che ve frega
è che 'n avete lingua che v'aggrega
ch'è er primo requisito nazionale.
Hai voja, padanin, che mo t'allarghe:
er dio Po lo saluti in italiano,
hai voja a cambia' nomi su le targhe
pe' metteli in vernacolo padano:
è quello ch'ha imparato a cosce larghe
un'ava tua dar milite romano.
22 maggio
L'impegno nel news group m'ha fatto scoprire che la lega lombarda, quando fu creata, si chiamava Societas Lombardiae, Marchiae, et Romaniae, e che la semplificazione moderna è probabilmente dovuta ai romantici lombardi (Berchet, per esempio).
Siccome er papa santo aveva in mente
De staje a tutto er monno sur groppone
Convinse, co' la sagra religione,
A appecorasse a lui ciascun credente;
e fatto un fascio granne de 'sta gente
je fece fa' la lega a ogni cojone
pronta a scrociasse e a fa' l'opposizione
contro quer Federico irriverente.
E la chiamò lombarda 'st'alleanza,
e fece fa' Alessandria a li padani,
dar nome suo Alessandro, in sudditanza;
e quelli ner combatte li germani,
scordarono che fecero 'sta danza
di sotto a la cappella dei romani.
23 maggio 1998
Romagna (Romania, terra dei romani)
Romagna solatia, dolce paese,
sento frullare ancora nella testa,
cui tenne pure il passator cortese,
re della strada, re della foresta.
Dolce, mi offendo se qualcuno offese
Te che sei pronta, vedo, alla protesta,
anzi noi ti accogliamo a braccia tese
e vezzeggiandoti faremo festa.
Non so, tu sei tra chi che o Franza o Spagna
A noi, tutto sommato, che ce frega
Basta che sotto sotto poi se magna?
A me non me ne importa poi una sega,
Dicevo, solo, il nome, la Romagna,
Rievoca più Roma che la lega.
24 maggio 1998
Nelle mie ricerche sull'argomento Padania, in un articolo scritto da Julius Bogatsvo, mi sono imbattuto nelle seguenti parole: "Tanto per curiosità diremo che i milanesi, i quali non volevano sentirsi da meno (dei genovesi), faranno anche loro una brava spedizione che partirà però nel 1100, a crociata finita, con alla testa l'arcivescovo Anselmo da Bovisio; una crociata che tuttavia sarà maciullata da greci e da turchi coalizzati, mentre lo stesso arcivescovo morirà nei pressi di Costantinopoli".
I lombardi alla prima crociata
Ar tempo che Goffredo de Bujone
Annette a rompe er cazzo a Solimano
C'erano i genovesi a da' 'na mano
A porta' truppe dietro guiderdone.
E pe' agguanta' più mejo l'occasione
Dissero a Como, a Varese, a Milano
Che c'era da spropria' più de un surtano
Ch'adera ormai ridotto a pecorone.
Ma dato che i lombardi erano in tanti
E assai poco d'accordo sur quoziente,
pe' fa' cagnara, cavalieri e fanti,
sbarcarono nei porti de l'oriente
ch'erano stati presi i loghi santi
e da sparti' 'n c'era rimasto gnente.
23 maggio 1998
Qui mi sono sbagliato: non sapevo che il parlamento padano era stato trasferito dalla splendida Mantova in non so quale borgo selvaggio. L'errore mi è stato rimproverato da un solerte fan della lega ed io mi sono scusato per la mia ignoranza.
La consapevolezza della sconfitta
Sul consiglio padan, bandiera nera.
Al castello di Mantova divina
Scorre il caffè, il mistrà, la nicotina,
nessuno sa se arriverà alla sera.
Le femmine, deposta l'aria fiera,
nascondono i figlioli giù in cantina;
i maschi, la camicia, stamattina,
non sanno se indossarla o rossa o nera.
Ma non temete, noi siamo clementi
Con chi sventolò qui la secessione,
come con i bambini impertinenti;
solo, come una giusta correzione,
pappine, du' sgridate, sciacquadenti,
Du carci in culo e quarche sganassone.
25 maggio 1998
Bossi, corpito dar voto padano,
che l'ha mannato dritto ner pallone,
ha detto che pe' mo la secessione
è rimannata, e che nun parla invano.
Difatti certo er popolo sovrano
Affonnerà er D'Alema e er Berluscone
Che ci hanno come squallida missione
De smista' a cazzo er traffico italiano.
Ma a me me pare come l'indovino
Che predice che tutto annerà a fonno
Perché l'essere umano è rozzo e impuro;
e poi, a chiamasse fori dar casino,
quanno che nun ce sta fine der monno,
la sposta de continuo ner futuro.
Il rifacimento della notissima favola di Fedro è dovuto al fatto che in molti sul news
group sostenevano che il vero obiettivo della lega non era prendere voti.
La vorpe, mentre se n'annava a spasso,
vide un gran pergolato e tra le foje
grappoli d'uva pronti da riccoje
succosi ch'a vedelli era 'no spasso.
E allora, ché lei stava troppo in basso,
sartò ché je venivino le doje
pe' impadronisse ar fine de le spoje,
ma nun riuscì e rischiò pure er collasso.
E mentre che, la lingua a pendoloni,
guardava quer prodigio de natura
che dondolava in arto tra i festoni,
come chi 'n ci ha de gnente arcuna cura,
disse: "Che rompimento de cojoni!
Quell'uva lì nun è manco matura."
27 maggio 1998
Rega', perché infierite sui poracci
Che ci hanno preso ieri la mazzata?
Perché ne que'la piaga spalancata
Insiste a mette dentro li ditacci?
Perché, invece de tralli da l'impacci
De 'sta disordinata ritirata,
je date giù sfottenno all'impazzata
mannannoje l'insurti e li mortacci?
Ma 'n ve fanno pietà i lamenti, i lutti,
i sospiri, le lacrime sincere,
le grida de dolore de 'sti putti,
quanno, lasciati i loghi der potere,
tristi, spossati, attoniti e distrutti
se fanno le bagnole ner sedere?
28 maggio 1998
Se dici ad un esponente della lega che lui è un celta, finirà per sostenere che lui è il vero italiano. E' un aspetto poco studiato dell'anticonformismo padano.
Ragazzi, io ve capisco che ve prude
Er sito dove solo i giorni scorsi,
Avete ricevuto (ohimé, mai esporsi!)
Un trattamento, forse, troppo rude.
Capisco le disillusioni crude,
i vani, chilometrici discorsi,
lo smarrimento in corsi ed in ricorsi,
le verità purtroppo amare e nude.
Invece me sorprenne e me fa mesto
Che un popolo glorioso de padani
Alleato d'Annibale, ar più presto,
dopo appena du schiaffi, dorci e umani,
pe' tema de incassa' un domani er resto,
diventi un pipinaro de italiani.
29 maggio 1998
Mai trattare male chi è sfortunato
La cosa padanin che 'n hai capito
Voleva di' che dopo de quer botto
Ch'hai fatto a l'elezioni, e mo sei cotto,
dicevo che su te s'è assai infierito.
Dicevo poi ch'adero un po' pentito
Pe' er riso da pisciasse pure sotto
Perché è la verità che avete rotto,
ma nun se sfotte er goio e l'impedito.
E pure adesso che te pare bello
che 'n sai manco la lingua de l'impero
p'esse ben introdotto ner palazzo,
nun me sento de ditte, meschinello,
perché so quanto punge a vorte er vero:
"Sta zitto tu, che nun capisci un cazzo."
2 giugno 1998
Mio caro Dario, aperto a l'ideale,
a parte che l'idea de secessione
ne li states nu sta in costituzione
pure si tu me dici che è morale,
nun facevo un discorso siderale
su l'io, su la mia libera opinione,
su l'anima che va in elevazione,
ché quella è sempre sciorta e liberale.
No, io pensavo ar caso ben concreto,
si Mantova vole esse indipendente
dar novo stato, oppure anche Corneto,
si ce sta un comitato sedicente
che dà er permesso oppure mette er veto
o si ognuno po fa' come se sente.
6 giugno 1998
Storicamente è certo che i Galli di Brenno presero Roma che si liberò con un forte riscatto. L'arrivo dei nostri di Furio Camillo, all'ultimo momento, è un invenzione dei Romani che, in questo modo, facevano quando volevano far dimenticare episodi poco gloriosi nei quali erano stati coinvolti. Io ho seguito la leggenda solo per sfottere.
Un certo Brenno, barbaro artezzoso,
attaccò Roma e, steso ogni birillo,
appollaiato in trono, co' 'no strillo,
disse: "So' guai pei vinti", e adera esoso.
"Cor ferro, e no co' l'oro puzzoloso"
rispose ar cèrtico Furio Camillo
"Roma riscatta sé, e manco 'no spillo
te damo, brutto gallo pidocchioso!"
E così fece e poi je corse appresso
Con un'azzione ar vero un po' nefanda
Menanno a daje giù come un ossesso;
e li nipoti sui, de landa in landa,
spignenno 'sti sallazzari in eccesso,
li chiusero tra Scozia e verde Irlanda.
8 giugno 1998
Consigli per la crescita della lega
Caro ragazzo rude e permaloso,
er mio consijo, forse un po' banale,
dato te l'ho, siccome l'ideale
nun è amato dar vorgo frettoloso.
Che rozzo, ingordo e assai peccaminoso,
amante de la carne e un po' bestiale,
potrebbe, co' un inghippo magistrale,
esse preso dar laccio lussurioso.
Rifletti, si la lega friulana
Tra balli, soni, canti, pranzi e cene,
In ogni festa cèrtico-padana,
Faceva balla' nudo su le scene,
Bossi, 'na volta ar più, a la settimana,
de certo oggi nu stava ne 'ste pene.
15 giugno 1998
Ogni giorno ci avemo 'na sorpresa:
che Fini, Berlusconi er poverello,
Maroni e Bassanini sur più bello
D'esse romani ci hanno la pretesa.
Che a Costa(?) j'hanno fatto grande offesa
Si no dava 'na pista a Pirandello,
Che la "lingua" parlata a Cinisello
Dell'italiano è mejo, e senza offesa.
Che le lumache, piatto assai gustoso,
sortanto in transpadania le magnate.
Ed ortre a fa' un appunto doveroso
quali misere scole frequentate,
Io vorrebbe sape', ché so' curioso,
Indove rimediate 'ste cazzate.
20 giugno 1998
Viva San Marco e 'l roi de Franza
Ar tempo de le botte tra italiani,
ché allora se chiamavano a 'sto modo,
pure si nun ci avevano p'approdo
'no stato pe' terroni e transpadani,
pe' primi erano sempre i veneziani
contro i lombardi a mette a coce er brodo
e poi, co' l'uni o l'antri, a scioje er nodo,
toscani e regno entravano e romani.
E a Caravaggio, insieme a re Luigi,
marcianno su Milano (ch'era usanza)
tra spianate, paludi e cieli grigi,
cantaveno: "Ora è er Moro a fa' la danza-
li veneti decisi a fa' prodigi-
viva viva San Marco e 'l roi de Franza",
ma a riempi' la panza
invece che chioggiotti e veronesi,
furono li spagnoli e li francesi.
21 giugno 1998
Usi e costumi
Siccome so' abitudini romane
Mo quanno che ce sta la secessione
Sarà varata lì l'abolizione,
Da parte de l'autorità padane,
de taja' pe' le nozze torte sane
pe' spartisse li sposi un mozzicone
o de portà la sposa sur groppone
ortre la soglia co' 'no sforzo immane.
E poi siccome pure che le terme
So' state 'n'invenzione, co' le tasse,
der popolo romano ch'adè verme,
que'li conducatori de le masse,
appena che le bocce stanno ferme,
aboliranno pure de lavasse.
23 giugno 1998
Associazione per l'espulsione
A me personarmente si se danno
Er veneto, l'arbese, er varesotto,
de certo nun ce piagnerei a dirotto,
anzi nun me parrebbe poi un gran danno.
Nun fosse che ce mettono in affanno
Quelli che a Bossi nun vonno sta sotto
A nord da Ventimiglia a Ponte Rotto
Perché nun sanno bene indove vanno.
E nonostante dico a 'sti poracci,
de consenti' a dumila secessioni
pe' tojice a nojartri da l'impacci:
"Rega', fate fini' 'sti tormentoni,
votatelo, sciojetelo dai lacci,
ch'a noi ci ha frantumato li cojoni".
23 giugno 1998
Il latino stroppiato
Ché 'n c'entrino, rega', co' l'italiano
Le lingue de la Gallia Cisalpina
Nun è certo scoperta sopraffina,
ché noi l'avemo detto a lungo invano.
Perché ner tempo annato er cispadano,
inconscio dell'origine divina
strillava sia de sera o de mattina,
che lui italiano e ogni antro era africano.
Ma si questo problema adè risorto,
nun se capisce di 'n do' vie' er casino
che chi è romano vonno vede morto,
perché margrado chi je sta vicino,
la lingua che se parla in ogni porto,
certo è un po' stroppiatella, ma è latino.
25 giugno 1998
A legge l'interventi qui postati
Nun se capisce quale è la ragione
Che li padani so' 'n'antra nazione
De chi sta fori dai reticolati.
Ché mejo de nojartri sciamannati
Parlano l'italiano a perfezione,
magnino carbonara e zabajone,
ojo, vino e caffè da sprocedati.
Ce l'hanno duro e pronto ad ogni lotta
Come che tutti l'ànteri italiani,
e come noi so' fii de 'na mignotta.
E magnano lumache 'sti padani
Come sardi, pugliesi, zi' Carlotta,
nojartri, l'ottentotti e l'austragliani.
27 giugno 1998
Dato che nun esiste più er padano,
e che hanno da inventasse er padanese
pe' capisse er chioggiotto e er ticinese
se devono servi' de l'italiano.
E pure si lo parlano assai strano
Come si fosse er vandalo o l'inglese
Ce resta er fatto che in ogni paese
La lingua è che distingue er gruppo umano.
E quindi, come pe' li lumieraschi,
È li che casca l'asino ai padani,
Che o so' monzesi o cimbri o bergamaschi
o crucchi o torinesi o veneziani,
o forlivesi o certici o comaschi,
o devono abbozza' d'esse italiani.
28 giugno 1998
Mo pare è ner dumila e dieci e otto
Che se farà, rega'! La secessione
Pe' via che nun ce sta a disposizione
'na lingua pe' trentino e varesotto.
E poi che se so' accorti che er risotto
Lo magnino in qualunque sia regione
E pe' fonda' 'na nova(?) tradizione
nun bastano er gazebo e er bussolotto.
E a me che rimiranno già l'evento
De levamme 'ste piàttole dai panni
Passavo la mia vita assai contento
Pe' la prossima uscita da l'affanni,
m'arriva de Ducario l'intervento
che devo da aspetta 'n antri e vent'anni.
29 giugno 1998
Dovenno fa’ deromanizzazione,
pe’ via che la curtura l’ha intronati,
faranno li leghisti delegati
‘na scola che rifonna la nazione.
‘Ndo’ dicono che l’urbanizzazione
è stata ‘na trovata da insensati,
come che quanno vennero impiegati
pietre e mattoni pe’ la costruzione.
E dopo ‘sti studenti giù a Verona,
(E guai si ‘na cratura se la squaja)
li portano cor sacco e la corona;
‘ndo’ sbragata, p’esempio e rappresaja,
l’arena, costruiranno ne la zona
capanne cèrtiche de fango e paja.
2 luglio 1998
L'ideale padano
Mentre che leggo nove su ‘sto gruppo
Trovo dichiarazioni d’ideali
Altissimi, vivissimi, corali,
tanto che ogni cantone me ci intruppo.
Ma quanno vado a scioje ‘sto sviluppo
De chiacchiere le più spirituali,
d’intenti ar vero mistici e sacrali
nun trovo sugo bono pe’ l’inzuppo.
Ché interrogati i singoli e le masse,
intervistati i peggio e quelli bravi,
‘n c’è niente a fruga’ dentro a le matasse
che riescono a propone scemi o savi,
ortre che insiste a nun paga’ le tasse
e manna’ l’antri via o tenelli schiavi.
3 luglio 1998
Devono guardare la televisione
Ho letto stamattina sur giornale
Che un granne der pensiero e de l’azione
Ha detto che co’ la televisione
S’incivilizza l’omo settoriale.
Perché ce sta ‘no scambio curturale
Che manna ne le case, a l’occasione,
l’aspetti più moderni e ogni rione
è un pezzo de villaggio universale.
E io, leggenno i scritti de la lega
Che pare che er razzismo adè un valore,
che chiudono la storia ne la bega
tra cèrti e un fantomatico oppressore,
vorrebbe, pe’ ‘n subi’ più questa sega,
che guardano di più er televisore.
4 luglio 1998
Co’ ‘sti sonetti sfotto li padani
E me diverto assai ner fa’ sto gioco,
ma quanno ce ripenso, pure poco,
me fanno un po’ pietà ‘sti rafagani.
Ch’è pe’ nevrosi che covano piani
De fa’ lillipuziano er patrio loco
Perché ci hanno paura più der foco
A guarda’ spazi aperti e un po’ lontani.
E è solo pe’ scampa’ da offese e torti
Che stanno stretti come pecorelle
Co’ amici, co’ parenti e co’ consorti;
e che, ignoranno l’antre pure belle,
p’esse sicuri vonno ave’ rapporti
sortanto co’ le madri e le sorelle.
6 luglio 1998
Che mo so’ cèrtici i settentrionali
Fa parte de quer nucleo d’opinioni
A cui solo i scagnozzi de Maroni
Je ponno crede ed esse solidali.
Ché quanto a li caratteri razziali
So’ misti co’ i latini, co’ i schiavoni,
co’ i longobardi, l’unni, i borgognoni,
i curdi. i marocchini e li laziali.
E quanto poi a l’insieme de parole
Ch’adoprano laggiù savi e cretini,
a me ch’ho freguentato un po’ le scole,
me pare che i padani, l’argentini,
li sardi, li francesi, anche si dole,
si vonno esse quarcosa, so’ latini.
8 luglio 1998
Sfojanno dentro ar gruppo de la lega
Tra relazioni splendide e cazzate
Ar tempo bono vengono postate
Perle che er comprendonio ce s’annega.
Tra cui, pure si poi nun me ne frega,
pare ch’adè un razzista chi menate
fa contro de le nobili pensate
de chi tie’ aperta a Bossi la bottega.
E inortre a ricconta’ che adè gentaja
Composta da chi ar sud adè frustrato
È proprio, e certo er tizio nun se sbaja,
uno che, invece de Mario o Donato,
ha scerto, come nome de battaja,
Artù, pe’ dimostra’ che ‘n’è sonato.
9 luglio 1998
Chi s’inventò er concetto de nazione,
ché lo sapeva ch’era nebuloso,
cercò de da’ parametri e a ritroso
de costruinne stato e evoluzione.
E così fecero Bossi e er leone
Che nun ci hanno ‘na lingua e adè curioso
Er tentativo cèrtico e pietoso
De dasse ‘na coerente tradizione.
E dato che nun c’è na razza pura
De questi agitatori de le masse
Ch’avrebbe una medesima curtura,
solo ideale de ‘ste terre grasse
Ade’ de l’omo nero la paura
E l’obbiettivo de ‘n paga’ le tasse.
14 luglio 1998
Er Benedetti amico dei più fini
Ha detto che va be’ pe’ li francesi,
ma che li brasigliani portoghesi
d’America nun ponno esse latini.
E je risposero novi postini
Che c’erino rimasti assai sorpresi
Che nun sapevano ‘sti tirolesi
D’America latina e affari affini.
Ma nun è corpa sua, poro animale (*),
si nun conosce cosa tanto piana:
la lega, ormai, pe’ orgoglio nazionale,
in ogni carta sud americana
ci ha messo, in dimensione cubitale,
la nova scritta AMERICA PADANA.
Fogazzi fra li poveri padani
oppresi, presi a carci, bistrattati,
rinchiusi ne le carceri e menati
da tutti l’infamoni de italiani,
è quello che dai schiaffi disumani
de noi incredibili morammazzati
ottenne, poveraccio, i risurtati
d’esse rinchiuso insieme co’ l’insani.
Ma poi ch’essenno chiuso ogni ospedale
de matti s’è trovato in imbarazzo,
l’amici, da un consurto dottorale
j’hanno trovato questo de sollazzo.
E mo che pe’ curasse da ‘sto male
ci ha la tastiera, nun rompemo er cazzo.
15 luglio 1998
Cari padani tristi e esacerbati
Pe’ i tanti insurti dei meridionali,
che pena a vede tutti sti rivali,
solo pe’ davve giù, coalizzati!
A voi che mai nei tempi già passati
Citaste i pregiudizi più razziali;
a voi che mai diceste criminali
a chi messaggi aveva qui impostati.
Ma su! nun v’abbacchiate pe’ li stenti,
nun state sempre a piagne pe’ ‘r futuro
de’ li padani miseri e innocenti,
uscite a l’aria aperta da lo scuro:
Ché contro a l’ingiustizia a strigne i denti
È bono, e ad affrontalla a cazzo duro.
17 luglio 1998
Caro Pinin, l’elenco ch’hai impostato
Dimostra che li geni de la gente
Ne ‘sto paese dorce e inconcludente
So’ proprio degnamente mescolati.
E quindi, come metti i risurtati,
Cor capo tuo ch’è esempio pe’ l’ambiente,
A cazzo e fica nu je frega gnente
De simboli de razza da esartati.
E si tu pensi d’esse assai padano
Ché la famia adè tutta registrata,
Se vede che ner tempo assai lontano
Che l’ava tua veniva assoggettata
Er legionario siculo o campano,
Invece de scopalla, l’ha inculata.
18 luglio 1998
Prima ner nord aderino padani,
Poi dato che dei gruppi se so’ offesi,
ce stanno i bergamaschi, i tirolesi,
i certi, i vicentini, l’occitani,
i franco provenzali, i varsugani,
i cimbri, i triestini, i milanesi,
i crucchi, i vardostani, l’udinesi,
i froci, i romagnoli e i friulani.
E poi tant’artri, che lottano a fonno
p’entra’ ne queste classificazioni.
Così, guardanno er tema ner profonno,
in futuro, pensanno a ‘sti pecioni,
Sarà preso per culo in tutto er monno
Chi parlerà de popoli e nazioni.
19 luglio 1998
Er Degni cor Durando, l’alter ego,
ce dissero ne ‘st’urtime giornate
insurti co’ parole invelenate
usanno mo violenza e mo sussiego.
A cui je fu risposto, nu lo nego,
co’ assai mortacci trucidi a palate,
per cui je se so’ unite, assatanate,
masnade già parate pe’ ‘st’impiego.
E adè un continuo mo, mattine e sere,
e me dispiace che semo civili
e pe’ gioca’ ci avemo le tastiere;
ché sa’ che gusto si, come i Shwaili,
ci avemio carri armati, cannoniere,
oppure solo semplici fucili!
21 luglio 1998
A De’, ne tutta questa settimana
Hai fatto ner niusgruppo più bordello
De quanto chi ci aveva der cervello
Pensava fosse cosa degna e sana.
E co’l’agi’ da fio de ‘na puttana
Hai messo in crisi in pieno er giocarello
De chi dentro a la lega bello bello
Seguiva ner contrasto la via piana.
Ma mo, guarda, te chiedo con ardore
De smettela de metteli a la prova
Perché ci ho er sentimento dentr’ar core
che prima o poi j’arriva su la nova
Che a vede chi adè ar vero er corpitore
Bisogna scopri’ in merito a chi giova.
23 luglio 1998
Er fatto che oramai la razza vera
der nord adè sparita e nun ci ha eredi
de vede da l’eventi, (nun ce credi?)
che rendino la vita lì più nera.
Perché l’esterni, si, mattina e sera
Rompono palle a li padani medi
Ma i sassi su le machine so’ arredi
Dovuti a gente meno forestiera.
E poi che so’ mischiati a noi terroni
loro, ‘na vorta belli come putti,
se vede si vai giù in quele regioni
e noti( mamma mia!) quanto so’ brutti
li capi: l’ineffabili Maroni,
Bossi, Borghezio, Formentini e Gnutti.
24 luglio 1998
Su ar nord, cercanno nove tradizioni,
hanno trovato ar fine la tartana,
er kirt co’ la zampogna artoterrana,
la corsa dentro ar sacco o coi bidoni.
E soddisfatti mo de ‘ste invenzioni.
quanno escono a la fine da la tana,
ce dicono fiacci de puttana
siccome se grattamo li cojoni.
Ma noi ch’amo da fa’ si l’antenati,
Invece de gioca’ cor latte in mano,
passavano la vita indaffarati
a organizza’ ‘n impero disumano
e dopo chiesa, vescovi e prelati
pe’ daje in culo ar cèrtico padano?
25 luglio 1998
Spagocci ne le pagine postate
Farcite d’acqua calla e d’aria fritta
Nun ci ha inserito citazione scritta
De nessun’opera de le citate.
Ma tutte sia banalità o cazzate
S’addensano a li certi a da’ la dritta
Che ‘sta nazione afflitta e derelitta
Deve fa’ aggregazioni separate.
Per cui, dopo ave’ fatto a l’italiano
Du’ palle come l’ernia der marchese,
vorranno fa’ divide, ortre ar padano,
pe’ fa’ ‘no stato cèrtico, l’inglese,
er turco, lo spagnolo, er catalano,
l’austriaco, lo svizzero, er francese.
27 luglio 1998
Ho letto l’antro giorno sur giornale
Che in Africa, ner continente nero
Pe’ fa’ cagnara er modo più sincero
È ancora quello classico tribale.
E questo qui dimostra in generale
L’arretratezza de ogni masnadiero
Che mette su così, mannaggia er clero,
conflitti a rompe palle e a fa’ der male.
Ma quanno che j’ho chiesto spiegazione
Mulumba m’ha risposto senza affanni:
"Da noi tribù ce n’è, qui er settentrione
co’ fràffole, bucie, menzogne e inganni
co’ le tribù vo’ fa’ la secessione
Che se so’ estinte ormai da dumil’anni."
28 luglio 1998
Nei giorni scorsi ar fine ci ho capito
Perché hanno scerto i celti li padani
Tra tutte le tribù de rafagani
Ch’hanno carcato a eserciti quer sito:
perché in millenni c’è solo quer mito
de lotte contro ar resto de l’umani
in cui, veneti fori e cenomani,
quer popolo sarebbe stato unito.
E allora poi co’ atteggiamento duro
Ché lì ‘n alligna imbrojo né intrallazzo,
pe’ collega’ er passato cor futuro,
fatte l’analisi a ciascun regazzo,
(niente più forni) e a chi ‘n è celta puro
je sterilizzeranno e fica e cazzo.
29 luglio 1998
La civiltà gallica
Ho letto sopra i libri che li Galli
Aderino masnade de briganti,
Su li lavori agricoli ignoranti
E ar massimo allevavano cavalli.
Che stanno rintanati ‘nde le valli,
de le caverne aderino abitanti
e poi sacrificavano a li santi
crature e loro a daje co’ li balli.
E mo che so’ sortiti da le tane
Ché generosi li nostri ascendenti
Je diedero maniere un po’ più sane,
Ci hanno la faccia pure i discendenti
De queste scimmie assai meno che umane
D’esse razzisti e d’essene contenti.
30 luglio 1998
Notanno che sortiti dar paese
Quell’antri aderino sia biondi o mori
Bruttini, belli, bassi, arti e i colori
Der certa erino uguali ar catanese,
E che er dialetto carso o ticinese
Pe’ quanti poi so’ stati l’invasori
Prima de li romani e successori
Adè latino e pure er torinese,
Dovenno fa’ ‘no stato nazionale
Li certici hanno dato ‘na mazzata
A ‘sti criteri d’ordine banale
Pe’ fa’ coi geni ‘na scerta sensata,
ché vedennose solo ar canocchiale
poi ricconta’ quarsiasi sia cazzata.
30 luglio 1998
Ner nord Italia ce so’ i tirolesi,
i senoni, i trentini, i valbrembani,
i francoprovenzali, i subumani,
i bergamaschi, i rezi, i ticinesi.
I ladini, i sloveni, i piemontesi,
i langaroli, i liguri, i reggiani,
i varsughesi, i mori, i parmigiani,
i franchi, i longobardi, i veronesi.
E allora, a governa’ ‘sti disgraziati
Che ‘n ci hanno gnente che po sembra uguale
Bossi ha trovato i Galli i più appropriati
A rappresenta’ un provvido ideale:
perché so’ stati l’urtimi arrivati
a vive accatastati a la tribale.
31 luglio 1998
Che Bossi voja fa’ la secessione
Pe’ nun paga’ le tasse de lo stato
Nun è ‘n’operazione de gran fiato,
ma posso ben capi’ la sua intenzione.
Che voja fa’ ‘na nova spartizione
De tasse per accresce er guadagnato,
pure si er conto fatto adè sbajato,
è sciocca, ma prevista situazione.
Ma che la secessione ar dunque incarza
Pe’ via che i più dementi dei padani
S’inventano papié de storia farza
Sui certi, dumil’anni e più lontani,
De certo, questa, rega, adè ‘na farza
degna dei mejo comici italiani.
31 luglio 1998
A senti’ ciò che dicono qui in rete
So’ cèrtici li froci transpadani:
Insubri, Boi, Taurini, Cenomani
Ché più imbriachi so’, più ci hanno sete.
E ci hanno, immaginamo, facce liete
Ner di’ che d’antenati subumani
So’ degni fii rincojoniti e insani,
stolidi, disperati e senza mete.
Ma poi, si guardi a fonno ne li scritti
De questi broccoli peracottari
Che parlano de Veneti, de Pitti,
de Galati e de Remi da Kazari,
sospetti che antenati de ‘sti guitti,
invece de li Galli, so’ i Sumari..
31 luglio 1998
Ho letto su li post qui impostati
Che tra li froci c’è preoccupazione
Perché l’effetti de l’immigrazione
So’ de cambia’ a li fii li connotati.
Mo a me me pare che ‘sti risurtati
Avvengono si fanno le zozzone
Le donne che laggiù ner settentrione
Ci hanno costumi assai morigerati.
Ma pure si gentili le signore
Volessero pia’ da l’arbanese,
dar lìbico e dar lèttone er tortore,
niente paura, ‘n ce saranno offese,
che certo questo mischio de colore
mantiene er fenotipo padanese.
1 agosto 1998
Ha detto ‘stamattina er capobanda
Dei cèrtici annidati ar settentrione
Ch’è mejo nun parla’ de secessione
Pe’ nun fini’ ner modo de l’Irlanda.
E poi che ‘n è interesse de ‘sta landa
Pe’ fa’ più liberale ogni regione
De strigne ‘na più stretta relazione
co’ chi ch’adè padrone de la Standa.
Ma a me ‘n piacino certo ‘sti intrallazzi
Che mannino pe’ l’aria i nostri piani
De seguita’ co’ frivoli sghignazzi:
perché ‘n sanno che di’ mo li padani
Arturo, Teo, Pancrazio co’ Fogazzi,
Degni, Pinin, Spagocci co’ Lusiani.
2 agosto 1998
Volenno tira’ su de ‘n po’ er lombardo
Dannoie ‘na sparmata de prestigio,
Mettenno Bossi corna e ermetto frigio,
Scoprì ch’annava in rima co’ codardo.
E poi pure a di’ er vero co’ buciardo,
e si cor tempo antico sei più ligio
e scenni un po’ più giù der cielo grigio,
Cecco je disse a Dante begolardo.
Allora, preso spunto da ‘st’ozzione,
dar cilindro tirò fori padano
che dava ar senatùr assai emozione
perché faceva rima con umano,
ma ‘n s’accorgeva ar dunque ne l’azione
che tra antre rime c’era pure l’ano.
2 agosto 1998
Stamane ne la Gallia transarpina
Ho letto sopra un cèrtico giornale
Che, dato che lì è sempre carnevale,
gioca er ribelle de la cisarpina.
Che mentre che ce sfilano in vetrina
Sur niusgrup ogni sorte d’animale
Che vo’ la secessione regionale
Lui se l’incula e senza vaselina.
E quanno che domanno ai borgognoni
Perché prennono in giro li padani
Che so’ galli da assai generazioni,
risponnono che lì, tra i gallicani,
Li bretoni so’ cèrtici e cojoni,
loro latini, sveji, savi e umani.
3 agosto 1998
I patrioti
Ner mentre se sfasciava er giocarello
De indipendenza, certi e secessione
Pe’ merito de Bossi er gran buffone
C’è chi nu ne vo’ usci’ da ‘sto bordello.
E che vo’ prenne er mitra cor cortello,
che insiste, che ricerca l’occasione,
pe’ fa’, come ch’adè, l’insurrezione
fosse anche in un villaggio o in un ostello.
Ed ecco perché ieri ar signor Male
Che disse che romana adè Torino
Rispose co’ interesse per locale
Incarognito e trucido er Bendino
Ché cèrtiche in maniera radicale
Aderino sia Chieri che Poirino.
3 agosto 1998
L’Italia ar tempo suo fu popolata
Dall’Africa der nord e dai Barcani
E dopo longobardi, goti, alani,
je diedero ar composto ‘na mischiata.
E poi ‘sta storia qui è continuata
‘gni vorta che li popoli nostrani
usavano pe’ gode culo e mani
e la progenie adera rifiutata.
Così mo che ce sta la situazione
De novo che a li nati so’ casini
In questa polimorfica nazione
ancora ce s’addensano ai confini,
No pe’ invade, ma pe’ sostituzione,
barcanici, polacchi e marocchini.
3 agosto 1998
Nun so come che dicono ‘sta cosa
Contro quei disgraziati de padani
Che tutto er giorno in modi disumani
Producono né mai nun ci hanno posa
Pe’ tutta quest’Italia verminosa
Invasa ignobirmente da italiani
Che adoprino sortanto ormai le mani
Pe’ grattasse sia er cazzo o la pelosa.
Nun so come che fanno, ma i giornali
Je danno de ladroni e de buciardi
Perché quanto a le regole sociali
Nun paghino le tasse, ‘st’infingardi,
Un po’ a tutte le genti nazionali,
ma soprattutto ai poveri lombardi.
5 agosto 1998
Ho letto Levy Strause sopra a un testo
‘ndo’ dice che i servaggi, anche i più sani,
nun vonno riconosce a l’antri umani
un modo de procede bono e onesto.
Anzi ce aggiunge che in ogni contesto
Fori de la tribù so’ disumani,
ci hanno tre nasi, a vorte, e quattro mani,
so’ bestie da ignora’ o da facce er pesto.
E io che ‘n inquadravo quei banali
Che tutti i santi dì fanno concerti
Su quanto li terroni so’ animali,
scoprivo dai messaggi de l’esperti
che tra tanti milioni de normali
ce so’ pure i bastardi de li Certi.
6 agosto 1998
Di fronte a le scoperte de la lega
So’ màmmole i teorici nazisti
Che tutti insieme ai nostri, de razzisti,
Je fanno ar dunque assai più de ‘na sega.
Ché quelli la Germania ‘na congrega
Dicevano ch’adera de gran cristi,
questi che qui in Italia li suddisti
cor centro mo so’ eredi de ogni bega.
Inortre rivortorno in que’le valli
La storia co’ discorsi un sacco ameni:
ché a senti’, dice, Piazza co’ Cavalli,
li peggio so’ i nipoti de l’Elleni,
li mejo che ci ha i geni de li Galli,
in mezzo chi discenne dai Tirreni.
6 agosto 1998
Che Bossi fece ieri ‘na virata
Sui temi sacri de l’indipendenza
Perché ner norde ponno fanne senza
È stata, so’ d’accordo, ‘na trovata.
E poi, fra un po’, co’ voce assatanata,
dirà da Brescia, Bergamo o Piacenza
che li padani veri hanno licenza
de fasse ‘na nazione liberata.
Perché deve gioca’ ne la tenaja
De tutte quante le popolazioni
Che sanno che a secede ce se sbaja,
e i pochi ma incredibili cojoni
che je se smove ar mejo la frattaja
si pensino a casini e secessioni.
8 agosto 1998
Dice de Giusti, da quarche giornata,
Che er "Sole de le Arpi" adè diffuso
Su tutta l’arta Italia e a brutto muso
Risponne a chi, pe’ lui, dice cazzata.
Perché si questa icona fu applicata
A Napoli adè certo che quest’uso
O fu portato oppure adè ‘n abuso
De la camorra in quer sito insediata.
Ma ‘n sa che di’ che sta su l’Eufrate,
ner teatro de posa de Costanzo,
su l’ombrellone aperto ne l’estate,
sopra l’Atlante berbero e romanzo,
sur fiume Azzurro in camere interrate,
e su la tenna mia in sala da pranzo.
9 agosto 1998
Sur sole de le Arpi in ogni giorno
In quarsivogliasiasi situazione
Ritrovo questa rappresentazione
Pure si sfoio li giornali porno.
L’ho visto quindi ieri su a Livorno,
in Messico e sull’isola Assunzione,
in Cile, in India, a Gèrico, a Crotone
a Melbourne e de l’Africa sur corno.
E poi siccome a me le mie signore
Comprarono le tenne, senza nesso,
per arreda’ la casa co’ l’amore
da un certa che ar mercato fa er commesso,
a copia’ Bossi in quanto ar tricolore,
A casa mia sta pure dentro ar cesso.
10 agosto 1998
Ner settecento riccontò Baretti
In un libro famoso: "Gli italiani"
Che i nobili, ar teatro, veneziani
Sputavano sui vili dai parchetti.
E che ‘sti disgraziati, poveretti,
pe’ rimane’ quer giorno ancora sani
ar massimo dicevano: "Villani!"
e se pulivano coi fazzoletti.
E mentre che leggevo co’ attenzione,
Pensanno a quei merletti e a que’li stucchi,
capii perché più in là Napoleone,
co’ appena un po’ de imbroji e un po’ de trucchi,
Senza d’ave’ ‘na granne opposizione,
Donava la repubblica a li crucchi.
11 agosto 1998
Fogazzi incavolato pe’ la posta
Che ner niusgruppo jeri j’ho mannato
Me disse ar dunque, offeso e inarberato,
Ch’ero razzista infame da batosta.
Ma io me dico: "Si tu senza sosta
Racconti che sei Certa illuminato
E l’antri so’ monnezza der creato
Sei scemo si ‘n t’aspetti una risposta."
E nun è corpa mia si sei stranito
E, scertolo come avo dei padani,
metti a confronto er Gallo impecorito
Co’ Elleni, co’ Tirreni e co’ Romani
Che furono, e se sa, ner monno avito,
Tra i più gajardi e tosti de l’umani!
12 agosto 1998
La cosa più peggiore de la lega
Nun è che vole fa’ la secessione
Ché questo da un ber po’ adè un tormentone
Che noi je dimo: "E noi chi se ne frega!"
Nun è nemmeno che quella ci annega
La voja de veni’ ner settentrione
Pe’ magna’, beve e visita’ le zone
Che stanno ormai a pia’ ‘na brutta piega.
No er peggio adè che ar vero a ‘sto viaggio
Co’ fràffole da reggise la panza,
Co i Certi, er Sole e ar Po er pellegrinaggio
Se prova a costrui' pna fratellanza
Che aggrega li più idioti der villaggio
Pe’ scatena’ razzismo e intolleranza.
13 agosto 1998
Quanno che bazzicai sia Schio che Asiago
Ci avevo ‘na regazza a nome Rita
Che un giorno me portò pe’ fa’ ‘na gita
Sopra ar Pasubio e me sentivo un drago.
E mentre che in rifugio ar dunque pago
De lei, der panorama e de la vita
(Facioli e pasta dopo la salita)
Un conoscente suo chiedeva spago.
E quanno de sta’ lì la mia ragione
Seppe (che a detta sua ero romano)
Nun ce voleva sta’ a la mia versione
E disse ch’era tanto, tanto strano;
e io pensanno: "Guarda che cojone"
risposi: "Nun ci avemo er papa invano".
14 agosto 1998
E’ ben rappresentata da Lusiani
La lega pe’ l’ambiguità reale
che mette in ogni azione materiale
Per imbroja’ terroni co’ patani.
Difatti lui t’aggiunge, pe’ i suoi piani,
in ogni post, che pare un memoriale,
o che de chiacchiera’ più a gnente vale
o un discorsetto fatto da spartani.
Pare che da le chiacchiere è assai offeso
E noi amo da arza’ ‘na porta stagna
Contro la lingua sua che ormai ci ha steso;
e quanto a Sparta tra furbizia e lagna
s’era pe’ lei e per Peloponneso
li Persi adesso stavino in Ispagna.
14 agosto 1998
Ogni quarvorta che da piccoletto
Quarcuno era entusiasta dei Spartani
Sentivo dentro movimenti strani
Come che fosse crisi de rigetto.
Perché ‘sti valorosi er loro petto
No pe’ difenne li diritti sani
Ma per opprime iloti ed antri umani
Rischiavano e pe’ ave’ un guadagno netto.
E quanno che li sento adesso poi
Che parlano de loro li legari
Me penso che ‘sti cuccioli de Boi
Vorranno fa’ ‘no stato ‘ndo li pari
saranno loro kalokagathòi,
e sotto iloti extracomunitari.
15 agosto 1998
A me a consideraje le ragioni,
me parino i leghisti tutti scemi
che vojono determina’ l’insiemi
pe’ fanne, pe’ eguaglianza, le nazioni.
Ché io nun so de funghi e de covoni,
a la Lumiera ‘n sanno che so’ i remi,
io nun distinguo l’erba da li semi
e loro le ricciole dai mozzoni.
E quindi a esamina’ costumi e l’usanze
Pe’ stabili’ aggregati pe’ l’umani
Li lumieraschi mo faranno istanze
Pe’ ‘nna’ co’ l’ungheresi e co’ i padani
E noi che nun badamo a le distanze,
s’aggregheremo coi polinesiani,
16 agosto 1998
Er sole de le Arpi dei padani
È omologo a la svastica tedesca,
e i Certi co’ manovra puttanesca
so’ quelli che so’ stati ‘già l’Ariani.
Poi come che già fecero i germani
Co li giudii co’ forni e doccia fresca
Vonno er permesso de ‘nna’ a caccia e pesca
De Curdi, d’arbanesi e siciliani.
E a l’urtimo a fa forte la nazione,
‘na vorta eliminato er musurmano
che ci ha arto tasso de riproduzione,
(e invece ‘n fa crature più er padano)
pe’ sarva’ er sangue danno un guiderdone
A chi metterà ar monno quache umano.
16 agosto 1998
Bossi ce l’ha co’ preti e bon pastore
Perché volenno chiude a l’immigrati
S’accorse de ottene’ li risurtati
Che fra un po’ da La Spezia su ar Cadore
S’estinguerà er verace abitatore
Perché l’umani pure innamorati
S’attastano, se scopano ingrifati,
ma ‘n vonno ave’ li frutti da l’amore.
Allora lui chiedenno la licenza
De pote’ fa’ li fii ne la provetta
Tra donne mejo tra Magra e Livenza
E mejo capintesta de la setta,
Wojtila ch’è polacco, ma è ‘na lenza,
rispose :"A Bossi, e fatte ‘na peretta".
17 agosto 1998
Seguendo er magistero de Maroni
Er legarolo detto Theo er Pendino
scoprì che in piemontese c’è er latino
È ‘n’invenzione farza dei terroni.
E questo ha messo in crisi i sapientoni
Dar grande nord siti ar mondo andino,
da la Nova Zelanda a l’Appennino
che davino tutt’antre spiegazioni.
E pe’ mostra’ che inortre ne la zona
Mai li romani ci hanno fatto cove,
con un’idea fantastica e marpiona,
pe’ Bossi che lì Regna e Tutto Move,
Sbragheranno l’arena de Verona
Pe’ scancella’ così tutte le prove.
17 agosto 1998
Ha detto mo ineffabile er Pendino
Che ‘n’era corpa sua si ha dato sòle,
che adè er trenta per cento de parole
de la parlata sua che ‘n’è latino.
E aggiunse servizievole e carino
Che, dato che ‘n ha frequentato scole,
e certo mo un pochetto un po’ je dole,
ci ha fatto ‘na figura da cretino.
Ma s’è corretto adesso ‘sto gaiardo
Dicenno che dar franco-provenzale,
Quele parole, e poi dar savoiardo
Derivano, de ambiente dialettale.
Perché que’le du’ lingue er longobardo
Ci hanno p’origine o l’arto vortale.
18 agosto 1998
Ieri ho comprato un libro giù a la Standa
Indove Roma che er Tevere bagna
‘n se sa si mo deriva da Romagna
oppure da la Svizzera Romanda.
Perché questa parola in ogni landa
Che sia pianura cèrtica o montagna
Ricorre dar mar Nero a Francia e Spagna
E forse adè attestata anche in Ruanda.
Ma la scoperta che più ce dà orgojo,
Dovuta a le ricerche dei padani,
Adè che mo Rutelli a que’lo scojo
Che è er sito der comune a li romani
Je diede, astuto, er nome Campidojo
Pe’ ricopia’ li certi americani.
19 Agosto 1998
Sur fatto ch’è successo a la Marpenza
Io, si ho da di’, nun ci ho capito gnente,
meno che qui quarcuno è inconcludente
e che ogni canchero se crede lenza.
Però de un fatto mo se pia coscienza
in questo monno zozzo e decadente:
che er vittimismo qui der residente
nun era ‘na ridicola credenza.
Difatti prima aderino i romani
Co’ l’italioti succubi e scortesi
A opprime notte e giorno li padani,
adesso so’ li crucchi, li danesi,
li bergi, li francesi, i catalani,
l’iberici, i britanni, l’irlandesi,
li greci e l’olandesi,
e Bossi pe’ secede, ne ‘sta mano,
dovrà secede dar consesso umano.
19 agosto 1998
Adesso che l’Europa ci ha inglobato
Fa ride quarsivoja secessione
Ner senso che ogni popolo o nazione
De contro vo’ trovasse in questo stato.
Ma pure si che questo risurtato
Ciononostante resta er tormentone
Di chi, leghista, è pure un po’ cojone,
quarche suggerimento je va dato.
E er primo adè che pe’ sembra’ diversi
fra Novi e Trento e fra Torino e Reggio
Da noi che semo truci, gronchi e persi,
er Certa nun è articolo de preggio,
perché da tutti i dati che so’ emersi,
der greco e der romano era un po’ peggio.
20 Agosto 1998
Fogazzi ha detto che la miss Ausogna
Annata fino a Alassio a fa’ vacanza
Adè felice perché in que’la stanza
Nessuno a esse razzista se lo sogna.
E questo dimostrò che ‘sta vergogna
Nun è certo der popolo ‘n’usanza,
ma, come già sapemio, è in minoranza
tra chi, tra li nordisti ci ha la rogna.
Si ‘n so’ razzisti li settentrionali
Però ciò nun vor di’ che ‘n so’ razzisti
Nemmeno de la Lega li sodali;
e anzi io penso che so’ stati visti,
tra quelli più cretini e madornali,
ne ‘sto niusgruppo un po’ de niusgruppisti.
21 agosto 1998
Perché er razzismo possa ave’ ragione
Bisogna, primo, che ce so’ le razze,
cosa che pe’ promisquità de mazze
ormai ‘n sostiene più manco un cojone.
Secondo, stabilita ‘sta questione,
ci hanno da sta’ che vivono in terrazze
che vivono più in basso ne le piazze,
che stanno ne la stiva e ner gavone.
E questo è quello che corpisce ar core
Le nobili speranze dei ragazzi
Che portano la Lega con ardore;
perché, senza terribili imbarazzi,
Come se fa’ a di’ razza superiore
Presempio a Teo e Cané cor bon Fogazzi?
22 Agosto 1998
Essenno un po’ sparuto er continente
L’Europa ci ha uguarmente assai più stati
De tutti l’antri insieme, ma ‘sti dati
Nun so’ tenuti in conto da la gente.
Soprattutto ner secolo presente
Indove tutti l’omimi incazzati
Invece de pensa’ a granni aggregati
Vonno fa’ ogni villaggio indipendente.
E quindi è bona qui ogni secessione,
che renderà ciascuno più contento
lancianno in arto er nome de nazione;
e er mejo de sicuro è de ‘st’evento,
che, invece de’ un governo sur groppone,
Ne avremo da ducento a quattrocento.
23 agosto 1998
Prima se congregò co’ Berlusconi
Pe’ rimedia’ li voti per palazzo,
poi, visto che ‘n contava ar dunque un cazzo,
rompeva ar polo libero i cojoni.
E mo che so’ vicine l’elezioni
Lui ricomincia a tesse l’intrallazzo,
di modo de pote’ riave’ er codazzo
de deputati da que’le regioni.
E poi er problema dei confederati
Sarà de vede si possono fotte
Ancora pe’ quattr’anni l’aggregati
Facenno crede in giro che so’ lotte
er chiacchiera’ de Certi e novi stati
E l’anna’ a rompe palle a le mignotte.
24 agosto 1998
Cané ch’è inteligente e razionale
Mo vole butta’ fori i musurmani
Perché, dice, so’ scherzi da villani
Quelli che fanno e fanno pure male.
E qui me pare che, in modo informale,
vo’ supera’ de un po’ l’americani
che dicono: "Li popoli so’ umani,
so’ i terroristi a fa’ ‘sto carnevale".
E io, si devo di’, so’ fra li tanti,
che, contro ‘sta politica nefanda,
nun so’ né cacasotto né esitanti;
ma poi amo da caccia’ da ogni antra landa
cattolici, ortodossi e protestanti
pe’ i fatti in Jugoslavia e in verde Irlanda.
25 Agosto 1998
I sacrifici umani
Tra tutti li caratteri dei Certi
De cui ‘n fanno menzione li padani,
Che pure de la storia ‘n so’ inesperti,
c’è che sacrificavano l’umani.
E pure che, schifanno ‘sti concerti,
usarono ogni modo li Romani
pe’ mette fori legge ‘sti reperti
de popoli bestiali e disumani.
Ma mo pare che ci hanno l’intenzioni,
Pe’ daje a le radici assai più spazzi
e rinnova’ l’antiche tradizioni,
de usa’ pei sacrifici li terrazzi:
li sacerdoti Bossi co’ Maroni,
Er chirichetto lo farà Fogazzi.
25 agosto 1998
Ieri o ier l’artro Mademax, me pare,
me mannò un post indove c’era scritto
che l’irlandesi ci hanno er bon diritto
de usa’ le bombe, i mitra e le lupare.
Mo, a parte che ner più recente affare
C’è solo lui che je rimasto dritto
Er cazzo e che ce sbava a quer delitto,
certo non fu obiettivo militare.
E si adè un atto giusto ammazza’ inglesi
E invece nun se po a l’americani
Sogna de applica’ i metodi irlandesi,
Perché è vittima oppressa, a l’italiani;
e mentre vede corpi uccisi e offesi,
s’è preso già l’ucello fra le mani.
26 agosto 1998
Li froci ne li tempi der passato,
(che solo loro aderino italiani)
er loro territorio da villani
l’hanno ridotto ar dunque in triste stato.
Er Po portava solo percolato,
l’aria affogava tutti li cristiani,
e pe’ fa’ piste a poveri e surtani
sull’Arpi adera tutto disboscato.
E mo co’ queste scerte assurde e insane
Se trovano composti ar giorno odierno,
come crature assai puerili e vane;
ché er merito dei sordi è tutto interno,
de la merda suina e de le frane
La corpa è tutta e solo der governo.
27 agosto 1998
Siccome a Roma ner secolo scorso
Pe’ apostrofa’ tedeschi co’ francesi
La gente, tanto i trucidi e i cortesi,
a frocio proprio, ahimè, fece ricorso,
e dato che ner norde più de un torso
tra quelli ch’hanno li cervelli lesi
dice ch’è mejo franchi o tirolesi
che italici e c’intigna co’ assai porso,
mo, pe’ distingueli da l’italiani
quelli che di laggiù ci arzino voci,
ci hanno comportamenti subumani,
rifiutano amicizia e d’esse soci,
ce chiamano terroni e so’ padani,
da ‘sto momento qui saranno froci.
28 agosto 1998
Ho letto che li cèltici britanni
Pe’ eroe eponimo hanno preso Bruto
Che cor popolo suo sopravvissuto
Lo portò in Inghirterra tra l’affanni.
Ma er bello è che, e nun pare ce so’ inganni,
d’Enea era pronipote e in assoluto
cugino a Romolo che risoluto
fondava Roma circa ne quell’anni.
E questo a me me pare singolare:
che i certi veri, pe’ sembra’ più umani,
s’inventano ‘ste parentele rare,
e quelli finti che so’ li padani
vorrebbero esse Cèrti, ma ‘n me pare
che so’ parenti mia, manco lontani.
29 agosto 1998
Er bardo Taliesin, certa verace,
ci assicurò che l’Avalo arturiana
voleva di’ in favella arto brittana
isola pe’ le mele assai ferace.
E poi scoprimmo che contro la pace
Er certa fece un’alleanza strana
Con ir sannita e la forza romana
Guasi se dimostrò ch’era mendace.
E questi dati ed antri dati a iosa,
tirate l’addizioni a tavolino,
ce fanno sospetta’ che ne la rosa
de siti presentati dar destino,
significanno poi la stessa cosa,
L’isola d’Avalone adè Avellino.
30 Agosto 1998
Avenno conosciuto un provenzale
quanno che me trovavo ad Avignone
Mentre stamio a magna’ zuppa e bujone
Me disse dei problemi ner locale.
Ch’aderino lo stato assai centrale,
La lingua de Bernardo e Gujermone,
la voja de arriva’ a la secessione,
e io annuivo sempre solidale.
Ma invece a me nun me fregava gnente,
de le sue lamentele e dei suoi piani
de fa’ ‘no stato novo indipendente,
Invece inglesi, franchi, americani,
che parlano co’ er legadipendente,
So’ pronti a prenne l’armi pe’ i padani.
31 agosto 1998
Dopo una lunga e provvida vacanza
ecco che, come i cavoli a merenna,
ce se consegna a noi, imprevista strenna,
er Degni che je dole un po’ la panza:
perché artrimenti ‘n se spiega la danza
che ha cominciato su omini de penna,
su cose che pedestramente accenna
e poi lascia cade’ co noncuranza.
E poi ci ha er tono da vate impazzito
che dice ar monno cose sacre e vere
perché chi sta a senti’ è rincojonito;
per cui o ha visto er firm Quinto Potere,
o er sole de Croazia l’ha intontito,
o ci ha la faccia ch’è come er sedere.
31 agosto 1998
Mio caro Degni, tu nun ce sei stato,
ma in questa calla estate ch’è a le spalle,
siccome me rompevano le palle,
decisi de di’ frocio a chi, sonato,
me dice a me terrone e, invelenato,
vomita parolacce, dice balle,
abita rintanato in quarche valle
e pensa d’esse er mejo der creato.
E questo no perché è omosessuale
Er trucido nordistico zozzone,
ma perché a Roma prima adera tale
er Franco cor Tedesco e è tradizione
che chi se la dovesse prenne a male
abbasta che rinuncia a di’ terrone.
1 settembre 1998
Quann’ero ‘na cratura i longobardi
Che mo je piace a di’ che so’ padani
Dicevano ch’aderino italiani
E invece noi sortanto dei buciardi.
E avevano ragione ‘st’infingardi,
perché fino dai secoli lontani
‘gni vorta che se parla su ‘sti piani
nun so’ i napoletani, i toschi o i sardi,
e manco i veneziani e i romagnoli,
i liguri, i romani e l’abbruzzesi;
no, fii de quelli ch’erano pignoli
e vonno esse tedeschi co’ francesi,
veridici italiani, e loro soli,
so’ proprio i longobardi e i piemontesi.
2 settembre 1998
Ortre che a posta’ un mare de cazzate,
er Degni è pure indomito ignorante,
che nun sarebbe poi cosa eclatante
si ‘st’ignoranza ce la dasse a rate.
E invece tutti i giorni, inverno e estate,
i piemontesi, dice, so’ giganti,
a l’ustasha mo er papa li fa santi
e certa ade’ er dialetto de Lambrate.
Poi che a Torino ce cascò Fetonte,
che i froci so’ parenti a li germani,
ch’a Aosta parlano come in Piemonte,
che quelli de Trieste so’ padani,
ma quelli, si vai a ben guarda’ le fonti,
che afflissero i Croati so’ italiani.
3 settembre 1998
Pure si l’etnie poi so’ cazzate,
indove che se sente ‘st’impressione,
si un gruppo umano cambia posizione,
conserva lingue e tradizioni usate.
Come che nei barcani ‘ndo intrecciate
So’ genti assai diverse pe’ nazione
Che dopo tanto de separazione
So’ sempre serbe, burgare o croate.
Ma qui da noi inortre ar caso umano
De li tedeschi e poi de l’arbanesi
Chi da la zona sua corre lontano
Adè inghiottito dar novo paese:
Presempio che ‘r mi zio nacque a Milano
Li fii so’ invece civitavecchiesi.
7 settembre 1998
Avenno Bossi, er boss de giù, sgamato
Che a nord se so’ inventati l’italiani,
e inortre che ner diventa’ padani
s’accede assai più in fretta ar burinato,
nun me fo meravia si ner privato
e dopo pure in pubblico ai sui ariani
dirà che loro so’ i veri romani,
come successe ad anteri in passato.
Ma ‘n adè er caso d’ave’ ‘st’opignone,
lombardi, piemontesi o cappadoci,
che li romani ci hanno abitazione
sui sette colli e so’ tra loro soci
a l’ombra der superbo cupolone,
e l’antri so’ burini o armeno froci.
8 settembre 1998
Ar nord mo pare che Bossi e Maroni
Vonno fa’ ‘n’alleanza co’ Cossiga
E i Veneti che insieme fanno liga
La vonno co’ Tremonti e Berlusconi.
E pare che sur fa’ la secessione
So’ stati mo un po’ tutti messi in riga,
ché ‘n hanno più da rompe ormai la "figa"
e a l’omini l’ucello e li cojoni.
A quanto pare quindi a li presenti,
pe’ fa’ contento er voto moderato,
se mette la mordacchia a l’insorgenti;
ma a nun secede più pe’ un novo stato,
n’è chiaro a che, tra tanti concorrenti,
la lega avrebbe da esse er più votato.
9 settembre 1998
‘Na vorta, ner trecento avanti Cristo,
li Galli e più preciso li Senoni
‘ncontrarono i Sanniti, già terroni,
pe’ anna’ contro i romani a daje un pisto.
E mo ‘n ce frega si ‘sto doppio misto,
nato pe’ rompe a Roma li cojoni,
finì dopo, a la fine, a pecoroni
co’ coda tra le zampe, ignudo e tristo.
Quello che importa ar tempo der presente
Adè che Bossi mette tutti in riga
Giuranno, trasportato da la gente
Sopra ‘no scudo come che in lettiga,
che questo adè er più sacro precedente
pe’ unisse co’ Mastella e co’ Cossiga.
11 settembre 1998
Io penso che la lega sur momento
Sta a fa’ su novo stato e secessione
‘na marcia indietro dorce da marpione
perché ch’ha riflettuto su l’evento.
Ed ha scoperto che ‘sto movimento
Alligna ‘ndo er concetto de nazione
È più arretrato e spinta de l’azione
È er sangue, er clan tribale, er sentimento.
E adesso che perfino er papa santo
Lanciato er sasso mo inguatta la mano,
e pe’ i barcani, dice, ha pianto tanto,
ce sta sortanto er Degni pie’ montano
che dice che in Croazia adè ‘n incanto
a sta’ sotto ar tedesco e a l’italiano.
16 settembre 1998
A Bossi che j’ha detto ch’ha comprato
Li bosse de la liga der nordeste
Berlusca j’ha risposto cose oneste
Che lui nun compra e Bossi è screanzato.
Perché lui quanno poi l’hanno indiziato
D’avecce truffardine e mani leste
Ha sempre avuto morto più de un teste
Che l’ha completamente scagionato.
E pure quanno che sembrò sicuro
Ch’ava comprato con un ber presente
L’impunità p’adesso e per futuro,
personarmente lui nun comprò gnente,
ma ci ha pensato, e lui n’era a l’oscuro,
er socero, er fratello e l’intendente.
17 settembre 1998
L’urtima che mo ho letto ieri sera
È che pe’ trova’ unita e separata
La val padana Bossi e un camerata
Hanno trovato ormai ‘na cosa vera.
Ch’adè ‘no scisma fatto ne ‘n’antr’era
Ad Aquileia quanno ‘sta cazzata
Che manco giù a Venezia fu adottata
Durò da la mattina fino a sera.
E questi innominabili sapienti
Mo stanno a "sfrucuja" ne que’la zona
Mentre che de la "liga" i dissidenti
Da Padova a Monselice a Verona
decidono che pe’ esse indipendenti
Bisogna fa’ ‘no stato pe’ persona.
19 settembre 1998
Pe’ da’ ‘n augurio truce ed insurtante,
‘na parte de li froci transpadani
dice, ridenno o seria, a l’antri umani:
"Va in mona", e niente è offesa più pesante.
E io, da quanno so’ svejo e pensante
me so’ sempre poi chiesto si so’ insani
oppure solo goji, idioti o strani
mannannoce ne ‘ste contrade sante.
Perché quello sarebbe proprio er loco
‘ndo ognuno metterebbe più de un cero
pe’ stacce rintanato, pure poco;
quindi nun me spiego ‘sto mistero
a meno che da me, detto pe’ gioco,
so’ invece "lori" froci per da vero.
21 settembre 1998
Ha detto ieri sera Comencini
Che Bossi adè un po’ peggio de Porpotte
Perché li legaroli, giorno e notte,
je piace d’ave’ granni li destini.
E quindi, quanno ‘n ponno esse divini,
s’immaginino fino a fasse sfotte,
d’esse grandiosi figli di mignotte
e invece so’ sortanto Ridolini.
Ché prevedevo ar dopo secessione
Che se spartivano senza riguardi,
E invece, e ce rimasi da cojone,
mo er Veneto secede dai Lombardi
prima che tutti insieme ‘sta nazione
lasciassero pe’ luoghi più gajardi.
22 settembre 1998
Ne ‘sto niusgruppo ar vero a me me pare
Che scrive solo Degni vero o finto
E poi che je risponne per istinto
Chi a lui je vole fa’ da contrartare.
So’ quindi lettere peracottare
Che vanno da San Pavolo a Corinto
A la sindone santa, si è un dipinto
A le spiagge croate, si c’è er mare.
E a lui che tutto er monno ha provocato
Je arrivano risposte occhio per dente
che dicono de quanto adè sonato;
ma io sospetto, ché so’ deficiente,
Che si ‘n ce fosse er Degni assatanato
Nessuno avrebbe ormai da di’ più gnente.
2 ottobre 1998
Un po’ de tempo fa, che je dicevo
che veneti, lombardi e piemontesi
nun erino mai stati assai coesi
dar tempo più lontano e più primevo,
e che più de recente ar medioevo
e poi ar rinascimento ‘sti paesi
continuarono, cerebrolesi,
a dasse botte senza mai un sollievo,
i froci de la lega inviperiti
risposero che aderino colossi
fusi siccome i fiumi ner Po uniti;
ma poi se dimostrò ch’erino fossi
perché, mo quasi in secco e assai straniti
hanno da sceje o Comencini o Bossi.
ottobre 1998
Torino in provincia di Casablanca
Pori ragazzi, io li compatisco,
loro razzisti sempre da operetta,
convinti che insurta’ è cosa corretta,
sicuri che bisogna evade er fisco,
ognora a di’ mortacci contro Visco
fedeli e genuflessi a Cipolletta,
dicenno Africa Cartanisetta
infino a Roma e insiste come un disco,
se trovano storditi a l’improvviso,
e si nun è così poco ce manca,
a fa’ a la sorte mala bono er viso
e a sopporta’ co’ faccia idiota e stanca
che, invece che a ridosso der Monviso,
Torino de provincia è Casablanca.
ottobre 1998
A vede ‘sto niusgrup d’assatanati,
de trucidi e de fii de ‘na mignotta
ch’usino ogni parola più corrotta
per insurta’ li froci certizzati,
me vie’ da’ di’ che so’ pori esartati
perché magnino er pane, la caciotta,
la coratella, i sfrizzi e la ricotta
quanno ce so’ er caviale e l’affettati.
Presempio dite a Degni ch’è ignorante
mostranno gnente spirto creativo,
Perché potevio dije delirante,
buciardo, mezzo morto, mezzo vivo,
fumato, schizofrenico, aberrante,
mignotta, cacacazzo e lavativo.
14 ottobre 1998
Dicono, pe’ insurta’, li transpadani
Fiol de vaca o ar massimo va’ in mona,
ma noantri che stamo in antra zona
ci avemo modi vari e più villani.
Pe’ comincia’ co’ i morti, a l’antri umani,
mettemo li mortacci pe’ corona,
e in culo poi mannamo ogni persona
a piallo pure quelli che so’ sani.
Pe’ i fii ci avemo de ‘na sgricilata
De ‘na rotta ner culo, de na porca,
de ‘na mignotta fracica e spanata,
de ‘na cattura ucelli co’ la sorca,
de ‘na contessa ar culo sdilabbrata,
e ‘n’antra mijardata anche più sporca.
14 ottobre 1998
Ho chiesto ner passato assai sovente
Che succedeva si li padovani,
li milanesi oppure i valbrembani
volevino ‘no stato indipendente
da quello bello, florido e splendente
che mo faranno rapidi i padani
che, come dice Bossi ai valligiani,
nun hanno ar monno mai contato gnente;
e mai nessuno ‘na soddisfazione
m’ha dato, sia tra furbi o tra i cretini,
su questa importantissima questione;
ma mo che se po’ fa’ senza casini
la secessione da la secessione
l’ha dimostrato ar monno Comencini.
20 ottobre 1998